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Autore: BrokenSmileSmoke    31/08/2013    2 recensioni
Yumi Ishiyama è una ragazza molto chiusa in se stessa, con un passato che l'ha traumatizzata, finchè non incontra un ragazzo che tenta di farla tornare a vivere come prima; non ha amici eccetto Aelita, e non vuole averne.
Dal testo:
Essere ammessa in quell'accademia, per lei, non era soddisfacente; era piuttosto un bisogno, ma nessuno poteva capirla. [...]
Lo aveva scelto lei, il trasferimento, e avrebbe dovuto accettare ciò che sarebbe successo da quel momento in poi senza proferir parola.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aelita, Odd, Ulrich, William, Yumi
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Amore è una lotta '
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L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 19

Instant.
La mattina successiva Yumi si svegliò agitata dopo una notte insonne, aveva sbagliato tutto.
Per lo meno non ho fatto sogni che potessero confondermi ulteriormente, pensò.
Si alzò, per poi indossare la divisa e uscire.
Da quella casa doveva svegliarsi un po' prima per andare all'accademia, ma non di molto, tutto sommato era davvero una delle migliori abitazioni che potesse mai scegliere.
Guardò il cielo, il sole trapassava lentamente quell'ostinato strato di nubi.
Continuava a guardare il cielo camminando, così da non rendersi conto della persona che le si trovava di fronte.
«Oh, scusa!» disse tornando con gli occhi bassi «Stavo guardando le nuv-» si bloccò.
Era di nuovo lui, William.
Erano soli, si rese presto conto il ragazzo.
Avrebbero dovuto parlare, ma nessuno dei due aveva il coraggio di farlo.
«Non importa.» disse lui «Comunque..» disse posandole una mano sulla spalla facendola voltare «Stavi andando dalla parte sbagliata.» scherzò.
Non vuol dire nulla, realizzò Yumi limitandosi ad annuire.
Forse evitare l'argomento e fingere che non fosse accaduto nulla era la strada più facile.
«Grazie.» disse tornando a camminare con il ragazzo alle spalle.
«Che ci fai da queste parti? Intendo dire, tu vivi con Ulr-»
«No, mi sono trasferita ieri.»
Il ragazzo iniziò a riflettere, aveva visto uscire Yumi dalla palazzina di fronte casa sua, ma perchè tra tutti i posti del mondo proprio lì, vicino la casa del cattivo, di quel dannato portatore di scompiglio e frustrazione?
Voleva chiederglielo, il perchè si fosse trasferita lì, perchè lui era il primo a cui importava il gesto della sera prima, e forse quel gesto aveva a che fare con sentimenti reali, forse.
La sua mente lo desiderava con tutta se stessa, no, il suo cuore.
Ma infondo lui di cuore non ne aveva mai saputo nulla, potevano essergli perdonati gli errori per il primo Amore.
Ma non così gravi.
Si sentiva malato, dondolava fra il proprio dovere e volere.
Tra giustizia e desiderio, troppo contrapposti.
Due fili legati insieme, ma tesi fino al punto di spezzarsi, e ormai mancava poco perchè cedessero, ed era per questo motivo che doveva allontanarsi da lei, lo faceva anche per se stesso, continuava a convincersi.
Yumi sentiva i passi del ragazzo alle sue spalle, si sorprese nell'essere soffocata da quel silenzio, voleva che parlasse, che le dicesse cosa significava quel bacio.
Ma a lei non doveva importare, no.
Niente affatto, ma si sentiva ugualmente stretta da una morsa così dura.
Voleva urlare, voleva fermarsi d'improvviso e chiedergli tutto, ma non lo fece.
Ed ecco, che dopo pochi minuti, comparse di fronte ai suoi occhi il cancello dell'Istituto, un semplice "Ciao" e i due si divisero.
Yumi era arrivata in classe puntuale, e non c'era nessuno.
Ulrich aveva deciso di entrare alla seconda ora, così da avere tempo per sistemare i propri vestiti nell'appartamento che Sissi gli aveva offerto di dividere.
Era ancora tormentato dai pensieri della sera precedente, ma non importava.

