Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: kymyit    31/08/2013    5 recensioni
A Fort Alamos, Killer e Penguin stanno occupandosi di fare rifornimenti.
Una minaccia però incombe su di loro.-Su, bravo, getta l’arma e alza le mani.- gli disse l’uomo, sempre col suo cazzo di stuzzicadenti stretto fra le labbra. Caricò nuovamente la pistola e gliela premette alla gola, spingendolo contro il muro.
-Non farmi sprecare ancora proiettili.-
Penguin alzò piano le mani, senza ancora lasciare l’arma. Respirò piano.
-Ti ho colpito.- disse sorridendo.
Rutherford si accorse solo in quel momento di un taglio di striscio sul dorso della mano.
-Però… complimenti. Hai vinto qualcosa?-
-Non saprei, cosa offre la casa?-
-Dipende, puoi permetterti una sedia a rotelle?- propose quello, sollevando il cane dell’arma. Penguin aprì le dita della mano, in un tacito segnale.
-Te lo ripeto, amico.- disse serio -Il capitano non verrà a salvarmi.-
-Questo lo vedremo. Forza, moccioso, lascia cadere l’arma.-
Penguin obbedì.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eustass Kidd, Killer, Penguin, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Avvertimento: violenza, schifida violenza, ho cercato di contenermi, ma potrebbe comunque fare schifo a qualcuno, per il resto, godetevi quest'ultimo capitolo ^_-







-Allora, ragazzo, il terrore ti ha fatto impazzire all’improvviso?-
Rutherford si ficcò in bocca l’ennesimo stuzzicadenti, agitandolo freneticamente con la lingua per controllare i nervi che quel pirata incosciente gli aveva fatto perdere.
Raramente l’uomo si trovava a perdere la pazienza e stimare al tempo stesso qualcuno. Normalmente le sue vittime si pisciavano addosso e lo supplicavano in ginocchio ma quel ragazzo, quel Penguin aveva addirittura insistito per vedersela con lui di persona. Possedeva coraggio da vendere e incoscienza a palate, il tutto condito dal desiderio di vendetta per la morte del suo amante.
Ora, lui in genere non vedeva di buon occhio le checche: erano schifosamente emotive… ma quello lì era particolarmente irritante. I suoi occhi lo squadravano come se volesse assassinarlo, ma al tempo stesso era capace di rendere quel suo sguardo imperscrutabile, semplicemente terrificante.
Penguin lo fissava ancora, lo fissava da quando aveva riattaccato e rideva.
Anche mentre gli rifilava qualche calcio o gli rammentava quale fosse la sua situazione, lui non smetteva di fissarlo, come potesse penetrare in lui con quei suoi occhi scuri e perforanti.
Turbato, Rutherford ruppe il contatto visivo.
Era rimasto semplicemente allibito: Trafalgar Law aveva riattaccato!
Così, su due piedi, aveva abbandonato uno dei membri cardine della sua ciurma. E quello non ne sembrava preoccupato, anzi, se la rideva eccome. Improvvisamente tutto il terrore che lui rappresentava sembrava essere diventato una grandiosa barzelletta.
-Allora?!- domandò il cacciatore di taglie, imprimendo troppo astio nel tono di voce.
Penguin scosse le spalle, soffocando a stento un accesso di risa.
-Te l’avevo detto che non sarebbe venuto.-
-Già, sembrerebbe.- disse, lentamente, Hellhound, scandendo le parole e scrutandolo con estrema attenzione, quasi lo temesse. Si chinò su di lui e continuò studiarlo come se potesse vivisezionarlo con lo sguardo. Penguin resse quel confronto silenzioso, ma ne rimase turbato a sua volta.
Gli occhi di Rutherford erano neri come la pece, come i suoi, ma a differenza di essi, non mostravano alcuna espressione in quel momento, né poteva scorgervi alcun riflesso che desse loro vita.
