Suicide Girls
In una palazzina, terzo piano.
Una ragazza piange.
Seduta per terra in camera sua, completamente circondata da
foto e foglietti, stringe la cornetta del telefono quasi fosse l’ultima cosa a
cui aggrapparsi di quello straziante legame che la schiavizzava ormai da tempo.
Dall’altro capo il suo ragazzo di sempre la stava mollando.
Già.
Per l’ennesima volta.
Non si contavano più le volte in cui si erano presi e
lasciati, senza parlare dei numerosi tradimenti.
Da tutte e due le parti.
“E’ finita davvero, Sasuke? Non ci sarà mai più un noi?”
chiede con un ultimo, speranzoso filo di voce.
“Sakura, non ti sopporto più. Sono stanco di te. Non siamo
compatibili, noi due.”risponde secco.
“Ne sei sicuro?”
“Si.”
Questa volta non ci saranno ritorni e lacrime di gioia.
No.
Questa volta le lacrime saranno solo di dolore.
Lei attacca la cornetta con orrore, poi prende in mano una
ad una le foto che sono disposte intorno a lei.
Sempre loro due.
Sasuke…Un nome che le rimbomba dentro come una condanna.
La sua personalissima condanna, il suo tormento, le sue
notti insonni.
E tutto quello ce sa di poter fare in questo momento è
piangere, finché non si sentirà completamente svuotata, finché anche il bel
verde brillante dei suoi occhi non apparirà slavato, sbiadito, opaco.
Con le dita va ad asciugarsi il viso umido.
Si scopre improvvisamente in preda ai tremori, che la
scuotono.
Finalmente si alza dal parquet, ancora indecisa su cosa
fare.
Vivere o mollare tutto?
Vaga confusa per l’appartamento.
I suoi genitori sono fuori, rimarrà da sola per tutto il
weekend, senza una minima occupazione, senza amiche con cui uscire.
Potrebbe chiamare Ino, o TenTen.
Ma la prima è dannatamente inaffidabile e potrebbe darle
buca alla prima occasione.
La seconda invece…meglio lasciarla perdere, di questi tempi
la sua isteria sembra essersi intensificata, non farebbe altro che deprimerla.
Anche se in questo momento a Sakura sembra quasi
impossibile essere più depressa di quanto non sia già ora.
Ogni volta succede sempre la stessa cosa: lui la lascia e
le si abbatte infinitamente.
Sasuke le ruba l’anima e con questa ogni motivo di
esistenza con i suoi capricci e le sue manie di solitudine.
E lei, puntualmente, accetta e sue decisioni, ormai
apaticamente, vivendo solo in funzione dei momenti in cui lui decide di amarla.
Per Sakura sembra essere abbastanza.
Eppure, questa volta la situazione è cambiata.
E forse non ci sarà un happy ending.
I suoi capelli sono sistemati alla ben e meglio, da troppo
tempo trascurati, non emettono più quel bagliore rosa chiaro caratteristico, la
sua pelle non è più elastica come una volta…come quando se ne prendeva
costantemente cura.
Si specchia, e detesta quel che vede.
Non è più lei. Dov’è finita Sakura?
E soprattutto…che ne sarà di lei?
I suoi pensieri si perdono tra i mille ricordi dei mesi
vissuti con Sasuke, delle sue tenerezze nascoste a tutti gli altri, che non
avrebbero mai potuto capire il valore di quei piccoli, magici gesti che le
riempivano la vita.
La felicità che le ha dato e poi tolto…
Ed è un attimo perché lei decida.
Perché la follia dell’idea che le è balenata in mente passi
da teoria in pratica.
Le basta che sia veloce e che non le permetta ritorno.
Corre in bagno con gli occhi sgranati e la prima cosa che
trova nel mobiletto si rivela perversamente provvidenziale.
Una lametta.
Tira un respiro profondo.
Ci vuole tanto più coraggio di quanto ne possegga.
Ma nonostante tutto ce la fa a realizzare il suo desiderio.
Incantata, guarda il sangue colare dai polsi, mentre sente
le forze abbandonarla ad ogni battito di ciglia.
Ed è subito notte.
L’ultima cosa che sente è un grido soffuso, vociare,
bisbigli…nulla più.
Villa Hyuuga
E’ caldo nel giardino della imponente villa dei signori
Hyuuga.
Troppo caldo per lei, che si gira e rigira spasmodicamente
nel letto in preda ad un ultimo viaggio prima che la vengano a
controllare.
Decide di concedersi questo piccolo lusso.