Quando arrivò a scuola e vide Yumi seduta sempre lì, in quel banco vicino al suo, gli sembrò quasi che fosse tutto come sempre.
Si sedette «Ciao Amore!»
Lei lo guardò, Amore, certo, lo Amava, ma non poteva mentirgli per sempre e questo lo sapeva.
«Ciao.» disse fingendo un sorriso, rimase in silenzio per qualche momento, per poi capire che non poteva farcela «Ulrich, dobbiamo parlare
Aspettarono l'ora di pranzo, uscirono dagli interni per dirigersi nel giardino, alla ricerca di un angolo appartato.
«Che succede?» chiese Ulrich preoccupato.
La ragazza abbassò lo sguardo, mentre sentiva i suoi occhi inumidirsi
«Vedi.. Dobbiamo prenderci una pausa
«Pausa? Aspetta!» disse afferrandole il mento per poi portare quel suo sguardo su di lui «Mi stai lasciando? Perchè?»
Lei si staccò
«Perchè non posso fare altrimenti, io.. Sono confusa.»
«M-Ma io ti starò vicino! Sono pronto a tutto, non importa se ti senti ancora male, io..»
«Ulrich, non è per quello, il mio passato ora non c'entra, è il presente che sta diventando troppo confuso.» balbettò Yumi piangendo.
«Che intendi?»
«Non voglio più mentire a nessuno, sopratutto non a te! E stare insieme, sarebbe il modo peggiore, credimi.»
«Non mi Ami più?» chiese lui sentendo quelle sue stesse parole ferirlo a morte.
«Non ho mai detto nulla di simile!» sussurrò lei «Ho solo paura di non essermi guardata dietro con attenzione, di aver confuso sentimenti per altri
Ulrich spalancò gli occhi.
Quella frase voleva dire che lei si era ritrovata a confrontare due sentimenti diversi, che provava verso lui e qualcun altro.
Tutto tornava.
Forse era proprio come pensava dall'inizio, non c'era altra soluzione, infondo l'aveva vista solo al fianco dell'amico, William.
La loro somiglianza l'aveva portata ad Amarlo, o comunque a pensarlo.
Congetture, sperava con tutto se stesso lui.
Ma su quello non poteva rimanere in silenzio come tutti i giorni precedenti, non ce la faceva, era troppo dura anche per lui.
«Chi è?» non riuscì a trattenersi.
Yumi spalancò gli occhi, sempre tenendogli celati sotto il viso, lui capiva fin troppo di lei, e questo la disorientava, ancora più confusione, incredibilmente frustrante.
«I-Io..» non ce la faceva.
Sarebbe stato meschino dire al suo ragazzo di aver paura di essere innamorata del suo migliore amico.
«Non vuoi dirmelo?» disse lui cercando di mantenere la voce il più calma possibile.
«Non è questo, solo che..»
«Solo che mi ferirebbe troppo, eh?»
Finalmente lei si decise a guardarlo, stava guardando malinconico il cielo, e quella finta calma la feriva ancor di più di quanto l'avrebbero ferita lacrime o rabbia.
Quella fottutissima muraglia.
«Perchè.. Se io sapessi che hai una cotta per il mio migliore amico, ci starei troppo male.» finì lui.
Lei non si trattenne, una ad una quelle perle di dolore le solcavano le guance, non sapeva cosa fare, annuire, parlare, sembravano tutte azioni impossibili in quell'istante, era come paralizzata.
«C-Come..»
«L'ho capito, me lo aspettavo. Siete simili. Yumi, tu lo Ami?» chiese lui avvicinandosi a lei, guardandole oltre quel dolore che le attenebrava i sentimenti.
«Io non lo so, ed è questo che mi preoccupa! Il fatto che io non sia più in grado di capirlo! Io non voglio mentirti, ho solamente bisogno di capire, da sola, la verità. Perchè con te.. Sarebbe troppo difficile, ferirebbe troppo.» ammise infine lei.
Ulrich la guardò, aveva dannatamente ragione, e questo era orrendo.
Se aveva pensato che Yumi potesse innamorarsi di William, era anche vero che aveva pensato che il suo amico potesse innamorarsi di lei.
Perchè infondo William e Ulrich erano uguali, lo stesso carattere, e a due ragazzi così simili non poteva non esserci destino peggiore.
Amare la stessa donna, incredibilmente orribile, incredibilmente lacerante.
E il fatto che tutti quei dubbi iniziassero a diventare reali, era la cosa peggiore.
Anzi no, il fatto di Amarla al punto di desiderare il suo bene in modo tale da rinunciare persino al suo stesso.
E quindi a lei.
«E per questo ti sei trasferita?»
«Sì, mi spiace. Ma per lui sento qualcosa, è innegabile, per quanto io sia confusa questo lo capisco anche io, e forse..»
«Forse è proprio Amore?» chiese Ulrich, incerto se voleva sapere della risposta.
«Forse

