Crossover
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Autore: Siirist    01/09/2013    3 recensioni
Siirist Ryfon è un giovane ragazzo della città di Skingrad, figlio di benestanti agricoltori che sogna di entrare nella Gilda dei Guerrieri per ricevere onore e gloria. Ma non è una persona comune, discende da un'antica casata elfica, della quale fece parte millenni prima un Cavaliere dei draghi leggendario. Un giorno la sua vita cambierà drasticamente e verrà catapultato in un mondo di magia, tecnologia, intrighi politici, forze demoniache e angeliche, per poi affrontare la più grande crisi della storia di Tamriel. Questa fanfic è una crossover tra tre mondi fantasy che amo: Final Fantasy (di cui troviamo le ambientazioni, come Spira, Lindblum), "Il ciclo dell'eredità" di Paolini (di cui sono presenti molti dati, quale i draghi con i Cavalieri e il sistema della magia, ma l'ispirazione è molto libera) e The Elder Scrolls IV: Oblivion (di cui sono presenti le città). Oltre a questo ci saranno anche alcune citazioni di One Piece e di Star Wars. I personaggi principali sono tutti originali. Ci saranno alcune comparse da vari manga (Bleach, ad esempio) e in alcuni casi i nomi saranno riadattati (Byakuya), in altri saranno quelli originali (Kenpachi).
NB: il rating è arancione in quanto è adatto alla maggior parte della storia, ma in alcuni capitoli dove compaiono i demoni (non il primo che si incontra all'inizio, quello è ridicolo) gli scontri possono essere anche molto cruenti.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SCONTRO MENTALE

I quattro avversari dalle armature dorate che Gilia stava affrontando non erano terribilmente forti; che fossero di gran lunga superiori alla stragrande maggioranza degli Scorpioni era lampante, non era nemmeno necessario scontrarsi con loro per capirlo, ma singolarmente non erano ai livelli di Albecius e i suoi spiriti di decadenza, che sarebbero stati fastidiosi anche contro il nuovo equipaggiamento di Adamantio del moro. Ciò che rendeva i suoi nuovi nemici pericolosi era la loro ineccepibile coordinazione. Ognuno di loro controllava un unico elemento, sia con la magia, sia con i propri spiriti; il Cavaliere aveva supposto fossero due elfi oscuri e due spettri. Era come se gli unici spiriti che avevano posseduto i mistici fossero stati di un singolo elemento, un numero inimmaginabile di Serafini elementali che li aveva trasformati in esseri spietati e incredibilmente specializzati. Presi singolarmente, Gilia non avrebbe avuto problemi a neutralizzarli, gli sarebbe bastato usare gli elementi opposti per renderli innocui, ma le loro tattiche erano così raffinate e studiate, che parevano muoversi senza nemmeno pensare. Nemmeno il marmo nero risultava essere utile perché gli Scorpioni erano così rapidi che evitavano ogni attacco. Corvinus aveva anche cercato di ricoprire l’area con la pietra di Titano, ma quelli non avevano dovuto far altro che allontanarsi a sufficienza da riuscire ad usare i loro poteri mistici, invocare i loro innumerevoli daedra a cui erano state legate oltre un centinaio di armi e tempestare l’umano di frecce.
Immobile al centro della sua area di marmo nero, Gilia serrò la mandibola, furioso, i dardi che, privi dei loro incantamenti, rimbalzavano inutilmente sulla sua armatura di Adamantio. Avrebbe potuto trasformare il marmo in sabbia marmorea, poi controllarla per inseguire i nemici e schiacciarli, ma manipolare la sabbia marmorea richiedeva un immenso sforzo mentale, e farlo mentre affrontava quattro mistici corrotti che, fin dal primo momento in cui il Cavaliere era partito all’attacco, non avevano fatto altro che tentare di penetrare la sua difesa mentale, non era cosa facile, motivo per cui aveva cambiato tattica dopo il primo minuto di battaglia.
Era finito in una situazione di stallo.
Si passò la lingua sulle labbra, inumidendole, cercando di porre rimedio alla secchezza della bocca, e si decise a richiamare la balestra regalatagli da Orik dopo aver appoggiato Siberia e Enedome ithil a terra. Per un attimo, sentì l’attacco mentale portato dagli Scorpioni avere un minimo di effetto: anche solo controllare gli spiriti del marmo per riuscire ad usare le arti mistiche era troppo rischioso. Mentre prendeva la mira e si preparava a sparare, Gilia pensò che avrebbe dovuto rivedere il suo accordo con gli spiriti del marmo e far sì che, quando utilizzato, il suo marmo nero neutralizzasse il misticismo al solo contatto fisico e che non lo influenzasse anche con la sola vicinanza: in quel modo sarebbe stato libero di usare qualunque misticismo senza dover stare sempre a litigare con gli spiriti: se era riuscito, lavorando con Hans, a far funzionare gli incantamenti dell’armatura della tigre con il marmo nero, non doveva essere impossibile.
Chiuse l’occhio sinistro, la testa piegata verso destra che sfiorava la mano; premette il grilletto e liberò una raffica di dardi che volarono rapidamente verso il nemico dall’elmo raffigurante la testa di lupo. Questi si protesse con una barriera oscura che sembrava del denso fumo nero che corrose i dardi in un istante. Ascia alla mano e scudo imbracciato, lo Scorpione che manipolava il fuoco gli corse in contro: Gilia sapeva bene che il nemico avrebbe perso ogni utilizzo del suo elemento mentre a contatto con il marmo nero, ma, Albecius glielo aveva insegnato bene, avrebbe mantenuto ogni briciola della sua forza fisica.
Il leone fu subito seguito dal cavallo che brandiva una grande mazza ferrata dalla lunga impugnatura e tre grandi teste di diversa forma legate alla catena; Corvinus trasalì nel ricordare il triplice nunchaku del cugino.
