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Autore: Iwas_    02/09/2013    4 recensioni
[After CoLS]
Un Alec pieno di dolore e di rabbia affiancato da una Isabelle incapace di far fronte ai propri sentimenti e da un Jace pronto a spaccare (e all'occorrenza bruciare) il mondo.
E mentre Clary si allena per diventare una Shadowhunters e Simon si trova coinvolto suo malgrado in una faida fra vampiri, Sebastian muove le sue pedine.
Ma se con i fatti inquietanti successi a New York c'entrassero in qualche modo segreti custoditi gelosamente da Magnus? Se lo stregone avesse ancora qualche carta da giocare? Come districarsi da una fitta rete di imbrogli, bugie e cose non dette quando si è indecisi fra sentimento e ragione?
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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All'Istituto




- Alexander Gideon Lightwood, sei un emerito idiota!
- Grazie Iz, non me ne ero accorto - sbuffò Alec, crollando sul letto di camera sua. Indossava ancora la maglietta oramai inutilizzabile che portava quando era tornato all'Istituto, un paio di ore prima, con alcune macchie di sangue secco sparse un po' ovunque.
- Razza di scemo, te lo giuro, se fossi mamma non ti farei più uscire di casa.
- Mamma però sa che sono maggiorenne e che posso fare quello che voglio.
Jace sbuffò: non ne poteva più di quei due. Andavano avanti così da quando Alec era tornato all'Istituto circa un'ora prima, i segni dei tagli curati da un iratze fatto male ancora visibili sulla pelle pallida. Gli ci era voluto meno di mezzo minuto per riassumere agli altri Lightwood un'avvincente battaglia con uno Scatter; Jace non poteva negare di essere rimasto sorpreso, e dallo sguardo che si era scambiato con Isabelle si era reso conto di non essere stato il solo. Forse sorpreso non era il termine esatto, forse definirsi "spaventato" sarebbe stato meglio: spaventato per Alec, ma spaventato anche da Alec. Perché mai proprio lui avrebbe dovuto fare una cosa simile? Era stata con una piccola fitta al cuore che si era dato la risposta da solo, qualche istante dopo, rendendosi conto che il ragazzo era diventato scemo quanto lui nei suoi momenti peggiori.
La cosa che più di tutte lo aveva stupito però era stata la reazione di Maryse quando aveva visto Alec, la parola che più si avvicinava a descrivere il suo comportamento era "indifferenza". In realtà, sembrava preoccupata per il figlio, ma le urla isteriche che Jace aveva temuto non erano arrivate: gli aveva solamente detto di fare più attenzione, in futuro. Nient'altro. Era impossibile dimenticare l'espressione di Isabelle, che con gli occhi sgranati aveva volto ripetutamente lo sguardo prima alla madre e poi al fratello, senza proferire parola.
- Adesso cerchi pure di imitare quell'idiota di Jace mettendoti in pericolo così? - sentì sbraitare quest'ultima, interrompendo il filo dei suoi pensieri..
- Beh, direi che se ha trovato in me un modello da seguire la cosa non può che fargli bene - fu il commento con cui l'appena nominato si inserì nella conversazione.
Alec non rispose, né Jace si aspettava che lo facesse. Era tornato nel suo magico mondo popolato da unicorni color arcobaleno.
Era da quando lo conosceva che ogni tanto vedeva Alec farsi improvvisamente assente dalla conversazione, mentre fissava un punto imprecisato perdendo totalmente la cognizione di ciò che gli stava attorno. In genere era questione di qualche istante e il suo migliore amico tornava al suo fianco, ma non era più così. Non da quella sera.
 