Il ragazzo spalancò gli occhi, era rimasto dietro quel muro tutto il tempo.
Li aveva sentiti arrivare, parlare, ma non se ne era andato.
Era rimasto lì, ad ascoltare senza prestare troppa attenzione, ma lei aveva detto quelle parole che ormai aspettava da giorni, parlava di Amore, Amore per lui stesso.
Non sapeva cosa fare, si mostrò ai due.

Yumi lo aveva visto apparire lì, e si era sentita morire.
Non sapeva cosa dire, troppi segreti.
Sentì il cuore aumentare i battiti.
William guardò Ulrich, poi lei.
Rimanevano in silenzio, incastrati in un tempo troppo confuso.
Sentiva la gola secca, ma non poteva non fargliela, quella domanda
«Bambolina, è vero?» sussurrò William alla fine.
Lei sentì la forza mancarle, crollò di peso sulle ginocchia mentre iniziava a singhiozzare e avvertiva il suo volto arrossarsi.
«Sì, è vero.» disse alla fine.
«Io.. Vado.» disse Ulrich con gli occhi spenti.
Era diventato tutto vero, tutto ciò in cui aveva creduto si era semplicemente realizzato.
Come se una dannata stella cadente gli stesse avvelenando l'esistenza.
William era rimasto qualche minuto lì, fermo con di fronte Yumi, poi capì che doveva solo parlare con Ulrich.
Gli corse dietro.
«Ulrich, fermo!»
«Che vuoi?» chiese l'amico fermandosi.
«Io devo dirti che..» disse con il fiatone.
«La Ami?»
«Uhm?»
«Rispondimi e basta!» incalzò Ulrich.
«Sì.» ammise il ragazzo, capendo che al proprio fratello, non si poteva mentire.
«Me lo aspettavo, siamo troppo uguali. Troppo, dannazione!» disse Ulrich. Non era arrabbiato, non poteva odiare il suo migliore amico e nemmeno colei che Amava, e questo lo frustrava moltissimo, non riusciva ad odiarli.
Desiderava potersela prendere con loro, ma non poteva, non poteva odiare le persone più speciali della sua vita.
Fece per andarsene, ma l'amico lo fermò
«Aspetta, tu, Ulrich.. Mi dispiace, io non volevo.»
«Idiota! Sei sempre stato uno stupido, ti innamori e chiedi scusa. Smettila, per favore.» quelle ultime parole erano una vera e propria supplica.
«Ok, io mi farò da parte, e..»
«No, finchè lei ha bisogno di te. Per capire, stalle vicino.»
William spalancò gli occhi, sorpreso.
Come poteva rimanere vicino quella bambolina nonostante tutto?
«Ma Ulrich..»
«Fallo!»
Si guardarono, niente rancore tra i due, semplicemente reciproca sofferenza, molto peggio del rancore.
Soffrire tanto per il bene dell'altro.
Ulrich era la famiglia che non aveva mai avuto, quella sincera, quella che non lo aveva mai abbandonato.
Si era arrabbiato per nulla, la storia della maid era una piccola vendetta, un dispetto,
Niente di più, eppure si era sentito portar via qualcosa, ma la verità era che nessuno poteva portargli via un fratello, nessuno.

