Iniziano a dissiparsi i misteri… O,
meglio, si accenna qualcosa!
Ringrazio tutti quelli che
seguono/preferiscono/ricordano ;)
Buona lettura!
Magia
Il
giorno dopo, Severus si svegliò con i capelli di Eva in bocca.
Oh, fantastico…
La
ragazza dormiva dandogli la schiena e sembrava rilassata come non mai.
Severus
si sentì uno schifo. O, meglio, stava sì benissimo, ma…
Sono un vecchio maniaco. Merlino e
Morgana, aiutatemi voi!
Si
alzò, cerando di non far rumore e di non svegliarla. Si vestì in fretta e si
sciacquò la faccia, prima di andare in cucina per dar da mangiare a Minerva. La
gatta era seduta sul tavolo e lo osservava con una strana espressione.
Ride di me! La gatta ride di me!
“Dì,
non è che sei la vera Minerva e mi hai tenuto d’occhio per tutto questo tempo,
vero?”
In
tutta risposta, la gatta mosse la coda.
Eva
si svegliò poco dopo, mentre lui stava per preparare il the. Uscì dalla camera
e si avvicinò silenziosamente a Severus, fino a circondargli i fianchi con le
braccia e a poggiare la testa sulla sua schiena.
“Buongiorno.”
disse.
Severus
si voltò, osservandola. Sembrava sempre serena.
“Buongiorno
a te.”
Lei
sospirò.
“Prima
di parlare, Severus… Devo farti una domanda. Stanotte ho pensato. Io… Io
assomiglio tanto a Lily, vero?”
“Ti
ho già detto che…”
“No!
Non intendo quello. Insomma… La voglia. La voglia di fragola.”
Severus
alzò un sopracciglia.
“In
genere sono caratteri ereditari, no?”
L’uomo
si accigliò.
“Nessun
White era parente di…”
“Sono
stata adottata.”
Lo
disse così, senza preamboli. A Severus sfuggì quasi il bollitore dalle mani.
Alla
fine, Eva stava rimuginando quella cosa da tempo… Forse da quando aveva trovato
la fotografia. Era una ragazza senza delle vere origini; era stata in un
orfanotrofio fino agli otto anni – ma non le piaceva ricordare quel periodo
della sua vita –, fino a che i coniugi White avevano deciso di prenderla con
sé.
“Come?”
chiese il professore, strabuzzando gli occhi.
“Sono
stata adottata. Quindi… Lily potrebbe essere davvero una mia parente?”
Poi,
c’era stato il sogno. Quei nomi strani, ma soprattutto…
Lily Luna.
Voleva
capire se era solo una fantasia o poteva essere realtà. Eva voleva vederci
chiaro.
Severus
si sedette. Lei gli si accomodò sulle ginocchia.
“Io…
Non lo so.” disse infine “Non sono più… In contatto, ecco, con i suoi parenti.
Da molto tempo. Non so niente.”
Eva
abbassò lo sguardo, delusa. Ci aveva sperato, ci aveva sperato davvero.
“Però…”
Severus non sapeva da che parte iniziare. Ma, se doveva considerare Eva come
una parente di Lily, non poteva non pensare a quella questione. “Ora ti farò una domanda strana. Mi prometti di
rispondere seriamente?”
Lei
annuì, decisa.
“Ti
capita mai di fare cose strane?”
Era
stupido anche solo dirlo. Se lei fosse stata davvero… Insomma, una strega…
Sapeva
che poteva benissimo essere una magonò, o discendere dal lato non-magico della
famiglia – ma la somiglianza era troppa,
e Severus si chiese come avesse fatto a non considerare sin da subito
quell’opportunità… Forse Potter…
Lei
si era morsa un labbro, improvvisamente nervosa.
“Che
genere di cose?”
“Cose…
Non possibili normalmente, ecco. Inspiegabili.”
Eva
era scattata, cogliendolo di sorpresa. Si era allontanata da lui, camminando
all’indietro, rovesciando una sedia e la sua tazzina ancora piena di the,
mandandola in frantumi sul pavimento. Si era messa con le spalle al
frigorifero; era pallida e tremava.
Severus
era basito. Si alzò, andando incontro alla ragazza, piano, allungando una mano.
“I-io…”
aveva iniziato lei “I-io g-giuro… Non f-faccio apposta… Ho s-smesso, a-anche
se… P-per favore…”
“Non
c’è niente di male.” disse Severus, cercando di calmarla “Non ti farò niente.