-Perciò adesso potrei ucciderti.- disse -A quanto pare non mi servi più.-
Il pirata deglutì.
-Oppure potrei costringere il tuo capitano a venire, se non per salvarti,- gli fece scorrere lentamente la pistola lungo il corpo e si fermò all’altezza dello stomaco -almeno per porre fine alle tue sofferenze.-
Penguin si tirò su a sedere ben dritto, con notevole sforzo e non smise di fissare l’altro negli occhi.
-Lascia che ti dica due cose sul mio capitano, allora.- s’inumidì le labbra con la lingua, e le storse appena per il sapore metallico del sangue colato dal naso. Aveva dolori dappertutto e l’adrenalina se n’era andata a farsi benedire, lasciandolo fiacco come uno straccio.
-Lui non verrà, perché non si spreca se non c’è bisogno.- disse sogghignando e alzò le spalle scuotendo la testa -Lui si fida di me.-
-Allora mi dispiace che abbia sbagliato i calcoli.- disse il cacciatore di taglie iniziando a premere, lentamente, il grilletto.
-Ma certo, spara pure.- continuò Penguin -Dammi pure il colpo di grazia, tre colpi, come hai fatto con Kirachan. Ma mi raccomando, caricali bene, sono un tipo ambizioso anche io.-
Rutherford rimase interdetto.
-E a quanto pare, anche più di te.- continuò il moro, parlando a raffica -Stavolta hai sbagliato i calcoli, zietto.-
A giudicare dalla reazione dell’altro, Penguin ritenne di averci preso eccome. Mai come in quel momento le cose gli erano state più chiare. Non erano solo congetture, poteva sentire esattamente come stavano le cose e non riusciva proprio a reprimere un ghigno sardonico di fronte a quello che sarebbe stato il suo assassino.
Aveva scoperto il segreto di Rutherford detto l’Hellhound, il cane infernale. Il cacciatore di taglie sputato dagli inferi che seguiva i dannati finché non li trascinava nelle viscere della terra, dov’era pianto e stridore di denti.
Che sarebbe finito all’inferno Penguin lo sapeva, ma preferiva entrarci da solo, non scortato dallo zerbino del diavolo.
-Ehi, zietto.- tentò un ultimo strattone alle corde che lo imprigionavano, inutilmente -Ci vediamo di sotto.-
Sogghignò.
Rutherford, irritato all’estremo, fu seriamente sul punto di premere il grilletto, quando percepì un movimento disordinato alle sue spalle. Si voltò rapidamente e sparò un colpo silenzioso. Il proiettile s’incastrò nel muro di fronte.
L’uomo si guardò a destra, a sinistra, poi alzò il capo e allora lo vide e i suoi occhi, per la prima volta, si spalancarono per il terrore.


-Tu?!- esclamò Rutherford alla vista di un fantasma più spaventoso di un diavolo sputato dall’inferno.
Killer il Massacratore, dai capelli dorati zuppi di sangue scarlatto, precipitava su di lui, silenzioso e letale. Un angelo della morte disceso allo scoccare dell’ora designata con le sue ali metalliche, falci fatali.
Quando il silenzio fu rotto dal loro acuto stridio, per il cacciatore di taglie era già la fine. Killer calò le sue lame mortali con forza, quasi spezzando le braccia del nemico che parò il colpo, ma contenne a stento la sua potenza.
Il pirata scattò all’indietro, solo per rigettarsi verso l’avversario con più accanimento di prima. Hellhound sparò innumerevoli volte. I proietti sfrecciarono silenti dalle armi che stringeva fra le mani e dal suo mantello e sempre fece centro, ma i proiettili scalfivano appena la pelle nera e indurita, lucente come metallo, dell’uomo dedito al massacro. Il cacciatore di taglie indietreggiò, d’un tratto, intimorito dalla rabbia con cui quello lo incalzava, indomabile. Le urla rabbiose di Killer erano terrificanti.
Penguin trattenne il fiato di fronte a quello scontro.
