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Autore: CHOU    05/03/2008    7 recensioni
“Oh smettila! Sarà tuo! È costato tanto quindi vedi di farlo sfruttare. Così ho deciso” lo interruppe brusco per poi voltarsi e ritirarsi nelle proprie stanze. “Signore a lei.” I nerboruti uomini che avevano scortato il padre stavano tendendo la corda col quale era legato lo schiavo a Nicias. -. I personaggi sono inseriti in un contesto di una Roma antica immaginaria, per questo troverete alcune discordanze con la Roma che si legge nei documenti storici!-
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Faceva caldo. Terribilmente caldo, tanto da rendere faticoso il solo alzarsi dal letto.

Un ragazzo di appena ventenni fu costretto a svegliarsi dal suo comodo giaciglio dalla voce dura e un po’ roca di uno dei suoi numerosi schiavi. Il giovane patrizio sbattè un po’ le palpebre per poi con un sospiro dirigersi in bagno dove gli schiavi ,addetti alla pulizia della sua persona, lo attendevano. Un ristorante bagno e una abbondante colazione lo svegliarono del tutto. Salutò con un cenno del capo suo padre Mario Tulio Rione per poi dedicarsi alle faccende burocratiche che gli spettavano. La sua famiglia era conosciuta e rispettata in tutta Roma da parecchie generazioni ma Mario Tulio , sfortunatamente, non era come i suoi aristocratici parenti. Era un uomo buono e pacato ma con dei seri problemi mentali che, alle volte ,lo  portavano ad agire in maniera violenta e sconsiderata. Ma suo figlio Nicias non era affatto dispiaciuto di questa situazione, con un padre del genere ,era lui a prendere le più importanti decisioni all’interno della famiglia. Succedeva, però, che il padre qualche volta si impuntava su qualcosa e diventava serio in volto assumendo un aria regale e allora non c’era niente da fare se non piegarsi al potere del pater famiglia.

Nicias era intento a controllare l’entrata dei denari di quell’ultimo mese quando il padre lo chiamò :

“Figlio mio, ormai sei grande ma tu sai che io non ho nessuna intenzioni di farti sposare sino ai venticinque anni. Ma capisco anche le tue esigenze perciò non preoccuparti.” L’anziano patrizio concluse quel bizzarro ed inaspettato discorso facendo un sorrisino furbo.

Il figlio alzò un sopraciglio leggermente confuso dal discorso del padre e assolutamente sicuro che il vecchio non avesse in mente niente di buono per lui. Ma sapeva bene di non avere potere per ribattere.

“Esco figlio mio. Mayus, Raicus venite con me.” ordinò perentorio Mario tulio ai due schiavi che stavano ritti in piedi accanto la porta.

“Ok padre, a dopo”. Il giovane rimase a guardare la porta basito chiedendosi che cosa diavolo aveva in mente quel vecchio pazzo.

Nicias  non era un ragazzo normale, gli dei gli avevano fatto un grande dono, quello della umanità. Un dono non trascurabile se ci riferiamo a un patrizio dell’antica Roma. Grazie a questo dono aveva sempre rifiutato gli schiavi-bambola che gli regalavano i suoi amici col solo scopo di farlo ‘divertire’. Girava la testa infastidito quando i suoi occhi verdi si posavano su degli anonimi schiavi che venivano frustati in piazza mentre ,dentro di lui, cresceva la sgradevole sensazione di consolare il povero oppresso. Ma Nicias non era un santo, più volte si era preso il proprio piacere personale da qualche schiavo di cui non si ricordava più il volto, ma trovava squallida l’idea di possederne uno solo a quello scopo; più volte aveva usato violenza su uno servo, ma non gli aveva mai fatti fustigare o torturare.

In fin dei conti era un patrizio e , dei o no, quella era l’educazione che gli avevano impartito.

Con uno sbuffo il giovane patrizio si concentrò su un calcolo particolarmente astruso cercando di ignorare quel senso di ansia che gli era venuto quando il padre era uscito. Aveva una così brutta sensazione…

Uno scalpitio  di zoccoli attirò la sua attenzione e con un gesto elegante si alzò dalla sedia su cui era stato seduto per tutto il tempo.

“Ah figliolo! Ho una bellissima sorpresa per te, vedrai come mi ringrazierai” esclamò il vecchio padre sfregandosi le mani grassocce compiaciuto. Mentre, un  meno compiaciuto Nicias, alzò il sopraciglio destro aspettando.

Un giovane dal fisico glabro ed esile fece la sua entrata della domus ricoperto solamente da una gonnella di tessuto bianca. Le mani erano legate da delle corde spesse e i lunghi capelli biondi gli ricadevano sul volto dai lineamenti delicati, nascondendogli. Il padre avanzò verso il ragazzo e con un sorriso alzò il volto allo schiavo.

“Visto? Una meraviglia…ha diciott’anni, vergine. Così ,in attesa di una moglie, puoi intrattenerti con questo”

Il giovane patrizio guardò con orrore la creatura fragile che gli si stagliava davanti. Ma cos’era saltato in mente a quel vecchio pazzo?

“Padre la ringrazio ma…”

“Oh smettila! Sarà tuo! È costato tanto quindi vedi di farlo sfruttare. Così ho deciso” lo interruppe brusco per poi voltarsi e ritirarsi nelle proprie stanze.

“Signore a lei.”

I nerboruti uomini che avevano scortato il padre stavano tendendo la corda col quale era legato lo schiavo a Nicias.

