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Autore: Darik    31/08/2013    3 recensioni
Il destino lotta per far accadere ciò che deve accadere, ma i piani millennari sono ormai compromessi, e mentre nuove figure emergono, i vecchi attori cercano di vincere, sopravvivere o almeno vivere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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9° Capitolo
In quel momento, Kozo Fuyutsuki si sentiva vecchio, molto vecchio.
Aveva sempre avuto una salute di ferro, era abituato a lavorare per lungo tempo, la sua età non era certo eccessiva e quindi era sempre riuscito a stare al passo con i membri più giovani della Nerv.
Eppure in quel momento aveva l’impressione di essere un vecchietto ormai rassegnato all’approssimarsi della fine.
Quante cose erano accadute in quei giorni, eventi imprevisti e sconvolgenti, che avevano dimostrato sempre di più come il loro credere di avere il destino in mano fosse in realtà solo un’illusione.
Eppure c’era ancora chi non voleva arrendersi all’evidenza, almeno non del tutto.
Questo s’intuiva dalla lettera che Gendo Ikari gli aveva scritto e che Kozo aveva trovato in un cassetto della scrivania del comandante.
Era chiusa in una busta con scritto: ‘Fuyutsuki, leggila dopo il fatto’, e non potevano esserci dubbi su quale fosse il riferimento.
Nella lettera Gendo aveva rivelato il suo ruolo di mandante dell’omicidio di Asuka Soryu Langley, sostenendo di averlo fatto per consentire a Shinji di raggiungere lo stadio necessario a usare l’Eva-01 durante l’ultima battaglia.
L’attentato era stato organizzato in modo che Katsuragi notasse una discrepanza sulla quale avrebbe poi sicuramente indagato, ed era stato installato un allarme informatico che lo avrebbe avvisato quando qualcuno accedeva alla scheda di Kawasaki.
Per ultimo aveva ordinato alle guardie di andarsene,  per richiamarle solo se a presentarsi fosse stata un’infuriata Katsuragi senza Shinji.
Come ultime indicazioni, Ikari stabiliva che il ruolo di comandante sarebbe passato a Kozo, il loro piano doveva proseguire senza cambiamenti e Shinji doveva essere lasciato libero, insieme ad altre persone eventualmente coinvolte.
“Dunque si tratta del maggiore Katsuragi”, rifletté tra sé e sé l’uomo. “Certamente la Seele non avrà da ridire sul passaggio di consegne, a loro serve qualcuno fedele e che conosca la verità. Anzi, saranno pure contenti, perché mi ritengono più affidabile di Ikari, meno portato per l’inganno e il complotto. Eppure…”
Possibile che Gendo si fosse davvero spinto a tanto?
Sapeva benissimo che quell’uomo era pronto a tutto pur di raggiungere il suo scopo, tuttavia, conoscendo cosa lo muoveva nel profondo, aveva sempre sperato che non fosse in grado di andare veramente troppo oltre.
Invece, prima era arrivata la faccenda del Fourth Children, poi l’omicidio del Second Children.
Infine aveva pensato di trasformare suo figlio in un assassino.
Il proprio assassino.
“Ikari, il tuo desiderio è diventato un’ossessione fino a questo punto? Ma perché?”

“Quali sono le sue condizioni?”, domandò Misato a Ritsuko Akagi quando uscì dal reparto ospedaliero.
Prima che la porta automatica si richiudesse, il maggiore intravide il gruppo di soldati della Nerv che pattugliavano il corridoio successivo metro per metro, e quando l’ingresso fu chiuso altri due soldati si piazzarono ai suoi lati.
“L’operazione è stata lunga e difficile. Ha perso molto, molto sangue, e ora è in coma farmacologico. Se supera le prossime due giornate, se la caverà. Quasi sicuramente”, rispose la scienziata con distacco.
 “Coma farmacologico... e questa quella che chiamano giustizia poetica?”, disse rivolta più a se stessa che a Ritsuko.
“Vuoi chiedermi altro?”, domandò quest’ultima.
Dopo qualche attimo di silenzio, Misato si appoggiò di schiena alla parete e abbassò lo sguardo:“Tu conoscevi la verità sulla morte di Asuka?”
Ritsuko si accese una sigaretta. “Risponderti sarebbe inutile”.
“Perché?”
