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Autore: Thebrightsideofthemoon    31/08/2013    0 recensioni
Kurt e Blaine si amano. Questo amore, monopolizzante e coinvolgente, li porta a convincersi che nessun altro possa conoscere felicità più grande della loro, ma, soprattutto, a comprendere che, se resteranno l'uno accanto all'altro, nello scenario inaspettato e variabile della vita, nulla di spiacevole potrà succedergli. Ma proprio la mutevolezza di quest'ultima li porterà a dividersi in modo brusco, precludendo loro la possibilità di realizzare i propri sogni insieme e di continuare a percorrere la loro strada vicini. La storia di un amore che continua a far sognare, nonostante si sia fermato ad un inatteso capolinea, tra retrospezioni e ritorni ad un presente che è troppo doloroso per essere vissuto appieno.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo IV

And I could give you my devotion
‘till the end of time
And you will never be forgotten
with me by your side
I’ve got nothing left to live for
Got no reason yet to die
But when I’m standing in the gallows
I’ll be staring at the sky


Quando Kurt salì sul palco dell’auditorium, luogo in cui aveva chiesto -  con pochi giorni di preavviso, c’era da ammetterlo - che si riunissero tutti i suoi amici e le persone a lui più care, ebbe la sensazione di non stare soffrendo abbastanza. Di aver elaborato tutto troppo in fretta. Cinque mesi. Si umettò le labbra, in un moto improvviso di nervosismo.

“Smettila”
“Di fare cosa?”
“Di essere così dannatamente bello”


Il microfono era troppo basso.

“Kurt, smettila di lasciare l’asta del microfono alla tua altezza quando sai che io sono il prossimo a cantare. Mi dà ai nervi”

Si schiarì la gola.

“Quando fai così è perché sei in soggezione.”
“Blaine, smettila di trattarmi come se fossi un libro aperto - alla pagina che vuoi tu, oltretutto.”
“Ma lo sei, per me”
“Almeno lasciami parlare!”


Lasciami parlare, Blaine.


“Blaine Devon Anderson non era l’uomo perfetto. Si riempiva di gel per far fronte al crespo dei suoi capelli e metteva l’abbronzante. Cantava dalla mattina alla sera, non dava alcuna tregua a chi gli si trovasse intorno. E’ riuscito a farmi odiare Katy Perry e la sua intera discografia. Di notte era tremendamente invadente, e non rispettava mai la sua porzione di letto, sconfinando di continuo nella mia. Si ostinava a trascinarmi nei gay bar, nonostante avessi più volte manifestato la mia insofferenza per certi posti e per la musica ad alto volume. Dopo aver visto Wicked, il mio musical preferito, non si è pronunciato, ad eccezione di un arido bello. Odiava la coca cola, i suoi baci erano monopolizzanti e vestiva in maniera improbabile.

Ma era il mio ragazzo. Era il mio uomo perfetto.
Amavo affondare le mie dita nei suoi ricci e invidiavo la sua pelle, capace di accogliere a braccia aperte i raggi del sole, anziché rifletterli, eterno supplizio della diafanità. La sua voce era la colonna sonora della mia vita: le canzoni di Katy Perry quella della nostra storia. A volerla parafrasare, Blaine, che era il mio teenage dream, adesso è diventato The one that got away. Dormire accanto a lui era uno di quei momenti che più apprezzavo nell’arco della giornata: prendere sonno abbracciati mi faceva sentire importante, amato. Quei discorsi a metà, troncati dalla sua sospetta narcolessia – o forse era semplicemente troppo stanco, dopo aver guidato tutto il pomeriggio per potermi vedere per la durata di un misero weekend – mi lasciavano ogni sera un nuovo spunto di riflessione, e convogliavano tutti, casualmente, nella medesima direzione: che persona sarei adesso, se non lo avessi conosciuto? Forse non sarei stato così geloso da odiare gli sguardi che, ogni volta che ballava, gli si radunavano addosso, sciami di pupille indiscrete, avide di centimetri di pelle nascosta. Forse non avrei mai saputo apprezzare il dono della sintesi, e quel bello che, da solo, sarebbe valso così poco ma, sospirato e accompagnato da un paio di occhi lucidi, dissimulava in realtà un universo di emozioni latenti che dovevano essere interiorizzate e metabolizzate, prima di essere condivise. Per tutto il tempo in cui è stato mio - as long as you’re mine, citando la mia Elphaba - ho cercato invano di convertirlo al culto della coca cola, per poi scoprire che si ostinava a non berne perché non voleva correre il rischio di non ritrovarne il sapore dolciastro sulle mie labbra, che ne erano costantemente imbevute. I suoi baci erano come premere il tasto pausa al mondo: una flebo di elettricità in corsa nelle vene. Una parentesi all’interno del sistema vita. Non ritroverò in nessuno il suo coraggio, quello di indossare un maglioncino di filo rosa pesca su un paio di pantaloni di velluto a costine blu, papillon a righe abbinato. Ma non solo: non troverò mai più nessuno come lui.”

