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Autore: Waldorfparadise2    02/09/2013    2 recensioni
Il re. Per molti anni è stata una figura che ispirava autorità, forza, maschilità e potenza. Ma non sempre può vincere l'onore nei sentimenti contrastanti. Il re George, chiamato da tutti Geo, ha un vasto impero, è il più temuto dai stati confinanti e ha una splendida moglie di nome Kat. Tutto questo clima di tranquillità verrà sconvolto da una figura, il fratello Kat, il quale sarà il vero amore della persona più potente e sbagliata del mondo, il re.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve a tutti!Non volevo continuare il mio racconto perchè vedevo che nessuno recensiva e quindi pensavo " Ah, bene non sarà piaciuto a nessuno". Però molti miei amici hanno visto il mio lavoro e si sono congratulati e quindi ho deciso di proseguire. Vi sarei molto grato se lasciasse una rencesione anche con su scritto solamente " Bello". Sono le vostre opinioni che mi spingono a continuare.
-M




1. Quel



 

-Padre! Padre!- le urla del piccolo Jan mi fecero voltare. Vidi mio figlio scendere da una piccola collina, con le mani giunte. Le sue gambe minuscole, il suo corpo snello racchiuso in una veste blu, il viso pallido contornato da capelli lucenti. Il sole era ancora alto, s’intravedeva dalle nuvole. Il vento ruggì e l'eco fece spostare i fiori nella mia direzione. Mi girai verso destra per vedere se il cavallo era ancora al suo posto. Sentivo il mio corpo che filtrava la potenza dell'aria.
-Guarda Padre, guarda.- arrivò verso di me, all'interno delle mani aveva un petalo, era pieno di vita e colore, sembrava che l'inverno non fosse passato da lui.
-Posso portarlo alla mamma ? Ti prego.- odio quando fa cosi. Odio quando comincia a fare la ragazzina di corte. -Jan, quando finirai di cogliere i fiori e incomincerai a tagliere le teste alla fauna che ti circonda?- chiesi in maniera cattiva.
Vidi i suoi occhi bagnarsi,con un gesto rapido la mia mano colpi la sua faccia. Mi guardò per un attimo e poi con le dita si toccò il volto.
Mio figlio, il ragazzo che cogli fiori e piange. Un rumore di zoccoli mi fece sobbalzare.
-Re Geo- un urlo alle mie spalle mi fece girare. Tob.
-Mio re, mio re- continuò a dire.
-Cosa c'è inutile uomo.- risposi. Scese da cavallo con un balzo. Con due passi rapidi arrivò davanti a me.
-Il consiglio a bisogno di voi,subito, riguarda le truppe che sono verso est, hanno avuto un problema molto grave mio signore.- disse con il fiato stanco.Lo guardai torvo, questi sono i pochi momenti in cui potevo stare con mio figlio e veniva a rompermi anche qui.
-Di a quei quattro vecchi pronti per la tomba che dovranno aspettare ancora prima che arrivi.-
-Ma mio re...- rispose.
-HO DETTO, VAI!-
Lo vidi indietreggiare e mi voltai. Il suono dei passi si fece strada nel silenzio poco a poco.
Camminai verso mio figlio.
-Jan, sei arrabbiato con papà vero?- mi dispiaceva farlo rimanere male certe volte, è cosi piccolo.
-Perchè mi picchi, ti ho portato solamente un fiore.- la suo voce innocente.
-Jan,stai diventando un uomo ormai, hai voglia di diventare come papà? Governare un grande regno, essere temuto da tutti, avere tante donne- dissi.
-Ma papà ho solamente otto anni, non so nemmeno com’è fatta una donna.- rispose. Mi scappò un sorriso. Gli feci segno di venire ad abbracciarmi. Le sue piccole braccia si tesero verso di me e mi strinsero.
-Ora andiamo- gli dissi liberandomi. Salimmo a cavallo.
Galoppammo per circa mezz'ora prima di arrivare al villaggio. I grandi edifici si vedevano già dopo la prima collina.Quelle piastrelle nere, quel fango che si deposita sotto i vestiti, quel freddo che ti strappa l'anima. Passai sopra il ponte e con un gesto mi feci aprire il portone per entrare in città. Una volta aperto, vidi quelle anime correre e ridere in mezzo a tanta confusione. Le strade fatte di gelo, le case fatte di nero, il mercato fatto di morto, il cielo fatto di lastre. Il fumo che usciva dalle finestre, la strada lunga che portava al palazzo, che portava a casa. Al centro emergeva quel sasso enorme chiamato dimora,sentivo il calore della mia camera anche da qui. Lasciai il cavallo in una delle mie stalle personali e dissi a Jan di andare a casa, presi la scorciatoia che passava per il mercato.
Sentii l'odore di defunto entrarmi dritto nel naso, abbassai la testa e mi coprii le narici con la veste. Continuai a camminare a testa bassa e quando la alzai, eccola li.
La sala delle riunioni.
L'umile copia dell'ignoranza in questo paese.