“Nh”

Il giovane patrizio prese il suo nuovo servo e fece per andarsene ma i due sconosciuti lo fermarono ancora.

“Signore sta dimenticando il collare…” lo informò il più basso dei due allungandogli una specie di collana in bronzo dalla quale pendeva una medaglietta.

Nicias guardò la medaglietta e con uno sbuffo l’afferrò malamente per poi dirigersi nelle sue stanze con lo schiavo appresso.

Appena ebbe varcato la porta della sua camera lasciò la corda e si stese sul letto chiudendo gli occhi ringraziando il padre per quel ‘graditissimo’ regalo.

 

Perché, perché suo padre doveva sempre avere idee così assurde! Perché diavolo gli aveva comprato uno schiavo sapendo bene della sua avversione per questo genere di cose!

Nicias scosse la testa sconsolato per poi dirigere lo sguardo al ragazzo che se ne stava impettito sulla soglia. Gli occhi azzurro ghiaccio del giovane schiavo lo fissavano duri e selvatici , in netto contrasto con il suo corpicino esile che tremava leggermente.

Diciott’anni aveva detto il padre? Sembrava più piccolo ma forse era solo un impressione dettata dalla sua corporatura.

Nicias osservò per qualche attimo i capelli biondo grano del ragazzo e la sua pelle leggermente ambrata e improvvisamente ebbe pietà per quella creatura che sembrava così fragile , mentre l’impulso di abbracciarlo e di consolarlo si faceva prepotentemente strada nel suo cuore. Dannato dono divino! il giovane patrizio si era domandato centinaia di volte perché gli dei si fossero presi il disturbo di farli un dono del genere…perché a lui?! ma soprattutto perché proprio il dono della  compassione!?. Per fortuna , dopo vent’anni di vita, aveva imparato a controllarsi.

Nicias si passò una mano tra i capelli neri imprecando a labbra strette , con passo svelto si mise davanti allo schivo e allungò una mano verso di lui. il ragazzo sbarrò gli occhi e un lampo di paura gli attraversò mentre con un piccolo balzo si allontanò sottraendosi al contatto col patrizio.

Nicias sospirò pesantemente per poi afferrare malamente il braccio del biondino.

“Sta fermo” gli ringhiò esasperato dalla situazione. Distese nuovamente il braccio per afferrare la targhetta di bronzo che il servo portava al collo.

“Non c’è scritto il tuo nome. Come ti chiami?” gli chiese il moro addolcendo la voce ma senza allentare la presa sul braccio.

Gli occhi di ghiaccio del ragazzo si fecero ancora più duri e lo sguardo che gli lanciò era pieno di disprezzo.

“Per quanto mi riguarda potrei anche chiamarti ‘schiavo’, ma non credo che ti farebbe piacere”

Dopo che il biondo rimase in un ostinato silenzio Nicias , seccato più che mai, decise:

“Va bene, fa come vuoi. D’ora in poi sarai chiamato Ajakan”

Il moro prese la corda e si diresse velocemente nel triclinium*  tirandosi dietro lo schiavo.

Il vecchio padre era sdraiato su un letto tricliniare** e si stava gustando quella che sembrava carne arrostita.

“Oh Nicias vieni pure a mangiare. Allora che ne dici dello schiavo?”chiese felice l’anziano padre lanciando un’occhiata d’apprezzamento al giovane legato.

“Molto bello grazie padre.” Rispose lapidario il figlio. Strattonò Ajakan per la corda dopo di che si mise anche lui a mangiare

Il biondino si guardava attorno spaesato facendo correre gli occhi su ogni oggetto della stanza senza mai però guardare i due patrizi.

.

“Allora, schiavo, ti stai divertendo?” domandò pungente il pater famiglia e nel frattempo posò la mano sinistra un po’ più sotto al sedere. Il giovane servo levò con violenza la mano del patrizio per poi sibilare:
“Non mi tocchi mai più!”

Nicias fissò il suo ‘regalo’ scuotendo la testa chiedendosi se fosse possibile essere così scemi.

“Ma come osi lurido schiavo?! Ora ti faccio vedere io!” urlò furioso il vecchio prendendo per un braccio il biondo e tirandoselo dietro. Ajakan cercò di scappare ma la corda che gli stringeva i polsi gli limitava i movimenti. Mario tulio chiamò in aiuto altri due servitori e, prima di uscire dalla stanza ammonì il figlio:
“Nicias dovresti educare un po’ meglio questo pezzente!”

Il moro distolse lo sguardo dal viso rosso del padre disgustato dal suo comportamento e dal modo in cui continuava a ripetere la parola ‘schiavo’.

Guardò il viso spaventato di Ajakan mentre veniva portato via senza che lui potesse fare qualcosa. Chiuse gli occhi come per dimenticare la scena…ma gli occhi pieni di terrore del ragazzo lo tormentavano incessantemente…con un ringhio si alzò dal baldacchino e si diresse nel suo cubiculum***. Infondo mica era colpa sua se quel piccolo idiota aveva la lingua lunga …quel stupido nodo alla bocca dello stomaco era ingiustificato! Perché doveva sentirsi così colpevole?!

Maledetti, maledettissimi dei!!

 

 

 

*sala dei banchetti

** letti dove i patrizi mangiavano

***camera

 

Ciaooo! Dopo tanto tempo sono tornata con una long fic!! questo primo capitolo è breve e serve come introduzione alla storia, già dal prossimo capitolo la situazione si farà più interessante^^^ non preoccupatevi!

Mi farebbe piacere ricevere delle recensioni** quindi…recensite^^

Bacio vegi^O^

  
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