Quasi non ci credeva e non sapeva fino a che punto gioire di quello sviluppo della vicenda. Da un lato l’uomo che amava grondava di sangue, nonostante gran parte del suo corpo fosse nero e irrobustito dalla Tonalità dell’Armatura, i proiettili di Rutherford l’avevano colpito.
E quest’ultimo, pur perdendo il suo innaturale sprezzo per il nemico, riusciva a tenere testa quella furia. Probabilmente, considerate le condizioni disastrose di quegli, avrebbe potuto persino avere nuovamente la meglio su di lui.
Killer tentò nuovamente di colpirlo con le sue lame rotanti, ma ancora una volta l’uomo resse all’assalto. I loro muscoli si contrassero spasmodicamente, poteva vederle, Penguin, le vene pulsare selvaggiamente sui bicipiti del compagno e il sudore grondare copiosamente dalla fronte del cacciatore di taglie. Il suo sguardo tagliente era turbato, alla ricerca di una soluzione. E sarebbe stata solo una questione di tempo, il medico non poteva permetterlo.
Quando Rutherford aprì il mantello, quando fu per sparare nuovamente i suoi colpi misteriosi, Penguin si gettò contro le sue gambe, con tutto il peso del proprio corpo spossato. Anche lui usò l’Armatura e con quelle sue ultime forze, con quel suo gesto dettato dall’istinto e dalla disperazione, gli fece perdere l’equilibrio.
Rutherford spalancò gli occhi ancora di più, colto alla sprovvista, ma reagì.
Sparò.
Sparò.
Sparò.
La terzina di grazia colpì il pirata biondo in piena fronte.

Ma il volto di Killer era mutato.
I suoi denti sporchi di sangue risaltavano sulla pelle completamente nera del volto e si strinsero quasi scricchiolando per lo sforzo. Le lame del Massacratore, le sue falci di morte straziante affondarono nel corpo dell’uomo.
Penguin riuscì a sottrarsi alla sua furia rotolando oltre le gambe del compagno, e lo fissò attonito e timoroso al tempo stesso.
Il Massacro era iniziato.
Non aveva mai osservato Killer in certi frangenti. Non amava particolarmente vedere le persone sbudellarsi, ma in quel momento non riusciva a staccare gli occhi da lui.
In quel momento capì cosa lo attraeva di lui: Killer era bellissimo proprio perché terrificante. Era una bestia tenuta in gabbia, costretta da se stessa alla razionalità, che sfogava i suoi istinti più infimi nel combattimento. I riverberi rossastri del tramonto rendevano la scena irreale riflettendosi sulle lame, sul sangue, sui capelli biondi scomposti da quella sorta di danza votiva agli dei della carneficina.
Rutherford urlava e urlava e urlava. Tentò di reagire sparando dal suo mantello, ma Killer lo falciò di netto, spruzzando sangue ovunque. Solo allora Penguin scoprì il trucco dietro il mantello. Era così ovvio.
C’erano decine e decine di armi da fuoco collegate a un dispositivo: il cacciatore di taglie poteva far sparare quella che voleva quando voleva.
Ma al medico non importava già più.
Le armi erano ormai ridotte a meri rottami e Rutherford… aveva smesso di sentirlo, non udiva null’altro che Killer. E non sapeva se aver paura di lui, perché era bellissimo, eppure così terrificante.
Il sangue dell’Hellhound schizzava ovunque, addosso a lui, sul terreno, sulle mura; rivestiva il corpo di Killer come una tuta liquida, una sottile guaina di morte.
Un fendente solcò l’aria, un muro fu tranciato di netto e collassò su se stesso.
La testa del cane infernale rotolò per qualche metro sul terreno, alla sua destra, lo stuzzicadenti giaceva abbandonato nella polvere.
Rutherford era proprio morto, pensò Penguin.
Rimase a fissare il suo capo che rotolava al tramonto per qualche secondo, prima che i gemiti furiosi del compagno riattivassero la sua attenzione.