“Perché ormai non ti fidi più di me, quindi sospetteresti in ogni caso. Se dico che lo sapevo, penserai: ‘come immaginavo’. Se dico che era all’oscuro di tutto, allora il tuo pensiero sarà: ‘figurati. Chi ti crede ormai?’. Ho forse torto?”
“In effetti… no”.
“Bene. Ora ho io una domanda per te. Come sta Shinji?”
“L’hanno portato in una cella. Prima sono passata a trovarlo, e mi ha cacciato via. Non vuole vedere nessuno”.
“Capisco”, terminò la dottoressa andandosene.
Misato strinse i pugni: come aveva fatto a essere così stupida?
Lei aveva notato la stranezza del comportamento di Shinji dopo la morte di Asuka.
Come aveva fatto a non capire che Shinji stava solo trattenendo la sua rabbia in attesa di trovare un bersaglio su cui sfogarla?
Il ragazzo doveva aver intuito, come lei, che qualcosa non quadrava, o forse si era accorto dei suoi dubbi.
L’aveva spiata, al momento opportuno aveva agito, e lei non si era accorta di nulla.
Nulla!
Il suo cellulare squillò, Misato rispose di malavoglia.
Ma la notizia che le riferì Hyuga riuscì a meravigliarla.
“Come? Così presto?!”

Shinji se ne stava rannicchiato nella sua cella.
Misato era andata a trovarlo, ma non gli importava.
Così come non gli importava cosa fosse successo nel periodo in cui era svenuto e si era poi risvegliato in quella cella.
Non gli importava più di nulla.
La porta si aprì e una luce accecante entrò insieme con una persona.
“Shinji Ikari!”, esclamò la dura voce di un uomo. “Il nuovo comandante ha ordinato di liberarti”.
“Non m’importa”, rispose Shinji restando immobile.
L’uomo fece un cenno a qualcuno e due agenti della sicurezza entrarono, lo sollevarono di peso per le braccia e lo condussero fuori.
Come un sacco lo portarono fino ad uno degli ingressi del Geo-Front: “Il maggiore Katsuragi verrà a prenderti tra poco”, gli dissero i tre uomini della Nerv, che gli restituirono il tesserino d’accesso e se ne andarono.
Esattamente quello che voleva lui, essere lasciato solo, e poiché Misato stava arrivando, avrebbe fatto bene ad andarsene da lì.
Avanzò verso la porta chiusa e infilò il tesserino, ma la lastra metallica non si aprì.
“Dannazione! Perché?”, esclamò infastidito facendo passare più volte la tessera nella fessura.
“Perché la stai tenendo al contrario”.
Shinji sobbalzò: dietro di lui era apparso un ragazzo dai capelli grigi e con gli occhi rossi, che indossava la divisa della sua scuola media.
Sull’espressione del misterioso ragazzo era disegnato un sorriso che esprimeva dolcezza e decisione.
“Chi sei tu?”, domandò sospettoso Shinji.
L’altro, con assoluta naturalezza, gli prese il tesserino e lo infilò nella fessura facendo aprire la porta.
“Sono Kaworu Nagisa, per servirti”.

Misato giunse davanti all’ingresso del Geo-Front, trovandolo deserto.
Dov’era finito Shinji?
Fece per chiamarlo al cellulare quando scorse un’ombra dietro di lei.
“Rei?!”
La ragazza era apparsa come dal nulla e fissava con occhi freddi Misato.
“Se cerca Shinji, è andato via con un ragazzo che non conosco”.
“Un ragazzo?”
 Misato frugò nelle tasche e tirò fuori una foto, facendogliela vedere.
“Sì, è lui”, confermò Ayanami.
Dunque Shinji era andato via con Kaworu Nagisa, il Sixth Children, appena giunto per sostituire Asuka e mandato non dall’Istituto Marduk, ma direttamente dalla commissione.
Così le aveva detto Fuyutsuki, appena diventato il nuovo comandante della Nerv, quando Misato aveva chiesto di incontrarlo per saperne di più su quell’arrivo troppo tempestivo. Era stato sempre il nuovo comandante a darle la foto.
Tuttavia sapere con chi stava Shinji non la calmava per nulla.
“Maggiore Katsuragi, è vero che il comandante Ikari ha organizzato la morte del Second Children?”
Misato rimase di sasso.
“Rei… come…”.
“Mi risponda!”, insisté Rei con voce sorprendentemente autoritaria.