Alzò il piede destro e lo riabbassò con violenza sulla superficie di marmo, provocando il sollevamento di un grande pilastro sotto ai piedi di ciascuno Scorpione; ma entrambi evitarono e continuarono la loro carica. Giunti a meno di dieci metri, i due elfi oscuri balzarono in avanti. Gilia gettò via la balestra e riprese in mano le due armi di prima, sollevate dal marmo e portate a sfiorargli le dita; con Siberia bloccò la mazza del cavallo ma non si curò dell’ascia del leone, ben consapevole che la sua armatura avrebbe resistito senza problemi; ricevuto il colpo in piena faccia, non sbatté nemmeno le palpebre ed eseguì un affondo che trapassò lo scudo e l’avambraccio nemico, andandogli ad intaccare la corazza. Con una spazzata del grande martello, allontanò il cavallo, così da potersi concentrare sull’avversario ferito e finirlo. Ma a sconvolgere i suoi piani furono i due spettri che, rispettivamente quello con l’elmo da aquila e quello con l’elmo raffigurante il lupo, bloccarono il suo attacco con una spada ad una mano non particolarmente lunga, dalla lama seghettata di circa sessanta centimetri che ricordava le penne di un rapace, e una potente freccia che, all’impatto con la sua armatura, esplose, scagliandolo indietro senza però danneggiarlo.
‹Cos’è stato?› domandò Asthar.
‹Niente di mistico, questo è sicuro, il marmo nero le avrebbe impedito di esplodere, sarà stata qualche diavoleria valendiana.› disse corrugando la fronte e spazientendosi.
Controllò il marmo nero perché diventasse un soffice cuscino di comune sabbia nel punto in cui aveva calcolato con un occhio mentale si sarebbe schiantato e scivolò lungo essa.
‹Qualche livido in meno.› pensò rimettendosi in piedi.
Vide con un occhio mentale che il leone stava correndo via dal marmo nero, indubbiamente per andare a guarirsi, ma il momento in cui cercò di colpirlo con della sabbia marmorea, sentì l’attacco mentale dei quattro corrotti farsi ancora più intenso e abbandonò l’idea.
Cavallo e aquila gli piovvero addosso e lo incominciarono ad incalzare furiosamente mentre il lupo continuava a scagliare frecce su frecce, ora tutte dotate di punte grosse, pesanti e contundenti, atte a sbilanciarlo e farlo arretrare. Quale fosse il loro scopo era ovvio: avendo realizzato che non avrebbero mai superato l’armatura di Adamantio, dovevano aver deciso di allontanarlo dal marmo nero per poter riprendere ad usare il misticismo e finché erano ancora nel dominio di Titano, avrebbero bloccato il vantaggio che aveva nel poter, a differenza loro, usare le arti mistiche tenendo tutte le sue capacità mentali a mantenere la sua barriera; fu addirittura costretto a chiudere i suoi occhi mentali e per la prima volta in qualche decennio si trovò a combattere affidandosi esclusivamente alla vista fornita dai due occhi con cui era nato.
Gli Scorpioni dovevano aver realizzato ciò, poiché cambiarono subito tattica ed incominciarono a cercare di arrivare sempre nei suoi punti ciechi. La situazione stava degenerando.

Preso il nemico con la frusta nella sinistra, Adeo balzò in avanti in un affondo, ma per l’ennesima volta, ciò che colpì fu nient’altro che un’illusione. Vide l’altro passargli davanti e fare lo stesso e quando la testa dell’Adeo illusorio cadde a terra e scomparve assieme al resto del corpo, nuovamente il mondo cambiò. Per oltre mezz’ora i due illusionisti avevano danzato quella danza fittizia, dentro e fuori e ancora dentro quei mondi illusori atti a confondere il nemico, il tutto mentre cercavano di distruggere il mondo avversario. Tutto cambiava sempre, il vampiro lo aveva mandato in una dimensione tenebrosa, in cima ad una montagna gelida, in mezzo ad un vulcano, aveva fatto sorgere il sole, comparire la luna in tutte le sue diverse fasi, aveva creato terremoti, onde anomale che arrivavano fino al punto in cui si trovava il Cavaliere; aveva fatto grandinare, piovere fuoco, persino eruttare un vulcano sotto ai suoi piedi. E Adeo aveva fatto altrettanto. Si erano mandati a vicenda in un’infinità di mondi più o meno realistici, alcuni identici a quello reale, alcuni che cambiavano di una sola foglia su un albero, altri, come il vulcano e la montagna, completamente diversi da Vroengard. In quella confusione di illusioni, chiunque non fosse un vero maestro della mente avrebbe perso la ragione e sarebbe probabilmente svenuto. Ma non Adeo. E purtroppo nemmeno il vampiro. Ma ciò che l’umano aveva e il demone no era il settimo senso, e quando esso era acuto quanto quello del capo della Gilda dei Ladri, niente lo poteva sorprendere. Evitò con un passo laterale la falce del nemico e si rigirò in un affondo, deviato dall’asta metallica della falce. Essa stava per ritornargli addosso, ma il ladro sparì con l’uso della sua furtività e riapparve alle spalle del vampiro, dove attaccò con un altro affondo, evitato con un balzo laterale, a cui fece seguire una sferzata con la sua frusta metallica che arrivò a segno: ma ciò che colpì fu solo il corpo immateriale dello Scorpione che si era ancora una volta nascosto in un’illusione.
‹È abile. Non è da tutti lanciare illusioni che non sei in grado di percepire.› commentò Skimir.
La fronte che grondava di sudore, Adeo annuì. Chiuse gli occhi ed espirò a fondo, rimanendo qualche secondo in apnea. Quando riprese fiato, uscì dalla sua posizione di guardia e sorrise con aria di sfida.
«D’accordo.»