L’Hellhound era stato scagliato all’inferno dal quale proveniva, ma Killer non smetteva di accanirsi su di lui, riducendo a brandelli sanguinolenti ciò che restava del suo cadavere.
-Kirachan… - il moro esitò. Forse non era il caso di attirare su di se il compagno scatenato: Killer aveva perso totalmente il controllo di sé. Che avrebbe fatto così legato se gli si fosse rivoltato contro?
Però doveva fermarlo, non poteva stare fermo a guardarlo mentre si faceva male da solo. Non smetteva di sanguinare e urlava come una bestia ferita, in trappola, disperata.
-Killer!- lo chiamò con decisione. -Kirachan!!- lo chiamò ancora e ancora, ma Killer non sentiva la sua voce, non vedeva nulla. Colpiva, uccideva, cancellava ripetutamente dalla faccia della terra chi aveva osato sparare contro Penguin. E quest’ultimo poteva leggere nel suo cuore solo urla strazianti, come di un bambino sperduto in preda alla disperazione.
-Sono qui.- gli disse, sporgendosi verso di lui -Kirachan, vieni qui... -
Il Massacratore si fermò di scatto e cercò l’altro, sperduto, con gli occhi dilatati rivoltati nelle orbite.
-Kirachan… - la sentì, finalmente, quella flebile supplica. I suoi occhi sbarrati e completamente bianchi si restrinsero, lentamente, fino a socchiudersi. Le pupille tornarono al loro posto.
Finalmente lo vide e quella visione lo placò.
Barcollò verso di lui, velocemente, e con movimenti frenetici e sconnessi lo liberò dalle corde.
-Kirachan… - Penguin gli prese il viso fra le mani tremanti. -Oh… Dio… Oh, Dio, sei vivo davvero… - balbettò non riuscendo a trattenere più le lacrime e lo strinse forte a se. Killer ricambiò l’abbraccio, in silenzio.
Rimasero stretti per molti minuti, finché Penguin non sentì allentare la presa delle braccia forti del compagno sul suo corpo.
-Killer… - impallidì e lo scosse un poco -Ehi.-
L’altro si accasciò su di lui.
Il sangue non aveva smesso di defluire neppure per un istante e il Massacratore era ormai una maschera cerea sporca di rosso e terriccio.





°




Quando Law entrò nella sua stanza, Penguin lo seguì con lo sguardo.
-Come sta?- domandò senza celare la propria apprensione.
-Si sveglierà fra qualche ora.- rispose Law, porgendogli delle pastiglie -Ti aiuteranno a riposare. -
-Non posso mettermi a dormire, capitano.- protestò lui, tentando di alzarsi dal letto, ma le gambe lo tradirono cedendo sotto il suo peso. Ricadde a sedere sul materasso ed emise un verso sconsolato.
-Devi provarci, hai subito un forte shock emotivo, poi col risveglio dell’Osservazione hai bisogno di meno stress possibile.-
-Sì, ma… -
Law rimase a guardarlo. Lo faceva sempre quando voleva che prendesse le medicine ed era davvero inquietante perché era capace di seguirti anche in bagno finché non cedevi e t’imbottivi di farmaci disgustosi.
Che purtroppo erano per il tuo bene.
Penguin cedette.
-Però… tutto bene davvero?-
-Sì. Anche se è stato un azzardo operarlo in quelle condizioni.-
-Già. Chissà che mi è preso.-
Il Chirurgo della Morte gli versò un bicchiere d’acqua e glielo porse insieme alle pastiglie.
-Volevi salvargli la vita.- rispose -Ora dovrai assumerti la responsabilità delle tue azioni.-
Penguin lo fissò sottecchi.