Perché dopo la attende il suo mondo triste e fragile,
minato dai continui cinismi di suo padre e dal rapporto con il suo ragazzo.
La aspetta la sua favola perversa, che aveva una
principessa tossica ed un capitano di ventura a posto del nobile principe.
L’unica favola in cui è lei a rincorrere lui.
Sospira sempre più velocemente, la pressione cardiaca
cresce, aumenta la sudorazione…è fin troppo caldo, quasi insostenibile, cerca
di prendere aria a bocca spalancata, si aggrappa alle lenzuola con le mani
affusolate, sbattendo con i talloni sul materasso.
La stanza si deforma attorno a lei, il suo corpo emana una
luce accecante e intorno a lei ci sono solo suoni angelici, tutto è
improvvisamente sereno e meraviglioso, la felicità la invade ed annega i suoi
occhi bianchi.
Dopo un bel pezzo, la pasticca gialla con lo smile che ha
ingoiato comincia perdere effetto e lei si accascia sfinita.
Pochi minuti dopo, entra una donna alta, sinuosa, dai
lunghi capelli castani e mossi, che si china sul letto ed accarezza il viso
madido di sudore della ragazza.
I suoi sensi, ancora alterati dalla droga, le fanno
percepire quel tocco come se le dita estranee si fondessero con il suo viso in
una miscela pastosa, omogenea.
Sente quella voce così familiare…La riconoscerebbe tra
mille altre.
Non può essere che lei, sì.
Quel timbro caldo, morbido, estremamente femminile come il
corpo cui appartiene, dolce, colmo di amore le giunge alle orecchie e le
rimbomba in testa, fino a toccarle le corde più intime del cuore.
“Hinata, dormigliona! Che cosa fai, ti vuoi svegliare oggi
o no? C’è la colazione pronta.”
Materna, la donna si siede sul bordo del letto e sorride
teneramente a quella che per lei è una figlia ormai.
“Kurenai…buongiorno…sì, ora mi alzo.” Risponde lei con la
sua voce alta, chiara, leggermente impastata di sonno…ed altro.
Fa pressione sulle braccia e si mette seduta, appoggiando
la schiena al cuscino.
Guarda la sua tutrice.
Hanno un legame così stretto che Hinata ormai la vede come
una madre…più che una madre.
Kurenai per lei è una confidente, una figura di
riferimento, un’amica fidata, l’unica spalla su cui può piangere.
E non se la sente di mentirle.
Non può mentirle.
“Io…i-io…l’ho fatto di nuovo.”
Silenzio. Non c’è nulla da dire.
Kurenai sa che se aprisse la bocca, ne uscirebbe l’urlo di
disperazione più terrificante mai udito in tutta L.A.
Perciò preferisce tacere.
La sua espressione si incupisce ed una lacrima impertinente
scappa via dalla presa ferrea del suo autocontrollo per scivolare giù, lungo
una guancia candida, e cadere sul suo vestito.
La abbraccia forte, colta da un impeto materno mai provato
prima.
Perché è sua, la sua bambina.
Hinata si abbandona al pianto liberatore più lungo della
sua vita.
Lei non vorrebbe fare quello che ha fatto, non vorrebbe
alimentare tutte le maledettissime voci che la inseguono per i corridoi del
liceo,
non vorrebbe nemmeno essere sé stessa.
Non avrebbe mai voluto esserlo, né lo augurerebbe a qualcun
altro.
L’unica cosa che ha fatto è stato deludere aspettative,
sempre troppo alte per lei che, ovviamente, non riusciva a soddisfare.
Poi, improvvisamente, era arrivata Kurenai nella sua vita,
e tutto era cambiato.
Non avendo conosciuto l’affetto materno, aveva trovato in
lei tutto ciò che le era mancato.
Anche se il segreto per la felicità fittizia la trascinava
sempre più lontano da lei. O almeno, così aveva pensato fino a quel momento.
Perché l’aveva abbracciata.
Le aveva trasmesso la sicurezza che, come madre, non
l’avrebbe mai abbandonata, qualunque cosa avrebbe fatto.
Kurenai non l’avrebbe mai punita né condannata.
L’avrebbe solo amata incondizionatamente.
Ma tutte e due sapevano che bisognava risolvere quella
questione prima che fosse troppo tardi.
Stanza buia di una palazzina di periferia.
TenTen si accende una sigaretta, aspirando a fondo.
Che depressione.
Stringe i pugni, cercando di concentrare nel destro che
sferra contro la parete tutta la sua rabbia.
Non ce la fa più.
Anche perché sa perfettamente che la causa del suo male è
lei stessa.
