Capitolo quattro
Presi i bauli, lasciarono le
stanze. Scesero nel locale e si posizionarono davanti al caminetto, vicino ad Hagrid.
Daisy non capiva per quale motivo si doveva entrare dentro un camino.
James lesse perplessità nei suoi occhi:- “Abbiamo avuto l’autorizzazione per usare
-“Okay…ma ti avviso, non ho capito nulla di quello che hai
detto…” - rispose tesa.
Il ragazzo scosse la testa: Daysi
non conosceva Polveri Volanti ed entrate magiche.
Hagrid li precedette con i bauli, scomparendo in un lampo
di luce verde, dentro il camino.
-“Ora
tocca a te Daisy.”
Entrò lentamente -“Ma è
polvere di fata per andare sull’Isola Che non C’è?”-
cercò di scherzare, anche se era
agitata.
-“Polvere
di fata? Non credo che le fate producano polvere. Nei libri non è menzionato… e
dove si trova L’Isola Che non C’è?”-chiese James perplesso.
Sorrise,
immaginava che avesse letto la fiaba di PETER PAN. Quando
cercò di spiegare, si sentì risucchiare e tirata verso l’alto in mezzo a luci che le sfrecciavano intorno.
In
poco tempo toccò terra, cadendo rovinosamente dentro un caminetto diverso dal
precedente. Ricoperta di fuliggine, venne
aiutata a rialzarsi dal guardiacaccia.
-“Succede
a tutti la prima volta che viaggiano con
-“Lo
spero!”- Rispose la ragazza spazzolandosi la cenere dagli abiti.
Si
guardò intorno; era una stanza buia, piena di oggetti
sinistri alle pareti: Corna di animali, ragnatele e
crini argentei erano l’attrazione principale.
-“Questa
è casa mia!”- disse il guardiacaccia.
La
ragazza fece un sorriso di circostanza, vedendo la sua espressione orgogliosa. Nello
stesso istante apparve James. Uscì dal camino senza
sporcarsi, al contrario di lei.
-“Che ne pensi? Ti sarà sembrato di stare dentro un calderone
rimescolato, ma è la maniera più veloce per viaggiare.”
Daisy
lo guardò scettica. “Oh si… davvero splendido se ti piace essere frullata, con
la sensazione di nausea perenne!”
James e Hagrid scoppiarono in una
fragorosa risata:-“Bene. La scuola ci aspetta!”- il guardiacaccia aprì la possente porta della casa. Davanti a Daisy si spalancò un panorama innevato.
- “E’
bellissimo…” -Non aveva mai visto la neve. Nel Texas non era consuetudine
ammirare prati bianchi e il freddo pungente. Ebbe un brivido e strinse a sé il
soprabito.
Hagrid fece strada ai due ragazzi
verso il sentiero ripido che portava alla scuola. Alla sinistra si estendeva a perdita
d’occhio un grande lago, a destra, una folta foresta attirò l’attenzione della giovane.
-“Quella
è
-“Timide?!”- fece eco James: - “Questo è
l’ultimo aggettivo che avrei usato per definire i tuoi amici!”
-“Questione di punti di vista.”-boffonchiò
Hagrid con una scrollata di spalle.
La
ragazza non emise una parola durante il tragitto verso la
scuola. Lo sguardo era fisso sul castello che torreggiava su di loro, man mano
che si avvicinavano. Arrivarono
davanti ad un circolo di pietre monoliti.
- “E’ un posto incantato…”- sussurrò.
-“Si, è
bellissimo. Ogni volta che torno è un emozione, come la prima volta.”-
Oltrepassarono
il ponte sospeso entrando nel cortile d’ingresso.
-“Questa
sarebbe una Scuola di Magia…?- esalò senza fiato la ragazza, guardandosi
attorno.
James prese la sua mano:- “Non è
solo una scuola per noi.”
La porta di quercia dell’entrata si schiuse
lentamente. Una giovane donna dai capelli corvini,
vestita di verde li andò incontro con passo lento.
-“Benvenuta Miss Morales,
lieta di conoscerla. Sono Selene Hedwig,
docente in questa scuola.”- disse pragmatica.
-“Professoressa…”- James fece cenno di saluto.
-“Mister
Potter, bentornato. Il suo viaggio è stato fruttuoso,
a quanto vedo.” Lanciò una fugace occhiata alla ragazza e incominciò a spiegare le regole alla nuova
arrivata.
-“Non avendo l’età dei ragazzi del primo anno,sarà smistata nello studio della Preside. Per tutto il
tempo che passerà qui, si ricordi che la sua Casa sarà
come la sua famiglia. Essendo una fuoricorso, le lezioni saranno
intense, in modo da rimetterla al passo con i suoi coetanei.”