Colta di sorpresa, la donna bofonchiò un sì.
Rei le diede le spalle e corse via.
“Insomma, cosa sta succedendo qui?”, domandò a se stessa il maggiore.

Shinji camminava lungo un marciapiede e Kaworu lo seguiva.
Erano appena giunti fuori dal Geo-Front e ora si trovavano su una stradina periferica, fiancheggiata da un bosco e da un laghetto.
“E’ proprio bello il panorama qui”, disse Kaworu osservando quello specchio d’acqua. “Boschi e laghi se ne trovano tantissimi sulla superficie di questo pianeta. Eppure, pur essendo in sostanza la stessa cosa, sono tutti diversissimi tra di loro, e lo stesso vale per le montagne, le valli, tutto ciò che esiste in natura. E’ veramente magnifico”.
Shinji non rispose nulla.
“Probabilmente tu e quelli come te non sempre riuscite ad apprezzare appieno tale bellezza, perché l’avete sempre davanti agli occhi. Ma è un vero peccato. Solo perché si conosce già, non ci si dovrebbe dimenticare del valore di ogni singola cosa”.
Shinji rimase sempre muto.
“Anche perché se succede con una cosa sola, poi c’è il rischio che questa cecità si estenda a tutto il resto”.
Sempre nessuna risposta.
Kaworu non sembrò prendersela, anzi, con espressione divertita si strinse tra le spalle.
“Sai”, continuò imperterrito, “io so bene chi sei. Ti ho osservato per molto tempo. Tu sei il famoso Shinji Ikari, il Third Children, pilota dell’Eva-01. Sappi che ti ritengo una persona davvero ammirevole. Sei riuscito ad andare avanti nonostante tante terribili tragedie”.
Shinji cominciò a sentire il suo stomaco che si chiudeva, ed ebbe anche una sensazione di déjà vu.
“Ma almeno il signor Kaji mi conosce ed è una brava persona. Mentre questo chi diavolo è?!”
Kaworu sembrò volerlo incalzare: “Non solo per tutte le battaglie che hai vinto sull’Eva. Ma anche per il tuo passato: la morte di tua madre, il rapporto con tuo padre, la vicenda di Kirishima Mana. Senza contare quello che è successo ad Asuka…”
“Stai a sentire tu!” gridò Shinji voltandosi di scatto.
Si sentiva il sangue ribollire: perché quello sconosciuto gli stava addosso? E come faceva a sapere del suo passato, anche recente?
Kaworu era però sparito.
“Uh? Dov’è?”
“Proprio qui”, rispose Kaworu dietro di lui.
Shinji sobbalzò e nella fretta di girarsi perse l’equilibrio, Kaworu lo prese saldamente per un braccio e lo fece restare in piedi.
“Scusa, non volevo spaventarti, e solo che voi Lilin, quando siete preda di forti sentimenti, avete bisogno di qualcosa di particolare per concentrarvi su altro. Penso di averti abbastanza impressionato, anche inquietato, giusto? Quindi ora puoi ascoltarmi”.
Shinji non sapeva cosa dire o fare: da un lato c’era la forte tentazione di mandare al diavolo quel tizio.
Però in effetti una parte di lui era incuriosita e pure impensierita da quello che aveva appena visto: era sicuro che Nagisa non si fosse semplicemente spostato a grande velocità, ma che fosse letteralmente svanito per poi riapparire alle sue spalle.
“Andiamo in riva al lago”, propose Kaworu, e con un agile balzo scavalcò il guardrail ed entrò nel bosco.
“Dannazione!”, esclamò Shinji andandogli dietro dopo qualche momento di esitazione.
Ci misero poco a raggiungere il lago, e Kaworu inspirò profondamente quell’aria.
“Che bello, confermo quello che ho detto. La natura di questo pianeta è davvero splendida”.
“E allora? Cosa vuoi da me?”, domandò Shinji.
“Oh no. Non si tratta di quello che voglio io. Ma di quello che vuoi tu”.
“Io?”
“Sì. Vorrei sapere dove stavi andando prima. A casa tua?”.
“…no…”
“E dove allora?”
“Senti, ma si può sapere perché sto parlando con te?! Non ti conosco! Sei un tipo strano, e proprio per questo dovrei starti lontano!”, esclamò Shinji.
“Te l’ho detto. Io ti conosco. Ora tu conosci te stesso, chiarisci che cosa vuoi”.
