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Autore: Marty Andry    30/08/2013    1 recensioni
"Bianca, ti ho dato tutto ciò che potevo offrirti. Cuore, anima e corpo. Ti sei presa tutto me stesso, cosa posso fare ancora?"
Marco e Bianca, un'alternanza di chiaroscuri. Ostacoli, troppi per Marco, che continua a rincorrere Bianca.
E Bianca che torna e fugge, involontariamente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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<< Sai, >> disse quella sera mio cugino a Bianca con sorrisino malizioso << Marco compie gli anni domani. >>
Ero consapevole di esser diventato rosso come un pomodoro maturo, ma mi limitai a dargli mentalmente dell’idiota.
<< Ma che bello! Quanti anni compi? >>
<< Diciotto. >> le risposi timidamente.
<< Anche tu? Io li compio a novembre. >>
<< E resta qui. >> sottolineò Fabio.
<< Ma dai, >> gli dissi io con una punta d’ironia << non si era capito! >>
Il cellulare di Bianca vibrò. Dopo aver parlato per una manciata di secondi con, probabilmente, sua madre, si rivolse a noi con un’aria triste.
<< Vi dispiace se andiamo via? C’è mia nonna a casa. >>
<< No, andate pure. Buonanotte. >> le salutai io.
 
<< Un giorno la pagherai. >> sibilai io a denti stretti.
<< E questo, mio caro, è solo l’inizio! >>
 
La mattina successiva, nonostante fosse solo l’alba del mio diciottesimo anno di vita, considerato da molti come l’ingresso del mondo degli adulti (di cui non sentivo per niente il richiamo), apparve come una normalissima mattinata estiva.
Anche quel giorno andammo in spiaggia, alla solita ora, e naturalmente vi trovammo Bianca che, contrariamente alle aspettative di Fabio, non mi era nemmeno venuta incontro per darmi gli auguri. In effetti, rimasi un po’ deluso sia per quanto riguardava gli auguri, sia per il fatto che non mi aveva mai concesso “l’onore” di nuotare con lei, in un certo senso.
Solo quella sera realizzai.
Fabio mi trascinò sulla spiaggia con una benda sugli occhi, rischiando più volte di farmi cadere.
Solo dopo mi venne raccontato che, dopo avermi tolto il foulard di sua madre, fuggì insieme ad Ornella dall’altra parte della spiaggia, lasciandomi solo con Bianca. Si può ben capire qual era il loro intento.
Dopo aver riacquistato la vista, mi rassegai all’idea di esser stato lasciato da solo; ma, quando stavo per girare i tacchi, sentii la voce di Bianca.
<< Dove credi di andare? >> mi chiese ridendo lei.
Di quella serata non ricordo molto. Ricordo con precisione gli occhi brillanti di Bianca che luccicavano al buio, la sua mano intrecciata con la mia. Sentivo che ciò che volevo stava lentamente per realizzarsi. Ma anche quella  volta il destino decise per noi.
<< So che come regalo non è granché, ma…Si dice che porti fortuna. >>
Tra le mani aveva un filo di lana rossa, all’apparenza nulla di speciale.
<< Viene da Gerusalemme. Posso? >>
Annuii con un cenno del capo mentre lei mi stringeva il filo a mo di bracciale. Notai che ce l’aveva anche lei.
<< C’è una leggenda giapponese che dice che ci sia un filo rosso invisibile che ci lega alla nostra anima gemella. >>
<< Senti… >>
<< Un attimo, è importante. >>
Ripresi fiato.
<< Bianca, sono anni che ti aspetto. Ogni anno io… >>
Non riuscii a terminare la frase, una voce cupa gridò il suo nome.
Sentii Bianca esclamare, impaurita, non riuscivo a capire cosa stesse accadendo.
<< Marco, è mio padre! Se ti vede qui… Ecco, prendi. Qui c’è il nome della mia università. Puoi capire da solo dov’è. Ti aspetterò lì, il sedici ottobre. Alle sei. Ti prego, vai lì, iscriviti lì. Devo andare, fallo per me. >>
Vidi i suoi occhi cerulei annegare in un mare di lacrime, travolti dalla paura e della tristezza. La vidi andar via, senza aver avuto il tempo di salutarla, di dirle un’ultima parola, un ultimo sguardo, una sua ultima immagine da custodire gelosamente nel cuore per quei due mesi. Vidi il padre che le prendeva un orecchio e la riportava a casa; e lei, in silenzio, lo seguiva. Un silenzio che sapeva di sottomissione, pressione,  frustrazione, di rabbia celata da anni grazie ad
 un sorriso che, proprio nei momenti più bui, sembrava naturale; un farfalla, una stupenda farfalla a cui avevano ingiustamente tarpato le ali.
Caddi sulla sabbia ancora rovente, le ginocchia quasi bruciavano, ma non m’importava. Ciò che realmente ardeva, in me, era la rabbia.
Le mie lacrime colavano lungo il mio naso, mescolandosi ai granelli dorati.
Sollevai la testa, presi un pugno di sabbia e la scaglia in mare con ira.
 