-Già. Ma non so quanto ci vorrà prima che si rimetta del tutto.-
-One Piece non scappa.-
Penguin sorrise, Law usava spesso quella frase quando si trattava di rallentare la corsa verso il grande Tesoro. Lui era convinto che si sbagliasse, prima o poi qualcuno l’avrebbe trovato prima di loro lo One Piece, ma non glielo disse mai. Il capitano sapeva essere molto convincente, era difficile non lasciarsi trascinare dal suo entusiasmo.
-E il caro Eustass?-
-Non ha fatto molte storie, credo fosse preoccupato per te.-
Penguin trasalì.
-Per me? Sicuro che non fosse troppo sbronzo? Mi pareva barcollasse prima.-
Law si concesse una risata.
-Questo resti fra noi.-
-Ovviamente.-
-Ad ogni modo, non è stato molto corretto da parte tua venire. - protestò ancora il medico ostentando un pizzico d’orgoglio.
-Ah, sì? Tu hai detto al Capitano di non venire, non a me.-
Penguin annuì sorridendo appena.
-Già, se vogliamo puntualizzare.-
Il medico, alla fine, prese le sue medicine come un bravo bambino e si stese sul letto.
-Quando si sveglierà, mandami a chiamare, per favore.-
-Aha.- Law fece per uscire dalla stanza quando il compagno lo chiamò.
-Capitano… - non riuscì a trattenersi, cercò di cacciare via le lacrime ma non vi riuscì -Grazie… grazie per averlo salvato… e per essere venuto... -
Il Chirurgo della Morte rimase a fissarlo per qualche secondo, sorridendo dolcemente.
-Sono fiero di te.- disse prima di lasciarlo al suo riposo.
Quando lui e Kidd erano arrivati sul posto, erano rimasti basiti da ciò che avevano trovato.
Erano appena a metà strada quando avevano percepito un’aura spaventosa, come di una bestia furiosa, un mostro terrificante e scatenato che li atterrì.
E quando poi avevano visto il corpo massiccio del Massacratore accasciato su quello di Penguin, coperto di sangue, quando misero a fuoco l’intera scena e inquadrarono il corpo del cane infernale e la sua testa abbandonata come spazzatura, quando avevano visto tutti quei brandelli di carne sparsi per la strada, compresero esattamente cos’era successo.

Un tempo a Law non sarebbe importato nulla di Killer. Sarebbe stato un normale paziente sul suo tavolo operatorio, ma quell’operazione era stata davvero difficile da eseguire.
Il Massacratore aveva ben quattro proiettili conficcati nel cranio, incastrati nella scatola cranica, altri tre avevano danneggiato le ossa, ma non le avevano spaccate. Nessuno di questi aveva intaccato il cervello, perché l’Armatura li aveva ostacolati. In compenso non era una ferita da sottovalutare e il suo intero corpo era stato devastato dai proiettili. Aveva lividi, ferite più o meno profonde e qualche osso rotto. Una delle costole spezzate di pochi millimetri non gli aveva trafitto il cuore.
Killer era forte, aveva spinto il suo corpo ad uno sforzo estremo ed era poi collassato fra le braccia del compagno. Quando poi il suo cuore aveva ceduto sotto i ferri per lo stress accumulato, Law aveva davvero sudato freddo: Penguin aveva voluto assistere.
Anzi, lui voleva assolutamente operare Killer, ma il chirurgo glielo aveva categoricamente impedito.
Già era un’operazione che comportava rischi troppo elevati, eppure quello non aveva voluto sentirne.
-Sei troppo agitato, troppo coinvolto. Potresti commettere un errore madornale che gli costerà davvero la vita.-
-Allora fallo, tu, capitano!-
Solo quando il chirurgo accettò di farsi carico di quel fardello il medico desistette, ma pretese di restare a guardare, ad assistere fino alla fine. Aveva trattenuto il fiato, si era divorato le unghie delle mani e aveva pregato.
Esatto.
Penguin ogni tanto pregava, ma solo quando doveva affrontare momenti così terribili da desiderare che qualcuno di ultraterreno intervenisse per aiutarlo.
