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Autore: Phoenix Seven    03/09/2013    5 recensioni
Harry insieme agli inseparabili Ron ed Hermione, formano un'indissolubile trio che ha vissuto una marea di avventure... ma dal sesto anno in poi, da quando i nostri amici raggiungono l'età di 17 anni si unirà al gruppo una quarta persona.... il resto lo scoprirete solo leggendo...una storia romantica ma non priva di colpi di scena. Una storia da seguire col fiato sospeso dagli sviluppi imprevedibili.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Un ragazzo basso, ma robusto e muscoloso, dalla faccia larga, Charlie, lesse:

ULTIMISSIMA: ORRORE A DEVON. UN NOTO PLURIOMICIDA COLPISCE ANCORA!

“L'immagine è da brivido. Proviene dal Devon, nel Sud - Ovest dell’Inghilterra. Nella piazza principale rinvenuti due cadaveri, il cui riconoscimento è al quanto impossibile. Uno, di essi presenta solo la testa carbonizzata e un dito, precisamente il mignolo. L’altro è ridotto a un mucchio di cenere. Qualcuno, si è divertito ad infierire su questi due poveri disgraziati. C’è solo una persona capace di tanta crudeltà. Un ricercato, tuttora latitante. Il noto pluriomicida, Sirius Black. Sembra che lasciare i mignoli delle sue vittime sia diventata la sua firma! Purtroppo, il suddetto ricercato gode della protezione del più grande mago oscuro, conosciuto. Ciò rende la sua cattura ancora più difficile. Tuttavia, dopo vari incantesimi, si è riusciti a risalire alla vittima. Si tratta di un uomo morto all’età di 25 anni, che risponde al nome di Fabian Prewett, celebre domatore di draghi. Sulla salma verranno effettuati ulteriori accertamenti per stabilire con chiarezza le cause del decesso, ancora sconosciute e per trovare le prove schiaccianti della colpevolezza di Black. Dagli atti, sappiamo che alla vittima, fu teso un agguato. All’epoca degli avvenimenti, quando Colui Che non deve Essere Nominato, era all’apice della sua potenza, prima di venir sconfitto dal Bambino Sopravvissuto, l’adesso 17enne Harry Potter, testimoni oculari, che non hanno mai rivelato i loro nomi, confermarono che furono in cinque ad ucciderlo. Non escludiamo che possano essere, sicuramente adepti di Black. Il Ministero della Magia, Rufus Scrimgeour, non riesce a capire il motivo di una tale, nonché inutile e crudele dimostrazione di forza e ha dichiarato stamane: «Stiamo facendo tutto il possibile per venire a capo di questa incresciosa situazione. Inoltre, chiediamo alla comunità magica di mantenere la calma! Black, molto presto sarà nuovamente catturato e condannato al bacio». Scrimgeour, è stato criticato da alcuni membri della Confederazione Internazionale dei Maghi, per aver informato il Primo Ministro babbano dell’accaduto. «Ho dovuto farlo» ha ribattuto Scrimgeour, seccato. « Black è un pazzo. È un pericolo per chiunque lo incontri, mago o Babbano. Il Primo Ministro, mi ha personalmente garantito che non svelerà a nessuno la vera identità di Black. E poi, diciamocelo, chi gli crederebbe se lo facesse? Mentre tra i Babbani, è stata diffusa la notizia che Black è armato di pistola (una specie di bacchetta di metallo che i Babbani usano per uccidersi a vicenda), la comunità magica vive nel terrore di una strage come quella di 17 anni fa, quando Black uccise tredici persone con un'unica maledizione. Vi assicuro, comunque che In ogni modo, faremo il possibile affinché il terrore instauratosi per colpa di Black, finisca al più presto».”

Subito si diffuse un silenzio tombale e nessuno osava parlare. Improvvisamente si udì lo straziante pianto di Molly Weasley. Il marito, Arthur, tentò invano di tranquillizzarla.
La signora Weasley straziata disse – “Perché prendersela con Fabian e Gideon? Cosa Gli hanno fatto ancora?”
Il marito abbracciandola disse – “Calmati Molly! Non abbiamo prove che si tratti davvero dei tuoi fratelli. Aspettiamo Silente e vediamo come agire. Nessuno conosce meglio di lui Vold …”
Disperata urlò – “Arthur, questa volta non mi convincerai. Io non aspetterò Silente. Mi smaterializzo nel Devon. Se vuoi, seguimi! Anzi, mi farebbe piacere averti con me!”
Arthur a malincuore estrasse la sua bacchetta e disse “INCARCERAMUS” legando la moglie, che sbraitava e si agitava, sulla sedia.
Molly, disperata, urlò più forte – “Arthur liberami subito! Perché non mi capisci? Voglio vederli morti tutti! Voglio trovare Voldemort e ucciderlo!”
Arthur, scuotendo la testa in cenno di diniego disse – “No Molly! Dobbiamo aspettare! Se ti succedesse qualcosa? Credi che i tuoi fratelli te lo avrebbero permesso? Voldemort, non perdona lo sai”
La signora Weasley annuì con le lacrime agli occhi. Ma la notizia aveva sconvolto profondamente, anche il resto della famiglia.
Charlie, stizzito gettò furioso il giornale contro il muro e disse – “Zio Fabian, era tutto per me. È stato da sempre il mio mito. Ho intrapreso il lavoro di domatore di draghi per emularlo. È grazie al suo diario che sono cosi abile. Ricordo ancora quando la mamma me lo ha dato. Scoprirò chi ha deturpato così il corpo di zio, così come chi lo ha ucciso e lo ripagherò in egual misura. Agirò anche senza l’aiuto dell’Ordine. Nessuno di voi tenti di fermarmi! Potrei uccidervi senza problemi. Io vado!”
Bill, lo bloccò per un braccio l’istante prima che si smaterializzasse. Charlie infuriato disse – “Bill, lasciami non costringermi a farti del male! Se vuoi seguirmi, non te lo vieterò! Ma se vuoi fermarmi, allora sarò costretto a combattere!”
Bill con calma angelica disse – “Charlie, rilassati un attimo e rifletti prima di agire! Non sai in quanti sono! Credi davvero di uscirne illeso? Sei già stanco di vivere? Cosa pensi di risolvere?”
Charlie rosso dalla rabbia disse – “Bill, io ti ho sempre rispettato e visto come un esempio da seguire. Ma questa volta, non mi interessa che sei il più grande. Io ho preso la mia decisione e non sarà un codardo come te a trattenermi!”
Bill, repentinamente senza pensarci su due volte fece partire un sonoro ceffone al fratello che lo fece cadere a terra e disse – “Calmati Charlie ora e non provare più a darmi del vigliacco!”
Mantenendosi la guancia arrossata e alzandosi Charlie disse – “Credevo ti importasse qualcosa di più degli zii. Invece sei solo un egoista e opportunista. Dammi anche un altro schiaffo se vuoi. Ma non mi convincerai a cambiar idea!”
Bill tranquillo disse – “Charlie, ti stai sbagliando! Credi davvero che non me ne freghi niente degli zii? Non immagini cosa sarei capace di fare se avessi i colpevoli tra le mani! Vorrei, che Greyback mi avesse morso trasformato, così da potergli staccare la testa a morsi ma so che non risolverei niente. Ciò non ci porterebbe indietro gli zii! Loro, non sarebbero fieri dei nostri comportamenti, perciò adesso calmiamoci e parliamone.” Mise una mano sulla spalla del fratello.
Charlie in tutta risposta la tolse via sgarbatamente e disse – “Bill mi sembra di sentir parlare Silente. Non ti riconosco più!” estrasse la sua bacchetta e la puntò al fratello. Bill, allora, estrasse prontamente la sua. Si avvicinava l’irreparabile.
Fred e George erano rimasti per la prima volta senza parole, incapaci di fare la più elementare battuta. Come se la stanza fosse piena di dissennatori e questi si fossero nutriti di tutta la felicità. Ron fissava il vuoto sconsolato:

“Perché? Cosa vogliono da noi Tu Sai Chi e i suo leccapiedi? Crede così che gli consegniamo Harry? O vuole dividerci e metterci uno contro l’altro? Possibile che ci tema a tal punto?”

Hermione, vicina al fidanzato, gli stringeva la mano per farlo stare calmo ed era visibilmente preoccupata:

“Il “mio” Ron è come se fosse in trance. Non riesce a credere che sia successo tutto ciò. Se non intervengo, qui succede qualcosa di irreparabile di cui presto ci pentiremo. E Gin? Possibile, che la cosa non la tocchi proprio? Vedo, che ha voglia di piangere. Ma perché si ostina a reprimere i suoi sentimenti? Sfogati, Gin. Piangere, non sempre è segno di debolezza! Sei una bomba ad orologeria, tieni dentro, ma presto o tardi scoppierai.”

