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Autore: Persefone3    31/08/2013    3 recensioni
Salve a tutti, ho scoperto Lie to me per caso una sera che non riuscivo a dormire. Mi sono bevuta tutte e tre le serie in un mese e poi sono rimasta a bocca asciutta per la cancellazione del telefilm. Una sera mentre ascoltavo la canzone dei Muse, da cui è tratto il titolo, mi sono immaginata un finale diverso e cosa sarebbe potuto succedere. Ho creato un personaggio nuovo di nome Anna e l'ho buttato nella mischia. ho ripreso alcune situazioni e dialoghi della serie.
Spero vi piaccia
Persefone
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cal Lightman, Emily Lightman, Gillian Foster, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Carissimi, ecco a voi il II Capitolo. Conosciamo un po' meglio Anna e la sua amicizia con Gillian! Spero vi piaccia!! Buona lettura
Persefone
II.
Mentre si recava a casa di Gillian, Anna non riusciva a smettere di pensare al dolore dipinto sul viso della sua più cara amica. Ma come poteva quell’uomo trattarla così? Perché Gillian non lo piantava e cercava di essere felice?  Almeno avrebbe potuto rimettere insieme i cocci dei suoi sentimenti! Doveva farsene una ragione. L’avrebbe convinta ad allontanarsi da quell’orso di Cal e rifarsi una vita. Non sarebbe certo stata una cattiva idea avere una psicologa della levatura della dottoressa Foster nella sua squadra. Ecco le avrebbe chiesto di entrare nel suo staff e poi c’era anche Rob che era ancora cotto di lei!

Le due amiche si ritrovarono davanti ad una grossa vaschetta di gelato. Dopo aver rivangato un po’ il passato, il volto di Gillian si velò di malinconia. Anna capì che l’amica aveva voglia di sfogarsi. Come sempre aveva fatto, non si sarebbe tirata indietro.

- Gill ti ricordi quando sono tornata dalla Cecenia?
- Si mi ricordo eri molto provata…..
- Già e tu mi sei stata vicino, vorrei poter ricambiare il favore

Seguì un momento di silenzio, Anna percepì che Gillian stava per straripare come un fiume in piena.

- Da dove vuoi che cominci? Dal fatto che sono innamorata di un uomo che non mi degna di uno sguardo?
- Gill non esagerare, non è proprio così…..
- Allora che si accorge di me a tratti! Invade i miei spazi prepotentemente. Non vuole che nessuno mi stia vicino, ma allo stesso tempo si circonda di donne. Io non so più cosa fare o pensare. Vorrei dare una svolta a questa situazione, nel bene o nel male. Invece mi ritrovo inchiodata qui, incapace di muovermi e di andare avanti.
- Gill, hai mai pensato a cambiare aria per un po’? Perché non ti muovi e non conosci altra gente, prenditi un po’ di tempo. Promettimi che imparerai ad amarti un po’ di più
- Hai ragione, basta immobilismo
- Questa è la Gill che conosco! Non ti sei mai arresa, non avvilirti ora. Coraggio, se è destino non potrai fare altro che arrenderti.
Squillò il cellulare di Anna, che rispose:
- Ehi Rob, ciao! Indovina con chi sono? Già proprio con la nostra cara Gill! Se ci fossi anche tu sarebbe proprio come ai vecchi tempi! Si, non preoccuparti! Te la saluto!  e riattaccò.
- Ma era proprio il nostro Rob?
- Si Gill! Lavora con me nella mia squadra. Anzi, perché non molli quel cinico di Cal qualche volta e collabori con il mio gruppo? Sai, sto formando in seno all’organizzazione una sezione dedicata al recupero specifico di donne e bambini vittime della guerra. La tua esperienza sarebbe un fantastico contributo!
Gill distolse lo sguardo. Pensò a Cal e poi le chiese:
- Anna, pensi ancora a Mat?
- Vuoi la verità?
-Certo
- Io penso al mio amato Mat ogni singolo giorno. Lo sento sempre qui con me. Questo non mi ha impedito di andare avanti. Il mio compito è stato quello di vivere per tutti e due. L’ho fatto e lo sto facendo ancora. Ma lui mi manca. Mi manca sempre. Però non ho rimpianti: se tornassi indietro rifarei tutto da capo, senza remore.

