Serie TV > Body of Proof
Segui la storia  |       
Autore: Addison88    31/08/2013    0 recensioni
Megan dopo l'incidente ha perso tutto, ha dovuto ricrearsi una nuova vita e una nuova identità. Dopo qualche anno di intenso studio e lavoro sta iniziando a ritrovare se stessa. Ha trovato un nuovo lavoro dopo aver perso quello da neurochirurgo, ora è un medico legale dove la fama la precede, ha perso anche la famiglia che si era creata. Troverà anche l'amore dopo il lavoro? Riuscirà ad essere più aperta verso il prossimo?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mio padre mi sorrideva come mi ricordavo ancora, il suo sorriso premuroso che usava quando mamma mi urlava e io scappavo nella mia stanza. Mi passò la mano sulla guancia sempre con quel suo sorriso ma dopo un po’ divenne triste. “Cosa succede?” gli chiesi cauta. “Polpettina, sono triste per te. Sei sempre sola, così non va bene” “Papà, mi manchi tu!” gli dissi abbracciandolo. “Polpettina io sto bene qui dove sono, se tu ti guardassi attorno anche solo per un momento scoprirai che ci sta qualcuno che ti sa far stare bene… apri gli occhi!” mi sorrise “Apri gli occhi, dai” sorrise ancora lasciandomi. “Papà, no non lasciarmi… papà” ormai se n’era andato. Aprii gli occhi, il sole mi accecò istintivamente gli richiusi subito ma lentamente gli riaprii, avevo un forte dolore alla testa, feci per alzarmi e notai il tipo a terra e Jack mi guardava chiedendomi se fosse tutto ok e poi, bam anche lui a terra. Mi alzai di scatto andandogli vicino, aveva una ferita all’addome e stava perdendo sangue. All’improvviso mi venne in mente la scena con Peter, non potevo perdere anche Jack, reagii. Presi la borsa che era un po’ più in là, infilai i guanti monouso e gli alzai la maglietta e con il mio fazzoletto di stoffa tamponai la ferita. Nel frattempo che con una mano tamponavo chiamai anche i soccorsi. Continuai a tamponargli la ferita cosi che non potesse perdere tantissimo sangue. Arrivarono i soccorsi e lo caricarono sull’ambulanza, l’altro era morto ma non era la mia priorità al momento. “Emogel e plasma in infusione” dissi mentre lo caricavano sull’ambulanza. L’ambulanza si allontanò, raccolsi la chiave della sua macchina ed andai anche io in ospedale, al momento era in sala operatoria per l’estrazione del proiettile, aspettavo con ansia sue notizie. Dopo qualche ora portarono Jack nella stanza, mi sedetti accanto a lui in attesa che si svegliasse, non volevo lasciarlo solo. Avevo le gambe accavallate e guardavo un punto fisso sul muro mentre mordicchiavo il labbro con ansia. Cercavo di capire cosa fosse successo in quel momento ma non ci capii molto solo lui poteva dirmi cosa era veramente successo. “mmh” mugugnò qualcosa e mi voltai verso di lui che apriva gli occhi. “Dove sono?” chiese con voce assonnata. “sei in ospedale” risposi con tono basso. “No, no io gli ospedali li odio!” esclamò voltandosi. “Hey… che ci fai qui?” chiese guardandomi. “Io… io volevo vedere come stavi” risposi facendo spallucce. Mi guardò sorridendo mentre il silenzio si fece spazio tra noi e come ogni volta era lui a vincere fin quando qualcuno non lo rompesse, quella volta fui io a farlo esordendo: “Cos’è successo lì oggi?” “è importante saperlo?” mi rispose con un’altra domanda guardandomi. “Si, ho bisogno di sapere… ho sentito uno sparo e poi entrambi per terra” “Lui…stava prendendo la mira su di te quando il colpo è partito io pensavo solo che dovevo proteggerti quindi ti ho spinto a terra e ti ho fatto da scudo…ho avuto la forza di uccidere l’uomo e vedere come stavi!” rispose distogliendo lo sguardo da me per rivolgerlo alla porta. “Grazie!” esclamai. Ci guardammo qualche secondo quando arrivò sua sorella di corsa senza badare se stesse solo o no. “La prossima volta che mi chiamano per dirmi che tu sei ricoverato ti finisco di rompere le ossa. Una volta ti sei rotto le ossa e un’altra volta hai preso una botta e ora ci mancava la pallottola? Ah ma ho chiamato mamma sta venendo da San Francisco cosi ti tiene a bada lei… sembri un teenager con gli ormoni a palla!” lo sgridò e lui la guardava senza dirle niente, lei sbuffando si girò notandomi. “Ciao… Megan, scusa è che…” “… tranquilla” sorrisi