Nessuno sembrava in grado di intervenire tra i dure fratelli, quando all’improvviso una folta chioma rossa si mise tra i due.
Charlie stupito disse – “Ginny, togliti di mezzo!”
Ginny, con le braccia aperte a mo’ di croce disse – “Bill, Charlie smettetela! Credete, che altro dolore possa giovare alla nostra famiglia? Volete decidervi a crescere e a comportarvi da adulti?! Bill, sai che sei il mio fratellone preferito! Sei stato tu, che mi hai imparato a volare, e sempre tu sei stato a farmi vedere la prima magia. Eri sempre tu, a difendermi e schierarti dalla mia parte, quando Fred, George o Ron, mi facevano gli scherzi o mi prendevano in giro. Eri sempre tu, quello che mi prendeva in braccio quando mi addormentavo e mi portavi a letto. Eri tu, che ti prendevi la colpa quando io e Ron, rubavamo la torta al cioccolato alla mamma. Quindi, se mi vuoi bene come allora, ti chiedo di abbassare la bacchetta e ascoltarmi. Fallo per me! Charlie, capisco che sei distrutto dal dolore, ma cosa risolveresti attaccando Bill? Ripensa a tutte le volte che avete giocato a Quidditch insieme e tutto ciò che avete fatto insieme! Ripensa a quanto dicevi, che da grande volevi essere coraggioso e pronto a tutto come Bill e zio Gideon. Siamo una famiglia e dobbiamo restare uniti! Fatelo almeno per la mamma! Se quel folle di Voldemort, crede che noi ci uccidiamo gli uni con gli altri, allora non è il più temuto mago di tutti i tempi ma il più idiota! Io sono convinta che Harry e il professor Silente avranno una soluzione. Io ho scelto da che parte stare e voi?”
Nell’udire quelle parole Charlie e Bill si guardarono negli occhi e prima Bill, poi Charlie abbassarono le bacchette. Bill stava per parlare, quando Fanny, la fenice di Silente, comparve come per magia e si posò sulla spalla di Ginny. Tutti sussultarono compresa Ginny. Dopo un’iniziale smarrimento la ragazza sorrise all’animale, accarezzandolo e Bill disse – “Hai ragione Bambolina! Scusaci. A volte, credo che sei tu la maggiore e la più matura di tutti! Scusami Charlie per lo schiaffo, non avrei dovuto perdere il controllo!”
Ginny, sorridendo disse – “Bill, non mi chiamavi più così, da quando avevo sei anni e mi facevo le treccine!”
Charlie imbarazzato affermò – “Bill, ho esagerato! Me lo sono meritato! Non avrei dovuto mancarti di rispetto, sei sempre il maggiore. Scusami anche tu! Ma sai che sono molto istintivo! Fratello, comunque dovresti imparare a controllare la tua forza da lupo, come fai con gli istinti. Ginny, da quando sei cosi saggia? Stai davvero crescendo. Stento a riconoscere la mia sorellina piagnucolona.” Ginny gli cacciò la lingue e tutti scoppiarono a ridere.
In questo istante, in questo clima disteso arrivarono Harry e Silente spensierati, ignari di tutto ciò che era accaduto.
Ginny, non appena lo vede, corre piangendo tra le braccia del ragazzo. Tutti rimangono sorpresi nel vedere la ragazza dai capelli di fuoco in lacrime, infatti lei è sempre stata forte e non ha mai pianto senza un motivo per cui valesse la pena farlo. Era, un evento raro ma allarmante allora. Harry, travolto da questo inaspettato gesto si trovò a terra con Ginny sopra di lui che piangeva disperata.

“Povera signora Potter! È identica a Lily. Sempre forte davanti agli altri ma fragile e piena di paure dentro. Questa volta, il dolore da tenere dentro è stato troppo grande. Non so come abbia fatto a resistere finora. Ha calmato persino i fratelli! Nessuno aveva capito come stesse soffrendo. Harry, saprà come consolarla. Ci riuscirà! È da ammirare la piccola Ginny! È la degna fidanzata del mio figlioccio!”

Harry guardava negli occhi tutti i presenti, soffermandosi sui Weasley e soprattutto i suoi due amici, Ron e Hermione, ma nessuno parlava. Harry, accarezzava i capelli della fidanzata, ma la ragazza non aveva intenzione di calmarsi.
Harry osò dire – “Ron, Herm, Sirius! Qualcuno mi fa capire cosa è successo?”
Nel silenzio tombale Sirius:

“Harry, scusa vorrei evitarti questo dolore ma credo non ci siano altre soluzioni. Mi consegnerò! Lo devo a Ginny e la sua famiglia!”

Calmo disse – “Harry, Albus leggete la Gazzetta del Profeta alla prima pagina. Capirete tutto!”
Harry, senza togliere la mano dai capelli della fidanzata, prese la gazzetta che gli porgeva Sirius. Prima di leggere disse – “Sirius. Dovessi schiantarti, non ti permetterò di farlo. Ho già perso i miei genitori, non permetterò che Voldemort, mi tolga anche te!”
Tutti guardarono Harry e Silente stupiti che leggevano.
Silente, leggermente preoccupato disse – “Bene. Una mossa che non avevo previsto. Andiamo in sala riunioni e discorreremo anche di questo. Comunque, Sirius, Harry ha ragione! Non faremo ciò che Voldemort si aspetta! Tu non ti consegnerai! Harry, raggiungeteci presto! Credo, che la signorina Ginny, abbia bisogno di parlare da sola con te. Non appena saremo tutti, inizieremo  la riunione. Andiamo Fanny!” Tutti se ne andarono con Silente. Tranne Fanny, che restò appollaiata sulla spalla di Ginny e Ron ed Hermione che volevano restare, ma Harry, fece segno loro di precederli.
Ron, alzando il pollice, prese la mano di Hermione e sorridendo, li lasciò soli.
Harry, dolcemente disse – “Gin, amore è tutto a posto. Nessuno ti farà del male. Fidati di me. Voldemort, non si avvicinerà!”
Ginny, con la voce rotta dal pianto disse – “Te- tesoro. Non temo Voldemort, per la mia vita. Ma per que- quello che potrebbe fare a te! Hai visto cosa ha fatto ai miei zii. Mi spiace per loro e non sai quanto. Ma non li ho mai conosciuti di persona. So solo ciò che la mamma ci raccontava di loro. Se un giorno dovesse riuscire a prenderti. E … e …” le si spezzarono le parole in gola e continuò a piangere.
Harry le alzò il mento e disse – “Amore, non pensare a quello che mi può capitare. In ogni caso io avrò sempre un motivo per vivere, che Voldemort non ha. Te! Sei tu, la mia arma in più. Quindi, calmati! Adesso, se vuoi sfogarti e liberare il dolore per ciò che ha fatto ai tuoi zii, fallo tranquillamente!”
Ginny, tentando un sorriso disse – “Amore, promettimi che non mi lascerai mai sola? Inoltre, devo chiederti scusa! Adesso come farò cogli altri? Mi vergogno!”
Harry ridendo e accarezzandola disse – “Ti vergogni, perché piangevi?”
Ginny, lo guardò imbarazzata:

“Amore, ancora una volta hai capito tutto solo guardandomi negli occhi. Spero di non perdere mai questo legame che c’è tra noi. Ah, grazie! Non so cosa sarebbe successo, se tu non fossi stato con me!”

