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Autore: Addison88    02/09/2013    0 recensioni
Megan dopo l'incidente ha perso tutto, ha dovuto ricrearsi una nuova vita e una nuova identità. Dopo qualche anno di intenso studio e lavoro sta iniziando a ritrovare se stessa. Ha trovato un nuovo lavoro dopo aver perso quello da neurochirurgo, ora è un medico legale dove la fama la precede, ha perso anche la famiglia che si era creata. Troverà anche l'amore dopo il lavoro? Riuscirà ad essere più aperta verso il prossimo?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Ero a casa per riposare un po’, tutto feci tranne che riposare. La notte passava lentamente e quando fu mattina ero già pronta per andare a lavoro ma prima passai in ospedale. Jack dormiva cosi sul comodino gli lasciai il cornetto e il caffè, sulla carta del cornetto gli scrissi: “Buongiorno! M.” Al dipartimento indagai sul caso che era accaduto il giorno prima. “Allora che hai scoperto?” chiese una voce maschile entrando nella sala autoptica. Mi voltai per vedere a chi avrei risposto, vidi Jack che sorrideva. “Ma che ci fai qui? Dovresti stare in ospedale a riposare e a tener d’occhio la ferita” “Mi tieni informato sul caso?” chiese come un bambino che chiedeva la brioche alla madre. “Si, appena so qualcosa ora vai!” “Comunque buongiorno M” sorrise e se ne andò. Indagai sul caso, feci le giuste indagini e iniziai a seguire la pista esatta. Se ne andarono un paio di ore ma ero vicinissima alla conclusione, ma ero anche vicina all’ospedale cosi andai per informare Jack e lui non c’era, aveva firmato le dimissioni e se ne era andato. Passai per casa sua per vedere se era lì, infatti mi venne ad aprire la porta. Appena mi vide sfoderò in suo bellissimo sorrise e si pulì le mani con uno strofinaccio. “Stavo preparando il pranzo, ti unisci a me?” si spostò da davanti la porta per farmi spazio. “Jack no, perché sei qui e non in ospedale?” “Che fai? Entri o fai credere ai miei vicini che sei la mia ragazza isterica?” domandò ridendo. “Scemo!” esclamai entrando. “Allora mi dici che ci fai qua?” aggiunsi. “Oggi riposo, domani vado al lavoro” rispose chiudendo la porta. Tornò alla sua cucina dove tagliava le verdure, Hook il suo cagnolino si avvicinò a me scodinzolando. “oh piccolo!” esclamai abbassandomi vicino a lui e lo coccolai “Scusa per ieri piccolo… non ho pensato a te!” Il cane avvicinò il muso alla mia faccia iniziando a leccarmi, mi faceva solletico cosi risi. “Allora ti fermi a mangiare con noi due?” chiese buttando le verdure in padella, c’era un ottimo profumino. “Hai informazioni del caso?” aggiunse girandosi verso me ed Hook che giocavamo, non prestai nemmeno attenzione a quello che diceva. “Hook bello lasciala stare… vieni a mangiare!” esclamò mettendogli la ciotola con la pappa sul balcone ed il cane corse da lui. Mi rialzai ricomponendomi. “Allora? Hai informazioni del caso?” domandò tornando a cucinare. “Jack ma tu non dovresti essere qui… tornai in ospedale… sei stato operato solo ieri” cambiai discorso. “No Megan… io non ci torno!” si difese. “Sto bene, sto anche cucinando quindi” aggiunse mentre sfumava con del vino quello che cucinava. “Ma dovresti stare sotto controllo… Jack non essere testardo!” “Ho imparato dalla migliore!” esclamò apparecchiando la tavola. Lo guardai e poi lo salutai andando alla porta, mi sentii afferrare per il braccio, anche con una ferita all’addome era veloce. “Per favore rimani a pranzo con me, mi sento solo!” disse guardandomi negli occhi, aveva uno sguardo dolce. Mi guardava ancora mentre mollava la presa, tornò ai fornelli per evitare che si bruciasse tutto. “Va bene, resto!” dissi andando da lui. “Posso lavarmi le mani?” chiesi poggiando la borsa sulla