<< Marco, cos’è successo?! >> mi chiamò mio cugino, seguito da Ornella.
<< Bianca… Il padre… >> balbettai.
<< Oh no,  di nuovo. >> sospirò Ornella.
<< Cosa? Perché? >> chiesi io ansioso.
<< Il padre di Bianca non vuole che la figlia abbia ragazzi come amici. >>
<< E perché mai?! Non sono un assassino, diamine!!  >>
E così Ornella quella sera ci raccontò del passato del padre di Bianca, da giovane attratto da altri uomini, dell’alcol ed infine della pace trovata grazie alla moglie, psicologa, e successivamente con il lavoro. Qualsiasi cenno, anche uno sguardo per lui sono motivo di punizioni.
<< Questo è il mondo in cui Bianca è cresciuta. Quando aveva quattro anni, la sua vera madre morì a causa di una malattia di cui ormai non ricordo il nome. Così il padre, all’epoca ancora giovane, dopo aver perso l’attrazione per gli uomini, a causa di una storia finita male, e anche la sua prima moglie, fu sull’orlo del suicidio, spesso dopo aver bevuto eccessivamente. Così Bianca ha passato un paio d’anni a capire che doveva nascondere le bottiglie di alcolici affinché suo padre non le prendesse, a chiudere a chiave la sua stanza da letto mentre dormiva e nascondere la chiave in un posto in cui lui non sarebbe mai arrivato a prenderla, dopo essersi costruita una solida corazza immaginaria che l’avrebbe difesa da qualunque attacco. Bianca dimostrò di avere tanto coraggio, hai mai notato la cicatrice sul suo ginocchio sinistro? Bene. Una sera, Bianca era stremata. Il padre, che aveva perso la lucidità mentale,  prese una bottiglia, l’unica che la figlia non era riuscita a buttare e gliela scagliò contro. >>
Man mano che Ornella raccontava, sentivo le gambe tremare, il cuore gonfiarsi di tristezza.
La ragazza riprese.
<< Io e mia madre spesso facevamo delle visite a casa loro, le portavamo da mangiare, se serviva, ogni tanto le facevamo il bucato. Non puoi immaginare quanto la ammiri. Tanto piccola, ma tanto forte e determinata. Così, quella sera, per fortuna io e mia madre andammo a casa sua per portarle un po’ di mele che avevamo appena raccolto. Ormai, avevamo persino le chiavi di casa, come aveva voluto la madre, quasi avesse previsto tutto quanto. Quando aprimmo la porta, ai nostri occhi si presentò uno spettacolo orribile. Bianca, a terra, col ginocchio sanguinante con affianco il vetro frantumato della bottiglia…E il padre, seduto sulla poltrona con lo sguardo perso nel vuoto. Non dimenticherò mai gli occhi di Bianca, persi nel vuoto, occhi che chiedevano aiuto. Allora capimmo che ciò che facevamo non bastava e che lei non poteva farcela da sola. Intanto, la curammo. La ferita non era nulla di grave, ma a renderla tale era il fatto che se non avessimo agito subito, non sarebbe stata l’ultima, ma la prima di una lunga serie. Trovammo una psicologa per il padre, Adele. Sapevamo che solo lei poteva riuscire a far placare la furia del padre. In un anno i due convolarono a nozze. Bianca era felicissima, l’uomo che un anno prima le aveva lanciato quella bottiglia, ora era diventato tutt’altra persona. E dalla loro unione nacque Sara. Dopo matrimonio dei due, il padre di Bianca trovò un lavoro e lei tornò ad essere la bambina dai capelli color del miele e dallo sguardo angelico che conoscevo e che consideravo a tutti gli effetto mia sorella. >>
Fabio la guardava incredulo, mentre io emanai un sospiro di sollievo.
<< Ma per quanto una persona possa cambiare, c’è sempre il suo vero io che prima o poi viene a galla. E con questo, potete capire cosa intendo. E poi… Bianca si è perdutamente innamorata di un ragazzo, qualche anno fa. E a distanza di tanto tempo, avendolo visto poche volte, sa con certezza di amarlo. Tanti ragazzi le hanno fatto la corte, negli anni, ma lei ha sempre rifiutato, scegliendo di rimanere fermamente ancorata al suo chiodo fisso, che probabilmente non sapeva nemmeno della sua esistenza. O forse sì. >>
Il sangue mi si gelò nelle vene. Ornella captò il mio stato d’animo e mi rassicurò.
<< Va’ dove ti ha detto, fidati di lei. È vivace, lo so. Ma è una ragazza d’oro, sappilo! Fabio, puoi andare un attimo? >>
Mio cugino, silenziosamente, si pulì i pantaloni dalla sabbia e andò un po’ più lontano.
<< Marco, devo dirti una cosa, è importante. >>
<< Dimmi. Mi stai preoccupando. >>
<< Bianca ama te. O almeno fino all’anno scorso. >>
<< Che vuoi dire? >>
Il cuore mi traboccava di gioia.
<< Il padre lo scoprì, lesse il suo diario, insomma, puoi immaginare. Mi raccontava di te e di tuo nonno, dei tuoi sguardi… E ricordo perfettamente  anche il giorno in cui venne a casa mia arrabbiata perché tu stavi andando da lei e poi hai improvvisamente cambiato strada! >>
Ornella scoppiò a ridere, mentre io mi vergognai immensamente per ciò che avevo fatto.
<< E si vede che anche tu la ami, è palese. Quindi, il sedici ottobre va’ da lei!! >>
<< Ci sarai anche tu? >>
<< Arriverò il ventiquattro, tranquillo! >>
Quell’estate finì così, con la risata di Ornella.
Quell’estate… Fu l’estate in cui nacqui. 
  
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