Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: MeikoBuzolic    30/08/2013    3 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4.
Il mio corpo si muoveva  nella direzione dov’era andata la famiglia Mikaelson, mi sentivo attrarre come se fossi una calamita, anche se la mia testa mi diceva di fermarmi, il mio corpo non ubbidiva. Mi muovevo facendo slalom tra la gente, senza guardare nessuno nel viso «Scusi, devo passare» ripetevo – dov’è andato? – lo cercavo con lo sguardo.
Improvvisamente il mio corpo smise di muoversi, e senti una presa nella mia mano.
«Caitlyn!» mi fissarono felici, quei occhi blu.
«Matt!» esclamai sorpresa.
«Dove vai?» domandò cortese.
«Nella sala da ballo» risposi agitata.
«Anch’io» sorrise «Allora posso chiederti: vuoi concedermi un ballo?» chiese, come un gentiluomo chinò la schiena e mi porse la mano, fissandomi con quei suoi occhi blu e profondi come le acque dell’oceano.
Arrossì a vedere quella scena – nessun ragazzo si è mai chinato, fronte a me – cercai di regalargli il mio sorriso più bello «Certo, dopo tutto me l’avevi promesso» risposi, facendogli l’occhiolino.
Nella grande sala, in un angolo, si trovavano gli archi che suonavano.
Ogni coppia si posizionò in fila, con le mani strette al proprio partner «Matt che bisogna fare, non so ballare!» sussurrai a denti stretti.
«Nemmeno io, ma ti ho promesso un ballo. Seguiamo la massa» disse scherzoso.
La musica partì, e tutti iniziarono a muoversi in modo leggiadro. Matt ed io iniziammo a fissare le coppia accanto a noi, poi ci fissammo, e non ci fu più bisogno di guardare le coppie accanto, perché fissando    quei occhi blu mi sentivo sicura, e il mio corpo seguiva il suo. Danzavamo fissandoci nei occhi, lui sfiorò la mia schiena e posò la mano al centro, quel solo leggero contatto, mi fece venir un brivido, e sentì le mie guance accaldarsi, e mi sentì rilassata, sapevo che potevo fidarmi.
La musica cessò e ci fermammo, fissandoci ancora negli occhi, ci chinammo.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi si avvicinò «Dov’eri finito? Sbaglio o sei il mio cavaliere?» disse irritata.
Mi guardò furiosa, e mi sentì quasi paralizzata dalla paura, deglutii «Buonasera Rebekah»  sforzai un sorriso.
Alzò un angolino della sua bocca  «Ciao!» disse in modo disprezzoso, e se ne andò portando via con se Matt.
«Ciao Caitlyn» disse lui, mentre si allontanava.
Respirai e mi rilassai, uscì fuori e camminai cercando un posto tranquillo – che diamine ci fa un cavallo qui? – penai, mentre camminavo verso il giardino.
Mi sedetti in una panchina e accesi una sigaretta, ispirai profondamente, chiusi le labbra ed espirai.
Pensai a quei occhi profondi che mi fissavano, e i suoi movimenti, immaginavo noi due stretti l’uno all’altro, e immaginavo come fossero le sue labbra – Cazzo! Quant’è bello – pensai. Ricordai anche quel dolce ragazzo – E Matt? Cosa saremo? O cosa siamo? – mi domandai. Appoggiai la sigaretta alle labbra – Cosa devo fare? Iniziare qualcosa che ancora non esiste? O continuare qualcosa che ha un inizio? –.
Mi sedetti sulla panchina di marmo, al contatto rabbrividì, e misi la mia testa fra le mani – Cazzo! Perché tutti questi problemi? – sbuffai.
Buttai la sigaretta a terra, sperando che qualcuno non se ne accorgesse, e mi spostai camminando per il giardino, guardando il meraviglioso cielo stellato.
«Una signorina come te non dovrebbe fumare» disse una voce profonda, con un tono freddo ed educato.
Sussultai, mi voltai «Ah! Signor Mikaelson, non l’avevo sentita arrivare» pronuncia col solito tono – come il resto della metà della popolazione che si trova a Mistyc Fall – pensai ironica. «Come fa a sapere che fumo?» sorrisi, nascondendo la mia espressione stranita.
«Si sente l’odore» rispose. «Sa, non capirò mai cosa prova di piacere la razza umana a fumare» fece una pausa. «Piacere nell’autoinfliggersi con il fumo. Accorciando ogni giorno sempre più la loro breve vita» era come se riflettesse ad alta voce.
«Sa me lo chiedo anch’io, ma non riesco proprio a smettere» ammisi, facendo spallucce, cercando di nascondere il mio lato inquietato.
«C’è qualcosa che la turba?» lui domandò, avvicinandosi.
Sforzai un sorriso, e aggrottai la fronte «No, va tutto bene» cercai di mantenere un tono calmo – parla delle persone come se lui non ne facesse parte, spero che le cose che abbia detto Bonnie siano cavolate – sperai.
«Non mi menta signorina, cosa le turba» disse quasi sussurrando, e sfiorò il mio viso con le sue lunghe dita. Si allontanò di scatto «Signorina Bennett» si voltò.
