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Autore: bjpolar    01/09/2013    9 recensioni
Hai presente quando senti dei rumori, ma ti convinci non sia nulla? Hai presente quando vedi qualcosa nel buio, ma ti convinci non ci sia nessuno? Hai presente quando ti senti seguito, ma quando ti volti non vedi nulla? Hai presente quando sai di essere solo, eppure ti sembra non sia così? Beh, e se non fosse tutto frutto della tua immaginazione?
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rose

Sentii l’aria gelida del mattino attraversare la finestra, per poi penetrarmi nelle ossa. Ero debole, ma, nonostante la stanchezza, non prendevo sonno, così mi trascinai fuori dal letto dirigendomi allo specchio. L’immagine che mi si parò davanti mi lacerò il cuore. Una giovane sedicenne dagli occhi languidi segnati da due fosse scure e ormai a corto di lacrime, si manteneva in piedi chissà grazie a quale miracolo. Distolsi lo sguardo quando un rumore proveniente dall’ingresso attirò la mia attenzione. Sperai con tutto il cuore che non fosse tornato, non avrei sopportato, non di nuovo. Ma sapevo benissimo di star sperando invano, e tutti i miei dubbi furono chiariti quando qualcuno entrò nella mia stanza, facendomi sussultare.
«Ciao principessina, ti sono mancato?» l’ultima cosa che riuscii a vedere fu un ghigno sadico dipinto sul suo volto, dopo di che buio.
 
Mi svegliai sul pavimento freddo, senza vestiti, e con dolori lancinanti sparsi lungo tutto il corpo. Non mi ci volle molto per realizzare che ciò che più temevo era successo, ancora. Cercai di alzare il busto, per mettermi seduta, ma sentivo troppo dolore, così strisciai fino al comodino, estraendo l’unica cosa che mi faceva stare bene. Presi la busta fra le dita, per poi aprirla e prendere un pizzico di quella sostanza bianca, portandola sul dorso della mano libera. La disposi in modo ordinato, così da non doverne sprecare nemmeno un granello, e aspirai avidamente. Sentii subito una carica di forza pervadermi, e ne approfittai, visto che di solito tutto ciò dura solo per qualche ora. Richiusi la busta e la rimisi a posto. Mi alzai senza fatica, sentendo il dolore lasciare piano piano il mio corpo minuto. Presi dall’armadio la prima cosa che mi si parò davanti, raccattai dell’intimo a caso, e mi chiusi nella doccia, che sapevo non avrei lasciato molto presto. L’acqua calda mi scorreva addosso, portandosi via tutti i problemi e il dolore. Mi sentivo a mio agio solo lì, tra quei quattro vetri. Presi lo shampoo alle mandorle e mi massaggia la cute, provando subito un sollievo enorme. Non stavo lavando via solo lo sporco, ma stavo lavando via tutto ciò che quell’individuo aveva lasciato su di me, dopo essersi divertito. Lavavo la sensazione delle sue mani sua pelle, la sensazione delle sue labbra sulle mie. Tentavo perfino di lavar via la sensazione di lui dentro di me, anche se sapevo fosse impossibile. Dopo un’ora abbondante uscii dalla doccia, mi asciugai velocemente e mi vestii, lasciando i capelli bagnati sciolti sulle spalle. Cercai il mio telefono: segnava le due, e pur non avendo fame, qualcosa nello stomaco lo dovevo mettere. Scesi in cucina, sapendo che oramai di quell’uomo non c’era più traccia. Faceva sempre così, entrava, faceva ciò che doveva, e se ne andava. E la parte peggiore era che non potevo ribellarmi, solo subire e andare avanti. Presi due fette di pane, e riempiendole di marmellata di fragole mi feci un panino, per poi sdraiarmi sul divano. Sapevo che avrei dovuto dormire anziché mangiare e guardare la tv, così da arrivare a lavoro un po’ più in forze, ma non riuscivo a prendere sonno, e la dose di qualche ora prima era ancora in circolo, lasciandomi una sensazione di adrenalina e eccitazione addosso. Il turno sarebbe iniziato tra ore, quindi me la presi comoda. Feci un po’ di zapping, quando trovai qualcosa che attirò la mia attenzione.