sedia. Mi diede le indicazioni per arrivare al bagno e le seguii, casa sua era molto ordinata, arredata molto bene e in stile moderno. Il bagno era tutto tra il bianco e il celeste, ogni accessorio era celeste come anche le asciugamani mentre le mattonelle e le piastrelle come i sanitari erano bianchi. Finii di lavarmi le mani e uscii dal bagno, di fronte c’era la sua stanza da letto con la porta aperta non resistetti a non entrare. Entrai e mi guardai attorno, c’erano due foto sul comodino mi avvicinai per vederle meglio, ad una c’era lui con la sorella le voleva tanto bene e invece nell’altra c’era lui con Hook. Tornai da lui che era concentrato ai fornelli. “Posso darti una mano?” chiesi mettendomi accanto a lui. Mi sorrise guardandomi poi leggermente scosse la testa. “Niente niente?” “Una cosa ci sarebbe!” esclamò sorridendo. “Dimmi, cos’è?” sorrisi. “Darmi un bacetto” sorrise divertito. “Non ne ho” sorrisi, mi guardò inarcando un sopracciglio. Finii di preparare e feci i piatti, ci sedemmo a tavola iniziando a dialogare di varie cose. “Perché non mi parli di tua figlia? Lacey giusto? Ti assomiglia ma è più docile di te” rise. “Lacey si, dici che è più dolce?” sorrisi. “No dolce, docile.. almeno non è ribelle come te altrimenti ora eri pazza” sorrise. “Come sei simpatico!” esclamai lanciandogli una mollica di pane sul naso. Scoppiò a ridere per poi mettersi la mano sulla ferita per poi limitarsi a sorridere. “Ti fa male? Dovresti tornare in ospedale” dissi dolce. “No… non mi piace stare lì, vedere le facce dei medici eccitati di vedere cose del genere e specializzandi che ti usano come cavie…” fece spallucce. “Mi stai offendendo!” esclamai seria. “Noi medici non siamo cosi e forse ora gli specializzandi sono cambiati ma all’epoca mia non eravamo cosi ci mettevano sul campo già con molte nozioni!” “Scusa, ma a parte mia sorella sembrano tutti degli idioti” “oh oh e come siamo di parte” risi lanciandogli un’altra mollica. “Dai, smettila… e come medici mi fido solo di te e Monica!” disse serio e si alzò sparecchiando. Lo guardai, pensavo volesse giocare e invece era diventato serio. “Non ti porto in ospedale, ti aiuto!!” mi alzai finendo di sparecchiare. “Come vorresti aiutarmi?” domandò guardandomi, mi avvicinai portando le cose nel lavandino. Con i tacchi ero alta quanto lui, i nostri sguardi si incrociarono per qualche istante. “Per ora sistemo io la cucina e poi ti tengo la ferita sotto controllo!” risposi aprendo l’acqua. “Sotto controllo? Come?” domandò insaponando le cose ed io le sciacquavo. “Medicandoti e vedere come va… un medico deve controllarti se non ti fidi di nessuno te la controllo io” risposi mentre con cura sciacquavo le stoviglie. Mi chiuse l’acqua e prese le mie mani, mi guardava negli occhi e in un gesto mi abbracciò stretta a lui. Mi teneva fra le sue braccia senza dire niente, mi diede un bacio sulla testa. “Grazie!” esclamò sciogliendo l’abbraccio. I nostri occhi si persero gli uni dentro gli altri e man mano le distanze si accorciavano, sempre di più fino a quando le nostre labbra non si unirono in un bacio. Mise le sue mani sui miei fianchi baciandomi dolcemente, misi le mie mani sulle sue braccia mentre ad occhi chiusi continuavamo a baciarci. Il bacio iniziò a surriscaldarsi, eravamo più stretti e in un colpo gli tolsi la maglietta per poi tornarlo a baciare, mi prese in braccio sedendomi sul piano della cucina. Avvolsi le mie gambe intorno alla sua vita lui dolcemente si muoveva, lo sentii stringersi ancora di più a me. In un colpo lo spinsi via scendendo dalla cucina. “Smettila di annebbiarmi la mente Jack!” esclamai ricomponendomi. “Ma…” mi guardava curioso senza aggiungere altro.
   
 
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