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Autore: Assasymphonie    01/09/2013    5 recensioni
« Hai ancora paura dell'oceano, Makoto? » Fu costretto ad annuire, incassando la testa nelle spalle con il suo solito modo noncurante.
{ MakotoHaruka }
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo del capitolo: Ocean Prince.
Personaggi: Makoto Tachibana / Haruka Nanase
Rating: Giallo
Note dell'autore: One-shot / Slice of Life / Sentimentale
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

.Ocean Prince.

« Hai ancora paura dell'oceano, Makoto? » Fu costretto ad annuire, incassando la testa nelle spalle con il suo solito modo noncurante, più sereno di quanto ci si aspetti da qualcuno che vede ogni mattina concretizzarsi la propria paura. « Ne sono terrorizzato, Haru. »
Gli occhi blu dell'altro si sporcarono di una domanda che non voleva scivolare via dalle labbra che tenne socchiuse, ad aspirare l'odore di quell'oceano tanto vasto, di quella sabbia sotto i loro corpi seduti. « Perché potrei perdere qualcuno di molto più importante di un vecchio pescatore. » Per un momento, Haruka pensò che parlasse di lui.


La pioggia continuava a cadere nemmeno vi fosse qualcuno, sopra le loro teste, con un innaffiatoio pronto a continuare a bagnarli più di quanto già non fossero. L'acqua aveva reso i capelli bagnati e pesanti sulle teste ed il silenzio era talmente opprimente da poter essere tagliato con la lama di un coltello. Non vi era praticamente alcuno spazio tra le spalle di Makoto ed Haruka, ma seppur così vicini sembravano distanti anni luce. Makoto non aveva aperto bocca dal momento in cui aveva ripreso i sensi, sdraiato sulla spiaggia, ed Haruka non vedeva alcun motivo per cominciare una conversazione- o almeno non lo avrebbe avuto se si fosse trattato di qualcuno che non si fosse chiamato Makoto Tachibana e non avesse avuto quello sguardo tanto triste, tanto smarrito e spaventato. Senza sapere che, tra i due, probabilmente era Haruka quello più terrorizzato. Un tremore diffuso che non aveva mai provato, la consapevolezza che forse non era smettere di nuotare la sua paura più grande. Se provava a chiudere gli occhi, poteva rivedere il corpo di Makoto riverso sulla sabbia, il battito cardiaco flebile come il miagolio di un gattino e il respiro rarefatto, così vicino ad oltrepassare la soglia del non ritorno per colpa di quell'oceano che tanta paura gli faceva, che- non aveva idea nemmeno di che cosa pensare. Forse pensare risultava troppo difficoltoso, ma ascoltare il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia era quasi peggio del superare la sua naturale reticenza al dialogo.
« ... Makoto. » Un sussurro, un nome smozzicato appena il cui unico risultato è quello di lasciare che Haruka si morda le labbra con violenza, ma ormai il più era fatto. Makoto sollevò il capo dalla posizione nascosta in cui lo aveva lasciato per puntare i suoi grandi, dolci e ancora scossi occhi verdi sulla figura bagnata come un pulcino del suo compagno, del suo amico, del suo tutto. « ... Haru? » Sarebbe potuto bastare, avrebbero potuto finirla così, perché a Makoto bastò un'occhiata più approfondita alle linee di preoccupazione sulla fronte altrui, alla radice del naso corrugata e all'ombra negli occhi blu per capire quanta paura Haruka avesse provato.
Fu per questo che sorrise e lasciò cadere il proprio capo sulla sua spalla, la propria mano nella sua mano cercando lo spazio tra le dita, sfiorandolo, stringendolo. « Non vergognarti. Anche io ho paura per lo stesso motivo. » La sua voce era calma, come seta liquida che avvolse piano piano il corpo di Haruka insieme al calore della presa, al suo fiato tiepido sulla pelle bagnata. Perché doveva sempre essere così calmo, perché doveva sempre saper leggere nel suo cuore come se fosse un libro aperto? « Non capisci, saresti potuto morir- » Una frase troppo lunga per Haruka ma non fu sé stesso a fermare le labbra, bensì un tocco gentile quanto una carezza, un premere incerto ma caldo, sicuro quasi quanto quella presa che si intensificò appena. Pochi attimi lunghi come una vita intera, persino l'oceano e la sua paura fu spazzato via da quel momento delicato.
« E tu mi avresti riportato indietro. »
Makoto non avrebbe dovuto dirlo con quel tono, con il viso così vicino, dopo averlo baciato in quel modo: fu talmente naturale arrossire che il sorrisino del moro, pronto ora ad alzarsi per magari cercare un posto riparato, venne cancellato da un altro, impulsivo ed improvviso contatto con quelle labbra salate di mare e di pioggia. In fondo, si sentiva ancora il respiro un po' corto.

.Fine.
   
 
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