Ogni suo muscolo facciale si rilassò ed il sorriso svanì quando entrò in stato di calma assoluta e i due mondi interiori che erano stati a scontrarsi incessantemente tremarono terribilmente quando quello dell’umano fu scosso da una nuova forza. Schiacciato dalla potenza mentale, del tutto inaspettata, del Cavaliere, il vampiro perse il controllo della sua illusione e ricomparve alla vista del nemico che subito mosse la sua frusta. Ma Yuuki rimaneva pur sempre un demone di classe X e afferrò la frusta con la mano destra e strattonò, tirando a sé l’umano e contemporaneamente correndogli in contro. Un momento prima di venire trafitto dalla falce nemica, Adeo lasciò la presa della sua frusta e scomparve all’interno della sua furtività potenziata da un’illusione e, impugnato uno dei due pugnali che teneva ai lombi, ricomparso alla sinistra dello Scorpione, lo sgozzò per poi trafiggerlo al cuore con la spada. Ma scomposto nello stormo notturno, il vampiro millenario evitò il secondo attacco e scomparve per poi riapparire a cento metri di distanza completamente rigenerato.
«Mi sorprendi sempre più. Un Cavaliere eccezionale come te non è un ufficiale? Nascondi forse il tuo vero potere ai tuoi compagni?»
Adeo non rispose, invece rinfoderò il pugnale e si chinò per raccogliere la frusta. Si rialzò e fissò il nemico con disinteresse.
«Tutto di te è cambiato, possiedi una abilità mentale interessante. Vieni!» disse mettendosi in posizione.
Figuriamoci. Adeo, anche fuori dallo stato di calma assoluta, non si sarebbe mai fatto provocare da un invito simile, a differenza di un certo Cavaliere d’Inferno che sarebbe subito partito in forma draconiana avvolto dal suo elemento Infernale, in questo momento ancora meno. Rimase impassibile a fissare il nemico che parve non apprezzare il rifiuto del suo invito. Ringhiò e fece per dire qualcos’altro ma Adeo, del tutto non interessato, lo anticipò con un’esplosione di fiamme nere.
Yuuki incominciò ad urlare di dolore e cadde a terra, dove incominciò a rotolarsi disperatamente. Adeo scattò, pronto a finire il nemico, ma non convinto di una cosa, usò un’illusione reale che continuasse dritta e andasse ad attaccare il demone, mentre lui si spostava verso sinistra. E proprio come aveva supposto, il momento in cui la copia del Cavaliere era sul punto di trafiggere il nemico, o meglio la sua illusione, il vero demone le apparve alle spalle e la cercò di tagliare in due, ma la copia dell’umano se ne avvide e si girò per parare il colpo: esso le passò attraverso e la fece svanire nel momento in cui Adeo trafisse il cuore dello Scorpione con la sua lama argentata.
Il vampiro sputò sangue ma riuscì a menare un calcio all’indietro che colpì malamente il Cavaliere e lo fece volare di una buona decina di metri in alto e indietro. Si girò e si rigenerò, la falce che roteava furiosa. Adeo si rimise in piedi e si avvolse in un’illusione reale che replicò un’armatura di Adamantite e, spada e frusta avvolte in fiamme nere, si preparò a scontrarsi con il nemico.
Quando spada e falce cozzarono e la seconda venne tagliata di netto, il vampiro ebbe la conferma che stava cercando e, trasalendo, si allontanò.
«Tu, umano! Come puoi possedere il fuoco nero?!»
Per tutta risposta, Adeo puntò in avanti la spada e liberò un raggio fiammante e contemporaneamente diede forma ad altre venti spade che, infiammate anche esse, incominciarono a vorticare attorno al demone che però, abilissimo, le riusciva ad evitare tutte. Con l’artiglio del pollice destro, si bucò l’indice e da lì fece scaturire una sorta di lancia di sangue indurito che cozzò con l’armatura illusoria di Adeo senza nemmeno scalfirla, ma l’impatto era stato così forte da spingerlo indietro e fargli perdere fiato.
Yuuki si circondò con una barriera sferica di sangue che allontanò tutte le spade fiammanti e partì di nuovo alla carica del nemico, questa volta con le sue katana sguainate, entrambe circondate dal suo sangue indurito. Adeo creò a mezz’aria uno scudo con la stessa resistenza dell’Adamantite ed il doppio tondo dritto del demone si perse contro di esso, per poi attaccarlo ancora una volta alle spalle con la furtività. Ma il vampiro evitò l’attacco facilmente con lo stormo notturno e Adeo rimase a guardare in avanti il tempo necessario per vedere il suo possente scudo di simil-Adamantite andare a devastare la vegetazione dell’isola dopo essere stato lanciato dalla forza terrificante del demone di classe X.
Avvertendo l’intento omicida di Yuuki, il ladro utilizzò un’illusione combinata alla furtività per scomparire, ma con quella mossa, la sua mente, provata da tutte le potenti illusioni reali che aveva utilizzato, vacillò, e subito sentì la presenza di quella avversaria farsi più forte: perdere un duello mentale contro un vampiro era anche peggio che farlo contro il più potente dei maghi organici, non doveva succedere per alcuna ragione.
Attivò i bracciali che indossava sotto l’armatura di Cristallo fucsia ed essi irrobustirono ulteriormente la sua barriera mentale, rendendo il grande oceano che circondava la sua isola mentale anche più profondo e i megalodon che vi nuotavano dentro anche più famelici.
Evitò per un soffio uno sgualembro incrociato del demone e portò la mano all’interno del mantello, da cui prese una fiala e la gettò a terra. Subito si creò una densa nube di fumo che offuscava i primi tre sensi e utilizzò il settimo per trovare lo Scorpione e trafiggerlo nuovamente al cuore. Questa volta il vampiro non si allontanò dalla lama, però, bensì la sottrasse al Cavaliere balzando via e, alto nel cielo, la estrasse dal petto e la spezzò prima di gettarla verso il mare. Anche in stato di calma assoluta, Adeo sentì un leggero fastidio, tristezza e rabbia per la perdita della sua preziosa Tinta alasse’, che era stata al suo fianco per oltre un secolo e mezzo. Ma il nemico era ancora di fronte a lui e quello non era il momento di pensare ad una spada, che per quanto pieno di ricordi e valore sentimentale, rimaneva pur sempre un oggetto, così portò la mano destra ai lombi e impugnò uno dei pugnali.