Questa è la cosa che le rode di più di tutte.
Lei ne aveva avuti di ragazzi…fuori e dentro il letto, ed
aveva capito subito che con Neji sarebbe stato diverso.
Non sarebbe stata lei a tiranneggiare lui.
Sarebbe stato il contrario.
E lei non aveva mai sopportato di essere la numero due, e
tantomeno di essere dominata così palesemente da lui.
Neji la faceva soccombere e poi se ne approfittava, sapendo
perfettamente che, questa volta, l’inarrivabile TenTen, la regina delle nevi,
era la sua personalissima schiava, da girare e rigirare come un calzino.
Questo la faceva impazzire.
La sua incapacità di reagire quando se lo ritrovava
davanti.
Ed ora eccola, affacciata alla finestra, che divora la
sigaretta dal gusto amaro e pregnante con ferocia, quasi come se si trattasse
di quel dannato uomo che le aveva distrutto la dignità.
“Stronzo.” Dice ad alta voce, spegnendo il mozzicone sul
davanzale.
Si butta sul letto, per poi decidere d fare come fa anche
lui.
Ripiegare sul suo succube.
Alza la cornetta e digita velocemente il numero, a memoria.
“Vieni? Ti aspetto…calda.” Tono provocante, sensuale.
Quante volte lo avrà usato con lui? Nemmeno a contarle.
Ormai, quando aveva bisogno di uno svago, lui accorreva e la distraeva al suo
meglio.
Dopo circa dieci minuti, suonano alla porta.
Va ad aprire di corsa e si ritrova davanti uno statuario
ragazzo moro, dalle spalle possenti e con una muscolatura molto scolpita che la
prende in braccio e la bacia con tenerezza, accarezzandole una guancia.
“Mi sei mancata tanto, piccolina.” Dice con un sorriso
gentile che gli addolcisce il viso spigoloso e virile.
“Anche tu, Kankuro…Sono molto triste effettivamente.”
Oltre che essere un amante perfetto, è anche il suo
migliore amico.
Se lo è chiesto spesso perché non fare coppia fissa con
lui, che è il ragazzo ideale.
Spiritoso, affettuoso, amabile, leggermente arrogante,
tenero al momento gusto, gentile, rispettoso.
Il problema era sempre lui, con il suo modo di
sedurla così dannatamente irresistibile, con i suoi ritorni di fiamma
improvvisi che la colpivano sempre impreparata, con le sue sorprese, con le sue
promesse.
Che non manteneva mai, naturalmente.
Cosa poteva aspettarsi da uno come Neji? Bugie, e basta.
Solo trattamenti di serie B.
Mentre Kankuro la adora, c’è dell’alchimia tra di loro, una
sintonia inspiegabile altrimenti che come…destino.
Sanno che faranno coppia, prima o poi.
E questo li emulsiona, li unisce.
Lentamente avviene ciò che avevano programmato, in silenzio
religioso, con cura ai minimi particolari, anche insignificanti.
Entrano nel letto baciandosi, da veri innamorati, e tutto
procede armoniosamente.
Perfetto, nella sua delicatezza.
E allora perditi in questo attimo TenTen…perché se
sceglierai la tua perdizione non ce ne saranno altri.
E, per una volta, TenTen decide di accontentarsi della sua
felicità.
Spazio Cos:
Mi sono commossa a leggere tutte quelle recensioni…Siete
stati stupendi! E poi…altro che ospiti illustri!
Non sono molto persuasa dell’esito di questo capitolo, ma
naturalmente questo sta a voi deciderlo, perciò commentate numerosi: sia che vi
piaccia, che non vi piaccia, se sono recensioni costruttive o semplici pareri,
o anche solo minimi apprezzamente, sappiate che mi renderete estremamente
felice!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito: bambi88(spero
che ti piaccia come ho caratterizzato anche queste ragazze! Ci tengo molto al
tuo parere!), Arwen5786(grazie, grazie e grazie! Appena finirò di
leggere tutti i capitoli ti farò sapere…naturalmente fai lo stesso con la mia
fic e dimmi che te ne pare senza alcuno scrupolo!), Niraw, mart, lilithkyubi,
Sakura03(Sacchan i tuoi commenti mi riempiono sempre di gioia! Spero che
anche questo capitolo sia all’altezza!) e Talpina Pensierosa (grazie
Baby! Dimmi che ti pare anche di questo capitolo ok?).
Ps. Avverto che potrebbero esserci imprecisioni di
consecutio temporum perché sono molto assonnata XD.
Un bacio,
Costanza