E in quel momento sentì che nonostante Law fosse il Chirurgo della Morte, un essere capacissimo, intelligentissimo, abilissimo, quasi un mostro della medicina, come l’esperienza gli aveva insegnato, il suo capitano era anche umano. E avrebbe potuto fallire.
Perciò aveva giunto le mani, stringendole fino a far sbiancare le nocche, mentre lo squillo acuto dell’elettrocardiografo si spegneva.
Qualcuno dall’alto parve ascoltarlo: il suono ritmato riprese pochi secondi dopo, regolare.


Quando Killer si svegliò, si rese conto di non riuscire a muoversi bene e s’agitò.
La mano ferma di Penguin si strinse intorno alla sua.
-Tranquillo, è solo l’effetto dei farmaci.- gli disse.
Il biondo si calmò all’istante quando lo vide e si rilassò sul materasso. Rimase a fissarlo in silenzio, con le parole imprigionate sulla punta della lingua.
-Non stai mentendo?- osò domandare.
-E’ una condizione momentanea.- sorrise Penguin -Tornerai come nuovo, ricercato super sexy.-
Il Massacratore si concesse uno sbuffo divertito, poi si guardò intorno, spaesato.
-Che cos’è successo? Dov’è Rutherford?-
Il medico parve incupirsi, per cui il Massacratore ebbe un brutto presentimento.
-Non saremo in una nave della Marina?!- s’agitò nuovamente.
-No.- lo tranquillizzò subito il moro, spingendolo delicatamente contro il materasso. -Non ricordi nulla?-
Il Massacratore ci pensò su qualche secondo, poi scosse il capo.
-Pazienza, non è un bel ricordo.- concesse l’altro, girandosi i pollici. Al che il biondo inarcò un sopraciglio.
-Pen, che cos’è successo?-
-Non mi storcerai una confessione con quegli occhietti da gattino, Kirachan.- si oppose ruotando lo sgabello girevole e dandogli le spalle col labbro inferiore sporto comicamente.
-Vuol dire che chiederò a Trafalgar.-
Penguin gli lanciò un’occhiata in tralice e sporse maggiormente il labbro.
-Sei venuto a salvarmi.- disse dopo una pausa. -Anche se eri incosciente.-
Killer sbuffò nuovamente.
-Questo l’avevo capito. Ho di guardia delle comari.- disse.
Quando si era svegliato, aveva sentito qualcuno parlare fuori dalla porta, però non era riuscito a capire chi fosse, a causa delle ferite e dello stordimento da anestesia.
-E hai sentito di come ti ho portato in braccio fino al sottomarino?-
-Hai fatto due passi, poi è dovuto intervenire Kidd.-
-Che cazzo di pettegoli!- protestò stizzito il moro e Killer scoppiò a ridere, anche se il dolore al petto, martoriato dai proiettili di Rutherford, lo fece smettere immediatamente.
-Ti porterò degli antidolorifici.- disse premurosamente il medico.
-E prima? Prima che è successo?-
-Quello che succede sempre quando si fa incazzare il Massacratore. L’hai ucciso.- disse serio rigirandosi fra le mani un tubo di metallo. Era il silenziatore di una delle armi del cacciatore di taglie. Un oggetto particolarmente utile per gettarlo via, come il resto delle armi rimaste integre.
-Solo?- indagò il biondo. Odiava dover estorcere le parole a Penguin con le pinze. Dire che in quel momento preferiva esserci lui sotto torchio era assurdo, ma, davvero, era spiacevole vedere l’altro, di solito così allegro e chiacchierone, sputare quattro parole in croce a malapena.
-Come l’ho ucciso?- domandò e il suo tono non ammetteva evasioni.
Penguin si morse il labbro.
