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Autore: biberon    02/09/2013    5 recensioni
Storia interattiva - decidi tu il finale!
Subito dopo il reality Duncan e Courtney passano una notte insieme, una notte piena di promesse e sogni per il futuro.
Al mattino, quando Courtney si sveglia, trova il letto vuoto e Duncan sparito.
Lo cerca ovunque, disperata, e lo trova per caso mano nella mano d Gwen.
Per scordarselo chi potrebbe aiutarla se non un latin lover professionista come Alejandro?
E se, dopo Alejandro conoscesse per caso ... niente pòpò di meno che Jack Frost?
E se i due s'innamorassero e vivessero insieme ...
Courtney rimane incinta.
Ok, fin qui, a parte la sua giovae età, niente di strano.
A parte che non ha ide adi chi sia il padre.
Duncan, il traditore bugiardo che ama?
Alejandro, il latin lover per cui non prova nulla fuorché attrazione fisica?
Jack Frost, il cucciolo smarrito che la ama e la intenerisce?
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Ebben sì, gente. Questa volta lo deciderete voi! Nella recenzione ditemi chi vorreste come padre e in base alla maggiornaza io continuerò la storia ... in modo totalmente diverso!
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Angolo dell'autrice: vabbé, lo so. è moooooolto improbabile che Courtney incontri Jack frots. Avvertenze: courtney è molto OOC, Jack è OOC, la storia è inverosimile ma carina. spero vi piaccia. dedicato a ludo e alle donne in cinta che non sanno che pesci pigliare :))


“Daresti un milione di respiri per un bacio?
Daresti un mare di notti insonni per un sorriso?
Daresti cinquant’anni della tua vita per un attimo?
Daresti tutto il tuo fiato per farmi respirare?
Daresti la tua vita per me?”

Duncan aveva risposto sì ad ogni domanda.
 
Courtney dondolò avanti e indietro, abbracciandosi le ginocchia.
La pancia gonfia color cioccolato le pulsava di dolore.
No, non era ancora al nono mese.
Oppure sì?
Non teneva nemmeno conto del tempo che era passato.
Riusciva a ricordarsi solo le parole di Duncan:
 
“Gwen non era niente, capito?! Niente, nessuna ti supererà mai. Tu sei l’unica che io abbia veramente amato e giuro che non ti lascerò, qualunque cosa accada.”
 “Ma io …”
 “Ascolta, Courtney, ti fidi di me?”
 “Sì.”
 “Te lo prometto. Non ti lascerò. QUALUNQUE COSA ACCADA.”
 
Non era vero niente, poi.
Quella era la più pesante bugia che le avessero mai detto.
Bugiardo.
Qualcosa si mosse dentro di lei.


Ebbe un gemito.
Un altro calcio?

No, grazie, Duncan junior.
Eppure, era proprio questo che l’angosciava.
Era un Duncan junior? Oppure … un Alejandro Junior? Oppure, l’ipotesi meno probabile, un Jack Junior?
 
Forse era il momento di sfogarsi, di dirlo a qualcuno.
Fissò la luna con un’espressione di odio puro, ma si distese subito.
La luna le aveva dato Jack, una nuova vita, la pace. Come poteva non esserle grata?
 
Appena finito il reality, Courtney e Duncan erano stati insieme.
Solo per poco, neanche un meno.
Neanche una settimana.
Una giornata, una sera, una notte.
 
 
 
“Courtney, io ti amo.” Dice il ragazzo prendendole il viso tra le mani e accarezzandole la morbida guancia.
“Davvero.” Aggiunge cercando di sorridere.
Lei guarda altrove, mentre le mani del ragazzo si spostano sulle spalle e la stringono in un abbraccio fraterno.
Poi si stringono un po’.
“Mi dispiace.” Dice ancora.
Lei singhiozza e alza gli occhi al cielo, per guardare le stelle.
“Posso farmi perdonare?” esclama lui di botto, e lei si ritrova le mani del punk sui fianchi.
Dovrebbe indietreggiare, lo sa, ma lei invece rimane lì, avvinghiata a lui, le dita che stringono la sua maglietta di cotne con un teschio tanto familiare.
 
 
 
 
Poi era tutto finito.
Era stata una notte e un discorso.
 
Un discorso fatto di mille parole e mille promesse, la promessa di amarla per sempre e di non lasciarla mai.
Eppure, la mattina dopo, aveva trovato il letto vuoto, la valigia con le borchie di Duncan sparita, lo spazzolino da denti verde fosforescente e il suo pigiama a righe blu.