Harry ridendo disse – “Gin, tesoro sai che per te ci sarò sempre! Comunque, come mi disse una volta Silente, Non ti dirò: non piangere! Perché non tutte le lacrime sono un male! Sei pronta tesoro?”
Ginny, sorridendo gli diede un bacio tenero sulle labbra e disse – “Sono pronta da sempre, con te al mio fianco amore! Andiamo!”
I due ragazzi, mano nella mano andarono nella sala delle riunioni, preceduti da Fanny che cantava. Tutti erano in religioso silenzio e anche Silente sembrava essere preoccupato per qualcosa. Infatti aveva avuto per tutto il tempo la testa tra le mani. Sotto lo sguardo incuriosito degli altri, andarono a sedersi ai posti designati. Silente, dopo un breve silenzio disse – “Non tergiverserò oltre. Come avete visto, Voldemort sta agendo e purtroppo ha un enorme vantaggio su di noi. Lui conosce le nostre mosse e può anticiparci. Notate, infatti, che sa dove e quando colpirci. Invece, noi ahimè, brancoliamo nel buio. Con enorme rammarico, a questo punto, vi devo comunicare ufficialmente che se prima avevo solo il sospetto, adesso ho la certezza, che tra noi vi è una spia. Qualcuno che sta abilmente facendo il doppio gioco. Non so se per costrizione o per scelta. Tuttavia, a causa di ciò e non riuscendo ancora a risalire all’arcano, ho deciso che comunicherò le mie decisioni solo ai singoli coordinatori di ogni singola squadra. So, già da ora, che molti di voi, adesso crederanno che così facendo li estrometterò dall’azione, ma non è così. Infatti, sarà a discrezione di ogni singolo coordinatore se comunicarlo o meno al compagno e metterlo così al corrente di tutto o fargli eseguire solo gli ordini. Tutto ciò, fin quando non scoprirò la talpa. Questo, originalmente, era il motivo della convocazione dell’Ordine, ma dati gli ultimi sviluppi…”
Hermione, imbarazzata interruppe Silente dicendo – “Scusi, professore quindi secondo lei il “traditore” è un secondo di una squadra dell’Ordine? Come fa ad essere certo che non si tratta di un coordinatore? Se non può o non vuole rispondere non insisterò oltre.”
Silente sorridendo disse – “Signorina Granger, mi aspettavo una tale osservazione da lei e non ho nessuna remore a risponderti. Non ti tedierò con la spiegazione di come sono giunto a questa conclusione ma sappia che mi sono semplicemente soffermato a riflettere. In questo modo il cerchio si stringe di molto ma ahimè! La spia non commette errori. Il colpevole è per forza di cosa il secondo, in quanto ogni coordinatore sta a stretto contatto con me. Inoltre, come Kingsley o Alastor sono esperti Auror, oppure sono appartenenti all’originario Ordine della Fenice, quindi sanno come non cadere nei tranelli di Voldemort. Prima, che lei possa obiettare qualcosa, eccole una risposta alla sua prossima osservazione, che spero sia esaustiva. Non dubito lontanamente di voi quattro per almeno tre motivi, anche tralasciando che Sirius, con grosse difficoltà, abbia dovuto, per prassi esaminare anche voi. Primo, state sempre ad Hogwarts o Hogsmeade, e come sapete è impossibile smaterializzarsi entro i loro confini e sempre sotto lo sguardo vigile mio, di Minerva e Rubeus. Secondo, forse il più importante, Harry non si schiererebbe mai dalla parte dell’assassino dei suoi genitori e Voldemort se avesse Harry dalla sua parte lo vorrebbe, in primis capace di intendere e volere, non una semplice marionetta. Se stessimo giocando a scacchi, Harry sarebbe per Voldemort, non un pezzo da sacrificare, un innocuo pedone, ma uno dei suoi pezzi più forti. Una torre, come minimo. Poi, ahimè in quel caso sarebbero imbattibili. Ecco perché l’anno scorso ha tentato di impossessarsi della sua mente per convincerlo a schierarsi dalla sua parte. Se mai un giorno ciò, dovesse accadere, sarebbe la fine per l’intero mondo Magico. Vi spiegherò, in un'altra occasione il motivo di tale supposizione. Anche se sono certo, signorina Granger, che con il giusto aiuto può risalire facilmente anche lei alla mia medesima conclusione. Terzo, nessuno di voi tre potrebbe mai tradire Harry, a cui siete legati in modo incondizionato e per motivi diversi. Adesso vediamo cosa fare…”
Ginny, imbarazzata quanto Hermione disse – “Professore scusi, ma perché non usa il veritaserum e lo somministra ad ognuno di noi? Se lei permette, lo preparo io con Herm, dato che pozioni non è tra le mie materie preferite, ma le garantisco che per una giusta causa come questa mi impegnerò totalmente. Vorrei rendermi utile … Inoltre mi chiedo, allora perché la talpa non ha ancora consegnato Harry? Sa che Harry è troppo imp …”
Silente sorridendo la interruppe e disse – “Signorina Weasley, ammiro la sua iniziativa ed è lodevole tutto ciò che è pronta a fare. Tuttavia il suo piano non è realizzabile per un semplicissimo motivo. Se la spia non agisse per sua iniziativa ma sotto influsso dell’Imperius, il veritaserum non funzionerebbe. Si dovrebbe dare a colui o colei che ha lanciato l’incantesimo e dal momento che la spia non commette nessun genere di errore devo dedurre che agisca sotto la maledizione. Ma non temete, presto o tardi ci sarà la resa dei conti e la scoveremo. D’ora in poi come vi ho detto, saranno i vostri coordinatori a comunicarvi come agiremo, qualora lo ritenessero opportuno. Signorine, state tranquille, sono certo che sia Harry che il signor Weasley, non dubitano di voi e non vi terranno all’oscuro. Almeno che non si tratti di mettervi in pericolo, in quel caso credo non verrete coinvolte, soprattuto lei signorina Weasley. Conosciamo bene entrambi, il caro Harry! Ma sappiamo tutti, che lei, signorina Weasley, non si arrende facilmente ne si fa metter da parte proprio come faceva Lily Potter. Per quanto riguarda il fatto che la spia non ha ancora consegnato Harry è perché il “burattinaio” non sa che Harry fa parte dell’Ordine e la sua “marionetta” non agendo di propria iniziativa non lo fa. Quindi, il fatto che la spia agisce sotto Imperius è un bene da una parte ma…”
Hermione, allarmata disse – “Ma professore, l’unico modo per fermarla è …. O uccidere colui che ha lanciato la maledizione oppure … uccidere chi è colpito dalla maledizione,giusto?!”
Silente tranquillo disse – “ Precisamente! E’ corretto signorina Granger! Ma ciò che ha detto lei di uccidere la vittima della maledizione si attua solo se si ha di fronte la persona colpita e non essendoci altro modo per fermarla, si deve agire! In quel caso o vivi tu o vivi lei! Ma si guardi intorno, vede qualcuno sotto l’influsso della maledizione. Sa come si riconosce, vero? La persona colpita è simile ad un morto che cammina non avendo una propria volontà e presenta occhiaie come quelle di uno che non dorme da un mese e occhi vitrei. Deduco, non sia ancora il momento di agire. Adesso però dobbiamo decidere cosa fare riguardo ciò che è successo a Devon. Devo chiedere a tutti i secondi di ogni squadra di lasciare momentaneamente la sala.”
Tutti i secondi si erano alzati ad eccezione di Ginny e Hermione. Dopo un rapido scambio di sguardi con i rispettivi fidanzati, anche le due ragazze stavano per andarsene, quando Harry, prendendo la mano di Ginny, improvvisamente disse – “Aspettate! Signore credo sia giusto mettervi al corrente di ciò che mi è successo ieri.”
Silente sorridendo annuì e fece segno a tutti di sedersi. Harry, dopo un attimo di esitazione come se dovesse soppesare ciò che doveva raccontare disse – “Bene, ieri sono entrato in contatto telepatico con Voldemort. Come al solito, era in riunione con i suoi mangiamorte. Improvvisamente, ha fatto condurre di fronte a sé Gregorovitch, il fabbricante di bacchette bulgaro e Ollivander. Prima ha torturato il costruttore bulgaro e gli ha chiesto di consegnargli la più potente bacchetta mai esistita, la bacchetta di Sambuco. Ma, Il mago gli ha risposto che gliel’aveva rubata un certo Gellert Grindelwald. Allora, Voldemort, gli ha chiesto di fabbricargli una bacchetta egualmente potente a quella di Sambuco, diciamo di clonarla. Ma Gregorovitch, ha categoricamente rifiutato e Voldemort lo ha ucciso. Subito dopo, ha chiesto ad Ollivander come potermi uccidere…”
A sentire quelle parole, Ginny, strinse la mano ad Harry che subito la tranquillizzò accarezzandole a sua volta la sua mano e proseguì – “Dal momento che le nostre bacchette sono gemelle e possiamo solo danneggiarci, ferirci ma non ucciderci. In pratica, sta cercando un’arma con la quale può uccidermi e Ollivander non è stato in grado di dirgliela e lui lo ha solo torturato in quanto per ora gli serviva ancora vivo.” Guardò Remus Lupin, lanciandogli un occhiata penetrante che subito ricambiò sorpreso.
Harry subito riprese – “Non finisce qui dopo aver congedato Ollivander, facendolo ricondurre da Malfoy nelle segrete, ha fatto condurre davanti a sé da Codaliscia, l’ex mangiamorte, Igor Karkaroff. Gli ha chiesto di tornare nuovamente dalla sua parte, ma Karkaroff non ha risposto e Voldemort lo ha ucciso. Subito dopo, ha mandato Augustus Rookwood a Durmstrang a comunicare “l’inaspettata morte” del preside e ha detto di spacciarsi per suo fratello. Dall’anno prossimo sarà il nuovo preside di Durmstrang, per questi pochi mesi solo inquisitore supremo. Mi aspettavo di leggere qualcosa sulla Gazzetta del Profeta, ma invece come al solito niente. In seguito, ha disperso tutte le forze alla ricerca di Grindelwald. Mentre, lui, Bellatrix, Rodolphus, Lucius e Tiger sono andati altrove. Gin, scrivi a Luna e fatti inviare una copia del Cavillo. Puoi usare tranquillamente Edvige, lo sai. Lì, forse sapremo altre cose anche su gli eventi di Devon.”
Silente calmo disse – “Bene. Adesso come stabilito, devo restare solo con i coordinatori di ogni singola squadra. Gli altri si accomodino fuori e a attendano che li chiami.” Tutti i secondi si alzarono, comprese le due ragazze che guardarono preoccupate i fidanzati. A tranquillizzarle, ci pensò Tonks, mettendogli una mano sulla spalla e sorridendo. Non appena, lasciarono la sala riunioni, le due ragazze corsero sopra in camera a scrivere la lettera a Luna, mentre tutti gli altri attesero fuori. Intanto in sala riunione, Silente disse – “Innanzitutto, volevo complimentarmi con te Harry. L’idea di avere notizie più veritiere possibili, affidandoci al Cavillo è ottima. Quel giornale, attualmente, è l’unico imparziale. Tornando a noi, questa volta, dopo tanto tempo, agiremo tutti insieme. La squadra Big, si recherà nella foresta proibita, e si metterà in contatto con i centauri. Dobbiamo sapere se sono ancora disponibili per stringere un’alleanza con noi. Rubeus, amico mio, mi fido di te!” il gigante con le lacrime agli occhi annuì. Silente, subito riprese – “La squadra Wolf- fair e la squadra Cat, avranno il delicato compito di andare al Malfoy Manor. Dovranno osservare la situazione, valutare  le forze presenti lì e cercare di liberare il prima possibile il costruttore di bacchette Ollivander. Se non è possibile, ritirarsi immediatamente e troveremo una soluzione al più presto. Per quanto riguarda, la squadra Red, ho pensato di mandarla nel Devon, a monitorare la situazione ed evitare che Voldemort e i suoi mangiamorte colpiscano nuovamente. Molly, te la senti? In caso contrario, mando qualcun altro! In ogni caso, non commettere imprudenze enon farti accecare dall’ira. Non esitare a chiamare aiuto!”
La signora Weasley disse – “Albus, sono fiera che tu abbia pensato a me per questa missione. Non ho nessun problema! Anzi, sono felice. Voglio scovare i colpevoli, quegli Stronzi che hanno deturpato i corpi dei miei poveri fratelli. Lo faccio anche per Sirius. Ha già pagato, per qualcosa che non ha commesso, inoltre è il mio modo per ringraziarlo per quello che fa e ha fatto per Ron e Ginny.” Sirius, aveva le lacrime agli occhi.
Sirius commosso disse – “Grazie Molly! Comunque lo faccio più che volentieri. Sono come figli, soprattutto Ginny, non solo perché è la fidanzata di Harry …”
Silente sempre rilassato disse – “La squadra Light, come stabilito svolgerà il suo turno di ronda, coadiuvata dalla squadra Fire e dalla squadra Evil eye. Queste, dovranno seguire i mangiamorte dispersi alla ricerca di Gellert Grindelwald, e mi raccomando di tenere gli occhi aperti e non fare nulla di cui pentirsi. Ovviamente devono impedire che commettano altre dimostrazioni di forza e se possibile tentare di anticiparli, trovando prima noi, Grindelwald, e portarlo in salvo qui. Ho bisogno di parlargli. Appena possibile, dopo aver compiuto la propria missione si uniscano a queste anche la squadra Wolf- fair e la Cat. Alla squadra Gold, invece, spetterà l’ardua impresa di andare a Durmstrang, e impedire a Rookwood, con discrezione di prendere possesso della scuola e allo stesso tempo controllarne i movimenti. Infine la squadra Moony, la Padfoot, la Fanny e la Spider verranno con me. Cercheremo di capire dove è andato Voldemort con gli altri quattro mangiamorte. Tuttavia, ho già qualche sospetto. Adesso, comunicheremo agli altri la fine della riunione.”
Fuori dalla sala riunione erano tutti in attesa di un segnale, o una chiamata di Silente. Anche Ginny ed Hermione, erano scese. Il tempo sembrava essersi fermato, quando ecco apparire Fanny e andarsi ad appollaiare sulla spalla di Ginny, che per un attimo rimase sorpresa.
Tonks, alzandosi dal divano disse – “Silente ci vuole. Ha mandato Fanny a chiamarci. Andiamo ragazze!” Fanny li precedette, andandosi ad appollaiarsi sulla spalla di Harry dove si addormentò.
Uno ad uno, tutti i membri dell’Ordine tornarono a sedersi, Silente disse – “Ogni singola squadra sa cosa fare. La decisione di sapere cosa dovete fare, come sapete è una scelta del coordinatore. Prima di sciogliere la riunione, ci tengo a precisare che i compiti assegnati, saranno effettivi da domani mattina. Oggi, credo sia opportuno fermarci a riflettere e parlare. Quindi, dormiremo tutti qui, tranne per la squadra di ronda che uscirà come stabilito da calendario. Non dovete sentirvi obbligati a restare, se non volete.”
Tutti uscirono dalla sala riunione e Sirius chiamò i suoi due elfi domestici, affinché preparassero i letti e la cena per tutti i componenti dell’Ordine.
Silente, sorridendo disse – “Harry, dopo cena, alle 21.00, ci vediamo per le nostre lezioni! Buonanotte, signor Weasley, buonanotte signorine Granger e Weasley!”
Ginny e Hermione curiose dissero – “Allora?”
Harry e Ron ridendo – “Niente! Siamo in missione con i nostri tutor e Silente. Andiamo a cena. Solo che dovete prometterci che se …” le due ragazze li interruppero baciandoli con passione.
La cena fu molto abbondante come al solito e passò tra scherzi e divertimenti. Subito dopo mangiato,  Harry rivolto a Ginny, disse – “Amore, non aspettarmi sveglia. Farò tardi! Ci vediamo domani. Ron, mi raccomando convincila tu!”
Ron, leggermente stizzito disse – “La conosci, amico! Sarà impossibile comunque ci proverò!”
I quattro amici si salutarono e Harry salì nella stanza degli ospiti, al secondo piano vicino la camera di Regulus e vi trovò Silente, tranquillamente seduto.
Silente disse – “Buona sera, Harry! Prima di iniziare le nostre lezioni ho bisogno che tu mi faccia un enorme piacere. Bada puoi anche non accettare ma io credo sia opportuno che vagli bene la cosa.”
Harry calmo – “Mi dica, Signore. Se lei mi chiede di farlo si vede che è una cosa importante.”
Silente leggermente preoccupato – “Qualora accettassi la mia richiesta, Harry, sappi che ti metteresti in pericolo. Ma devo con rammarico ammettere che saresti l’esca perfetta …”
Harry rilassato disse – “Centra Voldemort?  Accetto, ma non coinvolgerò Ginny!”
Silente rammaricato – “Mi aspettavo già una tua tale affermazione, perciò ti ho detto di valutare, anche perché escludendo la signorina Weasley, la priveresti di un’occasione unica e rara. Stiamo tergiversando molto. Ti chiedo di giocare per la nazionale inglese, la coppa del mondo di Quidditch, che si terrà in Russia. La finale sarà a Durmstrang .…”
Harry preoccupato – “Signore, sa che può contare su di me, e non ho problemi a rischiare ma Ginny …”
Silente sorridendo – “Harry, non c’è fretta, valuta con calma. Comunicherai tutto alla professoressa McGranitt, sappi che l’Ordine sarà al tuo fianco. So che attuerai la scelta più saggia e migliore. Oggi vedremo cinque ricordi. I primi riguardano te. Tuttavia, trarremmo le conclusioni dopo averli visti. Il primo è della Professoressa McGranitt. Procediamo?”
Harry annuì e si posizionò di fronte al pensatoio, mentre Silente versava il contenuto di una boccetta.