La ricordava benissimo: era disteso nel letto in infermeria quando la porta si era spalancata di botto, facendo entrare due Fratelli Silenti con al seguito Maryse e Isabelle che scortavano un Alec sanguinante. A Jace tornavano in mente con chiarezza le sue proteste, sostenendo di stare bene, mentre lo facevano distendere nel letto accanto al suo. I minuti seguenti erano passati nella più totale confusione, mentre Alec cercava disperatamente di farsi ascoltare.
Apportato che non aveva nulla di più che una costola incrinata e qualche graffio superficiale, avevano tutti ascoltato la storia del ragazzo. Insolitamente per lui era stata confusa, con alcune contraddizioni, alle volte piena di chiacchiere inutili che non avevano portato a nulla; il messaggio comunque era stato chiaro: Maureen aveva ucciso Camille Belcourt e lo aveva attaccato. Jace si era distratto durante il resoconto della battaglia fra Alec e Maureen, impegnato com'era a tentar di non far bruciare le coperte col Fuoco Angelico, e in seguito non aveva più chiesto al suo parabatai di ripetere quella parte.
Ricordava bene però il modo agitato con cui Maryse era uscita, seguita dai due Fratelli, raccomandando Isabelle di vegliare sul fratello fino a quando non sarebbe tornata. E Isabelle, ovviamente, aveva fatto la cosa peggiore che avrebbe potuto fare proprio nell'istante in cui la porta si chiudeva dietro Fratello Zaccaria.
A sua discolpa, andava detto che il suo non era stato altro che un gesto di cortesia nei confronti di Alec; ma comunque rimaneva il fatto che quando aveva chiesto a suo fratello se voleva che andasse a chiamare Magnus, il ragazzo aveva immediatamente vomitato.
Jace si sentiva ancora stupido quando pensava alla battuta che aveva fatto, di cui non rammentava le parole precise ma che riguardava l'insopportabile profumo al sandalo dello stregone, che aveva reso Alec ancora più pallido di quello che era, se possibile.
Era stato con voce strozzata che il ragazzo aveva mormorato qualcosa riguardo a lui e a Magnus, che nessuno dei suoi due fratelli sul momento aveva ben afferrato.
Lo aveva ripetuto a voce più alta, mentre teneva lo sguardo fisso sulle sue mani: lo stregone lo aveva lasciato. Inutile dire che la sorpresa era stata talmente tanta che né Jace né Isabelle erano riusciti a replicare. Alec non si era sbilanciato in altre spiegazioni. Era stato solo qualche giorno prima, alla fine di una riunione del Concilio, che il ragazzo aveva sussurrato a Jace: - Non avercela con lui. Lui non c'entra nulla. Sono io l'idiota.
 
- JACE LIGHTWOOD, MORGENSTERN, HERONDALE O COME CAVOLO TI CHIAMI!
L'urlo di Isabelle fece sobbalzare Jace, che per poco non cadde dalla sedia accanto alla scrivania sgombra di Alec, dove si era seduto.
- Mi hai chiamato, per caso?
- Per Raziel, non ci posso credere, ti ho chiamato almeno tre volte! Ora di fratelli rincitrulliti ne ho ben due! È logico che due idioti totali come voi siano diventati parabatai!
Jace aprì la bocca per ribattere, ma Isabelle gli lanciò una di quelle occhiate di fuoco identiche a quelle della madre, che gliela fece richiudere immediatamente.
La sua seconda regola per la sopravvivenza era di non aprire mai bocca quando sua madre lo guardava in quella maniera, regola che si era ampliata comprendendo anche gli sguardi di Isabelle.
Izzy uscì dalla camera sbuffando, ma senza aggiungere altro.
Jace sospirò, voltandosi a guardare Alec: non si era nemmeno mosso.
- Hai già fatto colazione?
Alec voltò lentamente la testa per guardarlo: - Jace -, disse - sono stato fuori tutta la notte, sono tornato sanguinante da uno scontro con un demone e tutto quello che mi chiedi è se ho fatto colazione?
- Guarda che la colazione è il pasto più importante della giornata: è mio dovere di parabatai assicurarmi che tu faccia colazione. Secondo me c'è anche un passo che ne parla, nel Codice. Qualcosa tipo "Ricordati di rammentare la colazione al tuo parabatai".
Alec continuava a fissarlo seccato. Jace dovette ammettere con se stesso che aveva sperato che almeno un po' ridesse. Gli sarebbe bastato anche un sorriso. Una replica. Una critica. Un'occhiataccia. Gli sarebbe bastata ogni cosa, tranne quello sguardo vuoto.
Più di una volta qualcuno gli aveva detto che a prima vista Alec stesso sembrava vuoto, una persona dal volto inespressivo e di troppe poche parole. Si sbagliavano... quello era il vuoto.
- Alec... cos'è veramente successo fra te e Magnus?
 