Per almeno un quarto d’ora era riuscito a far valere i suoi 280mila douriki fisici, ma quando tornò lo Scorpione con l’elmo da leone, che lo caricò con una spallata, Gilia non riuscì a resistere e volò fuori dall’area di marmo nero, andandosi a schiantare malamente contro il terreno.
‹Merda.›
Era l’unica parola adatta a descrivere appieno quella situazione e anche l’unica che aveva avuto il tempo di formulare. Fu investito da una terrificante vampata di fuoco verde amplificato dal vento dell’aquila, ma l’Adamantite combinata agli incantamenti di Hans gli permisero di non sentire nemmeno il colpo.
‹Volete fare sul serio? Vi accontento.›
Rimandò Siberia a Oblivion e invocò lo Spaccaossa nella sinistra; con Enedome ithil combinata alla Falce di luna nella destra, si diede la spinta e scattò verso i tre nemici, sabbia ferrosa che emetteva potenti scariche violacee, il suo elemento Sisma, che circondava entrambe le lame: quella della Falce di luna era stata del tutto rivestita e resa più affilata; dall’altra erano usciti degli spunzoni dall’aria poco gioviale. Con un attacco incrociato menò una potente spazzata che colpì i nemici con la sola onda d’urto perché essi avevano evitato il colpo fisico. Ma Gilia non ebbe il tempo di attaccarli nuovamente perché si ritrovò intrappolato in un blocco di ghiaccio che incominciò a stringerlo, gentile concessione dello Scorpione dalla testa di lupo che aveva scagliato l’ennesima freccia, questa volta una caricata magicamente. Ma il ghiaccio, non importava quanto forte, non poteva sconfiggere l’Adamantio, difatti fu il primo a iniziare a crepare e non il secondo.
«Esplosione fiammante!» esclamò il moro.
Si liberò del ghiaccio in un batter d’occhio e puntò in avanti Enedome ithil mentre colpiva il terreno con lo Schiacciaossa.
«Lancia di Raijin; Rivoluzione terrestre.»
Dalla prima spada, attorno alla quale si erano concentrati fulmini neri su fulmini neri, liberò una grande saetta dalla forma di un’alabarda, dalla seconda magia di terra che provocò un terremoto così forte da far cadere a terra i tre nemici che gli stavano intorno. Senza neanche stare a vedere se l’incantesimo di elemento Incubo aveva avuto effetto, balzò in alto e portò indietro le braccia per un doppio fendente, lo Schiacciaossa rimandato a Oblivion e sostituito con Bengala, e cadde addosso al cavallo che ancora non si era ripreso, tagliandolo in tre pezzi.
‹Fuori uno.›

Il pugnale fu avvolto in un’illusione reale che lo trasformò in un fioretto e lo infiammò con lo pseudo fuoco nero. Il vampiro ringhiò nel vedere un umano comandare il fuoco sacro dei demoni, senza realizzare che era solo il frutto di un’illusione. Molto probabilmente l’aveva supposto all’inizio, ma nel vedere le fiamme agire come quelle della famiglia reale, doveva aver cambiato idea. D’altronde non poteva sapere delle illusioni reali, tecnica inventata dallo stesso Adeo.
Riusciva comunque a cavarsela egregiamente contro le fiamme del Cavaliere, e con l’uso dei suoi poteri mentali, del controllo del sangue e della nebbia illusoria, era riuscito ad evitare ogni attacco.
Adeo si tolse l’elmo e una cascata di sudore ne cadde fuori; si pulì il viso e gli occhi con un lembo del mantello, la testa che incominciava a pulsare. Si rimise l’elmo.
‹Ti serve il mio aiuto?› chiese Skimir.
‹No, tranquillo.›
Non poteva certo chiedere l’aiuto del suo compagno mentale quando questi era impegnato a combattere centinaia e migliaia di draghi terrestri assieme agli altri alati: un Incubo e un Custode non avrebbero avuto problemi a sbarazzarsi dei rettili inferiori e allo stesso tempo assistere il proprio Cavaliere, ma Skimir, fisicamente più debole di tutti gli altri draghi presenti nella Rocca, non poteva contare sulla sua forza e permettersi distrazioni. Adeo si sarebbe dovuto occupare da solo del nemico.
Ora che era stato catturato nella nebbia illusoria del vampiro, l’umano non riusciva a vedere più niente né a localizzare l’energia demoniaca presente nell’aria. La percepiva provenire da tutti i punti, era come trovarsi in una stanza piena di altoparlanti in cui doveva rintracciare l’origine della voce che parlava. Ora più che mai avrebbe avuto bisogno del settimo senso e della sua Ambizione per prevedere gli attacchi nemici. Ma troppo tardi si accorse dell’arrivo delle katana in piena schiena e venne lanciato in avanti. E come era apparso, Yuuki svanì di nuovo. La nebbia illusoria era veramente fastidiosa, sia perché rendeva impossibile localizzare l’avversario, sia perché sottraeva energia fisica e magica a chi vi rimaneva intrappolato. E più diventava stanco fisicamente, più lo diventava mentalmente, e le illusioni reali, di questo passo, non avrebbero resistito a lungo.
Prese dal mantello un’altra fiala e la lanciò a terra, dove creò una forte esplosione luminosa che disperse la nebbia attorno a lui, appena in tempo per vedersi arrivare una katana in faccia. La parò con due spade illusorie che portò di fronte a sé e la frusta, che strinse anche con la destra verso un quarto della sua lunghezza. Ma subito il demone fece seguire uno sgualembro dritto manco in rotazione con la seconda katana ed essa colpì l’armatura del Cavaliere al torace, intaccandola appena, e lo fece volare.
‹Arrivo!› esclamò Skimir.
