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Autore: JennyWren    01/09/2013    9 recensioni
Mi porse una foto indicando i volti sorridenti dei ragazzi con la pettinatura a caschetto - Lui è George, poi c'è Paul, Ringo e quello dietro più in alto è..
- John - conclusi la presentazione fissando il volto del ragazzo dai capelli chiari e lo sguardo magnetico che sfoggiava un sorriso divertito.
Serrai la mascella stringendo la foto stretta tra le mani, il mio sguardo si indurì all'istante, avrei bruciato quella maledetta foto se solo l’avessi guardata ancora.
- Puoi ridarmi la foto? - la ragazza chiese titubante notando il cambiamento della mia espressione.
- Tienitela - Risposi con un tono glaciale
Dal cap. 21
Mi si bloccò il respiro per un attimo e un brivido mi salì sulla schiena, lasciandomi a bocca aperta. - Cosa? - Chiesi quasi senza fiato.
Patti mi guardò perplessa - Beh, Paul ha lasciato Jane appena dopo il tour scorso.
Il cuore batteva in petto come un martello pneumatico e sentivo la gola terribilmente secca. - Vado a bere - Mi diressi al tavolo con le bibite ma il mio sguardo si posò su l’ultimo arrivato, il ragazzo dai capelli neri in giacca e cravatta
Paul.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't judge me anymore

 

Circa un mese dopo avevo capito in che modo si lavorava al Sun, in quel giornale si faceva sul serio e i ritmi erano sfiancanti: niente scrivania, niente tempi morti, si andava su e giù per la redazione di continuo.
Quando tornavo a casa passavo pochi minuti al telefono con Steve prima di crollare sfinita sul letto e dormire per avere la forza di cominciare daccapo il giorno seguente.

 

Era notte fonda ma non riuscivo a dormire quando sentii qualcuno bussare alla porta di casa Affinai i sensi per cercare di capire altro ma lo scroscio della pioggia incessante e il rimbombo dei tuoni coprivano ogni rumore; solo uno sprovveduto sarebbe uscito di casa in quelle circostanze e mi alzai dal divano cercando di fare il meno rumore possibile.

- Ti prego Judith, fammi stare qui almeno stanotte.

Mi spostai di lato per lasciarlo passare e gli indicai il salotto dove il camino era acceso.
Senza dire una parola si sedette a terra, di fronte al camino, cercando di riscaldarsi ma nonostante il calore tremava ancora visibilmente e dato il suo stato aveva di sicura camminato a piedi fino a casa mia.

Incrociò il mio sguardo prima di puntarlo a terra e schiacciare con le dita le piccole gocce d'acqua che colavano dai vestiti, posandosi intorno a lui.

- Ti prendo qualcosa di asciutto.
Tornai in salotto con un paio di asciugamani grandi e gliele porsi ma non mosse un muscolo per afferrarle. La sua espressione era talmente ferma che non riuscivo ad interpretarla.

- Che succede, John? - Chiesi tamponandogli i capelli zuppi di pioggia.
John sollevò il viso pallido dal freddo per guardarmi negli occhi e capii che non era pronto per parlare, era venuto per avere silenzio.

Poggiai i suoi vestiti vicino al camino per farli asciugare e lo avvolsi in una coperta mentre se ne stava immobile a fissare il fuoco, così feci lo stesso, poggiandomi sulla sua spalla.

Sapevo del suo commento sui Beatles e Gesù ma non capivo il motivo per cui John se ne preoccupasse così tanto.
- Hanno bruciato tutto - Esclamò immobile e per un momento credetti di averlo immaginato, se non fosse per la lacrima che stava scendendo sul suo volto.
- Cosa?
- Tutto - Ripeté in un singhiozzo.

Mi poggiai di fronte a lui e cominciai a sistemargli la frangetta arruffata.
- Era solo uno stupido commento e non intendevo che siamo migliori di Cristo ma soltanto più famosi. Io non so niente di religione e non volevo tutto questo odio contro di me. Sono solo un cazzone con una chitarra che si sentiva il mondo addosso, con il gruppo mi sono sentito per una volta al posto giusto e ora mi odia il mondo intero!

John gridava, era distrutto e avrei voluto uccidere tutte le persone che lo facevano sentire cosi, non meritava quello che stava succedendo.
- Sono cazzoni loro, John sono dei fanatici, degli ignoranti quelli che hanno interpretato il tuo commento in quel modo e ora stanno facendo queste cose- cercai di calmarlo ma respirava in modo irregolare, stava per esplodere.
- Non so più cosa fare. Faccio un'intervista? Non va bene. Smentisco tutto? John Lennon è un bugiardo. Fingo che non sia successo niente? John Lennon è ipocrita. - Strinse le mani nei capelli poggiando la fronte sulla mia spalla - Judith io che devo fare? Dimmelo tu.