interrompendola. “Monica devi dire a mamma che è inutile che viene io sto bene e so badare a me stesso!” disse con tranquillità. Monica era contraria a questa cosa e iniziarono a discutere, erano soliti a farlo anche da piccoli, ed io ora come ad allora mi sentivo di troppo e non sapevo cosa fare. Non mi intromisi anche perché mi sentivo colpevole, e se lui fosse morto? Non me lo sarei mai perdonata. Continuarono a litigare e alla fine la cacciò via e lei borbottando se ne andò. “scusa… è piccola” disse guardandomi. Sorrisi per tranquillizzarlo, allungò la mano verso di me come se volesse prendere la mia mano. “Megan… inizio ad avere fame potresti andarmi a prendere qualcosa? Per favore!” “Certo.. cosa preferisci da mangiare?” “Qualsiasi cosa in questo momento” rispose sorridendo. Andai a prendergli qualcosa da mangiare e glielo portai, mangiò in silenzio ed ero sempre su quella sedia accanto a lui, non mi andava di lasciarlo solo. “Ehy dolcezza, non mi offendo se mi lasci solo!” esclamò guardandomi. “Sola sto io e solo stai tu… ci facciamo compagnia se vuoi” risposi guardandolo. “Solo se riposi a casa però stanotte” “Si non ti preoccupare!” esclamai sorridendo. Mi sorrise anche lui, mi guardò come se volesse stringermi fra le sue braccia ma si limitò nel’assaporarmi con lo sguardo. “Hai chiesto del tipo che mi ha sparato?” chiese guardandomi. “Ehm no scusa… è che ero preoccupata per te e sono stata qui ad aspettare, non ci ho proprio pensato” “Eri preoccupata? Non mi hai lasciato solo un momento?” chiese stupito. Mi limitai ad annuire, sentivo che stavo andando oltre con lui ma ero ancora in un punto reversibile. “Grazie… sei stata carina” sorrise. Continuava a guardarmi cercando di capire il perché di quei miei gesti, incrociammo lo sguardo per qualche istante poi guardai altrove. Mille domande iniziavano a invadere la mia mente, lui che cercava di leggere cosa pensassi e poi papà che mi aveva detto quelle cose, cercai di distrarmi. “Ti va una partita a carte?” chiesi sorridendo. “Si… mettiamo qualcosa in palio?” sorrise. Risi scuotendo la testa ma lui era serio. “Scusa, che vorresti mettere in palio?” “Un bacio!” esclamò sorridendo. “Sei pazzo? No…no e poi no” risposi alzandomi per andare a prendere un mazzo di carte. “Dai, un bacio alla francese! Se vinco io un bel bacio se vinci tu non facciamo niente, hai paura di perdere dolcezza?” disse gongolando e lanciandomi la sfida. “Se vincessi io tu la finisci di provarci…ci stai?” “Affare fatto!” esclamò sorridendo e pieno di se. “E non imbrogliare” dissi lanciandogli il fazzoletto in faccia e scoppiò a ridere. Andai a prendere le carte e tornai da lui mentre le mescolavo, misi il portavivande tra me e lui e ci misi le carte sopra, decidemmo che avremmo fatto tre round. Il primo lo vinsi io lo presi in giro per tutto il secondo round e lui mi sorrideva e mi guardava di sottecchi, vinse lui e si concentrò durante il terzo round, per quel round anche io mi concentrai ma vinse lui. “Credo che ora debba ritirare il premio!” esclamò sorridendo contento. Sembrava un bambino che aspettasse di scartare i regali di babbo natale, mi guardava e aspettava che io azzerassi le distanze per dargli il bacio che tanto aspettava. Avevo perso volevo trovare qualche scusa. “La sconfitta brucia ma vedrai che dopo il bacio andrà meglio!” esclamò sorridendo. Mi avvicinai e pagai il premio, iniziammo a baciarci lui mise la lingua e con le mani mi sfiorava la schiena per poi mettere una mano tra i miei capelli. Iniziai ad accarezzargli le braccia per poi abbracciarlo mentre ci continuavamo a baciare, quel bacio stava diventando qualcosa di più di un semplice premio. Iniziò a essere più caloroso, più coinvolgente forse stavamo recuperando il bacio che non ci eravamo scambiati l’altra sera in macchina. Mi staccai mordendomi il labbro. “Scusa ma ora devo andare!” esclamai, lui teneva ancora la mano trai miei capelli e cercava di farsi spazio dentro me. Non volevo lasciarmi andare avevo paura che alla fine mi avrebbe lasciata sola e io per l’ennesima volta mi ritrovavo a soffrire.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Body of Proof / Vai alla pagina dell'autore: Addison88