Prese il volo, diretto verso il suo Cavaliere, ma fu atterrato da un drago terrestre e azzannato ad un’ala.
‹No!› tossì Adeo, cercando di rialzarsi, per poco abbandonando la calma assoluta.
Yuuki lo attaccò con un doppio montante che lanciò il ladro in aria e lo colpì con un potente calcio laterale che lo mandò contro una roccia che si trovava in fondo alla strada che saliva verso la Rocca, frantumandola. Sempre più intensa e pesante era la presenza psichica nemica nella mente di Adeo, le cui difese avevano iniziate a vacillare; il vampiro era finalmente apparso all’orizzonte dell’isoletta del Cavaliere e stava trucidando spietatamente i megalodon. Adeo cercò di nascondere nuovamente il suo mondo interiore con un’onda anomala, ma Yuuki la tagliò con un colpo della sua falce come se non fosse stato niente.
‹Così non va.› strinse i denti.
Utilizzando tutti i suoi scettri e tutta l’energia delle sue gemme, Adeo si guarì completamente e si rialzò di scatto, evitando l’attacco del vampiro che venne sotto forma di onda distruttiva di pipistrelli. Con l’aiuto dell’Ambizione e del settimo senso, riuscì ad evitare tutte le fruste di sangue e le onde d’urto originate dal Juyo dello Scorpione e si avvicinò a lui, spada illusoria alla mano attorniata da fiamme nere sempre più intense. Si parò da una tempesta di sangue indurito con uno scudo di simil-Adamantite e arrivò ad abbattere la sua spada sul nemico, ma ciò che trovò fu solo un’illusione che, dispersa, rivelò uno stormo di pipistrelli che attaccò incessantemente l’umano e lo assordì con i loro stridii. Ma la cosa peggiore era come riuscissero ad intaccargli sempre più l’armatura. Il Cavaliere si circondò nel fuoco nero e lo fece esplodere, incenerendo tutti i pipistrelli all’istante. Subito giunse Yuuki che lo attaccò con un affondo, parato da un nuovo scudo apparso a mezz’aria. Ancora la barriera riuscì a resistere, ma con l’affaticamento e il continuo pressare di Yuuki sul suo mondo interiore, non riuscì a sostenere più l’illusione reale e lo scudo svanì. Si dissolse pure l’armatura illusoria e Adeo, sapendo bene di essere in pericolo, si nascose nella sua furtività e si allontanò di fretta.
Il vampiro rimase fermo nella sua posizione, pronto a scattare da un momento all’altro non appena avesse individuato la presenza del nemico. Anche il suo attacco mentale aveva perso vigore, evidentemente si stava divertendo troppo nel mondo reale per finirla lì.
«Non sono molti gli umani in grado di tenermi testa così a lungo, soprattutto a livello mentale, no che dico, sei il primo! Sei interessante, Cavaliere, soprattutto per il tuo uso del fuoco nero. Prima di ucciderti, farò in modo che mi riveli il tuo segreto.» disse con voce rilassata mentre si scioglieva i muscoli del collo.
Adeo, al riparo dietro ad una roccia, appoggiò le armi a terra e con la sinistra aprì la visiera dell’elmo mentre con la destra prendeva due pozioni dal mantello. Le mandò giù una dopo l’altra in un solo sorso e rimise i contenitori vuoti nelle rispettive tasche. Poi ne prese una terza, anche essa dal liquido azzurrino, mentre con la sinistra ne afferrò una dal contenuto verde chiaro, come un prato estivo, e lo bevve prima di ingoiare la terza pozione azzurrina. Quest’ultima aveva un effetto rigenerativo e rinvigorente, mentre quella verde rafforzava il suo potere mentale.
‹Si ricomincia.›
Richiuse l’elmo e riafferrò le armi, ma rinfoderò il pugnale e legò la frusta al fodero di Tinta alasse’ (che aveva tutte le intenzioni di ritrovare, finito lo scontro, e portare da Bhyrindaar a far riforgiare) e, due pozioni per mano, corse rapido per l’area di battaglia e, sempre nascosto nella sua furtività, le seppellì nelle crepe create nel terreno dallo scontro. Nel piazzare le sue trappole, aveva dovuto fare attenzione agli sporadici attacchi dello Scorpione che, spazientito, aveva iniziato a lanciare terrificanti lance di sangue indurito.
«Spero tu non sia fuggito, Cavaliere! Ti ho fatto dei complimenti che ho raramente espresso nei confronti di demoni maggiori, non dirmi che sono stati sprecati!» esclamò con furia velata mentre la sua energia demoniaca traboccava e la sua Intimidazione si faceva strada anche fra gli alberi della foresta, alla ricerca di qualunque essere vivente da cui attingere Paura.
‹Devo almeno essere felice del fatto che non possieda l’Ambizione del re, o la sua Intimidazione avrebbe effetto anche su di me che ne conosco il segreto, come fa Raizen. Ma mi pare strano che un demone del suo rango non possieda almeno uno dei colori, eppure non l’ha usata fino ad ora…›
Chiuse gli occhi ed espirò con calma, sfoderando i due pugnali e avvolgendoli, assieme all’armatura, in una nuova illusione reale.
Al contempo, partì all’attacco, intento a colpire il nemico furtivamente, mentre mentalmente lo faceva sbranare dai suoi megalodon; l’attacco mentale era stato così forte e inaspettato che distrusse la difesa avversaria, e all’orizzonte dell’isola di Adeo apparve una grande vallata cupa in mezzo alla quale si ergeva un’alta e sottile colonna di pietra nera, in cima alla quale vi era un castello in pieno stile demoniaco.
Creò due cloni di sé con un’illusione reale e mentre uno sgozzava con entrambi i pugnali contemporaneamente il nemico, l’altro lo tempestava di affondi al busto, ognuno diretto al cuore. Il primo clone, dopo il suo attacco, balzò indietro e roteò su sé, calciando in avanti lo Scorpione; il secondo clone eseguì un passo laterale e continuò a pugnalarlo alle spalle mentre l’Adeo originale si apprestava a lanciare una fiammata nera.
