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Autore: stellabrilla    07/03/2008    1 recensioni
IL RACCONTO E' STATO RIPUBBLICATO. POTETE LEGGERLO A QUESTO LINK:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=706693&i=1
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Erano le nove e mezzo quando, finalmente, la famiglia Hornett fu pronta per scendere.
Mentre Nikita e Jethro setacciavano i vari ambienti interni, Tony fu inviato nel perimetro esterno dell’albergo. Probabilmente per tenerlo lontano dal casinò, con la raccomandazione di non lasciarsi distrarre dall’ambiente circostante.
Aveva, tutto sommato, preso bene la faccenda dello scherzo di quella mattina. Probabilmente, l’intervento di Nikita lo aveva sgravato dal fastidio di dover scaricare la ragazza di li a breve. Quindi, nonostante avesse rischiato un infarto, per essere stato svegliato a quel modo, e il cuore avesse impiegato diversi minuti per tornare ad un battito normale, alla fine si era fatto anche una risata.
Mentre l’agente dell’Ncis vagava attorno all’edificio, nella speranza di riconoscere qualche altro potenziale trafficante, o, quanto meno, di riscontrare anomalie di sorta, fu attaccato inaspettatamente alle spalle.
Qualcuno gli pizzicò il sedere!
Tony si voltò di scatto, interdetto e sorpreso, e si trovò di fronte un uomo biondo, coi capelli tirati all’indietro e lucidi a causa di un gel brillantinato. Era truccatissimo, e con indosso un bizzarro costume cangiante.
- Cjao dolcjezza. Cosa tu faj tutto solo che cammjna per strada? - Lo apostrofò lo sconosciuto con un marcato accento slavo.
Tony non sapeva se doveva ridere o picchiarlo, ma proprio mentre stava per optare per la seconda ipotesi, finalmente lo riconobbe… era Devon! La cui copertura era quella di un circense russo omosessuale.
Dovette riconoscere che si era calato nella parte alla perfezione.
Capì all’istante che doveva reggere il gioco, era probabile che il suo collega avesse delle informazioni da passargli.
- Niente di particolare. Passeggiavo. Sai, la persona con cui dovevo incontrarmi non verrà. -
- Essa è uno scjocco! Perché essa non vjene a vedere uno bello faccjno come jl tuo? - Sbottò Devon con una costernazione degna di Spielberg.
- Jo anche sonjo solo, ora. Jo ljtjgato con mijo compagno. Luj detto me ke jo… come voi djre? Ke jo è “Kecca jsterica”! -
Tony rise - Si vede che non sa quello che si perde - fece un occhiolino malizioso. - Piacere, io sono Thomas. Ma puoi chiamarmi T.J. -
- Dj molto pjacere T.J., mjo nome è Karil. Jo penso che sarej ljeto se tu prendi mjo numero. Tu kjama me dopo mjo spettacolo, da? - Devon porse a Tony un biglietto da visita, cangiante come il suo costume. E nel metterglielo tra le mani lo fissò con sguardo eloquente.
- Wow, Karil. Oh, porca miseria, grazie! Sono lusingato, davvero. Puoi contarci che ti chiamerò. Ma guarda cosa doveva succedere proprio me. Io, uno qualunque, che viene avvicinato da un uomo bello come te, che mi da perfino il suo numero di telefono! Cos’altro mi capiterà oggi? Vincerò alla lotteria? No, perché è evidente che questa è la mia giornata fortunata! Io non so che dire… - Finalmente Tony si rese conto di come Devon lo stava fissando. Perplesso e anche un po’ ansioso. Evidentemente stava esagerando. Pose fine a quello sproloquio con uno smagliante sorriso.
- Allora ci sentiamo questa sera. -
- Cj conto T.J.. io tj aspetta con molta… Ansja, da? -
Devon si allontanò con un passo leggermente ancheggiante.
Rimasto solo, e ignorando gli sguardi dei curiosi che avevano assisto alla scena, l’agente dell’Ncis si rigirò il cantorino tra le mani. Sul fronte c’era una scritta in cirillico e un numero di telefono, mentre sul retro erano stampati una serie di simboli fantasiosi, ma senza senso. Tony non riuscì a capire che diavolo di informazioni potesse mai contenere quel rettangolino di carta. Forse un microchip?
La soluzione migliore era portarlo subito a Nikita, di sicuro lei avrebbe sciolto il mistero.
Entrò nell’albergo attraversando l’enorme ingresso, il sole picchiava quel giorno, e le verdi vetrate dell’enorme edificio baluginavano di riflessi smeraldini.
Vagò per qualche tempo alla ricerca dei suoi Capi, e li trovò seduti ad un caffè.
“Ma guardali un po’… Io sotto il sole a sgobbare, e loro a ristorarsi comodamente in un bar.”