Non c’è niente di male, Eva… Chi ti ha fatto credere il contrario?”
Le
aveva sfiorato una guancia con il pollice, sempre tenendosi a distanza. Lei
aveva chiuso gli occhi, aveva deglutito e poi aveva smesso di tremare, pian
piano. Severus le si avvicinò di più e lei si buttò fra le sue braccia.
“Lui.”
disse infine, la voce soffocata dalla stoffa della maglietta del professore
“L’uomo nero. L’uomo nero in orfanotrofio.”
Severus
non sapeva che pensare. Qualcuno le aveva impedito di usare la magia? Ma
perché? Questo significava…?
Non
era possibile. Eva, una parente di Lily?
Doveva
parlare con Potter. Doveva trovarlo, convocarlo, dirgli… Dirgli cosa? Che forse
si era perso una parente per strada? Cos’era, Eva, per Potter?
Severus
staccò la ragazza da sé e la ricondusse al tavolo. Rimise in piedi la sedia e
la fece sedere.
“Scusami…”
disse lei “Per la tazza… Non volevo…”
“Non
importa. Quella si aggiusta in un attimo.”
L’uomo
si mise ad osservare meglio la ragazza che gli stava di fronte, nei dettagli.
Il viso di Lily, sì, la voglia di fragola… Cos’era diverso?
Le
labbra. Le labbra troppo piene. Le lentiggini, che Lily non aveva mai avuto… Le
labbra e le lentiggini, che invece appartenevano a…
Ginevra Weasley.
Severus
rimase a bocca aperta. Diamine, aveva avuto davanti agli occhi la soluzione per
tutto quel tempo, ed era stato così ottuso da non vederla! Avrebbe dovuto
informarsi prima, chiederle…
Scosse
la testa e se la prese fra le mani.
“Severus,
va tutto bene?”
“Credo
di sapere chi sono i tuoi genitori.”
Lei
spalancò gli occhi.
“Però…”
continuò lui “Non so cosa sia successo. Sono anni che non sono in contatto con
loro, te l’ho detto. Ma posso scrivergli.”
Eva
si era di nuovo alzata in piedi, di scatto.
“Sì!
Sì, scrivigli!”
La
ragazza era confusa, aveva la mente in subbuglio, non capiva più nulla. Ma, di
una cosa, era certa: voleva conoscere i suoi genitori. Voleva capire le sue
origini, voleva incontrarli…
Severus
sospirò. Perché diamine la presunta figlia di Potter era finita nel mondo
babbano, con qualcuno che l’aveva minacciata per non farle usare i poteri? Che
fosse successo qualcosa a lui era
escluso, dato che comunque la Weasley aveva una famiglia numerosa e sicuramente si sarebbe presa cura della
bambina. Ma allora? Che era?
L’unica
cosa possibile da fare era chiedere. Riallacciare i rapporti non solo con
Potter, ma con un mondo con il quale non aveva più nulla da spartire. Doveva
farlo, per Eva.
Fu
in quel momento che il ricordo della notte precedente ritornò vivido nella sua
mente.
Oh santo Merlino e Morgana, che
accidenti ho fatto?!
“Io…
Credo che dovremmo parlare, prima.”
Di
colpo, la confusione sparì del tutto dalla mente di Eva. Sapeva che era
arrivato il momento. Sapeva che avrebbero parlato di quello.
“Severus…”
“No,
Eva.” l’uomo scosse la testa “È sbagliato. Te l’ho detto.”
“Ma
io sono Eva, non Lily.”
“Però…
È sbagliato lo stesso.”
“È
perché sono una sua parente?”
“No!
Smettila!” Severus si alzò ed iniziò a camminare il circolo, gesticolando con
le mani “Non c’entra nulla Lily, io parlo di… Della differenza d’età, ad
esempio! Sono un uomo vecchio, molto vecchio!”
“Ma
non dimostri i tuoi anni.”
“A
chi importerà? La gente…”
“Oh,
Severus, davvero ti importa di ciò che pensa la gente?”
Severus
si fermò, allibito. Ma con chi stava parlando, Silente?