Yuuki cadde a terra, sangue che usciva a fiotti da ogni ferita e veniva sputato ad ogni respiro, agonizzante a causa del fuoco nero, e rotolò, cercando disperatamente di estinguerlo.
Era il momento.
Dal mantello prese una pergamena che si era fatto scrivere da Adamar, la sua arma segreta, e la srotolò: su di essa era scritto un incantamento spaziale capace di richiamare undici scettri con la dislocazione. La attivò ed essa si consumò, lasciando spazio agli oggetti incantati che si misero in fila. Erano dieci aste e un guanto legato alla prima, tutti di Cristallo rivestito di mithril. Il guanto destro illusorio svanì e si tolse pure quello di Cristallo fucsia. Infilò quello dislocato e richiamò tutto il suo misero Flusso e lo sommò a 50mila douriki di energia magica, che vennero poi decuplicati dal Cerchio d’argento e ulteriormente amplificati dagli incantamenti del guanto. Si trattava di una semplice e banale magia di fuoco, un raggio che, all’impatto, sarebbe esploso, atto a rafforzare il fuoco nero illusorio.
«Spiriti del fuoco e della distruzione, spiriti della natura e di decadenza, rispondete al mio richiamo e manifestatevi con tutta la vostra furia più spietata. Date supporto alla mia magia e abbattetevi contro il mio nemico con tutta la vostra potenza.»
Le entità evocate si concentrarono attorno all’incantesimo che si stava formando sul palmo destro di Adeo: lanciato, esso attraversò i dieci scettri e raggiunse Yuuki che ancora stava a terra agonizzante.

Gli altri Scorpioni non dovevano aver apprezzato la perdita del loro compagno e, furiosi, attaccarono Gilia con tutto il loro potere. Il leone lo attaccò con un colpo della sua ascia fiammante che generò un’esplosione al momento dell’impatto, scagliandolo indietro, e a riprenderlo fu una tempesta di lance di ghiaccio, generata dall’aquila. Esse si scheggiarono e infransero contro l’impenetrabile armatura di Adamantio, ma i colpi contundenti facevano comunque male, soprattutto il penultimo, che centrò in piano la colonna vertebrale dell’uomo.
«Gh!» esclamò in una smorfia di dolore e capitolò a terra, faccia in avanti.
I due nemici armati per lo scontro ravvicinato gli si lanciarono nuovamente addosso, ma ciò che veramente lo preoccupò fu percepire una grande concentrazione energetica proveniente dal lupo, che stava avvolgendo una freccia in una densa nube nera che terminava in una pericolosa punta.
‹Un incantesimo di penetrazione di quel livello potrebbe anche superare la tua armatura.› notò preoccupato Asthar mentre azzannava violentemente il collo di un drago della Setta, decapitandolo.
‹He.› rispose poco convinto, ben consapevole che le parole dell’Incubo erano veritiere.
«Pugno titanico!» esclamò, battendo entrambi i palmi a terra.
Due gigantesche mani di marmo nero si ersero dal terreno e presero gli Scorpioni in pieno, lanciandoli via. Arrivò la freccia dello spettro con l’armatura da lupo, ma il Cavaliere la bloccò con una parete di marmo nero.
«Armatura di sabbia.» disse, trasformando la terra attorno a sé in sabbia marmorea.
Essa si unì all’armatura della tigre, entrando in risonanza con gli incantamenti e modificandola d’aspetto. Gli avambracci furono rivestiti da escrescenze che ricordavano artigli, le spalliere furono rivestite da delle vere e proprie rappresentazioni di artigli di tigre e le zanne della bocca dell’elmo, dentro a cui si trovava la copertura del volto, si allungarono fino a diventare quelle di una tigre a sciabola. Il marmo nero che lo rivestiva era denso, più denso di qualunque altro dei suoi incantesimi di marmo nero, e questo lo rallentava, seppur di poco, ma gli permetteva anche di utilizzarlo per le sue magie senza doverlo creare dall’ambiente circostante. Volò rapido verso il lupo, Bengala rimandata a Oblivion e Enedome ithil afferrata con entrambe le mani, il suo elemento Sisma e l’Incubo di Syrius combinati attorno alla lama della spada. Lo spettro tentò di difendersi con una barriera mentre fuggiva, ma la componente di marmo nero nell’incantesimo di Sisma permise al tondo dritto di superarla come se non ci fosse nemmeno stata e di dissiparla, poi raggiunse il nemico e con uno sgualembro manco lo tagliò in due da spalla sinistra a fianco destro.
Toccò terra con i piedi appena in tempo per essere scosso da un terribile boato che giunse dalla direzione in cui stavano combattendo Adeo e il vampiro millenario. Una grande esplosione di fuoco, il cui calore arrivò anche a Gilia, illuminò il cielo e il moro si chiese da cosa avesse avuto origine perché i vampiri non possedevano poteri di fuoco e Adeo certamente non era in grado di lanciare magie di quel calibro. O almeno così aveva sempre creduto, ma dopo averlo visto all’opera nemmeno un’ora prima, aveva iniziato a mettere in dubbio tutto ciò che sapeva del Cavaliere eccentrico. Sorrise nel sapere che aveva vinto (non si poteva sopravvivere ad una magia di quel calibro), ma la sua felicità sparì subito nel vedere la grande fiamma estinguersi in poco tempo.

Nel mezzo di quell’inferno di fuoco, Adeo aveva sentito un grande urlo di Yuuki ed aveva sperato che fosse solo la disperazione del demone; invece una grande sfera di sangue cancellò tutto il fuoco e lo Scorpione si rialzò. Bruciacchiato e fumante, con la rigenerazione già in atto, il potente vampiro millenario si era protetto con innumerevoli barriere di sangue, molte delle quali avevano ceduto, a giudicare dai danni inferti dall’esplosione, ma comunque l’incantesimo del Cavaliere non era bastato. E pensare che si trattava del suo asso nella manica.