< 31ottobre 1981, Little Whinging, Surrey:

Il signore e la signora Dursley, vivevano a Privet Drive numero 4 ed erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali. A vederli, erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, anche perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. Il signor Dursley, Vernon, era direttore di una ditta di trapani. Era un uomo corpulento, quasi senza collo e con un grosso paio di baffi. Mentre, la signora Dursley, Petunia, era magra, con un collo quasi due volte più lungo del normale, il che le tornava assai utile, dato che passava gran parte del tempo ad allungarlo oltre la siepe del giardino per spiare i vicini. I Dursley avevano un figlioletto di nome Dudley, e secondo loro non esisteva al mondo un bambino più bello. Possedevano tutto quel che si poteva desiderare, ma avevano anche un segreto, che volevano a tutti i costi celare. Non avrebbero potuto sopportare che qualcuno venisse a sapere dei Potter. Come al solito, alle otto e mezzo, Vernon Dursley prese la sua valigetta ventiquattr'ore e uscì di casa. Fu all'angolo della strada che notò le prime avvisaglie di qualcosa di strano: un gatto che leggeva una mappa. Per un attimo, il signor Dursley, non si rese conto di quel che aveva visto; poi girò di scatto la testa e guardò di nuovo. C'era un gatto soriano ritto sulle zampe posteriori, all'angolo di Privet Drive, ma di mappe neanche l'ombra. Mentre l'auto girava l'angolo e percorreva un tratto di strada, Vernon Dursley tenne d'occhio il gatto nello specchietto retrovisore. Fermo nel solito ingorgo del mattino, non poté fare a meno di notare che in giro c'erano un sacco di persone vestite in modo strano. Gente con indosso dei mantelli. Vernon Dursley non sopportava le persone che si vestivano in modo stravagante. Tuttavia, cercò di non pensarci e la giornata sembrò scorrere tranquillamente, fino all’ora di pranzo. Aveva completamente dimenticato la gente con il mantello fino a che non ne superò un gruppetto proprio accanto al fornaio. Mentre passava, scoccò loro un'occhiata furente.  Fu passandogli accanto di ritorno dal fornaio, con in mano l'involto di un'enorme ciambella, che colse qualcosa di quello che stavano dicendo – “I Potter, proprio così, è quel che ho sentito... già, il figlio, Harry...”. Il signor Dursley si fermò di colpo. Fu invaso dalla paura. Attraversò la strada a precipizio e raggiunse in tutta fretta il suo ufficio; intimò alla segretaria di non disturbarlo per nessuna ragione, afferrò il telefono, e aveva quasi finito di fare il numero di casa quando cambiò idea. Mise giù il ricevitore, si lisciò i baffi e disse tra sé a mò di monologo – “ Potter non è poi un nome così insolito. Sono certo che esistono miriadi di persone chiamate Potter che hanno un figlio di nome Harry. E poi, ora che ci penso, non sono neanche tanto sicuro che mio nipote si chiami, proprio Harry. Del resto, non lo ho neanche mai visto. Potrebbe chiamarsi Harvey. O Harold. Non c'è ragione di impensierire Petunia; se la prende tanto ogni volta che le si parla della sorella! E non posso darle torto! Se l'avessi avuta io, una sorella così...” Quel pomeriggio, tuttavia trovò molto più difficile concentrarsi sui suoi trapani, e quando lasciò l'ufficio alle cinque in punto era ancora talmente assorto che, si affrettò a raggiungere la macchina e partì alla volta di casa, sperando di aver lavorato di fantasia, cosa che non aveva mai sperato prima perché non approvava le fantasie. Non appena ebbe imboccato il vialetto del numero 4 di Privet Drive, la prima cosa che scorse - e che certo non contribuì a migliorare il suo umore - fu il gatto soriano che aveva visto la mattina. Seduto, sul muro di cinta del giardino. Era assolutamente certo che fosse quello della mattina: aveva gli stessi segni intorno agli occhi.
Il signor Dursley, gli gridò – “Sciò!”.
Il gatto non si mosse. Si limitò a fissarlo con sguardo severo. Vernon, tuttavia, cercando di riprendersi, entrò in casa. Era ancora deciso a non dire niente alla moglie e cercò di comportarsi come al solito. Andò a sedersi sulla poltrona e accese il televisore per guardare il telegiornale, ma gli eventi del pomeriggio lo preoccupavano, e il telegiornale aveva contribuito ad aumentare i suoi dubbi. Allora, si schiarì nervosamente la voce – “Ehm, Petunia, mia cara... non è che per caso hai sentito tua sorella, ultimamente?”
Come aveva previsto, la signora Dursley assunse un'aria esterrefatta e adirata. In fin dei conti, erano abituati a far finta che non avesse una sorella e rispose seccamente – “No. Perché?”
Vernon bofonchiò – “Mah, non so... al telegiornale hanno detto cose strane! Gufi... stelle cadenti... e oggi, in città, un sacco di gente strampalata...”
La signora Dursley sbottò – “E allora?”
Con il tono più naturale che gli riuscì di trovare, disse – “Niente, pensavo soltanto... forse... qualcosa che avesse a che fare con... hai capito, no?... con lei e i suoi… Il figlio... dovrebbe avere la stessa età di Dudley, non è vero?”
Rigidamente rispose – “Suppongo di sì!”
Timoroso chiese – “E, com'è che si chiama? Howard, no?”
Leggermente più tranquilla disse – “Harry! Che poi è davvero un nome volgare, se proprio lo vuoi
sapere”.
Annundo ma preoccupato disse – “Eh già! Sono proprio d'accordo!”.
Salirono in camera per andare a dormire senza più dire una parola sull'argomento. Mentre la moglie era in bagno, il signor Dursley si avvicinò guardingo alla finestra della camera da letto e sbirciò fuori, nel giardino. Il gatto era ancora lì. Stava scrutando Privet Drive, come se aspettasse qualcosa.
Intanto, il gatto, seduto sul muretto di fuori, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva immobile come una statua, con gli occhi fissi e senza batter ciglio sull'angolo opposto di Privet Drive.
Dovette farsi quasi mezzanotte prima che il gatto facesse il minimo movimento.
Un uomo apparve all'angolo della strada che il gatto aveva tenuto d'occhio; ma apparve così all'improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure. In Privet Drive non s'era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora.  L'uomo si chiamava Albus Silente.
Albus Silente, si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in cerca di qualcosa. Sembrò invece rendersi conto di essere osservato, perché all'improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando dall'estremità opposta della strada. Per qualche ignota ragione, la vista del gatto sembrò divertirlo. Ridacchiò tra sé borbottando – “Avrei dovuto immaginarlo”.
Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del mantello. Sembrava un accendino d'argento. Lo aprì con uno scatto, lo tenne sollevato e lo accese. Il lampione più vicino si fulminò con un piccolo schiocco. L'uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione appresso. Dodici volte fece scattare quel suo “Spegnino”, fino a che l'unica illuminazione rimasta in tutta la strada furono gli occhi del gatto che lo fissavano.  Silente si fece scivolare di nuovo nella tasca del mantello il suo “Spegnino” e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto.
Non lo guardò, ma dopo un attimo disse – “Che combinazione! Anche lei qui, professoressa Mcgranitt?”
Si voltò verso il soriano con un sorriso, ma quello era scomparso. Al suo posto, davanti a lui c'era una donna dall'aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati della forma
identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano raccolti in uno chignon.
Incuriosita chiese – “Come faceva a sapere che ero io?”.
Ridendo disse – “Ma, mia cara professoressa, non ho mai visto un gatto seduto in una posa così rigida”.
La professoressa Mcgranitt rimbeccò – “Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno su un muretto di mattoni”.
Stupito – “Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare?”
La professoressa Mcgranitt con tono impaziente disse – “Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano. Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali”.
Silente disse con dolcezza – “Non gli si può dar torto. Per undici anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare”.
La professoressa Mcgranitt in tono irritato disse – “Lo so, lo so! Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera imprudenza, a girare per la strada in pieno giorno senza neanche vestirsi da Babbano, e scambiandosi indiscrezioni!”.
A quel punto, lanciò a Silente un'occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma così non fu. Allora continuò – “Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che
Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se n'è andato, Albus?”
Questi rispose – “Sembra proprio di sì.”
 La professoressa Mcgranitt, disse – “Come dicevo, anche se Lei-Sa-Chi se ne è andato veramente...”
Tranquillo disse – “Minerva, una persona di buonsenso come te potrebbe decidersi a chiamarlo anche per nome!! Tutte queste allusioni a "Lei-Sa-Chi" sono una vera stupidaggine... Sono undici anni che cerco di convincere la gente a chiamarlo col suo vero nome: “Voldemort”. Crea tanta di quella confusione continuare a dire "Lei-Sa-Chi". Non ho mai capito per quale ragione bisognasse avere tanta paura di pronunciare il nome di “Voldemort”.
La professoressa Mcgranitt, in tono a metà fra l'esasperato e l'ammirato disse – “Io lo so bene. Ma per te è diverso. Lo sanno tutti che sei il solo di cui Lei-Sa... oh, d'accordo: Voldemort... aveva paura”.
Silente con calma disse – “Minerva mi lusinghi. Voldemort aveva poteri che io non avrò mai”.
Calma rispose – “Soltanto perché sei troppo... troppo nobile per usarli”.
Silente, Ridendo disse – “Meno male che è buio. Non arrossivo tanto da quella volta che
Madama Chips mi disse quanto le piacevano i miei nuovi paraorecchi”.
La professoressa Mcgranitt scoccò a Silente un'occhiata penetrante, poi disse: ‘I gufi sono niente in confronto alle voci che sono state messe in giro. Sai che cosa dicono tutti? Sul perché è scomparso? Su quel che l'ha fermato una buona volta?”
Sembrava che la professoressa Mcgranitt avesse toccato il punto che più le premeva di discutere, la vera ragione per cui era rimasta in attesa tutto il giorno su quel muretto freddo e duro.
Era chiaro che qualsiasi cosa “tutti” mormorassero, lei non l'avrebbe creduto sin quando Silente non le avesse detto che era vero. Minerva McGranitt continuò – “Quel che vanno dicendo, è che la notte scorsa Voldemort è spuntato fuori a Godric's Hollow. È andato a trovare i Potter. Corre voce che Lily e James Potter siano... siano... insomma, siano morti”.
Silente chinò la testa. La professoressa Mcgranitt ebbe un piccolo singhiozzo.
“Lily e James... Non posso crederci... Non volevo crederci... Oh, Albus...”
Silente allungò la mano e le batté un colpetto sulla spalla e disse gravemente – “Lo so... lo so...”.
La Mcgranitt proseguì con voce tremante – “E non è tutto. Dicono che ha anche cercato di uccidere il figlio dei Potter, Harry. Ma che... non c'è riuscito. Quel piccino, non è riuscito a ucciderlo. Nessuno sa perché né come, ma dicono che quando Voldemort non ce l'ha fatta a uccidere Harry Potter, in qualche modo il suo potere è venuto meno... ed è per questo che se n'è andato”.
Silente annuì malinconicamente.
La professoressa McGranitt balbettò -  “E’ vero? Dopo tutto quel che ha fatto... dopo tutti quelli che ha ammazzato... non è riuscito a uccidere un bambino indifeso? Strabiliante... di tutte le cose che
avrebbero potuto fermarlo... Ma in nome del cielo, come ha fatto Harry a sopravvivere?”
Silente disse – “Possiamo solo fare congetture, Minerva. Forse non lo sapremo mai!”.
La professoressa McGranitt tirò fuori un fazzoletto di trina e si asciugò gli occhi dietro gli occhiali. Silente estrasse dalla tasca un orologio d'oro e lo esaminò.
Silente  lo ripose di nuovo nella tasca e disse – “Hagrid è in ritardo. A proposito, suppongo sia stato lui a dirti che sarei venuto qui”.
La McGranitt rispose – “Sì. Anche se non credo che mi dirai perché mai, di tanti posti, hai scelto proprio questo!”.
In tono naturale disse – “Sono venuto a portare Harry dai suoi zii. Sono gli unici parenti che gli rimangono”.
La Mcgranitt balzando in piedi e indicando il numero 4 esclamò – “Non vorrai mica dire... Non saranno mica quei due che abitano lì? Albus … non è possibile! E' tutto il giorno che li osservo. Non avresti potuto trovare persone più diverse da noi. E poi quel ragazzino che hanno... l'ho visto prendere a calci sua madre per tutta la strada, urlando che voleva le caramelle! Harry Potter... venire ad abitare qui?”.
Silente con fermezza disse – “Il posto migliore per lui. La zia e lo zio potranno spiegargli tutto quando sarà più grande. Ho scritto loro una lettera”.
la Mcgranitt gli fece eco – “Una lettera? Ma davvero, Albus, credi di poter spiegare tutto questo per lettera? Questa gente non capirà mai Harry Potter. Lui diventerà famoso... leggendario! Non mi stupirebbe se in futuro la giornata di oggi venisse designata come la festa di Harry Potter. Su di lui si scriveranno volumi, tutti i bambini del mondo conosceranno il suo nome!”
Silente fissandola tutto serio da sopra gli occhiali a mezzaluna disse – “Proprio così! Ce ne sarebbe abbastanza per far girare la testa a qualsiasi ragazzo. Famoso prima ancora di parlare e di camminare! Famoso per qualcosa di cui non avrà conservato neanche il ricordo! Non riesci a capire quanto starà meglio, se crescerà lontano da tutto questo fino al giorno in cui sarà pronto per reggerlo?”
La professoressa McGranitt disse – “Sì... sì, Albus hai ragione, naturalmente. Ma in che modo arriverà qui il ragazzo?”
Silente tranquillo rispose – “Lo porterà Hagrid”.
Preoccupata disse – “E ti pare... saggio... affidare a Hagrid un compito tanto importante?”
Silente disse – “Affiderei a Hagrid la mia stessa vita!”.
La McGranitt rispose – “Non dico che non abbia cuore, ma non verrà mica a dirmi che non è uno sventato. Tende a... Ma cosa è stato?”
Il silenzio che li circondava era stato lacerato da un rombo cupo.
Mentre Silente e la McGranitt percorrevano con lo sguardo la stradina per vedere se si avvicinassero dei fari, il rumore si fece sempre più forte, fino a diventare un boato. Entrambi levarono lo sguardo al cielo e dall'aria piovve una gigantesca motocicletta che atterrò sull'asfalto proprio davanti a loro.
Pur colossale com'era, la moto sembrava niente a confronto con l'uomo che la inforcava. Era alto circa due volte un uomo normale e almeno cinque volte più grosso. Aveva un aspetto terribilmente selvaggio: lunghe ciocche di ispidi capelli neri e una folta barba gli nascondevano gran parte del volto. Tra le braccia immense e muscolose, reggeva un involto di coperte.
Silente con tono di sollievo esclamò – “Hagrid! Finalmente! Ma dove hai preso quel veicolo?”
Il gigante scese con circospezione dalla motocicletta dicendo – “Un prestito, professor Silente. Del giovane Sirius Black. Lui ce l'ho qui, signore”.
Silente leggermente preoccupato – “Ci sono stati problemi?”
Hagrid calmo – “No, signore; la casa era distrutta, diciamo, ma io sono riuscito a tirarlo fuori prima che il posto si riempisse di Babbani. Si è addormentato mentre volavamo su Bristol”.
Silente e la Mcgranitt si chinarono sull'involto di coperte. Dentro, appena visibile, c'era un bambino profondamente addormentato. Sotto il ciuffo di capelli corvini che gli spuntava sulla fronte, scorsero un taglio dalla forma bizzarra, simile a una saetta.
La professoressa McGranitt, chiese in un bisbiglio – “E' qui che...”.
Silente rispose – “Sì. Questa cicatrice se la terrà per sempre”.
Commossa chiese – “E non puoi farci niente, Albus?”
Serio disse – “Anche se potessi, non lo farei. Le cicatrici possono tornare utili. Anch'io ne ho una, sopra il ginocchio sinistro, che è una piantina perfetta della metropolitana di Londra. Bene... Dammelo qua, Hagrid; vediamo di concludere!”.
Silente prese Harry tra le braccia e si voltò verso la casa dei Dursley.
Hagrid chiese – “Posso... posso fargli un salutino, signore?”.
Chinò la grossa e ispida testa su Harry e gli dette un bacio rasposo per via di tutto quel pelo. Poi, d'un tratto, emise un ululato come di cane ferito.
La McGranitt sibilò – “Shhh! Sveglierai i Babbani!”
Hagrid singhiozzò – “S-s-s-scusatemi... Ma proprio n-n-non ce la faccio... Lily e James morti... e il povero piccolo Harry che se ne va a vivere con i Babbani...”.
La McGranitt battendogli con cautela un colpetto sul braccio sussurrò – “Sì, certo, è molto triste, ma vedi di controllarti, Hagrid, o ci scopriranno!”
Silente, scavalcò il basso muricciolo del giardino e si avviò verso la porta d'ingresso. Depose dolcemente Harry sul gradino, tirò fuori dal mantello una lettera e la ripose tra le coperte che avvolgevano Harry e tornò verso gli altri due. Per un lungo minuto i tre rimasero lì a guardare quel fagottino; Hagrid era scosso dai singhiozzi, la professoressa Mcgranitt non faceva che battere le palpebre, e lo scintillio che normalmente emanava dagli occhi di Silente sembrava svanito.
Infine Silente disse – “Beh! Ecco fatto. Non c'è più ragione che restiamo qui. Tanto vale che andiamo a prender parte ai festeggiamenti”.
Hagrid con voce soffocata disse – “Già! Allora io riporto la moto a Sirius! Notte, professoressa McGranitt. Professor Silente, i miei rispetti!”.
Asciugandosi gli occhi inondati di lacrime con la manica della giacca, Hagrid si rimise a cavalcioni della motocicletta e accese il motore; si sollevò in aria con un rombo e sparì nella notte.
Silente facendole un cenno col capo disse – “Penso che ci rivedremo presto, professoressa McGranitt”.
Per tutta risposta, lei si soffiò il naso. Silente si voltò e si avviò lungo la strada. Giunto all'angolo, si fermò ed estrasse il suo “Spegnino” d'argento. Uno scatto, e dodici sfere luminose si riaccesero di colpo nei lampioni, illuminando Privet Drive di un bagliore aranciato. A quel chiarore scorse un gatto soriano che se la svignava dietro l'angolo all'altro capo della strada. Da quella distanza vedeva appena il mucchietto di coperte sul gradino del numero 4 e mormorò - “Buona fortuna, Harry”. Poi girò sui tacchi e, con un fruscio del mantello, sparì.>
 