Lei aveva pianto, quella mattina, aveva gridato, non solo perché s’e n’era andato, ma per tutte quelle promesse infrante così, in un soffio.

Era stata solo una notte, forse l’unico obbiettivo di quel ragazzo era il sotto le lenzuola, eppure lei si era sentita in pace con se stessa e felicissima.

Pensava di aver vinto, pensava che Gwen fosse ormai dimenticata.

Ma dov’era Duncan, allora?

Lo cercò per due mesi.

Lo cercò in tutti i carceri del Canada, praticamente, uso i suoi avvocati squali per ritracciarlo, setacciò le parti più malfamate delle città, dalle metropoli ai paeselli, andò di università in università e di istituto in istituto.

Duncan era semplicemente sparito.

Poi, un giorno, mentre era a fare la spesa, Courtney lo vide.
Stava valutando il prezzo di una scatoletta di cibo per gatti.


La cresta era più alta, la barbetta più lunga, e sopra la maglia portava una giacchetta di jeans nero strappata.
Stava mano nella mano con una ragazza coi capelli neri e lunghi, chili di mascara e eyeliner sugli occhi, qualche ciocca blu petrolio e la pelle vitrea …

Courtney non volle più saperne nulla di lui.
Non lo salutò, non attirò la sua attenzione, nulla.
Se ne andò da quel centro commerciale trattenendo a stento le lacrime.

Passò quasi una settimana a piangere disperata.
Poi decise che voleva dimenticarlo a tutti i costi, e siccome non esisteva nulla in grado di cancellare la memoria, decise di fare anche lei come aveva fatto lui.

Smise di vestire come una perfettina, smise di atteggiarsi così e di studiare e suonare il violino.
Si vestiva scollata con le gonne corte e i tacchi alti, e stava con qualunque ragazzo incontrasse, anche se non andò a letto con nessuno di loro.

Sì, quella non era la vera Courtney.

Era una Courtney distrutta e pronta a fare di tutto per distruggere la sua distruzione.

Un giorno incontrò per caso Alejandro, tre mesi dopo la fine del reality.
Bevvero un caffè insieme, andarono al cinema, lui gli disse che aveva litigato con Heather, lei lo invitò a casa sua e …
Courtney aveva dimenticato Duncan.

O forse no?

Lei e Alejandro dopo quella notte avevano deciso di comune accordo di vedersi ogni tanto, come … insomma, come amici, e per divertirsi.
Non c’era nulla di serio.

Due giorni dopo, esattamente, Courtney andò a fare una gita in un famoso lago ghiacciato che non era mai sciolto da quando era stato scoperto.

Lì aveva incontrato uno strano ragazzo.

Bello era bello.




Denti bianchi e splendenti, che gli davano quel sorriso perfetto da modello.
Fisico a posto, giusto qualche annetto meno di lei, occhi da cerbiatto grandi e belli, capelli setosi e morbidi, bianchi come perle …
Courtney si prese una sbandata per lui, e pensò che fosse l’occasione giusta per dimenticarsi per sempre di Duncan.
Per sempre.
 
“Io sono Jack, e tu?”
“Io sono Courtney, piacere.”
“Sai, sei davvero molto …bella.”
“Ti ringrazio, sei gentile … anche tu sei molto carino.”
I due si scambiano un occhiata imbarazzata.
Lei arrossisce un po’, ma lui rimane bianco come un lenzuolo.
“è bellissimo questo lago!” esclama la ragazza per rompere l’imbarazzante silenzio.
“Vivi qui?”
“No.” Risponde il ragazzo pallido. “Non ho una casa, in effetti.”
La ragazza decide di non fare domande al riguardo.
“Sono appena arrivato … da … dal mio paese originario, in … bhe, insomma … ho perso i genitori, e … e quindi … ora sono solo.”
“Se ti va puoi passare la notte da me.”
La ragazza lo guarda con i suoi occhionida cerbiatta.
Le loro mani, senza che se ne accorgano, si ritrovano unite.
 
 
 
 
 
 
E così era stata anche con Jack.
Lui era veramente inesperto sulle donne, non aveva mai neppure baciato.
Ma la inteneriva, così timido, entusiasta e impacciato.
Mentre erano insieme parlarono un po’: lui le disse che era stato risvegliato dalla luna, che faceva parte dei 5 guardiani e che aveva salvato il mondo. e lei disse ‘come no’. Tutti e due risero insieme e fecero qualche sciocca battuta. Si fecero molti complimenti. Lui fu delicato e la nottata fu piacevole. Lei, la mattina dopo gli chiese due cose:
 
  • il suo cognome, che si rivelò essere Frost,
 e di non andarsene.
 