Tremava, era spaventato come un bambino e mi sentii così male da voler piangere.
- Mi fai un po' di spazio nella coperta? - Chiesi accarezzandogli la nuca.
John scostò la coperta allargando le braccia e mi strinsi contro di lui, abbracciandolo forte.

- Tu non sei bugiardo, ipocrita o tutte le stronzate che dicono su di te. Sei la persona migliore del mondo, capito? Per me puoi stare qui anche tutta la vita ma, John, devi prendere quella chitarra e urlare al mondo che si stanno sbagliando. - gli presi il viso tra le mani per farmi ascoltare - Qualsiasi cosa una persona faccia, essa viene criticata o lodata da qualcuno. Il tuo caso è lo stesso, solo amplificato perché sei uno dei Beatles, il gruppo migliore al mondo. Diamine, John, chiunque vorrebbe essere te!

Un minuscolo, piccolissimo sorriso increspò le labbra sottili di John ed io sorrisi a mia volta, tirandolo di nuovo tra le mie braccia.
- Non pensare a nessuno, non pentirti mai di quello che fai John. Avrai sempre me dalla tua parte. - Gli schioccai un bacio sulla guancia e restammo stretti per un po' prima di alzarmi porgendogli le mani.
- Forza Lennon, vuoi restare a terra come un vecchio?


Mi afferrò le mani e, dopo essersi alzato mi diede una pacca sulla spalla.
- Sei proprio cresciuta, Judy. - Sorrise, la coperta ancora addosso.
- Sono il tuo psicanalista personale. La prima seduta è gratis, dalla seconda in poi potrai usufruire dello sconto famiglia del 5%.
- Grazie -Disse semplicemente ed io scrollai le spalle.
Sei mio fratello e se qualcuno ti fa stare male io sono in dovere di spaccargli la testa per difenderti.

Restammo tutta la notte a mangiare tutte le schifezze possibili e a guardare film stupidi che facevano ridere a crepapelle.
Solo verso le cinque del mattino John si addormentò ed io spensi la tv. Mi raggomitolai sul divano per dormire quando un improvviso conato mi fece correre in bagno ed avere un'intensa conversazione con la tazza del gabinetto.
Quando tornai da John decisi di pulire tutto lo schifo che avevamo combinato cercando di non svegliarlo e solo dopo preparai la colazione per entrambi, anche se il solo odore del cibo mi disgustava.

Solo verso le 9 John decise di alzarsi.
- Posso usare la doccia? - Chiese una volta in cucina.
- Certo che puoi, che domande.

Stava per andarsene quando mi porse la domanda che speravo non mi facesse mai.
- Perché te ne sei andata dalla EMI?

Panico.

- Perché lavorare al Sun mi da maggiori possibilità. - Affermai in tono piatto. Quella frase era la risposta che rifilavo a tutti.
- Non ha niente a che fare con Paul?
- Certo che no.
- Tirai un sorriso, non volevo che John e Paul litigassero per colpa mia.

Non so se per innocenza o perché avesse visto la mia espressione da “Ti prego non aprire l'argomento” che John non chiese più nulla e sparì in bagno.

Tamburellavo le dita sul ripiano della cucina, fissando l'enorme albero di Natale che io e Steve avevamo addobbato qualche giorno prima, mentre la sensazione di aver dimenticato qualcosa mi ritornava in mente, costringendomi a scandagliare mentalmente tutte le possibili ragioni.
Fissai il calendario, ma la scadenza per l'articolo era prevista per la settimana successiva, cercai di ricordare i vari compleanni, ma il mio era passato ormai da un mese; niente, non mi riuscivo a venire a capo di quella matassa.

- Allora? - John alzò la voce per farsi sentire.
- Che cosa? - biascicai stropicciandomi gli occhi.
- Ti ho detto se a Natale vuoi venire da me.- Esclamò tamponandosi i capelli.
Sorrisi raggiante, l'idea di passare il Natale in famiglia mi rendeva felice come un bambino. - Certamente!

John si rivestì e prima di andarsene mi stritolò in un abbraccio spacca costole, con tanto di bacio sonoro sulla guancia.
- Scriverò una canzone e gli farò il culo a strisce a quei fanatici.

Lo strinsi forte stampandogli mille baci sulla guancia.
- Vai Lennon che sei il migliore.