Harry si ritrovò nella stanza degli ospiti a Grimmauld Place. Silente serio disse – “Harry, tranquillo, dopo ti chiarirò perché ti ho mostrato tale ricordo, il prossimo che ti mostrerò è di Hagrid. Sei pronto?”
Harry, annuì e si immersero nuovamente nel pensatoio.
 
< 26 luglio 1991, Little Whinging, Surrey:

Come al solito, Harry e i Dursley erano a tavola per la colazione, Zio Vernon leggeva il giornale, Zia Petunia cucinava, Harry apparecchiava, mentre Dudley guardava il televisore. In quel momento, udirono lo scatto della cassetta delle lettere e il lieve tonfo della posta che cadeva sullo zerbino.
Zio Vernon da dietro il giornale disse – “Vai a prendere la posta, Harry”.
Controvoglia, Harry andò a prendere la posta. Sullo zerbino c'erano tre cose: una cartolina della sorella di zio Vernon, Marge, che era in vacanza nell'isola di Wight, una busta marrone che sembrava una fattura e... una lettera per Harry. Harry la raccolse e la fissò.  Nessuno in vita sua gli aveva mai scritto. E chi avrebbe dovuto farlo? L'indirizzo della lettera era così inequivocabile da non poter essere frainteso:
Sr H. Potter
Ripostiglio del sottoscala
4, Privet Drive
Little Whinging
Surrey.

La busta era spessa e pesante, di pergamena giallastra, e l'indirizzo era scritto con inchiostro verde smeraldo. Non c'era francobollo. Girando la busta con mano tremante, Harry vide un sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa ‘H’.
Zio Vernon dalla cucina gridò – “Allora, sbrigati un po'! Cosa stai facendo, controlli se c'è una bomba nella posta?”
Harry tornò in cucina continuando a fissare la lettera. Consegnò a zio Vernon la fattura e la cartolina, si sedette lentamente e cominciò ad aprire la busta gialla.
All’improvviso Dudley disse – “Papà! Harry ha ricevuto qualcosa!”
Harry stava per aprire la lettera che era scritta sulla stessa pesante pergamena della busta, quando questa gli venne strappata di mano da zio Vernon.
Harry cercando di riprendersela disse – “E' mia!”
Zio Vernon scuotendo la lettera sibilò – “E chi mai ti scriverebbe?”
 In men che non si dica, la sua faccia divenne di un colore bianco grigiastro e ansimò - “P...P...Petunia!”
Dudley cercò di carpirgli la lettera per leggerla, ma zio Vernon la teneva in alto fuori della sua portata. Zia Petunia, incuriosita, la prese e lesse la prima riga. Per un attimo sembrò che stesse per svenire. Si portò le mani alla gola ed emise un suono soffocato – “Vernon, oh, mio Dio, Vernon!...”
Si fissarono l'un l'altra, e parevano aver dimenticato che Harry e Dudley erano ancora lì.
Zio Vernon, con voce rauca ricacciando la lettera nella busta gridò – “Fuori, tutti e due!”.
Harry non si mosse. Zio Vernon, li prese entrambi per la collottola e li scaraventò nell'ingresso; poi sbatté loro la porta di cucina in faccia. I due adulti decisero di mettere a tacerE la storia ignorando la lettera e spostando Harry nelkla camera con Dudley. Erano convinti di risolvere la situazione.
Quando arrivò la posta, zio Vernon, che sembrava fare uno sforzo per essere carino con Harry, mandò Dudley a raccoglierla e questi gridò – “Ce n'è un'altra! Sr H. Potter, Cameretta, 4
Privet Drive...”. Con un grido strozzato, zio Vernon balzò dalla sedia e si precipitò
nell'ingresso, con Harry alle calcagna. Zio Vernon dovette lottare e atterrare Dudley perché mollasse la lettera, il che fu reso difficile dal fatto che Harry aveva afferrato per il collo zio Vernon, da dietro. Dopo qualche minuto di grande confusione, zio Vernon si raddrizzò annaspando per riprendere fiato, con la lettera di Harry stretta in mano.
Venerdì arrivarono non meno di dodici lettere per Harry. Poiché non passavano dalla buca delle lettere, erano state infilate sotto la porta, nelle fessure laterali e alcune persino nella finestrella della toilette al piano terra.
Zio Vernon rimase a casa. Dopo averle bruciate tutte, tirò fuori chiodi e martello e chiuse con delle assi tutte le possibili fessure sulla porta davanti e quella del retro, cosicché non si poteva più uscire. Mentre lavorava, canticchiava un allegro motivetto, e trasaliva a ogni minimo rumore.
Sabato la cosa cominciò a sfuggire di mano. Ventiquattro lettere indirizzate a Harry trovarono il modo di entrare in casa avvolte e nascoste dentro ognuna delle due dozzine di uova che il lattaio,
perplesso, aveva consegnato a zia Petunia attraverso la finestra del soggiorno. Mentre zio Vernon faceva telefonate inferocite all'ufficio postale e alla latteria, cercando qualcuno con cui prendersela, zia Petunia, in cucina, sminuzzava le lettere col frullatore.
Domenica mattina, zio Vernon si sedette per fare colazione con un'aria stanca e sofferente, ma felice disse – “Niente posta, la domenica. Oggi niente maledettissime lettere...”
Mentre pronunciava queste parole, qualcosa piovve con un fruscio giù per la cappa del camino e lo colpì sulla nuca. Un attimo dopo, trenta o quaranta lettere piombarono giù come proiettili. I Dursley le schivarono, ma Harry fece un balzo per cercare di prenderne una...
Zio Vernon abbrancò Harry all'altezza della vita e lo scaraventò nell'ingresso. Una volta che zia Petunia e Dudley furono corsi fuoricoprendosi il viso con le braccia, zio Vernon sbatté la porta. Da fuori, si sentivano ancora le lettere inondare la stanza, rimbalzando sulle pareti e sul pavimento.
Zio Vernon cercando di parlare con calma disse – “Questo è troppo. Vi voglio qui tra cinque minuti, pronti a partire. Ce ne andiamo. Prendete solo qualche abito. Niente discussioni”.
Partirono di corsa come ladri e zio Vernon si fermò davanti a uno squallido albergo,
alla periferia di una grande città.
Il giorno dopo, avevano appena finito, quando la proprietaria dell'albergo si avvicinò al loro tavolo -“Chiedo scusa, ma uno di voi è il signor H. Potter? Di là sul bancone ho un centinaio di queste”.
E così dicendo mostrò una lettera su cui tutti poterono leggere l'indirizzo scritto con inchiostro verde:
Sr H. Potter
Stanza 117
Railview Hotel
Cokeworth.