 
“Jack, sono stata così bene con te questa notte … sei gentile, sei diverso da tutti quelli che ho conosciuto … io credo di essermi … innamorata di te, un colpo di fulmine …”
Mentre il ragazzo s’infila la felpa e fa per uscire di casa trafelato, lei gli stringe la pallida pelle del polso tra le dita abbronzate.
“Jack, per favore, non andartene …”
Lui annuisce.
Non vuole andarsene.
 
 
 
 
Vissero insieme in un bilocale, il bilocale di Courtney, per cinque mesi, amandosi per davvero.
Lei non aveva dimenticato Duncan, ma Jack era un ragazzo ideale.
Un mese dopo era raggomitolata davanti alla sua scrivania a rievocare alla mente tutto quello che era successo dopo il reality fino ad allora …
 
 
 
Courtney si diede una leggera pacca sulla pancia soda come un uovo e grande come una anguria.

Era un dubbio orribile, orribile.
Di chi era quel piccolo che aveva in grembo? Che poi, si era scoperto dopo, era una bambina.
Jack voleva chiamarla Gwen.
Courtney no.


Si prese la testa tra le mani.
Le veniva da vomitare e aveva sete allo stesso tempo.
Barcollando sotto il peso della pancia Courtney andò in bagno e si diede una rapida occhiata allo specchio.
Non era più quella di un tempo, anzi, non era più Courtney in generale.
I suoi capelli, che non lavava da circa tre settimane per la fatica, erano unti e collosi, ma allo stesso tempo arruffati.
Di notte non riusciva mai a dormire, e questo le faceva venire delle grandi borse sotto gli occhi.
Le labbra erano gonfie, era pallida quasi quanto il suo Jack ed era ingrassata di qualche etto.
Spense la luce a fatica e si trascinò di nuovo a letto.
Jack, di fianco a lei, dormiva serenamente.
Courtney si distese a pancia in su e osservò le pale del ventilatore che giravano fortissime.
Tutto era così impossibile, così strano, così …
Ora basta.
Doveva sapere … lei doveva sapere di chi era quella figlia.
Se fosse stato di Jack, tutto bene, famiglia felice.
Se fosse stato si Alejandro si sarebbero potuti accordare per tenerlo in tribunale.
Ma se fosse stato di Duncan? Che ne sarebbe stato della piccola bambina, (che aveva deciso di chiamare Bridgette)?
Lei sarebbe cresciuta senza il suo vero padre.
E jack? A Jack si sarebbe spezzato il cuore.
Lei non voleva che a Jack si spezzasse il cuore.
Si voltò su un fianco.
Non era solo colpa di Duncan, dopotutto anche lei aveva accettato di stare con lui senza precauzioni.
E allora? Che era successo tra di loro?
Courtney non voleva una figlia da Duncan.
“Domani andrò in ospedale per vederci chiaro.” Sussurrò tra sé e sé.
Prima di allora si vergognava, così giovane e già in cinta.
Ma d’altronde non poteva e non voleva a bortire adesso, al nono mese.
Cercò di prendere sonno, pensando ai pic-nic nel parco e al lago con Jack, alle serate al cinema e ai loro baci freddi e caldi allo stesso tempo …
Ma quel pensiero continuava a rimbalzarle in testa come una palla.
 
“Duncan, io ti amo.” Dice l’ispanica percorrendo con il polpastrello il contorno dell’orecchio del ragazzo.
“Noi, da domani, staremo sempre insieme.” Dice lui sorridendole dolcemente, le mani appoggiate sulle sue cosce.
Sono seduti sul balcone a osservare la luna, dove nessuno li può vedere.
“Courtney, ma tu lo vorresti un figlio da me?”
“Sì. Certo.” Dice la ragazza e gli bacia la guancia con un leggero accenno di barba nera.
“Sicura? Poi non potrai mai più tornare indietro.”
“Duncan, te lo ripeto, io ti amo.” Dice l’ispanica e gli accarezza il petto.
Lui prende la sua maglietta, appoggiata sul balcone, e le pulisce una lacrime dalla guancia.
“Ti sei commossa?”
“Si. Tu sei e sempre sarai il più importante.”
“Ti amo.”
“Anche io, e ti amerò per sempre. E non smetterò mai.”
 
Courtney in quel momento si sarebbe voluta uccidere guardando Jack che probabilmente la sognava.
Perché?
Perché era vero.
Non aveva smesso di amare Duncan.
Non avrebbe mai smesso.
 
   
 
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