'Maniaco si aggira per le strade di San Antonio. Incendi appiccati, persone scomparse e rapine. Non siamo più al sicuro. Non si sa’ nulla di lui, tranne il colore dei suoi occhi. Un colore privo di emozioni, freddo. Un verde acqua particolare. L’unico sopravvissuto alle sue grinfie, racconta che una volta che li incontri, non li scordi più. Chiudetevi in casa, serrate finestre e porte, e sperate solo la fortuna sia con voi.'
«I soliti esagerati» pensai ad alta voce, ridendo subito dopo.
Erano oramai le due passate, così decisi di dedicarmi un po’ a me stessa, presi le chiavi, il cellulare, e uscii di casa. Subito l’aria autunnale di settembre mi travolse, lasciandomi un mezzo sorriso sul volto. Amavo l’autunno, così calmo e fresco. Era la stagione più tranquilla, mi faceva sentire rilassata. Feci scattare il blocco della mia amata Range Rover, comprata grazie ai turni extra nel locale, e mi diressi al centro commerciale. Non amavo i posti chiusi, preferivo di gran lunga sentire il fresco sulla pelle, ma mi servivano assolutamente un paio di scarpe nuove per il lavoro. Dopo qualche minuto di ricerca, trovai un parcheggio non troppo lontano dall’entrata dell’edificio, e mi diressi alla ricerca di ciò che mi serviva. Dopo ore di ricerche finalmente trovai ciò che più si avvicinava alle mie aspettative.
«Scusi, mi potrebbe portare un trentotto e mezzo di quelle decolté nere?» mi rivolsi al commesso, avrà avuto si è no diciott’anni.
«Certo dolcezza.» si allontanò e dopo qualche minuto tornò con le scarpe. Come pensavano erano a dir poco perfette, e senza sprecare altro tempo mi rinfilai le mie solito converse color panna, e dopo aver pagato tornai al parcheggio. Estrassi il cellulare dalla tasca, giusto per vedere quanto ci avessi messo, e notai con disgusto fossero già le cinque e mezzo, segno che di lì a poco avrei iniziato il turno. Camminai a passo svelto verso la macchina, quando iniziai a sentire una strana sensazione addosso, mi sentivo osservata. Tentai di ignorare questo presentimento, e continuai per la mia strada, ma più andavo avanti, più la sensazione cresceva. Facendo finta di nulla, mi guardai un po’ attorno, ma non trovai niente fuori posto. Finalmente arrivai alla macchina, riposi le scarpe nel sedile del passeggiero, e misi in moto, sperando di arrivare a casa il prima possibile.  In meno di mezz’ora raggiunsi la destinazione esatta, e corsi in casa. Avevo ancora quell’orribile sensazione addosso, che si estinse solo dopo aver varcato la soglia di casa.
«Finalmente a casa» boccheggiai, stanca. Salii di sopra, presi la divisa-che pi che divisa si può benissimo definire ‘secondo intimo’ visto le sue caratteristiche-e mi cambiai, dopo essermi rinfrescata un attimo. Mi truccai, ripassando il fondotinta sotto gli occhi, e passando una linea spessa di eyeliner, accompagnato da una dose massiccia di mascara e uno strato abbondante di rossetto rosso fuoco. Decisi di lasciare i capelli sciolti, sulle spalle, e andai a dare un’occhiata generale allo specchio. Avevo addosso un top nero, che arrivava poco sotto il seno, una gonna del medesimo colore che non lasciava niente all’immaginazione e, per finire, le mie nuove decolté nere. Le occhiaie erano sparite, e i capelli erano presentabili. Controllai di nuovo l’ora, erano le sette. Avevo mezz’ora per presentarmi a lavoro, perfetto. Presi il cellulare e le chiavi, e mi diressi verso il locale.
 
«Ciao splendore, dammi una Tequila, bella fredda.» mi disse un uomo da dietro il bancone, avrà avuto una trentina d’anni, ma era ben tenuto, e sarebbe sembrato uno apposto, se non fosse per il suo alito all’odore di Vodka che lo tradiva. Aveva più alcool lui in circolazione, che io dietro il bancone.
«Arriva subito.» dissi per poi allontanarmi a prendere lo shaker. Ero a lavoro oramai da ore, e il turno sembrava non finire mai. Mi sentivo senza forze, e soprattutto sentivo la sensazione di quel pomeriggio ancora vivida. Mi sentivo gli occhi di qualcuno bruciare addosso. Il problema era di chi. Smisi di pensare e preparai la Tequila all’uomo, che dopo aver bevuto, sparì tra la folla.
«Prendo cinque minuti di pausa.» riferii al mio aiuto barista, prima di uscire un secondo sul retro del locale. Presi una sigaretta, e dopo averla accesa aspirai avidamente il contenuto, trattenendo il fumo nei polmoni il più a lungo possibile. La sensazione di un paio di occhi puntati addosso aleggiava ancora intorno a me e, anche se spaventata, mi guardai in torno, sperando di essermi immaginata tutto. Quando però alzai lo sguardo, mi si gelò il sangue nelle vene. A un paio di passi da me, due occhi verde acqua, che nonostante il buio risplendevano, mi stavano scrutando inespressivi.

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Ciao a tutte bellissime, eccomi qua
con una nuova storia, diciamo la prima fanfiction 
visto che le altre non penso nemmeno le continuerò,
sono senza ispirazione.
Comunque come vi pare questo capitolo?
Cosa succederà alla nostra Rose, ora?
Chi era l'uomo all'inizio?
E' corto lo so', ma devo lasciarvi con dubbi, 
senno non vi invoglio a leggere, ahahah.
A presto, Aurora.
  
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