Harry fece per prendere la lettera, ma zio Vernon lo colpì scansandogli la mano.
Zio Vernon fece salire nuovamente tutti in macchina e partirono versa una meta sconosciuta.
Cominciò a piovere. Grossi goccioloni tambureggiavano sul tettuccio dell'auto. Dudley tirò su col naso e disse alla madre – “Lunedì. Stasera ci sono i cartoni. Voglio andare da qualche parte dove hanno il televisore”.
Lunedì. Questo ricordò qualcosa a Harry. Se era lunedì - e in genere si poteva star certi che Dudley sapesse i giorni della settimana per via della televisione - allora l'indomani, martedì, era l'undicesimo compleanno di Harry.
Zio Vernon disse – “Ho trovato il posto ideale! Venite! Tutti fuori!”.
Fuori dall'auto faceva molto freddo. Zio Vernon stava indicando qualche cosa al largo che rassomigliava a un grosso scoglio. Appollaiata in cima allo scoglio c'era la catapecchia più miserabile che si possa immaginare. Una cosa era certa: là dentro di televisori non ce n'erano.
Le provviste che zio Vernon aveva preso, si rivelarono essere un pacchetto di patatine a testa e quattro banane. Cercò di fare un fuoco, ma i pacchetti di patatine vuoti si limitarono a fare un gran fumo e ad accartocciarsi.
Tutto allegro disse – “Adesso tornerebbe proprio utile qualcuna di quelle lettere, eh?”
Era di ottimo umore. Era chiaro che pensava che nessuno aveva la minima probabilità di raggiungerli per consegnare la posta, con la burrasca che c'era. In cuor suo, Harry fu d'accordo, anche se quel pensiero non lo rendeva affatto allegro.
La notte avanzava e la tempesta infuriava sempre più feroce. Harry non riusciva a dormire. Scosso da brividi, si rigirava alla ricerca di una posizione comoda, con lo stomaco che gli gorgogliava per la fame. Il russare di Dudley era soffocato dal cupo rumore del tuono che iniziò attorno a mezzanotte. Il quadrante luminoso dell'orologio di Dudley, che pendeva oltre il bordo del divano al suo polso grassoccio, informò Harry che avrebbe compiuto undici anni di lì a dieci minuti. Restò sdraiato a guardare il suo compleanno avvicinarsi a ogni ticchettio.
Trenta secondi... venti... dieci... nove... tre... due... uno. BUM!
Tutta la catapecchia fu scossa da un brivido e Harry saltò su a sedere di scatto fissando la porta. Fuori c'era qualcuno, che bussava chiedendo di entrare BUM! Bussarono di nuovo. Dudley si svegliò di soprassalto. Alle loro spalle si udì uno schianto e zio Vernon piombò slittando nella stanza. In mano brandiva un fucile... e gridò “Chi va là? Vi avverto... sono armato!”
Ci fu una pausa. Poi... SMASH!
La porta venne colpita con una tale forza che uscì di netto dai cardini e atterrò con uno schianto assordante sul pavimento. Sulla soglia si stagliò un uomo gigantesco. Aveva il volto quasi nascosto da una criniera lunga e scomposta e da una barba incolta e aggrovigliata. Il gigante sembrò farsi piccolo piccolo per entrare nella catapecchia, piegandosi in modo da sfiorare appena il soffitto con la testa. Poi si chinò a terra, raccolse la porta e la rinfilò nei cardini con la massima disinvoltura.
Il gigante si voltò per guardarli a uno a uno e disse – “Che, si potrebbe avere una tazza di tè? Non è stato un viaggio per niente facile...”
A gran passi, si avvicinò al divano dove Dudley giaceva pietrificato dal terrore e con uno squittio, corse a nascondersi dietro la madre, che per il terrore si era accucciata dietro zio Vernon.
Il gigante disse – “Oh, ecco Harry!”
Harry alzò lo sguardo su quella faccia feroce, tutta coperta di pelo incolto e vide gli occhi lucidi socchiudersi in un sorriso.
Il gigante riprese – “L'ultima volta che ti ho visto, eri ancora un soldo di cacio. Hai preso dal tuo papà, ma gli occhi sono della mamma”.
Zio Vernon emise uno strano rumore stridulo e disse – “Le ingiungo di uscire immediatamente, signore! Questa è un'effrazione bella e buona!”
Il gigante esclamò – “Ma chiudi il becco, scimunito d'un Dursley!” e allungò la mano oltre lo schienale del divano, strappò il fucile dalle mani di zio Vernon, ci fece un nodo con la massima facilità come fosse stato di gomma, e lo scaraventò in un angolo.
Zio Vernon emise un altro rumore strano, come un topo che viene calpestato.
Il gigante voltando le spalle ai Dursley disse – “Allora, Harry! Buon compleanno! Ho una cosetta per te... mi sa che mi ci sono seduto sopra, ma il sapore dovrebbe essere ancora buono”.
Da una tasca interna del suo pastrano nero estrasse una scatoletta leggermente schiacciata. Harry l'aprì con dita tremanti. Dentro c'era una torta al cioccolato grossa e appiccicosa con su scritto, a lettere verdi di glassa: “Buon Compleanno Harry”.
Harry guardò il gigante. Voleva dirgli grazie, ma invece gli uscì – “Chi sei?”
Il gigante ridacchiò – “Giusto, non mi sono presentato. Rubeus Hagrid, Custode delle Chiavi e dei Luoghi a Hogwarts”.
Tese una mano enorme e strinse tutto il braccio di Harry.
Stropicciandosi le mani, disse – “Allora, questo tè? Badate bene, non direi di no a qualcosa di più forte, se c'è”.
Il gigante tornò a sedersi sul divano che cedette sotto il suo peso.
Infine, visto che nessuno si decideva a dare spiegazioni, disse – “Scusa, ma ancora non ho capito bene chi sei”.
Il gigante bevve un sorso di tè e si asciugò la bocca col dorso della mano e disse – “Chiamami Hagrid. Tutti mi chiamano così. E ho il piacere di informarti che sono il Custode delle Chiavi a Hogwarts. Naturalmente, saprai tutto di Hogwarts!”.
Harry disse – “Ehm... no”
Hagrid fece una faccia sbalordita. Harry si affrettò a dire – “Mi spiace!”.
Hagrid voltandosi a guardare i Dursley abbaiò – “Mi spiace? A loro che deve dispiacere! Sapevo che non ti venivano consegnate le lettere, ma... che non sapessi niente di Hogwarts! Non ti sei mai chiesto dove i tuoi genitori avevano imparato tutto quel popò di roba che sapevano?”
Harry chiese – “Tutto cosa?”.
Hagrid tuonò – “TUTTO cosa?! Aspetta un attimo!”
Balzò in piedi e ringhiò in faccia ai Dursley appiattiti contro la parete – “Volete forse dirmi, che questo ragazzo, questo ragazzo non sa niente... di NIENTE?”
Questo, a Harry, sembrava un po' troppo. Dopo tutto, era andato a scuola e i suoi voti non erano poi tanto male e disse stizzito – “Alcune cose le so. So far di conto e altre cose del genere”.
Ma Hagrid fece un gesto impaziente con la mano e disse – “Del nostro mondo, dico. Del tuo mondo. Del mio mondo. Del mondo dei tuoi genitori”.
Sorpreso chiese – “Quale mondo?”
Pareva che Hagrid stesse per esplodere e sbottò – “DURSLEY!”.
Zio Vernon, che si era fatto pallidissimo e Hagrid fissò Harry furibondo e disse – “Ma di tua madre e tuo padre devi sapere. Insomma, sono famosi. Tu sei famoso!”
Sempre più sorpreso, Harry disse – “Come? Papà e mamma non erano mica famosi! O no?”
Hagrid si passò le dita tra i capelli, fissando Harry con uno sguardo incredulo – “Tu non sai... non sai... Tu non sai chi sei?”
D'un tratto, zio Vernon ritrovò la voce e gli intimò – “La smetta. La smetta immediatamente! Le proibisco di dire qualsiasi cosa al ragazzo!”
Anche un uomo più coraggioso di Vernon Dursley avrebbe tremato di paura sotto lo sguardo furibondo che Hagrid gli lanciò. Ogni sillaba del gigante fu uno scoppio di rabbia – “Non glielo hai mai detto? Non gli hai mai detto che cosa c'era scritto nella lettera che Silente gli ha appiccicato addosso? Guarda che io c'ero. Ho visto Silente che lo faceva, Dursley! E gliel'hai tenuta nascosta per tutti questi anni?”
Harry avido di sapere chiese – “Che cosa mi ha tenuto nascosto?”.
Zio Vernon in preda al panico gridò – “BASTA! GLIELO PROIBISCO!”.
Mentre zia Petunia emise un rantolo d'orrore.
Hagrid disse – “Oh, andate a quel paese, voi due! Harry... tu sei un mago!”
Nella catapecchia piombò il silenzio.
Harry senza fiato chiese – “Che cosa sono, io?”.
Hagrid tornando a sedersi sul divano – “Un mago, chiaro? Anzi, un mago coi fiocchi, direi, una volta che avrai studiato un pochetto. Con un papà e una mamma come i tuoi, che cos'altro poteva venir fuori? Penso proprio che è venuto il momento di leggere quella lettera”.
Harry allungò la mano per prendere finalmente la busta giallastra, scritta con l'inchiostro verde smeraldo. Tirò fuori la lettera e la lesse. Harry era ancora stupito e con la bocca aperta.
Hagrid chiese – “Dove eravamo arrivati?”
Zio Vernon, con un’espressione molto arrabbiata, disse – “Non ci andrà!”.
Hagrid grugnì e disse – “Vorrei proprio vedere un Babbano della tua specie che ferma Harry”.
Harry tutto interessato – “Un che cosa?”.
Hagrid disse – “Un Babbano! È così che chiamiamo le persone senza poteri magici, come loro. Ed è una grande sfortuna che tu sei cresciuto nella famiglia dei Babbani peggio che ho mai visto!”.
Zio Vernon disse – “Quando lo abbiamo preso, abbiamo giurato di farla finita con tutte queste stupidaggini. Gliel'avremmo fatta passare, con le buone o con le cattive. Magia! Figuriamoci!”
Harry esclamò – “Lo sapevate? Voi sapevate che io sono un mago?”
