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Autore: Purrrkwood    30/08/2013    0 recensioni
Day 1 ~ Pioggia: “Dai, rimani” gli fece il verso alzandosi “Ti fa paura un po’ d’acqua?”
Day 2 ~ Librarian: Jeff capì di aver appena avuto un colpo di fulmine al confronto del quale Lightning Lad era solo una pila scarica.
Day 3 ~ First Kiss: Ma era solo cinema, cinema con Nick. Tutto regolare. “E’ perfetto.”
Day 4 ~ Chocolate: Era un vero e proprio mondo parallelo, decorato di fiori rosa e bianchi e pieno, strapieno di cioccolato.
Raccolta di one-shot sui prompt della niff-week di marzo.
Through the sorrow, all through our splendour
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dunque: ho barato. Questo è il sesto prompt, ma capitemi, io questa raccolta non so proprio come mandarla avanti xD Ho la testa piena di idee, ma riguardano tutte altri progetti a cui tengo molto e non riesco a trovare l' ispirazione anche per queste piccine.

Inoltre, questa shot è nella cartella della week dai tempi della week stessa, mai pubblicata, con la convinzione che tanto sarei riuscita in breve a scrivere i due capitoli che mi servivano per postare questo. Ahahahah. NO. Per cui è scritta con la foga della week, è pure corta xD
Innuendo
Trough the sorrow, all trough our splendour
***
I'm touching and kissing [Beccati!]

Con il senno di poi, Nick avrebbe evitato di cascarci.

Avrebbe preso un respiro profondo, raccogliendo tutta la propria convinzione, e avrebbe gentilmente declinato l’ offerta di Jeff con una scusa ben architettata e a prova di inganno, cercando in tutti i modi di ignorare le sue proteste e le sue lamentele riguardanti il fatto che ‘non lo aiutava mai a studiare, maledetto secchione’.

Studiare un accidente!  Pensava in quei casi, perché sapeva benissimo che, sotto la copertura del bravo ragazzo che si impegna a recuperare le proprie insufficienze, Jeff in realtà mirava a far finire i loro incontri di studio sempre nello stesso modo: non seduti alla scrivania, ma ad un paio di metri da essa e in una posizione decisamente più orizzontale.

Nick sapeva che a Jeff dello studio importava meno che della salute dei propri capelli, perennemente sbiancati, al punto che il moro si chiedeva come potessero essere ancora così morbidi e perfetti; lo sapeva benissimo, ogni volta che si lasciava convincere da quegli occhi da cerbiatto, lucenti e falsissimi, o da quella voce da bambino dall’ altro capo del telefono, che l’ unica geografia che al biondo interessava studiare era quella dei loro corpi. E puntualmente accettava, un po’ per ingenuità e un po’ perché d’altra parte la geografia gli era sempre piaciuta, specie quella del suo ragazzo e dei suoi muscoli da ballerino, lo ammetteva. Alla fine Jeff otteneva sempre quello che voleva da lui, non per egoismo, ma perché era capace di farsi desiderare anche senza volerlo veramente. Nick non poteva fare a meno di desiderarlo, di volerlo, era naturale come dormire e respirare.

Certo era che la cosa era reciproca perché, in fondo, a Jeff piaceva terribilmente provocarlo per farlo uscire da quel guscio che lo avvolgeva in condizioni normali, per svelare il vero Nick che aveva paura di mostrarsi agli altri, ma che con lui non si costruiva barriere attorno. Jeff amava entrambi i lati del suo ragazzo e non avrebbe mai e poi mai permesso che uno dei due prendesse il sopravvento sull’ altro: perché Nick era così- aperto, disinibito, leggero- solo con lui, e solo con lui voleva che fosse tale. Jeff Sterling era possessivo, dannatamente possessivo, al punto che, ogni  tanto, voleva avere la precedenza perfino sui libri, sui quali Nick amava così tanto passare i pomeriggi. Quando Nick cedeva e decideva finalmente di stare al gioco, sottolineava la propria importanza con baci continui e carezze più o meno gentili. E Nick cedeva spesso perchè diamine, avevano diciotto anni, c’ era un momento in cui la compostezza andava a finire a quel paese ed era normale per tutti.

Il moro arrivava a casa dell’ altro puntuale, ogni volta con i libri diligentemente riposti nello zaino e dal modo in cui Jeff gli apriva la porta calcolava il tempo in cui sarebbero stati effettivamente usati. Non era fisso, poteva andare dai pochi minuti all’ incredibile record di due ore e mezza, ma in ogni caso finiva sempre nello stesso modo, con una strusciata di troppo che faceva crollare quel poco che rimaneva della sua voglia di studiare. E anche quel giorno era andata esattamente allo stesso modo: Jeff lo aveva chiamato su skype, lui aveva attraversato la strada e la porta degli Sterling, avevano fatto finta di studiare per poco più di un’ ora, ed erano finiti come per magia sul letto, intenti a scambiarsi una vasta gamma di effusioni.