“E che cosa dovrei volere?”
“Questo lo sai solo tu”.
Shinji, sentendosi preso in giro, si fece avanti e lo agguantò con entrambe le mani per il bavero della camicia.
“Smettila di giocare con me! Devi smetterla!”
“Altrimenti che fai?”, replicò Kaworu ancora sorridendo. “Mi uccidi come hai cercato di fare con Kirishima e con tuo padre?”
Shinji lasciò la presa come se avesse preso la scossa.
“Insomma, tu chi sei?”
“Quello che sa tutto di te”.
“Basta!”, tuonò Shinji. “Basta prendermi in giro! In questo strafottuto mondo non c’è nessuno che parli chiaramente! Giocate tutti a fare i misteriosi! Vi odio tutti! TUTTI!”
Kaworu non si lasciò impressionare ma si fece serio. “E perché ci odi?”
“Ma come perché?! Tu che dici di sapere tutto, proprio tu me lo chiedi? Cosa… Cosa mi ha dato il mondo? Da quando ho ricordi chiari, mi ha dato solo sofferenza! Mia madre è morta, quell’aborto che dovrei considerare mio padre mi ha abbandonato e sono stato affidato ad un tutore che si limitava a darmi da mangiare e a mandarmi a scuola. Poi quella bestia di genitore mi ha chiamato per farmi salire su un coso gigantesco e combattere un mostro! E quante volte si è ripetuta questa storia! Quante volte ho rischiato la vita e messo in pericolo gli altri! Tante! Troppe! E quando finalmente, dopo aver rischiato di diventare un assassino e aver scoperto quanto posso essere abietto, trovo l’amore, cosa fa il mondo? Me lo toglie! Me lo fa morire davanti agli occhi! Ed è stato il mio cosiddetto genitore a organizzare tutto! In dieci anni ho sofferto quanto soffre una persona normale in tutta la sua vita!”
Shinji cadde in ginocchio e cominciò a prendere a pugni il terreno.
“Perché… Perchè devo soffrire così tanto?! Cosa ho fatto di male!? Io voglio solo essere felice! Un’esistenza senza dolore è impossibile, lo so, ma perché non posso essere anche felice?! E’ una colpa?!”
“Non lo è”, rispose calmo Kaworu.
“Ma per questo lurido mondo lo è! Ed io lo odio, questo dannato mondo! Lo odio! Che sparisca! Sparisca per sempre!”
Le ultime frasi furono pronunciate con un sibilo quasi inquietante: “Mi ha dato solo sofferenza, lo ripagherò con la stessa moneta!”
Shinji abbassò il capo e si strinse tra le braccia, le nocche delle mani gli sanguinavano.
Kaworu avanzò e si chinò su di lui, gli mise una mano su una spalla e con l’altra gli sollevò la testa, guardandolo negli occhi.
“Ora stai piangendo”.
“Certo che piango”, rispose Shinji con un filo di voce e due sottili lacrime che gli rigavano le guance.
“Hai detto che odi tutti”.
“Sì”.
“E odi anche Misato Katsuragi? Rei Ayanami? Toji Suzuhara? Kensuke Aida? Kirishima Mana?”
Silenzio.
“Se davvero odi tutti, allora dovresti uccidere anche loro”.
Ancora silenzio.
“E perché hai pugnalato tuo padre solo una volta?”
Niente.
“Le tue parole di odio sono sincere, terribilmente sincere. Così come sono eloquenti e sinceri i tuoi silenzi. Qualunque cosa ti dica io ora, non ti servirebbe. Le sole parole non servono a nulla davanti ad un dolore simile. Quindi non ti dirò di non chiudere il tuo cuore. Solo…”
Kaworu prese le mani di Shinji tra le sue. “…promettimi che non ne butterai la chiave. A volte i miracoli accadono”.
Il ragazzo si alzò e si diresse verso il Geo-Front.
“Nagisa”, lo richiamò Shinji. “Tu pensi che io sia un essere patetico e incoerente, vero?”
“Oh no”, replicò l'altro facendo l’occhiolino. “Trovo che tu sia un meraviglioso, complesso e autentico esempio di essere umano”.
Poi guardò l’orologio. “Ops, si sta facendo tardi. Confesso che mi sarebbe piaciuto restare più tempo con te, so che sei molto bravo col violoncello. Io invece me la cavo piuttosto bene col violino. Sarebbe stato magnifico suonare insieme qualcosa di Beethoven.  Questo mondo ha generato stupendi paesaggi, e il genio dei Lilin ha creato qualcosa di altrettanto stupendo, la musica”.