Zia Petunia strillò – “Sapevamo! Certo che sapevamo! Come avresti potuto sfuggire a questa dannazione, visto che tipo era mia sorella? Ricevette una lettera proprio come la tua e sparì, inghiottita in quella... in quella scuola... e ogni volta che tornava a casa per le vacanze, aveva le tasche piene di uova di ranocchia, e trasformava le tazze da tè in topi. Io ero l'unica che capisse quel che era: un'anormale! Ma per mio padre e mia madre, no! Loro... Lily di qua, Lily di là! Erano tutti fieri di avere una strega in famiglia! Poi, a scuola conobbe quel Potter. Scapparono insieme, si
sposarono e nascesti tu, e naturalmente sapevo benissimo che tu saresti stato identico a loro, altrettanto strampalato, altrettanto... anormale... e poi, se permetti, hanno avuto la bella idea di saltare in aria, ed ecco che tu ci sei piombato tra capo e collo!”
Harry era sbiancato in volto. Non appena ebbe ritrovato la voce disse – “Saltati in aria? Mi avete detto che erano morti in un incidente d'auto”.
Hagrid infuriato tuonò – “INCIDENTE D’AUTO? Come avrebbero potuto Lily e James Potter rimanere uccisi in un incidente d'auto? Un affronto! Ed è scandaloso che Harry Potter ignori la
propria storia, quando non c'è moccioso nel nostro mondo che non conosca il suo nome!”
Harry impaziente – “Ma perché? Che cosa è successo?”.
L'ira svanì dal viso di Hagrid e d'un tratto parve ansioso, e disse con voce bassa e preoccupata – “Questo non me lo aspettavo proprio. Quando Silente mi ha detto che potevo avere qualche
difficoltà a portarti via, non avevo idea di quanto tu non sapevi. Oh, Harry, non so se sono la persona giusta per dirtelo... ma qualcuno deve pure: non puoi andare a Hogwarts senza sapere!”.
Lanciò un'occhiataccia ai Dursley e riprese – “Beh! E’ meglio che sai quel che posso dirti io... Bada però che non posso raccontarti tutto, perché è un gran mistero, grande assai! Credo che tutto ha avuto inizio con... con una persona di nome... Ma è incredibile che tu non sai come si chiama: tutti, nel nostro mondo, lo sanno...”
Harry curioso chiese – “Chi?”
Hagrid agitato – “Beh! Preferisco non nominarlo, se posso. Tutti preferiscono, tutti”.
Sempre più curioso – “E perché?”
Hagrid sudando leggermente – “Per tutti i gargoyle, Harry, la gente è ancora terrorizzata. Oh, povero me, quant'è difficile! Vedi, c'era questo mago che poi ha... ha preso la via del male. Tutto il male che riesci a immaginare. Il peggio. Il peggio del peggio. Il suo nome era...”
Hagrid prese fiato ma non gli uscì una parola di bocca.
Harry vedendolo in difficoltà – “Puoi scriverlo?”
Hagrid impaurito – “No, non so scriverlo. E va bene: Voldemort! Ma non farmelo ripetere. A ogni modo, circa venti anni fa, questo mago cominciò a mettersi in cerca di seguaci. E li trovò. Alcuni lo seguirono per paura, altri perché volevano una briciola del suo potere: perché lui, di potere, ne stava conquistando molto. Tempi bui, Harry. Senza sapere di chi potersi fidare, senza osare fare amicizia con maghi e streghe sconosciuti... Sono successe cose terribili. Lui stava prendendo il sopravvento.
Naturalmente, qualcuno cercò di fermarlo... e lui lo uccise. In modo orribile. Uno dei pochi posti ancora sicuri era Hogwarts. Credo che Silente è il solo di cui “Tu-Sai-Chi” avesse paura. Non ha osato impadronirsi della scuola, a ogni modo non allora. Ora, è qui si arriva alla tua mamma e al tuo papà, erano i migliori che io ho mai conosciuto. Ai loro tempi, erano i primi della scuola, a Hogwarts. Il mistero è perché “Tu-Sai-Chi” non ha cercato mai di tirarli dalla sua parte... Forse sapeva che erano troppo vicini a Silente e non volevano avere niente a che fare con il Lato Oscuro.
Forse pensava di riuscire a convincerli... forse voleva soltanto che si levavano dai piedi. Tutto quel che si sa è che dieci anni fa, nel giorno di Halloween, spuntò nel villaggio dove abitavate voi. Tu avevi appena un anno. Lui entrò in casa e... e...”
D'un tratto Hagrid tirò fuori un fazzoletto tutto sporco e pieno di macchie, e si soffiò il naso, poi riprese – “Chiedo scusa! Ma è così triste... proprio, la tua mamma e il tuo papà erano le persone più carine che si possono immaginare... Ma insomma...“Tu-Sai-Chi” li uccise. E poi - e questa è la cosa veramente misteriosa - cercò di uccidere anche te. Chissà, voleva fare piazza pulita, o forse a quel tempo ammazzava solo per il gusto di farlo. Ma non ci riuscì. Ti sei mai chiesto come hai quella
cicatrice sulla fronte? Non fu un taglio qualsiasi. Quello è il segno che ti rimane quando vieni toccato da un caso potente e maligno: non ha risparmiato la tua mamma e il tuo papà, e neanche
la casa, ma su di te non ha funzionato, e questo è il motivo per cui sei famoso, Harry. Nessuno di quelli che lui aveva deciso di uccidere l'ha fatta franca, nessuno, tu solo. E bada bene che ha
ucciso maghi e streghe tra i migliori del suo tempo: i McKinnon, i Bone, i Prewett; e tu, che eri soltanto un neonato, ce l'hai fatta!”.
Hagrid lo guardava pieno di tristezza e proseguì – “Ti ho raccolto tra le macerie della casa con le mie mani, su ordine di Silente. E ti ho portato da questi qua!”.
Zio Vernon esclamò adirato – “Tutte balle! E ora, sta' a sentire, ragazzo! Mi sta bene che in te ci sia qualcosa di strano, probabilmente nulla che non sarebbe guarito con una buona sculacciata... Ma quanto a tutte queste storie sui tuoi genitori... è vero, erano strampalati, inutile negarlo, e a mio parere il mondo sta molto meglio senza di loro. Quel che gli è capitato se lo sono cercato, a forza di frequentare tutti quei maghi... E’ accaduto proprio quel che avevo previsto; ho sempre saputo che avrebbero fatto una brutta fine”.
Ma in quel preciso istante, Hagrid balzò in piedi ed estrasse da sotto il pastrano un ombrello rosa tutto contorto. Puntandolo contro zio Vernon come una spada, disse – “Ti avverto, Dursley... Ti avverto: un'altra parola e...”
All'idea di finire infilzato sul puntale di un ombrello da un gigante barbuto, il coraggio di zio Vernon venne meno un'altra volta.
Hagrid col respiro affannoso si sedette di nuovo sul divano che cedette definitivamente fino a toccare terra – “Così va meglio!”
Harry aveva un sacco di domande da fare e chiese – “Ma che ne è stato di Vol... ehm, scusa, di “Tu-Sai-Chi?”
Hagrid tranquillo rispose – “Buona domanda, Harry. Scomparso. Svanito nel nulla. La notte stessa che cercò di ucciderti. E questo ti ha reso ancor più famoso. Questo è il mistero dei misteri, vedi... Lui stava diventando sempre più potente. Perché sparire?Alcuni dicono che è morto. Balle, secondo me. Non so se dentro aveva ancora qualcosa di abbastanza umano da morire. Altri dicono che è ancora lì che aspetta il momento buono, ma io non ci credo. Gente che stava dalla sua parte è tornata dalla nostra. Sembrava quasi che uscissero da una trance. Non credo che potevano farlo se lui tornava. I più di noi credono che è ancora vivo chissà dove, ma che ha perso i suoi poteri, che è troppo debole per andare avanti. Perché qualcosa di te, Harry, lo ha fermato. È successo qualcosa, quella notte, che lui non aveva considerato... Io non so che cosa, e nessuno lo sa... ma c'è qualche cosa, in te, che lo ha sconfitto!”.
Hagrid guardava Harry e nei suoi occhi brillavano calore e rispetto.
Harry, disse tranquillamente – “Hagrid! Credo che ti sia sbagliato. Secondo me è impossibile che io sia un mago! Sono Harry! Harry e basta!”.
Con sua grande sorpresa, Hagrid ridacchiò – “Non sei un mago, eh? Senti un po' Harry e basta! Non ti capita mai di far succedere qualcosa, quando ti spaventano o ti fanno arrabbiare?”
Harry tornò a guardare Hagrid con un sorriso, e si accorse che il gigante glielo ricambiava apertamente.
Hagrid disse – “Visto? Harry Potter non è un mago? Aspetta e vedrai! Presto sarai famoso, a Hogwarts!”
Ma zio Vernon non era intenzionato a cedere senza dar battaglia e sibilò – “Mi pareva di averle detto che il ragazzo non ci va, in quel posto! Andrà a Stonewall e dovrà anche ringraziarci. Ho
letto tutte quelle lettere in cui chiedono un mucchio di stupidaggini... Libri di incantesimi, bacchette magiche...”
Hagrid tuonò – “Se lui vuole andarsene, neanche un grosso Babbano come te riuscirà a fermarlo. Impedire al figlio di Lily e James Potter di andare a Hogwarts! Roba da pazzi! Il suo nome è
scritto da quando è nato. Frequenterà la migliore scuola di stregoneria e magia del mondo. Sette anni laggiù e non si riconoscerà più neanche lui. Starà insieme a giovani della sua specie, tanto per cambiare, sotto il più grande preside che Hogwarts ha mai avuto, Albus Silen...”
Zio Vernon urlò -  “Io non intendo pagare perché un vecchio pazzo stravagante gli insegni qualche magia!”.
Ma aveva superato ogni limite. Hagrid aveva afferrato l'ombrello e lo stava facendo roteare sopra la testa e tuonò – “MAI... INSULTARE - ALBUS - SILENTE - davanti - a - me!”
Sferzando l'aria con l'ombrello, lo puntò contro Dudley, che divorava la torta di Harry.  Un attimo dopo, Dudley ballava con le mani serrate sul grosso deretano, ululando di dolore. Quando volse
loro le spalle, Harry vide un codino arricciato da maialetto che gli spuntava da un buco nei pantaloni.>
 