Uscì dallo stato di calma assoluta e cadde in ginocchio. La scena era molto simile a quella di Evendil contro Raiden, dopo che l’elfo aveva lanciato il suo inno mistico, la sua temibile Folgore bianca. Adeo sorrise e ridacchiò a pensare che stava per morire come il suo amico.
Poi pensò a Siirist, a quante volte il “Salvatore dei sette” sarebbe morto se non fosse stato proprio per gli interventi suoi, a quanto ancora il Cavaliere d’Inferno avrebbe avuto bisogno di lui, perciò richiamò tutte le sue forze e si rialzò, per quanto barcollante.
Fece per prendere una pozione dal mantello, ma il vampiro fu più veloce. Volò rapido verso di lui, la spada destra in avanti, avvolta dal sangue e dal potere dello stormo notturno, assieme alle sue emozioni e a quello che doveva essere il colore dell’armatura. Proprio ora doveva rivelare l’Ambizione, il maledetto, ora che Adeo era stravolto.
Il Cavaliere si difese con due scudi di Adamantite illusoria, uno dietro all’altro: il primo fu trapassato, il secondo solo crepato. Yuuki sorrise. Adeo trasalì nel vederlo muovere il braccio sinistro e sferrare un rapido colpo rotante di nitouryuu con cui tagliò gli scudi in quattro pezzi. Questo poteva voler dire solo una cosa. Ma non si diede per vinto e liberò una fiammata che investì in pieno lo Scorpione.
Adeo capì di essere perduto quando lo sentì ridere.
«Tutto questo tempo, non erano che illusioni. Mi devo complimentare con te, non avrei mai immaginato potessero esserci illusioni reali, ma ora sono curioso, lavorerò per svilupparle anche io. È un vero spreco ucciderti, trasformarti in un mio schiavo sarebbe molto più vantaggioso: ma siamo realisti, sappiamo entrambi che non resteresti un ghoul per nemmeno un minuto prima di diventare un vampiro indipendente.»
Adeo chiuse gli occhi quando si vide arrivare addosso una tempesta di fruste di sangue che gli fecero a pezzi l’armatura di Cristallo dopo aver superato e dissolto quella illusoria. Cadde a terra indebolito e ferito.
Yuuki ripose le sue spade e andò a recuperare la sua falce: per ovviare alla parte di lama spezzata, usò il suo sangue indurito. Adeo usò quell’opportunità (erano questi i momenti in cui amava di più l’arroganza dei demoni maggiori) per raggiungere, seppur a stento, una fiala e estrarla da una delle tasche del suo mantello arcobaleno. Se la portò sotto al viso e la stappò, facendone uscire un denso fumo arancione chiaro. Lo inalò a fondo e chiuse gli occhi, sentendo la grande forza che lo stava invadendo. Tutto il corpo incominciò a tremare sempre più violentemente e incominciò a liberare un gran quantitativo di energia magica. Lo Scorpione si accorse di ciò e, ringhiando, volò di scatto verso di lui, ma Adeo, datosi una spinta con le mani contro il terreno, evitò l’attacco. Il corpo gli si stava ingrossando, ogni fibra muscolare aumentava di volume e non solo, stava pian piano raggiungendo un’altezza superiore a due metri. I resti della sua armatura di Cristallo vennero definitivamente rotti e caddero a terra mentre Yuuki si preparava ad eseguire un attacco con la falce nella destra e una katana nella sinistra; per uno studioso del Juyo, quello sarebbe stato un attacco interessante da osservare.
Adeo sbatté i suoi pugni uno contro l’altro, sorridendo con aria di sfida.
«Cos’è questo rinnovato vigore, umano? Io sono un potente demone di classe X! Ho capito il segreto delle tue illusioni reali e con la tua sola forza fisica, non potrai farmi nulla!»
«Non amo usare questa mia forma, non è molto raffinata ed elegante, ma ora che mi hai costretto ad impiegarla, vedrai quanto ti posso fare con la mia forza fisica.»
Lo Scorpione liberò due potenti sferzate con le sue armi, vanificate da un possente diretto destro di Adeo, che, di conseguenza, si ritrovò il pugno e l’avambraccio lacerati. Ma subito si rigenerarono ed il Cavaliere non perse tempo, scattando verso l’avversario e assestandogli un montante sinistro sotto al mento che lo sollevò e con un altro diretto destro, lo colpì sullo sterno, schiacciandolo e scagliando indietro il demone. Nel ricevere entrambi i colpi, il vampiro aveva cercato di scomporsi nello stormo notturno, ma per impedirgli di farlo, il Cavaliere aveva utilizzato la sua Ambizione e l’aveva unita ad un’illusione reale per simulare il colore dell’armatura e colpirlo ugualmente. Ma non aveva più la forza mentale per utilizzare certe tecniche, perciò, d’ora in poi, si sarebbe dovuto affidare completamente alle sue pozioni. Prese una una fiala celeste e ne inalò i fumi ed essa gli modificò la composizione chimica della pelle, trasformandola in argento, e con tutte le sue abilità mentali dirette a rafforzare la sua barriera psichica, corse alla carica.
Grazie alla fiala dai fumi arancioni, che potenziava esponenzialmente ogni sua capacità fisica, rigenerazione inclusa, aveva ottenuto tutto il potere necessario per debellare un demone. Ma doveva fare in fretta, perché il suo corpo non avrebbe resistito a lungo ai suoi effetti. Inoltre il vampiro sembrava aver accusato poco i colpi ricevuti fino a quel momento, mentre egli era ad un passo dal collassare, e non era detta che sarebbe durato il tempo necessario per vincere. Per fortuna aveva piantato quelle pozioni, prima.
Con un possente gancio sinistro, colpì il demone nella bocca dello stomaco, facendogli sputare sangue, dopodiché lo spinse indietro con un diretto destro. Seguì rapido con una gomitata ed una ginocchiata in salto che lo prese in faccia, per poi schiacciargli il capo contro il terreno, proprio sopra ad una delle fiale che aveva disseminato.