E,
in quel momento, realizzò che sì, gli
importava ciò che pensava la gente, gli importava davvero. Per tutta la vita non aveva fatto altro che compiacere gli
altri: con suo padre, da piccolo, cercando di non farsi quasi mai vedere e di
non usare la magia di fronte a lui; con i suoi compagni di casa, ad Hogwarts,
che l’avevano spinto fra le braccia del Signore Oscuro, perché lui era un
Serpeverde e questo ci si aspettava; con il resto del mondo, poi, che non aveva
mai saputo – mai, finché Potter non lo aveva rivelato – dei suoi sentimenti per
Lily, che gli aveva permesso di fare il doppio gioco… Ed era stato lui a non
volere che si sapesse, era stato lui a pregare Silente di non dire… E, poi,
quando aveva capito che gli altri sapevano… Se n’era andato. Se n’era andato,
perché non avrebbe sopportato lo sguardo di pena e compassione negli occhi
della gente. Il giudizio.
Severus
si risedette, sconvolto dal peso di quelle rivelazioni.
“Sì.”
rispose “A quanto pare, mi importa.”
Eva
gli si avvicinò a gli si sedette di nuovo in braccio.
“Severus,
non è così importante.”
L’uomo
scosse la testa.
“Tu
non capisci… Qui, si tratta solo dell’età. Ma nel mondo da cui provengo, da cui
proveniamo… Ci sarebbe dell’altro.”
“Ovvero?”
“Direbbero
tutti che sto con te perché somigli a Lily, ecco che direbbero.”
“Ma
io so che non è vero. Me l’hai detto tu, Severus.”
“Anche
io lo so, Eva. Anche io. Ma gli altri…”
“Gli
altri possono andare a farsi friggere.”
Severus
aggrottò leggermente le sopracciglia. Capì che doveva essere un detto babbano e
sospirò di nuovo.
“Eva…
Sei giovane, hai tutta la vita davanti. Esci da una brutta esperienza,
sicuramente questo è solo un capriccio…”
“Ma
Severus.” insistette lei “Non ho mai detto che sarà per sempre, o cosa. Ti ho
solo chiesto di provarci. Mi piaci, e questo non lo posso più negare… Capisci?
Io dovevo dar voce ai miei sentimenti. Se durerà, sarà meraviglioso.
Altrimenti… Avremo comunque dei bei ricordi.”
Severus
strinse le labbra. Ecco, quindi, cosa Eva non capiva.
Lui
non ragionava così. Gli ci erano voluti mesi per ammettere a se stesso di
essere attratto da lei. Aveva ceduto all’istinto solo la notte prima, ma già si
sentiva… Legato. Ecco, l’aveva ammesso: era in trappola.
Severus
non era un uomo con cui ‘provare e vedere come va’. Severus era l’uomo dei ‘per
sempre’. Già solo il fatto che Eva potesse considerarlo un’avventura
passeggera… Era inconcepibile. Lo faceva sprofondare nella depressione più
nera.
Adesso basta, non sono più un ragazzino.
Accidenti!
“Devo
contattare il tuo presunto padre, o sbaglio?” chiese Severus, per cambiare
discorso. Non ne voleva più parlare.
“Giusto!”
esclamò lei, sorridendo.
“E
allora vai a casa. Ti farò sapere quando risponde.”
“Non
posso venire con te?”
Severus
scosse la testa. Non aveva un gufo suo, quindi se lo sarebbe dovuto procurare,
o avrebbe dovuto usare quelli del servizio postale… Sarebbe dovuto tornare a
Diagon Alley, come minimo.
“Devo
andare in posti… Potrei portarti con me solo con la magia, e c’è comunque il
rischio che ci riconoscano.”
“Sei
famoso?”
“Più
o meno. Ma tuo padre lo è sicuramente, così come i tuoi nonni e… Beh. C’è
somiglianza.”
Eva
annuì, stringendo le labbra.
“…
La magia…” disse infine. Un’ombra scese sul suo viso.
“Eva,
è una questione di cui dovremo discutere poi. Dovrai portarmi all’orfanotrofio
e dirmi chi è questo uomo nero, ma prima dobbiamo avvertire la tua famiglia.
Voglio capire cos’è successo.”
Lei
annuì, poi, finalmente, si alzò dalle gambe di Severus.
“Allora
vado a sistemarmi, poi torno a casa.”
“Brava.”
Gli
occhi della ragazza si illuminarono per un attimo, prima che Eva si chinasse a
sfiorare le labbra di Severus con un bacio.
“Fammi
sapere tutto.” gli disse.
“Certamente.”