-L’hai fatto a pezzi.- sputò d’un fiato -Macellato. I brandelli di carne hanno inceppato le lame, sono da buttare. Ciò che resta di quel tipo è in obitorio, giù. Se vuoi prenderti la gloria.-
-Se vogliamo.- ribatté quello -Se vuoi, anzi, io non mi ricordo neppure che è successo.-
Penguin scosse le spalle.
-Non m’importa molto la gloria, ma facciamo pure metà e metà. Credi che terranno conto di questo quando mi alzeranno la taglia? Ovviamente vorrei anche una foto migliore, tipo con questa posa.- esclamò sottolineando il mento con indice e pollice, senza smettere di sfoggiare quel suo maledetto sorriso da schiaffi.
-Credo che se andassimo a domandare di persona forse sì.- Killer fece una smorfia divertita.
-Se mi accompagni tu, forse riesco anche a diventare una nuova leva.-
Parlottarono ancora qualche minuto di cose futili, poi il Massacratore non riuscì più a evitare di tornare sul discorso.
-Hai avuto paura?-
-Tanta.- ammise Penguin. -Quello era davvero un osso duro.-
-Di me.- puntualizzò -Dicono che fossi in pessime condizioni.-
-Impresentabile. Non chiedere la mia mano conciato così, perché Law è molto selettivo coi miei pretendenti.-
-Penguin… - lo redarguì il Massacratore, al che il moro si arrese e si grattò la testa.
-Sì. Fa una certa impressione vederti così… scatenato... - fu il suo momento di ammutolire Killer con un gesto della mano -Però io so che tu sei così. Per questo m’interessi.- Si chinò su di lui e gli baciò le labbra delicatamente -Sapevo dall’inizio a cosa andavo incontro. Sei… mi piace il contrasto fra il te calmo e… beh, quello… non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso, nonostante la scena fosse decisamente troppo forte per me ma… tu sei Killer. Tu sei stupendo quando sei te stesso.-
Non trovava le parole giuste per esprimere tutte le sensazioni discordanti che provò in quel momento, però non riusciva a togliersi dalla testa la prepotente visione di Killer completamente rivestito di sangue, immerso nel riverbero del tramonto, mentre i suoi capelli ondeggiavano nell’aria smossa dalle sue falci mortali. Un Killer che sull’orlo della morte l’aveva cercato, inconsciamente, e l’aveva strappato a una lenta agonia. Un Killer che aveva percepito arrivare, dapprima ritenendolo solo una vana speranza, poi una prepotente realtà. Allora aveva capito di aver appreso la Tonalità dell’Osservazione.
In ogni caso, se Killer non fosse accorso in suo aiuto, sarebbe stato impossibile per lui riuscire a sopravvivere e Rutherford avrebbe loro aperto i cancelli di Impel Down o avrebbe steso sotto i loro piedi il tappeto rosso verso il patibolo.
Penguin cercò di comunicare tutto questo al suo uomo raccontandogli ogni cosa, ma l’imbarazzo fra ambo le parti era palpabile. Ad ogni modo ebbero tutto il tempo che vollero.




Due giorni dopo, come previsto, Killer volle tornare sulla sua nave e Penguin lo seguì.
Il Massacratore fu trasportato da un’imbarcazione all’altra in barella tramite una passerella, nonostante le sue proteste, ma il medico, il suo deficientissimo medico personale, non volle saperne di farlo camminare.
-Stai buono, Kirachan, o farò pressioni sul vostro cuoco per levarti la pastina.-
I pirati di Kidd si lasciarono sfuggire delle risatine divertite. Accompagnarono i due nella cabina del Massacratore e deposero quest’ultimo sul suo letto. Quello protestò ancora un po’, ma Penguin fu perentorio: si sarebbe preso cura di lui finché non si sarebbe rimesso totalmente in sesto.
Intanto, sul ponte, Kidd e Law si accordavano sulle ultime cose e si salutavano.
-Grazie ancora per Killer.- disse il Capitano.
-Grazie a lui per Penguin.- rispose il Chirurgo della Morte.