Notando la sua titubanza, la professoressa
continuò:-“Alloggerà nei dormitori della sua Casa e
passerà il tempo libero nella Sala Comune o nelle attività extra scolastiche, a sua scelta.”
Hagrid
rimase ai piedi della scalinata di marmo, mentre i ragazzi seguirono l’insegnante
sulle scale, che si muovevano come se avessero un
volere proprio.
- “Le quattro Case si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuna
ha una nobile storia e ciascuna di esse ha sfornato
maghi e streghe di prim’ordine.”-
Daisy seguiva le parole della Hedwig con interesse
sempre più crescente.
Arrivarono al terzo
piano e percorsero un lungo corridoio. -“Per lei abbiamo fatto un eccezione, il Consiglio Direttivo della scuola
verificherà il suo talento, decidendo in che anno
inserirla.”
-“Devo sostenere un
esame d’ammissione?”-chiese preoccupata.
-“ Aspetti qui per
cortesia.”- disse
con indifferenza, senza degnarla di risposta.
Lasciò i due ragazzi
soli nel corridoio, scomparendo dietro ad una porta. Faceva buio presto, nei
mesi invernali. Come se la scuola fosse consapevole dello scorrere del tempo, candele e torce appese al muro si
illuminarono, producendo ombre suggestive.
- “Daisy, non posso entrare con te nell’ufficio
della Preside. Mi è stato negato…nel frattempo, porterò
le mie ricerche al professore di Pozioni. Ti verrò a cercare appena posso, lo prometto.
-“Stai
tranquillo…hai già fatto abbastanza, per una ragazza conosciuta da poco
più di una settimana. Te ne sono grata.”- Accennò un sorriso:-“Sono qui, grazie a te. E avrò la
possibilità di trovare mio
padre, giusto?”
-“Giusto…ora devo proprio
andare. Non temere,
James
s’incamminò nel lungo corridoio, girandosi di tanto in tanto, verso di lei. Nonostante si allontanasse, Daisy lo seguiva con lo
sguardo, alzando la mano per salutarlo. Non poteva lasciarla in così. Tornò indietro, andandole
incontro. Si ritrovarono vicinissimi. Sollevò il mento alla giovane, delineandole con la punta del dito le labbra, quasi
volesse sincerarsi che fossero vere.
Daisy arrossì. Sebbene
si trattasse di un gesto semplice, era la cosa più sensuale che
un ragazzo le avesse mai fatto.
-“James…”-sussurrò.
Sorrise e chinò il capo su di lei, schiudendo le
labbra con un bacio intenso e tenero al tempo stesso.
Daisy sentì venir meno le forze, lasciandosi andare tra le sue braccia.
Il ragazzo si scostò
dall’intimo contatto, titubante:-“A più tardi…”-
Ritornò sui suoi passi e scomparve dietro l’angolo del corridoio.
La professoressa Hedwig uscì dalla stanza e lei tornò con i piedi per
terra.- “
Ancora sognante,seguì l’insegnante ed entrarono in una camera circolare,
piena di oggetti che fluttuavano, quadri che
raffiguravano uomini anziani che si muovevano da una parte all’altra delle tele
appese. La donna, era seduta
dietro ad una scrivania raffinata, ricolma di libri e al centro un vecchio cappello a punta, con un enorme
strappo vicino al bordo.
-“Mi conosce?”-chiese sbalordita.
-“No, conoscevo tua
madre, una ragazza generosa. Finalmente sei nella scuola che eri
destinata a frequentare.”- Dirigendosi al tavolo, prese
il vecchio cappello. I quadri intorno alle due donne,guardarono
con curiosità.
-“Questo che ho in mano
è il Cappello Parlante. Esiste fin dai tempi della nascita della scuola. Poggiandolo sulla testa ti smisterà in una delle quattro Case.”
La ragazza chinò il capo
e lo indossò. Ci fu un attimo di silenzio, rimanendo in
attesa. Il cappello si contrasse sulla testa:-“
Sei coraggiosa e
hai un bel cervello”- le
sussurrò una vocina all’orecchio- “. Hai talento da vendere. Molto
interessante…”- Daisy
sperò di entrare nella Casa di James,
chiunque fosse stata.
-“La decisione è
stata presa,GRIFONDORO!”-esclamò il cappello. Le venne tolto dalla testa e ricollocato
nel suo posto abituale.
-“Grifondoro?”
–tentennò Daisy.
-“Si, congratulazioni.
Sei nella stessa Casa del signor Potter.”-
La giovane ne fu felice.