William era sempre stato vicino a lui, anche quando suo padre lo trattava male in ogni modo possibile, la pecora nera della famiglia Stern.
Con lui aveva avvertito quel senso di casa che dentro la sua di villa non aveva mai avvertito, quel senso di normalità di cui un bambino necessita per essere felice.
Ora si ritrovavano ad Amare la stessa ragazza, ma sarebbero rimasti fratelli per sempre, questo lo sapevano.
Ulrich era come il maggiore, quello maturo, era sempre stato così, anche se avevano la stessa età, lui era stato cresciuto, accudito e istruito in tutto.
Avrebbe ascoltato William.

«Se non lo fai per me, fallo per lei
«Ok.»
«Grazie, William.» disse Ulrich per poi andarsene.

Ulrich è il maggiore, tornò a pensare quel ragazzo rimasto solo.
Ma non voleva dire nulla, si sa che molto spesso quelli a commettere gli errori sono gli adulti.
Non poteva ascoltarlo, non poteva rovinargli ulteriormente la vita.
Sentì una stretta al petto, la terza da quando aveva incontrato quella bambolina.
Avrebbe fatto la cosa giusta, infondo tutti stavano meglio senza di lui.

Yumi era rimasta seduta in quel prato e guardava l'erba muoversi al vento, aveva lasciato Ulrich per comprendere meglio se stessa, per non illudersi, forse era la prima cosa giusta che faceva da quando aveva incontrato William.
Guardò il cielo, non voleva tornare in classe.
Decise di dirigersi verso casa, non ce la faceva, non quel giorno.
Era troppo dura rivedere il viso di Ulrich.
Eccomi che fuggo di nuovo, patetica, si disse ripercorrendo la strada di un paio di ore prima.

Nemmeno William voleva continuare quella stupida giornata, doveva smetterla e basta.
Allontanarsi verso nemmeno lui sapeva dove, ma almeno allontanarsi.
«Ma dove vai, sei pazzo? Lasciare la città? No, riflettici, ti prego!»
Risuonavano in testa le parole di sua madre.
Aveva cercato di fermarlo in ogni modo, persino piangendo.
Starà meglio senza di me, era lì che camminava verso la stazione con una valigia con il minimo indispensabile, Staranno tutti meglio, pensava a quella ragazza che gli aveva dato troppo fino a fargli girare la testa dalla felicità, tutti.

Yumi arrivò di fronte casa sua, poi vide una donna in lacrime dall'altra parte della strada, che guardava a sinistra e destra in preda all'ansia.
Riconobbe da dove era uscita, la casa di William.
Si avvicinò.
«Signora, sta bene?»
«Come potrei stare bene? Mio figlio mi ha detto che se ne sta andando!» disse la donna in preda alle lacrime.
La madre di William, ipotizzò Yumi.
«W-William..» sussurrò.
«Lo conosci? Perchè se ne va? Dimmelo!»
«Io..» alzò lo sguardo, mentre la donna si lasciava cadere a terra in preda alla disperazione «Io lo troverò!» disse guardandosi intorno.
La stazione, probabilmente avrebbe preso un treno, non poteva permettersi un aereo, e il treno era abbastanza veloce da portarlo lontano in fretta
«Lei.. Stia qui, ok? Le prometto che lo troverò!»
La donna singhiozzò semplicemente, mentre Yumi iniziò a correre verso la strada che portava alla stazione.
È tutta colpa mia, lo aveva capito, Se ne sta andando a causa mia, lui mi odia infondo.
Glielo aveva detto, dannazione.
Ma lei non poteva rimanere a guardare, lui doveva rimanere, non capiva nemmeno lei perchè stesse piangendo, ma era così.
Alzava alle volte gli occhi al cielo, per lanciare qualche misera preghiera di arrivare prima della sua partenza.
Non lo stava facendo per quella confessione confusa e insicura, no.
«William!» si ritrovò ad urlare aumentando ulteriormente quella corsa che la stava consumando, lei non aveva resistenza fisica, e questo iniziava a farsi sentire.