Le feste di Natale arrivarono in meno di uno schiocco di dita e mi ritrovai negli ultimi giorni a comprare regali per tutti.
Ero con Sophia, la mia collega preferita a Camden, pochi giorni prima del fatidico giorno ad ultimare gli acquisti, quando mi si gelò il sangue nelle vene per una sua frase.
- Che sfiga, credo che a Capodanno non potrò darmi alla pazza gioia con Darren. Ho le mie cose. Tu e il tuo ragazzo?

Mi bloccai di colpo.

- Che mese è?
- Judith è Agosto, non vedi che bel sole?
- È fine dicembre - Mormorai. Ecco la cosa che avevo dimenticato.
- Judith, sei sbiancata di colpo, che ti prende?





Camminavo verso casa di John la mattina di Natale, la neve fresca scricchiolava sotto il peso del corpo e cercai di rilassarmi alla vista di quel paesaggio imbiancato nel giorno di festa.
Due colpi di clacson mi fecero spostare di lato, verso il muro della strada, ma nonostante la strada fosse libera, la macchina suonò ancora e decisi di ignorarla, avanzando il passo.

-Judith, fermati!- Esclamò e istantaneamente il cuore partì a mille.

Fu irrazionalmente che mi voltai, incrociando i suoi occhi.
-Paul, vai via- Pronunciai, ma stavo già piangendo senza saperlo.

Corse verso di me, affondando i piedi nella neve e si fermò solo quando ci ritrovammo l'uno di fronte all'altra.
-Judith, ti prego, non so più che cosa fare, ti prego, non volevo- Le lacrime gli solcavano le guance arrossate dal freddo e mi sentii un verme.

Si sporse quel poco che bastava per poggiare le sue labbra sulle mie e baciarmi. Trattenei il respiro ma fu più forte di me e mi abbandonai completamente al bacio, poggiando le mani sul cappotto in lana scura che indossava, avvertendo di nuovo quel calore e quella sicurezza che provavo tra le sue braccia.

- Vattene - Lo implorai dopo essermi staccata dalle sue labbra - Ti prego.

- No - Scosse la testa più volte. - Torniamo insieme, come prima, tu mi ami Judith.
Cercai di spingerlo via ma mi fermò le mani con le sue, coperte dai guanti in pelle.
-Paul sono incinta.

Lasciò le mani compiendo un passo indietro, guardandomi spaventato.
- È mio, vero? Judith, dimmi che è mio. - Disse velocemente – Parla! - Urlò a causa del mio silenzio.
Fu tra le lacrime e la vergogna di averlo tradito che mormorai -No, è di Steve.

Paul esplose di rabbia, urlandomi di essere una sgualdrina, di essere come tutte le altre.
Mi urlò che aveva in mente un futuro per noi due e che io avevo distrutto tutto. Calciò la neve passandosi le mani nei capelli prima di sfuriare di nuovo con termini che non gli avevo mai sentito pronunciare.

Non mossi un solo muscolo, restai ferma ad assorbire la sua ira, senza dire una sola parola.
Sollevai lo sguardo portandomi una mano alla faccia solo dopo che essa fu colpita da uno schiaffo violento di Paul che ora mi guardava con la bocca spalancata, registrando solo dopo ciò che aveva appena fatto.
Indietreggiò fino a sbattere contro la sua macchina prima di sparire stridendo le ruote sulle strade coperte dal sale.


Afferrai un pugno di neve per premerlo sul viso, in modo da contenere il danno ma la verità era che quello schiaffo me lo meritavo tutto.
In pullman verso casa di John cercai di ricompormi e alla fine del viaggio il segno lasciato dalla mano del bassista era ridotto ad un semplice graffio che avrei potuto giustificare in mille modi.
Cercai di sembrare il più naturale possibile quando entrai in casa di John, scambiando auguri con tutti i presenti.

Cynthia uscì per comprare qualcosa che aveva dimenticato, lasciando me e John soli.
Il maggiore dei Lennon continuava a spiluccare pane dal cestino che sua moglie aveva posto in tavola mentre io me ne stavo sul divano fingendo di leggere una delle riviste di cucito di Cynthia.

John tornò dall'ingresso con un'espressione strana in viso che cercai di ignorare.
-Cynthia sa ricamare davvero tutte queste cose? Per me sarebbe impossibile.
John continuava a fissarmi e la paura che avesse scoperto qualcosa cominciò a farsi strada dentro di me.
-Stamattina hai visto Paul, vero?