 

Stringimi più forte. Ti prego fallo. Il suo corpo ruvido contro il mio. I suoi sussurri, i suoi ' ti amo' detti in maniera lenta.

 

-Re Geo, la stavamo aspettando.- il vecchio saggio era posto ai lati del tavolo. L'enorme oggetto si trova in una stanza poco illuminata addobbata di stendardi e spade incrociate, al suo interno si svolge il consiglio convocato in caso di epidemie,mancanza di cibo, aumento delle tasse e problemi al confine.
Non mi curai di nessuno, vidi una sedia libera e mi ci fiondai sopra. Una volta seduto misi le mie gambe sopra il tavolo e con disgusto sputai a terra.
-Quale problema avete voi.- dissi- Disturbarmi nel mio unico giorno di riposo, interrompendo un momento con mio figlio. Quante volte dovrà succedere? Quante volte dovrò rimpiangere di aver passato poco tempo con il mio unico figlio maschio?-
-Mio re, ma i soldati- rispose uno dei consiglieri.
-Ma i soldati possono aspettare.- dissi. Guardai in alto e con una mano mi massaggia le meningi.
-Ora,illustrami il problema- continuai.
-Le nostre truppe sono state attaccate al confine mio signore.- disse uno dei tanti stupidi consiglieri -Nella notte, un gruppo di cinquecento nomadi armati lì a colsi di sorpresa, uccidendoli la metà, ora siamo con pochi soldati al confine East, mentre le notizie che abbiamo avuto sembrano tranquille signore. Un sopravissuto è scappato durante l'attacco per venirci a informare.-
-Quanti erano i nostri soldati al confine mio inutile amico?- risposi
-Circa mille- rispose un altro dal lato opposto.
-COSA?!- urlai – CI SIAMO FATTI ABINDOLARE DA UNO STUPIDO GRUPPO DI QUATTRO NOMADI CHE NON SANNO NEMMENO COSA SIA IL FUOCO?!- sbattei le mie mani sul tavolo e mi alzai lasciando cadere la sedia dietro di me.

 

" Una volta mio padre mi disse che un uomo innamorato è un uomo impotente"la sua voce calma mi riempi la testa. Sentivo il suo cuore battere dietro la mia schiena dove ora si trovava. Sentivo il suo calore ardermi dentro. " Mi ami? " gli dissi con il sorriso. Sapevo già la risposta, ma sentirlo dire fa un certo effetto. Si alza e mi prende un braccio. Lo bacia, lo bacia di nuovo.
"Ora sono nelle tue vene e quindi anche nel tuo cuore" mi rispose ridendo.
" Ohoh il mio cuore?" risii.
" Me lo dai? Il cuore intendo." i suoi occhi dentro i miei.
" è tutto tuo " risposi. Mi bacia, mi bacia con tutto l'amore del mondo. Mi bacia con il paradiso incastrato tra i denti.Si stacca un attimo per dirmi " Promettimi che mi amerai fino alla fine del tuo impero, della tua vita, della tua anima, dimmi solamente cosi e per me varrà più di qualsiasi altro matrimonio"

 

-Ma mio signore, non sapevamo che la potenza di questi nomadi possa essere cosi forte e aggressiva-
-Non mi importa assolutamente nulla- risposi.
Andai verso la porta, prima di uscire mi girai.
-Oggi a casa mia, siete invitati voi e le vostre famiglie, mangerete il mio cibo e il mio vino.- dissi.
Gli occhi dei consiglieri erano sbarrati, questo è il mio problema peggiore, amore sorprendere le persone.
-Ma signore e per la faccenda del confine?- una voce mi blocco prima di uscire dalla stanza.
-Mandate qualcuno a controllare la situazione e poi vedremo cosa fare- mi congedai con queste parole. Uscii dalla sala e scendendo i gradini un pensiero mi avvolse il cervello: Chi la vuole sentire ora mia moglie ?
Ma io sono il re, io posso decidere tutto e cambiare tutto. Io sono il tutto.

  
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