Driiiiiin. Driiiiiin. Driiiiiiin.
Isabelle estrasse di malavoglia il cellulare dalla tasca, lesse il numero che compariva sul display ed esitò un istante prima di rispondere. Non era esattamente il momento adatto per lui; ma forse lei non riteneva nessun momento adatto per lui.
- Pronto?
- Buongiorno!
- Voi vampiri dovete avere gli orari sfasati. Se non fosse stato per Alec io probabilmente a quest'ora starei ancora dormendo.
- Ma non lo stai facendo, e sono le nove e mezza di mattina, non è tardi. Comunque, che ha combinato Alec?
Isabelle esitò un istante prima di rispondere: avrebbe voluto parlarne con Simon, che perlomeno a differenza di quegli altri due o di sua madre l'avrebbe ascoltata veramente, ma non era sicura che fosse la cosa giusta da fare. La verità era che non sapeva affatto quale sarebbe stata la cosa giusta da fare: si sentiva persa quasi come suo fratello.
- Lascia stare - disse infine.
- Capito, affari Nephilimcosi. Per il resto, come stai? Intendo, oltre al fatto che sta per scoppiare una guerra e che siamo sull'orlo dell'Armageddon.
- Io... non lo so. Credo sia successo tutto troppo in fretta.
Ci fu qualche istante di silenzio, poi Simon aggiunse: - Anche io sto bene. Cioè, da quel poco che so la mia specie sta per iniziare una sorta di guerra civile o qualcosa di simile, ma nulla di importante in fondo. Potrebbero avermi attaccato, potrebbe essere caduto un meteorite su casa mia o potrebbero avermi rapito i Mangiamorte, ma sono vivo e vegeto. Sul serio, Izzy, non devi preoccuparti.
- Ti stai forse lamentando perché sono cinque giorni che non ti chiamo?
La voce di Isabelle divenne gelida. Si chiese come facesse Simon a trovarla sempre nei suoi momenti peggiori. Forse però non avrebbe dovuto innervosirsi per quello... non era ovvioche Simon volesse sentirla? In fondo Jace e Clary si vedevano sempre... ma la loro situazione non era come quella di Jace e Clary. Poteva considerare Simon il suo ragazzo, dopotutto?
- Ehm... volevo solo sentirti. Mi manchi.
- Ah.
Fantastico, aveva definitivamente mandato tutto a quel paese. Come diamine si poteva rispondere in quella maniera ad un "mi manchi"? Aveva avuto tanti ragazzi, e aveva avuto le parole giuste per rispondere ad ognuno di loro. Non riusciva a capire che problemi avesse ora.
Con lui però era diverso, dovette ammettere con sé stessa: con lui non riusciva mai a dire quello che voleva e ad esprimere i propri sentimenti, eppure era allo stesso tempo la persona con cui si apriva più che con chiunque altro. Lo trovava un bel paradosso.
Si accorse solo in quel momento che Simon era rimasto in silenzio. No, non avrebbe rovinato tutto così. Iniziò a farfugliare una scusa, mentre giocherellava con la collana che portava al collo: lo faceva sempre, quando era nervosa.
- Scusa, è che Alec mi ha fatto incavolare nera. Mio fratello è un idiota, e l'altro mio fratello lo è ancora più di lui, se possibile. Qui stanno tutti impazzendo, odio questo posto. Fosse per me andrei a tirare uno schiaffo a tutti e... no aspetta, a Jace ne ho già tirato uno... forse anche ad Alec...
- Allora ti andrebbe di venire ad un concerto stasera? - Simon la interruppe di getto, un tono inconfondibilmente speranzoso. - Clary viene. Se vuoi porta anche gli altri, tranne Jace. Abbiamo già abbastanza gente che ci lancia addosso pomodori.
- Avrebbe comunque la sua ragazza a farlo tacere.
- Non si sa mai. Allora?
- Dove?
- Al Bear bar. È vicino a casa di Jordan, comunque.
- Il nome schifoso potrebbe fare concorrenza a quello del tuo gruppo. Si chiama ancora Sparkling Lights?
- No, mi ricordava troppo Magnus. Ora siamo i Blue Bitter Lemons. In realtà non mi fa impazzire, sembra un po'...
- Una brutta copia dei Red Hot Chili Peppers - concluse lei. - Forse perché lo è.
- Aspetta, conosci i Red Hot Chili Peppers?
- Perché siete tutti convinti che noi Shadowhunters viviamo fuori dal mondo?
- Chiedo venia, allora. Comunque non mi hai ancora risposto.
- Io... penso che vada bene. O almeno credo.
- Fantastico! - esclamò lui, e Isabelle quasi riusciva a vederlo, con quel sorriso infantile ed incredibilmente sincero che ogni tanto gli appariva in volto. - Alle otto di sera là allora. Ciao, Iz. Cerca di non uccidere nessuno nel frattempo, nemmeno Jace. Sai, mi seccherebbe andare a consolare Clary.