Gibbs lo avvistò da lontano, ma non fece alcun cenno al suo indirizzo.
Tony li raggiunse rapidamente e si sedette con loro, senza aspettare un invito.
- Spero tu abbia un buon motivo per essere qui, e non li fuori a fare il tuo lavoro… - Fu l’arcigno benvenuto di Gibbs.
- Dubiti forse della mia professionalità? -
- Una volta tanto hai fatto una domanda intelligente, T.J. e una volta tanto posso risponderti con un si. -
- Mi ferisci così! Fino ad ora sono stato un modello di rettitudine, mi pare. Certo se non tieni conto dell’incidente in aereo, e della pollastrella di stamattina, e della cameriera del ristorante, e… -
- Meglio che tu non aggiunga altro. Sta per partire lo scappellotto. -
- Sto zitto. -
- Bravo, e adesso dimmi cosa c’è. -
Nikita aveva osservato quel siparietto con un sorriso divertito, e si guardava bene dall’intervenire. Se quel genere di scambi era ordinaria amministrazione per loro, si rammaricava di non poter andare a lavorare all’Ncis. Di sicuro li non ci si annoiava mai!
- Allora, - cominciò a raccontare Tony - stavo per finire il giro del perimetro esterno, quando qualcuno mi ha pizzicato il sedere. “Sarà una ragazza che non ha saputo resistere al mio fascino”, penso io, e così mi giro. Ma di fronte mi trovo un tipo biondo tutto brillantinato. -
- Fammi capire. Ti sei spaventato per le avance di un omosessuale e sei corso ma mammina e papino? - Il tono di Gibbs era pericolosamente irritato.
- Certo che no! Aspetta di sentire il resto. Il fatto è che all’inizio non l’avevo riconosciuto per via del trucco, ma era… - abbassò leggermente il tono della voce. - Devon. Che mi ha dato questo. -
Tony mostrò il cartoncino con i simboli.
Nikita lo prese e lo osservò per qualche istante. - Dice che ha identificato un Arabo, tale Fahd Abū ‘Abd Allāh. Il braccio destro di un noto mercante di diamanti. Immerso fino al colo in ogni genre di illeciti. Devon lo ha visto confabulare con un uomo la cui descrizione potrebbe corrispondere al tizio che T.J. ha visto parlare con Dominik Gerko. Credo dovremmo cominciare a chiederci chi sia questo individuo. - Porse di nuovo il biglietto da visita a Tony, il quale lo guardò sorpreso, rigirandoselo più volte tra le mani.
- Ma tutte queste cose le hai lette… qui sopra? - Domandò perplesso.
- Si, vedi quei simboli li dietro? È una specie di alfabeto crittografato. Lo usiamo per scambiarci informazioni scritte, senza il rischio che cadano in mani sbagliate. E’ piuttosto complesso, e fino ad ora non è mai stato decifrato. -
- Molto interessante. - li interruppe Gibbs - Ma adesso perché non ci concentriamo sul nostro problema? Tony, cosa ricordi di quel tizio che parlava con Gerko? -
Nikita lo guardò storto. Non era abituata a sentirsi parlare in quel modo da un uomo. Ma non disse niente, e si concentrò sulla risposta di Tony.
- L’ho guardato di sfuggita. Ero concentrato su Gerko. Mi ricordo solo quello che vi ho già detto: capelli castani, pettinati di lato. Alto più o meno un metro e settantacinque. Era di corporatura media, quindi doveva pesare sui settantadue, settantatre chili. Anche se coi vestiti non posso esserne certo. Aveva un vestito anonimo, non molto costoso, scarpe dozzinali. -
- Questo non ci aiuta. - fece notare Gibbs. - La metà degli uomini qui dentro corrisponde alla tua descrizione.
- Mi spiace. Se lo vedessi, però, lo riconoscerei. In fondo siamo in una albergo. Prima o poi dovrà passare per la reception, no? -
- Il punto è che ci dobbiamo sbrigare. L’asta ci sarà soltanto domani. - Disse Kiki.
- Bene, allora diamo ci da fare. - Disse Gibbs alzandosi e gettando nell’immondizia li vicino il bicchiere di caffè.
Nikita lo imitò - T.J. Trova una scusa convincente per avvicinarlo, e fatti dire da Lobo quello che ha scoperto. Io e te Thomas, andiamo a cercare Aaron. Adesso che ci penso non l’abbiamo ancora visto da quando siamo arrivati. E la cosa mi preoccupa non poco. Comunque credo di sapere in quale posto cercarlo per primo. -
Guardò Jethro con malizia. - Spero che tu abbia messo il costume da bagno in valigia, maritino mio. –


[Continua…]
   
 
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