Kaworu concesse a Shinji un ultimo sorriso. “Pazienza, sarà forse per un’altra vita.  Addio, Shinji Ikari”.
Solo quando ormai Kaworu fu fuori dalla sua vista, Shinji si accorse che le ferite alle nocche erano scomparse.

Kozo Fuyutsuki era in piedi davanti all’unità Eva-01, fissata nella propria gabbia.
“E’ strano per me trovarmi qui, davanti a te.  Di solito questi momenti avevano per protagonista Ikari. Mio Dio, ma perché è dovuto succedere tutto questo? La realizzazione dei nostri desideri può richiedere un simile prezzo? Ed io, cosa devo pensare di te? Sei ancora tu? Oppure hai trasceso i livelli dell’umano e adesso ci guardi dall’alto in basso, al punto che qualunque cosa ci accade ti è indifferente? O magari Ikari e io per tutti questi anni ci siamo sbagliati e di te non è rimasto più niente, ma solo l’istinto bestiale proprio degli Evangelion?”.
Nessun tipo di risposta arrivò dal gigante viola.
Fuyutsuki sospirò sconsolato. “Ikari vuole che proseguiamo col piano. Ma è pericoloso, Shinji ha conosciuto prima l’amore, poi la rabbia. E’ come voler nuotare in un fiume vorticoso andando controcorrente. Teoricamente non è impossibile, ma per concretizzarlo… Io non riesco ad avere la fiducia che aveva lui, e ti confesso che le sue ultime azioni mi hanno portato persino a dubitare della sua salute mentale. Inoltre, come può proseguire il piano se la Lancia di Longino è ancora al suo posto?”
“Quello non è un problema”, dichiarò Kaworu Nagisa arrivando all’improvviso, quasi fosse comparso dal nulla.
Fuyutsuki sembrò sorpreso, ma non troppo.
“In fondo sei stato inviato proprio dalla Seele”, gli rispose l’anziano uomo. “Immagino che tu riservi molte sorprese”.
“Oh, più di quante lei immagini”, ammise il ragazzo sfoggiando il suo sorriso impeccabile. “Se vuole farmi delle domande, sono a sua disposizione”.
Kozo lo scrutò, trovando qualcosa di familiare nei suoi lineamenti, finché un lampo sembrò squarciargli la mente.
“Tu… Tu sei un angelo?”
“Domanda molto ovvia. Però… sì, sono un angelo. Il nome che mi assegnarono i progenitori di voi Lilin è Tabris”.
Kaworu fece un profondo inchino, Fuyutsuki mosse impercettibilmente un piede all’indietro e si fece coraggio.
“E a rischio di apparire ancora ovvio, perché sei qui?”
“Il motivo originario era proprio quello che sta pensando lei in questo momento.”
“Però?”
“Però sono giunti dei cambiamenti. I miei padri adottivi non se ne sono accorti. Mi hanno mandato qui dicendo che dovevo svolgere la missione in massimo due giorni. Invece la terminerò in un giorno solo”.
“Ah sì?”
Fuyutsuki iniziò a calcolare quanto tempo poteva impiegare un uomo della sua età a raggiungere il pulsante dell’allarme che stava vicino alla porta dietro di lui, ad una ventina di metri.
“Suoni pure l’allarme, se questo la fa sentire più tranquillo. Tuttavia le ricordò che le armi di voi Lilin non possono nulla contro il mio AT-Field”, spiegò con tono amabile Kaworu.
Fuyutsuki non seppe più cosa fare.
“Non si preoccupi. Le ho detto che sono giunti dei cambiamenti, e questi cambiamenti mi hanno spinto ad una comprensione diversa per tempi e per modi. Il giorno del giudizio arriverà, mio caro Fuyutsuki, e ho capito che non spetta a me giudicare i Lilin. Soprattutto Shinji. Vi basti sapere che per molto tempo vi ho osservato, e allo stesso modo siete stati osservati da qualcuno simile a me e insieme diverso. Diverso anche perché non ha la mia compassione, quindi è molto, molto pericoloso”.