- Farò del mio meglio. Ciao.
Simon chiuse la chiamata, lasciando un lieve sorriso sul volto di Isabelle. Forse si sarebbe perfino divertita, chissà; pensò, mentre rimetteva il telefono in tasca.
- Jace, torna subito qua!
La voce di Alec rimbombò nel corridoio quasi vuoto, e un istante dopo Isabelle fu travolta proprio da Jace, che stava correndo l'Angelo solo sapeva dove.
Evidentemente il ragazzo non aveva calcolato la possibilità di incrociarla sulla sua traiettoria, perché il colpo ricevuto fu tale che lei cadde a terra, sbattendo la testa. Alzò un attimo lo sguardo giusto per vedere che Jace era miracolosamente rimasto in piedi, le lanciò un'occhiata distratta probabilmente per controllare che non si fosse fatta niente, e ripartì verso la sua meta.
- Ah no, ora torni qua! -, esclamò Isabelle, rialzandosi con la prontezza che solo uno Shadowhunter poteva avere, e altrettanto velocemente srotolò la frusta dorata che portava sempre al polso.
Jace poteva essere veloce, ma la sua frusta lo era di più: con un unico, fluido movimento la fece attorcigliare attorno alla sua gamba, e il biondo non poté evitare di cadere a terra di faccia.
Lo sentì imprecare pesantemente, mentre gli si avvicinava, si inginocchiava accanto a lui e gli stringeva un polso con la mano che non teneva la frusta.
- Ora mi dici dove stavi correndo con tanta fretta.
- Grazie al cielo c'eri tu, Iz!
Isabelle si voltò: alle sue spalle c'era Alec, lievemente piegato su se stesso e con il fiatone. Continuava ad indossare la maglietta squartata. Sentì Jace imprecare nuovamente.
- Ma è mai possibile che ogni volta che vi lascio soli voi due combiniate qualche casino? - chiese. A volte si sentiva come se fosse lei la maggiore dei tre.
- Non è colpa mia, è stato lui! -, ribatté Alec.
- Io ti sto semplicemente dando una mano. Al tuo posto mi lascerei stare e andrei a fare colazione, cosa che, tra parentesi, non hai ancora fatto.
Isabelle sospirò, mentre la frusta si attorcigliava nuovamente attorno al suo braccio e si rialzava assieme a Jace, sempre tenendo salda la presa sul suo polso.
- Che diamine hai fatto, Jace? - chiese. - Era da due settimane che non vedevo Alec così attivo.
- Sul serio? Allora dovrei dirgli che sto andando a parlare con Magnus più spesso.
Alec emise quello che sembrava il verso di un bradipo col mal di pancia: - Ha deciso che deve contestare una cosa a Magnus, ha una sua stupida teoria che...
- Non è stupida, ha senso. Okay Alec, tu sei scemo, ma nemmeno il nostro porcospino luccicante è da meno.
- Continuo a non capirci nulla - disse Isabelle.
- Te lo spiegherò quando tornerò, tranquilla.
Dopo aver pronunciato quelle parole, Jace, con una forza che Isabelle non si aspettava, torse il braccio, costringendola a lasciare la presa, si rialzò e ripartì verso quella che doveva essere l'uscita.
Alec fece per inseguirlo, ma Isabelle lo prese per un lembo della maglietta, trattenendolo.
- Jace è stupido almeno quanto te -, disse rispondendo allo sguardo di accusa del fratello - ma quando si tratta del suo migliore amico credo che sappia quello che sta facendo.



Note dell'autore
Ecco, questo è il primo capitolo vero e proprio della storia, e sono quasi impazzita per scriverlo: nonostante i capitoli siano tutti nella mia testa dal primo all'ultimo, non sapevo trovare un modo adatto per iniziare questa storia (per intenderci, ho scritto circa otto incipit diversi, qualcuno l'ho usato più avanti, altri li ho cancellati dalla storia).
Non è ancora successo nulla di entusiasmante, ma le mie storie sono sempre così: nel vivo dell'azione si entra dopo qualche capitolo. Spero di non metterci troppo a pubblicare il prossimo, ma sono letteralmente sommersa dai compiti che avrei dovuto fare e che ero troppo pigra per fare (insomma, pregate per me).
Tuttavia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate :)
Intanto ringrazio nuovamente chi mi ha lasciato una recensione nel capitolo precedente e tutte le altre persone che hanno inserito la mia storia fra le seguite anche se per ora non si sono fatte sentire.
Io e Alec vi lovviamo.

Iwas_
  
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