Il ragazzo era davanti quella folla, poi una voce flebile, lontana, che diceva il suo nome, forse era solo immaginazione, forse.
Continuò a camminare finchè non decise di voltarsi un'ultima volta e vide un gruppo di persone raggruppate intorno a qualcosa, o qualcuno.
Sì avvicinò, Yumi era a terra, tremata.
«Stai bene, ragazzina?» «Sei crollata a terra all'improvviso!» dalla folla giungevano mille domande.
«S-Sto bene, io devo..» aveva il fiatone «Devo fermarlo.»
«Bambolina.» la sua voce, la ragazza alzò lo sguardo.
«Sei qui, grazie al cielo.»
«Che stai dicendo?»
«Che non devi più fare una cosa simile, idiota!» disse lei guardandolo.
Lui si chinò alla sua altezza senza dire una parola, le asciugò una lacrima accarezzandole con delicatezza una guancia.
«Stupido! Come ti salta in mente di lasciare Sceaux? Non farlo! Lo so, che tu per me non provi nulla, ma non importa! Non ti starò intorno, e..»
«Io ti Amo
La ragazza sentì le parole fermarsi in gola, per poi sciogliersi in sospiri confusi, la Amava.
«M-Mi Ami?»
«Sì, è per questo che ti ho baciata. Ma ho sbagliato, io me ne devo andare, per te
«Cosa? Ma io ho bisogno di te!»
«No.»
«Sì, ti prego! Non solo io, tua madre, pensa a lei!»
«Lei starà meglio, tutti staranno meglio. Io porto solo frustrazione.»
«No! Io sono felice con te, sto bene!» confessò lei «Ti prego, non fare stupidaggini William..»
«Io..» guardava Yumi piangere per lui, e questo lo confuse troppo «Resterò.»
La ragazza lo abbracciò, dalla folla si alzarono degli applausi, le persone li guardavano commossi.
Lui desiderava davvero Amarla, lo desiderava per quanto fosse sbagliato.
Perchè, infondo, non c'è nessuno nel mondo che non abbia mai sbagliato.
La strinse di più.
Era la prima volta che la teneva in quel modo, ed era stranamente bello.
Non credeva di potersi sentire tanto appagato solo per l'abbraccio di una ragazza, invece con lei poteva provare tutto.
Si diressero a casa.

«William!» la madre lo guardò «Come hai potuto? V-Volevi lasciarmi?»
«Mi dispiace..»
La donna guardò Yumi
«Grazie, grazie per aver ritrovato mio figlio, grazie.»
Lei sorrise, si sentiva ancora debole, le tremavano le gambe e William se ne accorse.
«Vuoi che ti aiuti fino ad arrivare a casa tua?»
La ragazza annuì, sentendosi talmente debole da doversi aggrappare a un lampione, così lui la fece appoggiare al proprio corpo per poi aiutarla fino al suo appartamento.
«Scusa per quello che ho fatto oggi, bambolina.» disse mentre se ne andava.
«È successo tutto a causa mia, se non avessi fatto mai nulla, se non mi fossi mai confusa..»
«Stupida.» disse dandole un piccolo colpo in testa «Non è colpa tua, i sentimenti non si possono controllare, qualsiasi essi siano. Ormai l'ho capito. Ho cercato di illudermi di non provare nulla per te e, alla fine, mi è servito per capire quanto mi sbagliassi.»
Un'altra cosa incredibile di William, di come parlasse calmo dei suoi sentimenti.
Ormai non ho nulla da nascondere, si diceva. Quindi poteva parlarne, anche se l'imbarazzo restava.
Le asciugò le lacrime, poi iniziò a guardarla.
Quel bellissimo volto era come una droga, per lui, indispensabile.
Si alzò, doveva andarsene
«Ciao.»