“Di chi parli? Ti riferisci agli Adamiti? Ma ci risulta che…”
Kaworu gli fece cenno di tacere. “Ora vada, professor Fuyutsuki. Qui tra poco ci sarà uno spettacolo poco gradevole per occhi delicati”.
“Senza offesa, ma come comandante della Nerv non posso certo lasciare qui, da solo, il 17° Angelo”, ribatté l’altro.
“Caro Fuyutsuki, lei sa che cos’è questo?”
Kaworu da dietro la schiena tirò fuori un oggetto quadrato.
Alcuni fili penzolanti indicavano che era stato strappato dalla sua sistemazione.
Il giovane lo lanciò a Kozo, che lo prese al volo.
Il comandante della Nerv per qualche secondo lo scrutò, poi impallidì: nella base della Nerv c’erano tante serrature di sicurezza elettroniche, ma quel particolare modello, il migliore, era stato posto in un luogo solo.
“Questa… questa è la serratura della porta d’acceso al Terminal Dogma! Vuoi dire che…”
Kaworu annuì. “Esatto. Quello che ho trovato laggiù, ha confermato ulteriormente le mie conclusioni. E’ stata pure una forte tentazione, sa? Ma come si dice, volere è potere. Inoltre mi sono occupato di togliere la lancia. Perciò il vostro piano può proseguire senza problemi. Ora può andare”.
Fuyutsuki, frastornato, lasciò la gabbia senza mai voltarsi.
Kaworu si mise di fronte allo 01.
“Avanti, cancella il mio essere. Prendi ciò che ti manca, quello che è proprio di noi angeli. Solo allora avrai il potere necessario per aiutare tuo figlio ad affrontare l’ultima battaglia”.
Pochi istanti dopo, dalla gabbia arrivò un suono di lamiere divelte, subito seguito da un altro suono particolare.
Molto simile a quello di un morso dato da una bocca gigantesca.


Il sipario fu calato sul palcoscenico.
Venne poi rialzato due volte per permettere agli attori di ricevere gli applausi del pubblico.
Il principe Lamperouge osservò con grande soddisfazione la sua ospite, che aveva gli occhi arrossati dal pianto.
“Milady, lo spettacolo non è stato di suo gradimento?”
“Devo… devo ammettere che la fiducia che riponevo in alcuni personaggi… è stata molto scossa…”
“Capisco. Mi dispiace che vi sia toccata una simile delusione. Però vi prometto che in futuro simili cose non accadranno più, grazie a me. Lucifer”.
La ragazza arrivò sul palchetto. “Mi ha chiamato, principe?”
“Sì, accompagna fuori la nostra stupenda ospite”.
Lucifer prese per mano la nobildonna e gentilmente la portò via dal palchetto.
Affianco al principe apparve dal nulla Asmodeus.
“Hihihihihi! Allora, fratellone, è andata come avevi previsto?”
“Naturalmente. Il tarlo del dubbio già dilaga e una volta compiuta l’ultima azione, sarà totalmente nostra. Domani mattina quelli della Nerv troveranno Rei Ayanami morta misteriosamente. Ammesso che facciano in tempo. Voi piuttosto, è tutto pronto?”
“Siiiii. Gli Eva sono ormai a nostra disposizione. Devi solo dare il via. Speriamo che Mammon si riprenda presto. Sai, è ancora in lutto”.
“Si riprenderà. Noi siamo superiori a queste cose. Ora, se vuoi scusarmi…”
“Prego, prego”, fece Asmodeus scomparendo.
Il principe si mise in piedi e si rivolse agli spettatori sottostanti, che con un unico movimento si girarono verso di lui.
Lamperouge sapeva che in realtà erano solo illusioni da lui create, così come quel teatro.
Tuttavia soddisfacevano il suo gusto per la teatralità.
“Signori e signore, vi ringrazio per la vostra partecipazione. Voi sarete i testimoni dell’alba di un mondo nuovo. Un mondo dove tutte le bassezze dei cosiddetti uomini non esisteranno più! Un mondo più giusto, più saldo, più forte!
Un mondo che sarà guidato da un sovrano assoluto!”
Il principe allargò le braccia, come se volesse abbracciare quella folla.
“Sarà un mondo che obbedirà solo a me!”
Gli spettatori iniziarono ad applaudire e ad acclamarlo a voce alta, perfettamente all’unisono.
“ALL HAIL LELOUCH! ALL HAIL LELOUCH! ALL HAIL LELOUCH!”

Continua…

  
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