In quel momento il calcolo differenziale era finito relegato in un angolo remoto della mente di Nick, mentre cercava di decidere se concentrarsi sulle labbra del biondo che gli torturavano il collo, o sulla sua mano che vagava senza meta sotto la sua maglia. Si lasciò sfuggire un gemito di frustrazione- mista anche a qualcos altro- e per ripicca strinse la presa sul capelli di Jeff, tirandoli un po’, godendo dentro di sé sapendo che quel gesto era riservato solo e soltanto a lui. Jeff non amava particolarmente farsi toccare i capelli, li considerava qualcosa di estremamente personale.

“Jeff non…” non era facile connettere i pensieri in quella situazione “Non dovremmo.”

“Tranquillo” la risposta del biondo arrivò con un soffio al suo orecchio facendolo rabbrividire “Per quello voglio aspettare il weekend-”

“JEFF!”

“Sto scherzando” Jeff si sollevò sui gomiti “Sei adorabile quando arrossisci.”

Nick arrossì, se possibile, ancora di più, poco abituato ai complimenti nonostante Jeff glie ne riservasse sempre una dose generosa: “Non dovremmo esagerare” ribadì “I tuoi non sanno nemmeno che stiamo insieme, se ci scopr-”

“Oh, lo sanno, credimi, lo sanno eccome” Jeff depositò un altro bacio dietro all’ orecchio del moro. Sentendolo tendersi si affrettò a spiegare: “Io non gli ho detto niente, ancora, ma lo sai che mia sorella ha praticamente fondato il nostro fan club, da quando ti ha conosciuto al primo anno. Che io sappia ci ha già fatto entrare mia madre e mia zia e si sta dedicando a mio padre, che però sembra più difficile da convincere. Sai com’è, è un po’ all’ antica. E comunque!” proseguì alzando la voce “Mi è stato fatto capire che nessuno sarà a casa prima di cena, altrimenti non ti avrei disturbato. Abbiamo il tempo che ci pare per fare quello che ci pare.” Concluse la frase con un sorrisino malizioso e Nick non potè impedire agli angoli della propria bocca di sollevarsi.

“Sì?” Sollevò lentamente l’ indice, andando a percorrere il contorno della mandibola dell’ altro. Aveva avuto un brutto presentimento in realtà, ma era questo che gli faceva Jeff, gli faceva mandare tutto al diavolo solo parlando. Nick, in quel momento, voleva solo impedirgli di parlare in un modo ben preciso “Che aspetti allora?”

E Jeff di certo non si fece pregare. Nick lo sentì aumentare la velocità delle carezze, come se quel loro scambio di battute gli avesse infuso nuova energia. Le loro labbra si unirono e si separarono, mentre le mani toccavano ogni centimetro di pelle disponibile. E il moro sapeva che c’ era qualcosa da qualche parte che non andava, ma non gli importava più di tanto. Sarebbe rimasto lì in eterno.

“Jeff…”

“Nicky…”

“Je-ODDIO!”  e in un attimo le labbra di Jeff non erano più su di lui. Nick si voltò di scatto verso la fonte di disturbo e, semplicemente, gli si gelò il sangue nelle vene. Perché sulla porta c’ era quella che sembrava la copia femminile di Jeff con qualche anno in più: la signora Sterling reggeva una pila di vestiti con gli occhi sgranati e le labbra che si muovevano senza far uscire alcun suono.

“Io… cioè.” Tentò, il volto rosso dall’imbarazzo “Ti ho ritirato le divise dalla tintoria. Quando… quando hai fatto mettile a posto.” Abbandonò il malloppo sulla scrivania accanto con una fretta evidente e si precipitò al piano di sotto. Nick, sicuro di essere diventato di pietra, continuò a fissare il rettangolo di luce del corridoio. Riuscì soltanto a muovere appena le dita sul braccio di Jeff, come a chiedergli cosa fare. In realtà Jeff stava pensando esattamente la stessa cosa che pensava lui.

“Cazzo.” Si lasciò sfuggire infine in un sussurro. Era veramente il caso di dirlo.

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Il succo, anche a distanza di mesi dalla stesura del capitolo, è: i niff che si strusciano prima di passare ad altro sono cosa buona e giusta.
Per cui, Ryan falli strusciare e poi falli passare ad altro.
   
 
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