Non immagina che il Cappello Parlante teneva in
considerazione anche i desideri dei ragazzi che lo
indossavano. Improvvisamente un fantasma attraversò la parete dietro
-“Oh mio Dio! Che cos’è quello?” –gridò spaventata. Era uno spirito,
di colore bianco, perlaceo e leggermente trasparente. Indossava una calzamaglia
e sorrideva sornione. -“ Una nuova fanciulla farà parte della mia nobile Casa! Ne sono lieto.
Piacere, Sir Nicholas de Mimsy-Porpington. Per servirla.” si
inchinò e la sua testa penzolò ad un lato del collo.
-“Santo cielo!”-
si allontanò spaventata andando a sbattere con le spalle al muro.
-“Non avere timore Daisy,” -la tranquillizzò- “ è il fantasma della Casa Grifondoro. Con il passare dei giorni farai la conoscenza di tutti i fantasmi della scuola; scoprirai,
che non sono affatto terrificanti.”
-“Chiamerà un prefetto per portarla al settimo piano, dove alloggerà insieme ai suoi nuovi
compagni.”
-“Splendido! Non
differisco oltre e mi reco immediatamente ad interloquire senza differite.”-Il
fantasma si dileguò attraverso la parete di fronte.
Il viso della McGranitt
si fece più dolce:- “Benvenuta ad Hogwarts,Signorina
Daisy.”
-“Grazie…”La ragazza
sorrise sentendosi davvero la benvenuta, dopo tanto tempo.
Uscì dall’ufficio e si
ritrovò nuovamente nei corridoi del castello. Dalle finestre ammirò il grande cortile interno, ricoperto
dal candido manto, aveva voglia di toccare la neve, per la prima volta.
Arrivata a destinazione, si sedette in una panchina:-
“Questa scuola d’ora in poi sarà la mia nuova casa…e potrò rimanere accanto
a James, come voleva la mamma…”-pensò tristemente “-Mamma, ho fatto come mi hai detto .
Anche se ho voglia di tornare a casa, dove vivevamo felici, resisterò alla tentazione di
andarmene e gettarmi a cavallo per correre nei campi immensi e soleggiati, e piangere, piangere…”-
Prese dalla tasca interna del soprabito la
bacchetta della madre. Sotto la pallida luna della
prima oscurità, invocò un incanto che le insegnò la madre fin da piccola. Piccole farfalle trasparenti
danzavano intorno alla
ragazza come una leggera nuvola spostata da una brezza fatta solo di colori.
Un uomo, dai capelli
biondi si incamminava nei corridoi interni, diretto,
con passo sicuro nei suoi alloggi. Venne attirato da un gioco di colori che
arrivavano dal cortile interno. Si affacciò e vide una giovane ad occhi chiusi
che si lasciava trasportare dalla sua stessa magia. La luna faceva risplendere
il suo viso, trasformandola quasi in un essere ultraterreno, circondata da
piccoli fiori e farfalle che le danzavano intorno, simile ad una ninfa della
primavera.
Un piccolo Doxy in letargo, infastidito dai colori, uscì da una
delle siepi del cortile. Volò verso di lei e diede un morso alla mano che
teneva la bacchetta. La ragazza urlò dal dolore,
dal dito fluì un po’ di sangue. Istintivamente si portò il dito verso la
bocca per leccare la ferita,
ma il polso venne trattenuto da un uomo apparso dal
nulla: bello, ma con occhi cupi e freddi.
-“Non devi leccarti.”-
l’ammonì severo:-“ I Doxy
possiedono del veleno.”
Prese dal mantello una piccola fiala. Fece scivolare un paio di gocce dorate sui piccoli taglietti
del dito di Daisy. Infine usò un fazzoletto e lo avvolse nella mano della ragazza.
-“Leccare una ferita non
è così igienico come si pensa.”- Trattenne la mano della ragazza nella sua per qualche secondo:-“Le
mani sono molto importanti per una strega, ricordalo.”-
Daisy riuscì solo a dire
un timido “Grazie”. Si chiese chi fosse il misterioso
uomo che si stava allontanando. Le dava la sensazione che leggesse la mente, nell’intimità della sua anima.
Credits:
Tutti i personaggi del libro “Harry Potter”, presenti in questa Fan fiction, gli avvenimenti ed alcune frasi riportate appartengono di diritto all'autrice J.K Rowling,
Il materiale proposto in questa fan fiction è mostrato a solo scopo divulgativo e non è intesa alcuna violazione di copyright.
Tutti i diritti per ciò che è sotto copyright appartengono all'autrice J.K Rowling, e non vengono dall'autrice Mary Lunanera ripresi con scopi di lucro ma solo a fini amatoriali.
I personaggi originali creati da Mary Lunanera appartengono all'autrice che ne detiene i diritti d'autore; ogni citazione od utilizzo di tali personaggi è sottoposta alle leggi sul diritto d'autore e tutelati in quanto opere originali d'ingegno.