“Bene, andiamo”
“Blaine, ti prego, ma che abbinamento è?”
“Coming soon nelle migliori sfilate di alta moda”
“Blaine..”
“Okay, okay mi cambio.”
“Metti il maglioncino rosso”
“Agli ordini. Un bacio, e faccio tutto quello che vuoi”


“Sto pregando questo fantomatico dio, con tutto me stesso, tutti i giorni.” – riprese, assecondando il flusso di parole, il cui regime non accennava a diminuire – “Ogni tanto mi butto in ginocchio, indipendentemente da quello che stia facendo, e prego. Prego come so fare io, da autodidatta. Gli chiedo come stia, se anche lui adesso sa a memoria il testo di Thinking of you. Chiedo che lo protegga, e che me lo mandi in sogno. Eppure mi sembra di essere sotto un cielo di rame, una mina vagante sulla superficie di un pianeta insonorizzato.”

“Kurt, tu credi in dio?”
“No”
“Okay”


Non voglio portarvi allo sfinimento parlandovi ancora di lui, di quanto lo amassi incondizionatamente e senza riserve. Non voglio. Piuttosto voglio assicurarmi che nessuno di voi lo dimentichi: Blaine ci ha regalato il suo fantastico sorriso, il suo talento e il suo amore per la musica. Eppure, non ha avuto il tempo di lasciare la sua impronta nel mondo. Questo è il mio progetto: vivere per lui, se non posso più farlo per me stesso. Perpetuarlo nelle canzoni, vivere la vita che gli è stata ingiustamente sottratta. Il mondo ha un disperato bisogno di persone come Blaine; gente che ne riempia le crepe e ne rimetta in sesto i moti di rivoluzione e rotazione, riportandoli al loro giusto senso. E anche io ho bisogno di lui: ho perso l’asse attorno al quale gravitavo, e la mia vita ha perso la sua orbita. Ci sono degli appunti, dei diari. Ripartirò da lì.”

Respirò a fondo e spense il microfono. Dopo la presa di coscienza, il prossimo passo era la vita.


“Lo sai che sarei perso senza di te?”


Anche io, Blaine. Anche io.


Thebrightsideofthemoon's corner:
Ebbene, dopo un anno - più o meno - mi decido ad aggiornare questa fic. Mi è stato fatto notare che fosse piuttosto sconcludente, ma non ho voluto buttare via l'idea di fondo (dopotutto, la prima fanfiction non si scorda mai). Qualche nota al testo: la canzone utilizzata come introduzione è "Somebody to die for" degli Hurts - link:
http://www.youtube.com/watch?v=Pt1kc_FniKM - mentre verso la fine del capitolo ci sono dei riferimenti al discorso di Lea Michele ai TCA's in onore di Cory Monteith. Mi è venuto piuttosto naturale ispirarmi; ad ogni modo non voglio assolutamente sembrare irrispettosa nei confronti della vicenda, c'è un confine ben delineato fra realtà e finzione, io mi muovo nell'ambito di quest'ultima e nutro il più profondo rispetto per la Michele, che ha dimostrato di essere una persona incredibilmente forte e coraggiosa.
Rubo ancora un secondo della vostra attenzione: ho creato una pagina facebook nella quale sarò attiva e posterò aggiornamenti, spoiler, varie ed eventuali. Lascio il link a chiunque volesse iscriversi -
https://www.facebook.com/efpthebrightsideofthemoon
Love you all
 
   
 
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