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Autore: Addison88    30/08/2013    0 recensioni
Megan dopo l'incidente ha perso tutto, ha dovuto ricrearsi una nuova vita e una nuova identità. Dopo qualche anno di intenso studio e lavoro sta iniziando a ritrovare se stessa. Ha trovato un nuovo lavoro dopo aver perso quello da neurochirurgo, ora è un medico legale dove la fama la precede, ha perso anche la famiglia che si era creata. Troverà anche l'amore dopo il lavoro? Riuscirà ad essere più aperta verso il prossimo?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Era passato il week end la mia mente era sempre impegnata a pensare ancora a quel basi bacio che c’era stato con Jack. Ero stata chiamata per andare su una scena del crimine, andai direttamente sulla scena senza passare per il dipartimento, arrivai lì e c’era tutta l’equipe, andai verso la vittima e intravidi Jack che mi guardava mentre interrogava i testimoni, sorrideva. Aveva un sorriso meraviglioso anche molto coinvolgente e contagioso ma resistetti a sorridergli. Andai vicino la mia vittima dove feci le dovute indagini. “Scommetto che devo venire da te fra due ore?” chiese Jack avvicinandosi con il suo sorriso, era l’accessorio che gli stava meglio. “O ci vuole di più?” aggiunse ormai vicino a me. “Due ore mi bastano” risposi facendo cenno alla collega. “Se ti va potresti venire anche con me a fare delle domande al coinquilino? Il mio collega mi ha lasciato solo oggi” “Andiamo dopo l’autopsia voglio capirne di più” “Va bene” mi sorrise guardandomi negli occhi, si avvicinò ancora “Allora faccio altre indagini, a dopo” mi diede un bacio sulla guancia per poi allontanarsi. Andai al dipartimento e mi dedicai al mio lavoro con serietà. Con calma mi feci ogni cosa, ogni tipo di analisi e controllo che potevo fare. Mi feci aiutare in qualcosa anche da Ethan. “Ethan hai ritirato il tossicologico?” chiesi andando vicino alla sua scrivania. “Ancora non hai finito?” chiese una voce dietro di me ma riconobbi subito chi fosse, Jack. Mi voltai per guardarlo, era a pochi passi da me. “Sto aspettando solo il tossicologico” “Ti aspetto nel tuo ufficio, posso?” mi sorrise “Certo… accomodati anche” tornai a guardare verso Ethan e Curtis facendo un’espressione come per dire: “Sbrigatevi” andai nel mio ufficio e andai dietro la scrivania, Jack era sul divano a guardare qualcosa sul tablet. “Dobbiamo aspettare un po’” “Va bene, ma quanto ci mettono?” “Non lo so.. ho detto a Ethan di sbrigarsi” continuai. Iniziai a scrivere delle cose riguardanti l’autopsia mordicchiandomi il labbro e muovevo la gamba sotto la scrivania. “Vuoi che… vuoi che…ti” disse balbettando. Alzai lo sguardo per vedere cosa succedesse, mi guardava con uno sguardo diverso pieno di desiderio, come se ero l’acqua per uno disperso nel deserto. “che c’è?” chiesi guardandolo. “Ehm niente… ehm chiedevo se volevi informazioni del caso” disse distogliendo lo sguardo. Non lo capivo, prima mi guardava come un miraggio poi guardava il muro. “Si, dimmi” dissi poggiando i gomiti sulla scrivania mettendoci il mento sopra, con attenzione lo ascoltavo. “E penso che sia stato il coinquilino, si accettano scommesse” scherzò. “Mmh appena ho il tossicologico ti dico su chi o che scommetto” tornai a scrivere, un telefono iniziò a squillare ed era quello di Jack, alzai lo sguardo pensavo fosse qualcosa inerente con il caso invece parlava con una certa Monica e durò anche poco la chiamata, a uno tipo cosi le donne non mancavano. “Era mia sorella, è un caso irrecuperabile… mi chiama minimo tre volte al giorno” sorrise parlando di sua