Uscì, si diresse verso casa dove lo aspettava Sissi.
«Che ci fai tu qui?»
«Io.. Devo parlarti di Ulrich.»
«Ti ha detto tutto?»
«Esatto. E quindi era lei, la ragazza di cui mi parlavi, eh?»
«Già.» sospirò William «Come sta?»
«Si nasconde, finge di stare bene, ma mi ha detto di dirti una cosa.»
«Sarebbe?»
«Vuole che se sei tu quello che lei vuole, a renderla felice, perchè lui.. Lui non c'entra
«Io.. Non so cosa fare.»
«Uhm?» chiese la bionda confusa.
«Io non riesco a starle vicino, senza oscillare tra la follia e la felicità. Io.. La Amo, sì, ma il fatto è che quando è con me mi sento felicissimo, ma anche frustrato. Arrabbiato con me stesso, in colpa nei confronti di Ulrich.» ammise William.
«È comprensibile.» disse lei per poi abbassare lo sguardo e allontanarsi da quella casa «Ciao.»
Era stata fredda, secca, non capiva.
Lui la seguì.
«Aspetta, sei.. Arrabbiata con me?»
«Io.. Non è questo, William, io so ciò che provi. E non voglio dire nulla, per questo me ne vado e basta, ciao!»
«No, Sissi, per favore! Aspetta! Dimmi, mi hai sempre detto tutto, no? Ora decidi che non è più il caso?»
«Non ho detto questo, ma proprio in questo momento no.»
«Ma noi, non siamo una famiglia?»
«No, dannazione, no William! Tu non capisci? Tu non sei mio fratello! Puoi essere quello di Ulrich, ma non il mio!» disse infine andandosene.
William non capiva, ma quelle parole lo avevano ferito, eccome.
Era rimasto fermo a guardare l'orizzonte, era come se una parte del suo cuore fosse andata in pezzi.
Sissi lo aveva trattato come un mostro, non capiva.

Yumi era rimasta sola in casa, prese il cellulare.
Si sentiva ancora male, aveva tenuto nascosto il bacio a Ulrich, e persino quel particolare la infastidiva.
Digitò il numero, certa che non le avrebbe risposto, che avrebbe preferito sputarle in faccia, ma avrebbe accettato ogni sua reazione.

«Ulrich, devo dirti una cosa, non posso dirti tutto a metà, perchè infondo so di tenerci molto a te.»
«Che succede?»
«Vedi, io..» il ragazzo era di fronte il semaforo, era verde per i pedoni, iniziò ad attraversalo in fretta non sapendo quando sarebbe potuto diventare rosso «Ho baciato William
Si fermò, era come se il mondo, d'improvviso, si fosse fermato intorno a lui, ma non era così.
Non se era reso nemmeno conto, era fermo in mezzo alla strada, e fu in quell'istante che il semaforo si fece rosso, e in quell'istante che un'auto passò.
«Ma non è stato nulla, io.. Non so ancora se lo Amo, ecco, dovevo dirtelo.» concluse Yumi. Si aspettava qualcosa, invece, nessuna risposta.
Che avesse attaccato?
«Ulrich, ci sei? Ulrich!» nulla, probabilmente era così, aveva riattaccato la linea.
Sospirò.
Doveva odiarla, ed infondo non lo si poteva di certo biasimare, lei aveva sbagliato tutto.
Non si era fidata, non lo aveva ringraziato, nulla.
Non una vera gentilezza da quando l'aveva aiutata con il suo stupido passato.
«S-Sono un mostro..» disse accasciandosi a terra, lasciando il cellulare sul letto.
* * *
Ed ecco il penultimo.. Sigh.
Sì, il prossimo sarà l'ultimo capitolo.
Povero Ulrich, che mai gli sarà successo? :c
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