Sorrideva Anna, ma Gill aveva imparato molte cose da Cal e sul viso della sua amica vedeva una lacerante tristezza. Povera Anna, Gill non poteva dimenticare le sue sedute dopo la Cecenia. Ne era uscita devastata e non solo per la perdita di Mat. Non poteva dimenticare gli occhi della sua amica in quel periodo. Rob aveva insistito molto affinché Anna intraprendesse un percorso terapeutico e si era rivolto a Gill, che aveva immediatamente raccolto il segnale di aiuto.
La prima volta che rivide Anna ebbe una forte sensazione di inquietudine. Ricordava gli occhi di Anna come gli occhi più espressivi del mondo. Per Cal sarebbero stati un libro aperto, anche perché Anna non faceva nulla per nascondere le proprie emozioni. Ora invece erano totalmente vuoti, vacui, come annebbiati dalla droga. Solo un’altra volta aveva avuto la stessa sensazione di inquietudine. Ma quando? Ah si, quando aveva conosciuto Cal, lo stesso vuoto, gli stessi traumi.
Dopo innumerevoli sedute era riuscita a sfondare gli impenetrabili muri di Anna, proprio come avrebbe fatto qualche anno dopo con Cal. Ricordava bene quel momento:

- Anna, ti prego, non tenerti tutto dentro, sei addolorata per la morte di Mat, ma c’è dell’altro. Lo so. Non lasciare che ti consumi
- Gill ti prego, non farmi questo. Non posso dirti tutto quello che è successo. Mi fa troppo male, perché dovrei riviverlo?
- Perché parlarne ti aiuterà a stare meglio
- Non voglio caricarti del mio fardello …….
- Sono una terapista, è il mio lavoro caricarmi dei fardelli altrui
- Ok mi arrendo

Gill capì di avercela fatta. Anna finalmente si stava aprendo.

- Prima che Mat morisse per salvarmi, mi trovavo in un villaggio della campagna per portare acqua e cibo. Stavo parlando con le donne e le ragazze, quando piombò su di noi una pattuglia di soldati russi completamente ubriachi. Si è scatenato l’inferno. Ci hanno rinchiuso in una stalla. Ho cercato di fare il mio lavoro, negoziare il nostro rilascio. In un primo momento credevo di esserci riuscita, ma c’era qualcosa che non mi convinceva. Avevo una brutta sensazione. Dopo circa un’ora di trattativa con il comandante della pattuglia, questo si è stancato, ha chiesto della vodka e ha distribuito ai suoi soldati della droga. Quando furono strafatti, il capo ordinò a due uomini di legarmi alla sedia e bendarmi. Ho avuto paura. Ho pensato a Mat con tutte le mie forze. Ha poi fatto radunare tutte le altre al centro della stalla. Si stavano scegliendo la merce. Le prendevano e le violentavano nella maniera più brutale possibile. Le grida di terrore di quelle ragazze me le ricordo perfettamente ancora oggi, mi crepano il cervello durante la notte. Le sento continuamente. Dopo aver soddisfatto i loro brutali istinti primordiali, le uccidevano senza pietà e tra atroci sofferenze. Io ero lì impotente. Non potevo fare niente. Mi sentivo inerme e completamente in balia loro. Pensavo che prima o poi sarebbe toccato anche a me. L’idea che uno solo di loro mi potesse mettere una mano addosso, negli stessi punti in cui Mat mi accarezzava, mi fece venire il voltastomaco. Quando non rimasi che io, il comandante disse che delle cecene potevano fare quello che volevano, ma non voleva certo rischiare con un’occidentale. Mi slegarono e mi scaricarono davanti alla sede della mia organizzazione. Mat fu il primo a trovarmi, da quel giorno non mi ha mai più lasciata e guarda che fine ha fatto…

 - Non è stata colpa tua, lo sai
- Lo so. Ma la cosa non mi è di nessun conforto

Quando Anna pronunciò quelle parole, Gill aveva visto il dolore crescere ed esplodere nella sua amica violentemente come una bomba devastante.
 
- Gill, ehi dove sei, a cosa stai pensando?
- Niente, oddio come è tardi e io domani devo andare a lavoro.
- Senti io in mattinata devo fare delle commissioni ma sono libera per pranzo, mangiamo insieme?
 - Ci sto!!E con quella promessa e una buona tazza di tè andarono a dormire.
 
Cal, sdraiato nel suo letto,  non riusciva a capacitarsi. C’era qualcosa di diverso nella sua socia e la colpa era di quella donna. Perché Gill non gli aveva parlato di lei? Aveva qualcosa in mente, doveva scoprire che cosa nascondeva. Non si sarebbe mica fatto fregare così. Domani avrebbe portato Gill a pranzo fuori per  capirci qualcosa in più. Nonostante questi buoni propositi non riuscì a chiudere occhio.
  
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