sorella, era più piccola di lui. La conoscevo ai tempi della scuola se l’avessi incontrata in giro non l’avrei neanche riconosciuta, anche lei come Jack aveva gli occhi celesti e capelli scuri del resto non sapevo niente. Ai tempi della scuola portava sempre le codine, anche perché lei frequentava le elementari mentre noi eravamo al liceo. Era una bambina molto graziosa e timida. Mi ero persa nei ricordi di quando conobbi la sorella, che portava con se sempre un coniglietto di peluche e non lo lasciava incustodito e se qualcuno le chiedesse del suo “amichetto” lo nascondeva dietro la schiena e guardava in basso. Ero ancora persa ancora nel viale dei ricordi quando Ethan iniziò a sventolare il foglio davanti gli occhi. “Oh e fermati!” esclamai prendendo il foglio, guardai sul divano e non vidi Jack mi girai ed era fuori a parlare con una ragazza, alta e magrolina, i capelli scuri come quelli di Jack e quando si girò verso di me salutandomi con la mano vidi i suoi occhioni celesti proprio come quelli del fratello. Ricambiai il saluto e il sorriso e tornai al mio lavoro. “Monica ti manda un forte bacione!” esclamò entrando. “Grazie” sorrisi alzandomi. “Mi cambio e andiamo” aggiunsi. “I risultati?” domandò guardandomi. “Ne parliamo in auto” dissi uscendo dall’ufficio. Dopo essermi cambiata andai con lui a interrogare il coinquilino, nel viaggio di ritorno il silenzio cadeva tra noi come pioggia. “Sai, ieri sera sono stato bene” ruppe il silenzio sorridendo. “Solo ieri sera? Io sto bene tutti i giorni” sorrisi. “E dai, lo sai cosa intendo…ti va un caffè?” “no grazie” risposi accendendo lo stereo. Mi guardò veloce e spense lo stereo, lo riaccesi e lui lo rispense, aspettai qualche secondo e lo riaccesi, lui prese e levò la mascherina dello stereo. “Ma che fai?” domandai curiosa. “Dici di essere amici e poi rifiuti il caffè con me?” “Jack non mi va il caffè se mi avessi chiesto: ti va un succo ti avrei detto di si” diedi una spiegazione tutta mia e lui iniziò a ridere. “Allora, ti va di andare a bere qualcosa?” ci riprovò. “Andiamo” risposi allungando la mano “lo stereo” mi passò la mascherina e riaccesi lo stereo. Arrivammo davanti ad un bar, dopo aver parcheggiato scendemmo e prendemmo un tavolo. “Come hai dormito?” chiese leggendo il menu. “Come un ghiro” “io invece… ho pensato a te! Megan tu mi piaci mi fai sorridere, ridere ed anche arrabbiare ma il tempo che passo con te è meraviglioso… proviamoci” “Jack mi alzo e me ne vado se dici un’altra parola a riguardo.” “Io prendo una spremuta e tu?” “Coca cola… grazie” Il suo telefono riprese a suonare, rispose e parlava quasi a monosillabe, non capii tanto della sua telefonata, lo vidi alzarsi e rimettere la sedia al suo posto. “Per la tua gioia dobbiamo andare a una scena del crimine, siamo i più vicini” Mi alzai e lo seguii sulla scena. Eravamo sulla scena ma non c’era nessuno, Jack mise un braccio dietro come se volesse proteggermi. “Che fai?” “Non c’è nessuno, la cosa mi puzza di bruciato” Mi guardai attorno iniziai a camminare avanti, forse era nel palazzo. “Dove vai?” chiesi bloccandola per un braccio. “Jack guarda quanti palazzi…può essere dentro uno di questi.” “Me lo avrebbero detto…fermati non andare” Sbuffando mi girai e vidi uno o una con una felpa nera e un cappuccio enorme, ci puntava la pistola ma Jack non se ne accorse, con la mano gli picchiai sulla spalle e lentamente si girò, ci guardammo e sentimmo due spari. Chiusi gli occhi sentendo un tonfo a terra, quando gli aprii vidi una cosa che non mi sarei mai immaginata.
   
 
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