I convenevoli non erano il loro forte, ma in quel momento la loro complicità ebbe la meglio sui modi schietti. E poi non dovevano mica nasconderlo a nessuno. Anche volendolo, la loro relazione ormai era roba pubblica, ci mancavano solo le riviste di gossip.
Fu Kidd ad aprire le danze, afferrando il viso del compagno e baciandolo con foga, cercando la lingua con la sua e Law non poté non accettare l’invito. Un coretto di “ooooh” si levò nell’aria, subito messo a tacere dalle occhiate demoniache dei due.
Quando la nave salpò, Penguin non poté fare a meno di notare quanto l’atmosfera sulla nave di Kidd fosse differente dall’aria che si respirava sul sottomarino. C’erano tizi più violenti, irritabili, maliziosi, stronzi se vogliamo usare le parole forti, e tutti vestivano in modo assurdo o indecoroso. Per di più c’erano quei due stangoni di Heat e Wire che a vederli da vicino lo mettevano in soggezione.
-Ehm… ciao ragazzi… - li salutò uscendo sul ponte e trovandoseli improvvisamente davanti. -Che c’è?- chiese intuendo come non avessero propriamente buone intenzioni nei suoi confronti. I due si guardarono complici, poi lo fissarono.
-Nulla nulla.- disse Wire posandogli una mano enorme sulla spalla.
-Ma se stai su questa nave, pinguino, devi adottare i nostri costumi.- rispose Heat.
-Devo mettere pelliccia e giarrettiera?- domandò preoccupato il medico.
Per tutta risposta i due lo trascinarono sottocoperta e a nulla servì il suo continuo appellarsi al Massacratore. Il maledetto duo pipistrello-bambolone voodoo gli strappò la tuta di dosso e lo rivestì (o meglio, svestì) di tutto punto. Riuscì a salvare solo il proprio capello, ma, come temeva, quegli stronzi gli rifilarono calze a rete e giarrettiera. E un paio di calzoncini aderenti bianchi.
In compenso ebbe la certezza che quella visione fosse molto gradita a Killer.
-Sai, credo che potrei prendere in considerazione l’idea di trasferirmi qui.- annunciò al compagno.
Ovviamente, se fosse stato vero, a Kidd sarebbe venuto un infarto.





FINE





Note:

Signori e signore, siamo giunti al termine di quest'avventura. Spero vi sia piaciuta, perdonate i contenuti abbastanza forti alla fine.
Vediamo, che dire, infine, su Ruth: pur avendo voluto creare un personaggio quasi sovrumano alla fine ho deciso che fosse semplicemente umano. Intelligentissimo, sì, perché sa sfruttare le angolazioni dei colpi, possiede strani aggeggi, è ben allenato, conosce le sue vittime. E’ uno che sa il fatto suo.
Ma è umano.
Com’è umano Killer… beh, a volte su di lui ho dei dubbi, ma sono dettagli.
Ho pensato che mettere contro due umani relativamente normali un fruttato molto potente potesse essere troppo. Non voglio dire che loro siano deboli, c’è sempre l’Haki, come avete visto. Ma la mia prima idea era quella di dargli un Rogia, insomma, non era il caso u.u
In più: lui possiede solo l’Ambizione dell’Armatura. Non quello dell’Osservazione. Perché non gli importa di possederlo. Per lui non dico che è un gioco, ma è quasi una passione viscerale affrontare avversari di un certo calibro e leggere nelle loro menti o cose simili, diminuirebbe il gusto della vittoria. Perciò non si è mai curato di questo lato.
Di contro, ho deciso di farlo sviluppare a Penguin in seguito allo shock, come accade a Koby, perché spinto dal desiderio di rendersi conto se Kirachan fosse davvero morto.
Questa storia è stata un autentico parto, perciò grazie per avere letto fin qui e… beh, se ci sono cose che non vi tornano, dite pure.

Kiss kiss!!




   
 
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