Cominciai a sudare e richiusi il giornale, riponendolo sul tavolino.
-John, non ne voglio parlare.
-Mi ha riferito una cosa che gli hai detto. È vero? - Toccai istintivamente il ventre coperto dal pesante maglione in lana.
- Judith, guardami in faccia - Pronunciò con voce gutturale, la rabbia trapelava dalle poche parole.

Trattenei un singhiozzo ma le mani tremavano visibilmente.
- John - tremai, la mano a coppa sulla pancia, non avrei sopportato un'altra sfuriata.
- Che cazzo hai fatto?! - Ruggì violentemente, scattando di fronte a me.
Mi prese i polsi, strattonandomi violentemente.
- Fa male! - Piansi forte, cercando di fuggire alla presa.
- Judith, porca puttana, sei incinta? - Urlò furioso, cercando di guardarmi negli occhi. Lasciò la presa dai polsi, guardandomi con gli occhi accecati di rabbia.
- Sì - sussurrai, scivolando a terra, circondando le ginocchia con le braccia.
- Cosa cazzo di ho detto, Judith? Cosa? - Urlò esasperato - Io lo ammazzo, lo trovo e lo ammazzo di botte fino a fargli sputare sangue! - Colpì il muro con un pugno violento.
- No, ti prego, no! Non fare niente.
Il volto era segnato dalle lacrime e la gola bruciava, non avrei retto ancora per molto.

- John! - Urlò Cynthia sulla soglia della porta, notando la scena, le buste ancora in mano. - Che succede?
Corse verso di noi, accovacciandosi su di me, prendendomi il viso tra le mani.
- Judith - Mormorò osservando la mia espressione.
Chiusi gli occhi per la vergogna, mi sentivo un verme per ciò che avevo fatto e le conseguenze che avrei dovuto affrontare sembravano invalicabili.

- Dove vai? - Chiese Cynthia a John, ormai sulla soglia.
- Ad uccidere il bastardo.
- NO! John! - Balzai in piedi - Ti prego!

Ma era inutile, era già corso fuori.



Cynthia mi porse l'ennesimo bicchiere d'acqua.
- Da quanto lo sai?
- Due settimane fa, tre test su tre danno risultati positivi.
- Perché lo hai fatto? - Chiese, ma non era un rimprovero.
- Ero accecata dalla rabbia nei confronti di - ingoiai più volte, cercando di pronunciare il suo nome - Paul, e Steve era con me, si era mostrato gentile, affezionato a me, non faceva altro che ripeterlo! In quel momento ho agito di impulso. È stato strano, come se sapessi di star sbagliando ma non mi importava più.
Cynthia mi accarezzò il dorso della mano, cercando di confortarmi.
- Steve lo sa?
- Sì e non ha reagito davvero benissimo.
- Scusa se mi permetto ma potresti darlo in adozione.
- Mai. Io ho vissuto in un orfanotrofio, ho vissuto senza genitori. Io ho lasciato che accadesse e io ne terrò cura. Non potrei vivere con la consapevolezza di aver abbandonato mio figlio. Anche se non era previsto, ne sono responsabile.

Mi guardò con approvazione, con rispetto.
Come avrei potuto abbandonarlo?

- Sai, hai perfettamente ragione e io ho fatto lo stesso con Julian. Anche se non era previsto, Jules ora è il mio piccolo, il mio bambino e non potrei immaginare di vivere senza di lui.
- Non vivrà nemmeno un giorno sentendosi uno sbaglio, come mi sono sentita io.

John spalancò la porta di casa, salì al piano di sopra e lo rincorsi.
Una volta dietro di lui lo afferrai per il braccio, facendolo voltare.
- John.
- Ha detto che vuole sposarti.






Angolo autrice.
Sì, ehm, ciao popolo di EFP!
Sono in ritardo, lo so ma ho visto che la FF non interessa più come prima, dunque mi sono concessa un po' di tempo in più per pubblicare.
Allora, che dire, sono consapevole del fatto che volete uccidermi perché è successo quel che è successo, MA, la storia non è ancora finita quinid su, non disperate!

Ora, ci tengo a ringraziare le cinque anime Pie che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero: 
Mrs_McCartney che se l'ultima volta voleva menare Judith, non oso pensare cosa voglia farle ora.
JepicLuminous che resta sempre la mia fan numero 1!
Yashi_ che commenta ogni volta la storia e mi sprona a scrivere sempre.
LizPotterheadYo la mia nuova lettrice! MI ha fatto davvero piacere la tua recensione!
_SillyLoveSongs_ che mi fa sempre spoilerare su tutto ma le voglio bene lo stesso.

Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e la tengono tra preferiti, seguite e ricordate.

Alla prossima!

JennyWren

   
 
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