Essa si infranse e liberò un fumo tossico che corrose la pelle dello Scorpione e lo infettò con spore batteriche che contenevano polveri d’argento.
Il vampiro ringhiò furioso e si rialzò, roteando furioso la sua falce, ferendo l’uomo al busto.
‹Maledizione, odio i poteri solidificati…›
Per quanto l’argento annullasse ogni potere demoniaco, una volta solidificato, non bastava il mero contatto fisico per dissiparlo; per rendere nuovamente inutilizzabile la falce, avrebbe dovuto superare lo strato di sangue indurito. Almeno doveva essere grato di combattere di notte, così che l’altro non avesse modo di sfruttare il suo potere d’ombra. E allo stesso tempo, doveva essere grato di possedere le capacità organiche necessarie per vedere perfettamente al buio senza sprecare costantemente energia per una magia di luce o oscurità.
Yuuki menò un doppio colpo in rapida successione di falce e katana, entrambe avvolte in sangue indurito e stormo notturno, che Adeo parò portando in avanti le braccia. Esse vennero amputate all’altezza dei gomiti, ma almeno riuscì a superare le armi avversarie e colpirlo con una testata in faccia alla quale fece seguire un poderoso calcio laterale in pieno ventre. Intanto il braccio sinistro del Cavaliere era subito ricresciuto ed egli si chinò per afferrare il destro e rimetterlo a contatto con il moncherino, e le due parti si riunirono.
‹Dovresti sviluppare una pozione che ti doni un corpo d’ombra come quello di Siirist. Per lui non ci sono problemi, anche se perde le mani con i Cerchi d’argento, perché tanto si ricreano, mentre tutti voi altri Cavalieri dovete sempre essere attenti a non perdere la mano con il Cerchio.› commentò Skimir.
‹Lieto di sentirti ancora parlare, devi esserti ripreso da quella brutta situazione di prima.›
‹Sì, Asthar mi ha salvato e poi un Cavaliere della quarta brigata mi ha guarito l’ala.›
‹Lo dovrò ringraziare abbondantemente, più tardi.›
‹Sì, ma ora pensa a Yuuki.›
Si scrocchiò il collo e inspirò ed espirò a fondo prima di svanire nella sua furtività e colpire a tradimento il nemico. Gli portò via dal fianco la katana ancora riposta e la lanciò via senza che quello se ne accorgesse nemmeno, per poi colpirlo con una gomitata alle costole.
Il fiato mozzato, il demone ansimò prima di riprendere il suo attacco. Il ladro notò l’occhiata rapida che quegli lanciò al suo fianco sinistro, accorgendosi dell’assenza della sua arma, e ringhiando, intensificò il suo attacco.
«Come hai fatto?!» domandò furioso, cercando di vincere la prova di forza in cui erano finiti, con Adeo che teneva saldi i suoi avambracci e gli impediva di abbassare le armi.
«Sondami la mente, se vuoi scoprirlo.» sorrise.
«Argh!»
Prese il volo e si mosse indietro, assestando dei tremendi calci ai gomiti del Cavaliere, spezzandoglieli, per poi roteare in aria e menare un fendente con la falce. Il ladro lo evitò con facilità, spostandosi di lato grazie alle tecniche della Volpe, e si nascose nella furtività. Con l’Ambizione vide il nemico prevedere la sua mossa e falciarlo in due, perciò cambiò strategia e gli rimase davanti, dove lo tempestò di pugni, per poi finire con due colpi di mano a lama e le dita trapassarono il petto del demone. Cercò di superare lo sterno e strappargli il cuore dal petto una volta per tutte, ma non fece in tempo perché lo Scorpione lo attaccò con una ginocchiata, sollevandolo in alto. Stava per venire tagliato in quattro da falce e katana, ma afferrò rapido i due pugnali e parò i colpi dopo averli avvolti momentaneamente in un’illusione reale.
‹Ancora un metro.›
Li lanciò contro l’avversario che li evitò con due passi indietro e con il piede sinistro ancora  sollevato, Yuuki fu fatto scivolare sul terreno di qualche centimetro dall’esplosione generata da una fiala lanciatagli addosso. Mise il piede su quella nascosta nella crepa nel terreno e di nuovo fu attaccato dalla sostanza corrosiva. E questa volta ebbe effetto.
«Kh…! Cosa?!» ringhiò, il piede paralizzato.
«Fiù!» sospirò Adeo, cadendo in ginocchio.
«Cosa mi hai fatto?!»
«La Triade benedica l’argento, sia lodato Titano per averlo concepito. Veramente, credo che, senza, noi Cavalieri avremmo perso la guerra con voi demoni prima ancora della venuta del quarto Cavaliere d’Inferno!»
«Aaahhh!» esclamò dolorante, trattenendosi per non gridare.
«Non c’è bisogno di fare finta, so che stai soffrendo terribilmente, è grazie alle particelle d’argento che hanno invaso tutto il suo sistema circolatorio. Ti stai man mano immobilizzando e i tuoi poteri demoniaci sono sigillati già da un po’. Sinceramente, sono sorpreso tu sia riuscito a volare, poco fa. Basta.» esclamò con un sospiro, cadendo indietro esausto e completamente rotto.
‹Povero Siirist, sempre costretto ad usare l’Assorbimento del Lampo… Come lo capisco…›
E mentre Yuuki veniva man mano trasformato in una statua d’argento, Adeo si addormentò.

 

~

 

Ce l’ho fatta, finalmente! Dai, è comunque passato meno tempo che tra lo scorso aggiornamento e quello precedente! E udite, udite…! Ho già terminato i prossimi due capitoli! Il prossimo capitolo si intitola FUOCO E VENTO e sarà pubblicato domenica 15. Adeo ora si gode il meritato riposo, ma la battaglia di Gilia non è ancora finita.

  
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