«Buonasera Elijah» salutò lei, con sguardo cruciato.
«Per avere quello sguardo vuol dire soltanto che questa signorina, è come lei» sostenne.
Bonnie non rispose, io mi limitai ad avvicinarmi a lei.
«Interessante» gesticolò con la mano. «Vi auguro una buona serata signorine» e sparì.
«Caitlyn ma che ti passa per la testa? Stare in un posto isolato con un Originale?!» disse agitata.
«Ehi! Calmati. Cos’è un Originale?» domandai con sguardo interrogativo.
«Gli Originali sono i primi vampiri che sono esistiti, cioè la famiglia di Klaus» fece una pausa «La famiglia di Klaus, prima era una normale famiglia, che viveva in un villaggio qui nei dintorni. Sua madre, Ester, si rese conto che i suoi vicini erano dei licantropi, e decise i fare un incantesimo per proteggere i propri figli, e li trasformò in vampiri» raccontò.
Spalancai gli occhi dallo stupore «Cazzo!» esclamai. Poi mi ripresi «Scusa».
Bonnie sorrise «Andiamo in un altro posto?» propose.
«Ok» sorrisi.
Ci avviammo all’uscita, percorrendo il percorso che avevo fatto precedentemente. Mi fermai fronte alla grande entrata, ammirando l’immensa villa, e poi accadde tutto in un istante.
Qualcuno precipitò dal balcone, cadendo all’ingiù. Rimasi senza parole, mi si fermò la voce . Poi un altro uomo si gettò, e cadde sopra il ragazzo, prese la sua testa fra le mani, e gli ruppe l’osso del collo, anche se mi trovavo a metri di distanza sentì il rumore delle ossa rompersi. Una lacrima accarezzò la mia pelle «C-com’è possibile?» sussurrai.
Il ragazzo che si getto per ultimo, lo riconobbi, quei capelli neri, e gli occhi colore del ghiaccio – il compagno di Elena –.
Sentì una mano di Bonnie sopra la mia spalla «Tranquilla, sopravvivrà» mi sorrise.
La guardai, senza un espressione «È un…» non finì la frase.
Bonnie annuì, e alzai l’angolini della bocca, per il troppo stupore non riuscì neanche a sorridere.
 
Aprii la porta di casa, erano già tutti a dormire.
«Posso offrirti qualcosa?» domandai, mentre nella mia mente rivedevo quella scena, il suono delle ossa, rabbrividì.
«No, ma voglio insegnarti qualcosa. Siamo streghe bisogna proteggerci a vicenda» sorrise.
Ci accomodammo nel grande salone, presi un bicchiere e lo poggiai sopra il tavolino.
«Devi incanalare la tua energia e concentrarti e rompere quel bicchiere con la forza della mente» spiegò Bonnie.
Non ribattei «Ci provo» feci un profondo respiro e chiusi gli occhi.
Sentì tutta la mia energia concentrarsi in un unico punto, il petto, immaginai quel bicchiere rompersi. Quando riaprì gli occhi, guardai fissa l’immagine del bicchiere, e si ruppe, sobbalzai dallo stupore «C’è l’ho fatta!» esclamai entusiasta, abbracciai Bonnie.
«Sentivo che avevi un grande potere, ma non pensavo così forte, impari tutto velocemente» sostenne. «Ora devi fare la stessa cosa quando vedi un vampiro, ma ti devi concentrare sulla testa» m’informò.
«Okay!» esclamai ancora gioiosa.
Passammo la serata a chiacchierare, e dopo di ché l’accompagnai a casa.
 
Mi sdraiai a letto, fissando la debole luce della luna entrare dalla finestra – i suoi occhi – pensai a quell’intenso sguardo che mi fissava, mentre scendeva le scale, quello sguardo che mi fece sentire diversa. Immaginai tutta la scena.
Mi alzai dal letto – forse è meglio bere una tazza di latte caldo – scesi le scale, cercando di non fare rumore.
Misi la tazza nel microonde, pensando ancora alla serata, il tocco di Matt, i suoi occhi blu che mi facevano sentire al sicuro. Il timer del microonde suonò, disturbando i miei pensieri, e risalì le scale.
Mi sedetti accanto alla finestra ammirando la notte, e il silenzio che l’avvolgeva, sorseggiando il latte – quale sarà il suo nome? Chissà se ha provato le mie stessa emozioni? – i dubbi iniziarono a sorgere dentro di me, mentre la fantasia diminuiva.
Un gatto attraversò la strada – che dolce – guardai il suo percorso che andava verso il lampione, e lì il mio cuore smise di battere, sentendo il nodo in gola «È lui» sussurrai, sorrisi, e sentì le lacrime nei occhi – perché sto piangendo? – pensai. Notai che mi stava fissando – non sto sognando, vero? – sperai con tutto il mio cuore, che era pura realtà. Rimasi imbambolata, a guardarlo – ma che sto facendo? – posai la tazza di latte, e mi precipitai da lui.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: MeikoBuzolic