Harry, si ritrovò nuovamente a Grimmauld Place.
 
THEMYSTICGOHAN‘S ANGOLO
Salve, a tutti!
Vi chiedo venia per il ritardo, potete uccidermi!
Maledirmi!
Fate di me ciò che volete!
 Sono stato davvero imperdonabile.
Se volete massacrarmi non vi tratterrò.
Tuttavia, vi comunico ufficialmente, che ho tolto il malocchio. Credo! Avendo raggiunto l’apice.
Premettendo che questo capitolo, che ritengo di passaggio ma essenziale per alcuni aspetti,
ha visto quindici stesure.
Era pronto dal 10 luglio, e appunto  la quindicesima versione poteva andare.
Penso, bene ora lo pubblico, ma ecco l’apice del malocchio.
Prendo la mia penna con il file e clicco capitolo 25.
Non si apre! File danneggiato! E adesso?
Non avevo da nessuna parte una copia!
Ho trovato un programma per recuperare i file persi e mi trova la prima versione. Mi armo di pazienza e lo riscrivo, in toto. Ma …
Come al solito non mi convince. Spero che mi smentiate nuovamente.
Ho deciso di dividerlo perché altrimenti sarebbe stato lunghissimo.
Mi scuso anche per eventuali errori, che non dovrebbero esserci … ma qualcuno potrebbe essermi sfuggito.
Spero come sempre che vi sia piaciuto! E che ne sia valsa la pena di aspettare.
Come al solito, aspetto le vostre recensioni per e con qualsiasi giudizio.
Se avete qualche dubbio potete chiedere!
.
Come di consueto, ringrazio chi ha messo questa storia tra le seguite,
chi la ha messa tra le  ricordate
 e chi la ha messa tra le preferite, sperando che il numero continui sempre ad aumentare.
 Non abbiate paura di dire la vostra, non vi mangio!
 
Ringrazio come sempre le mie solite fedelissime e dolcissime lettrici:
Arya Destiny 98, ,  Bella93, Angelica Weasley, Ery 96, Romina cullen, EmoTrilly e Ribes rosso.
Un grazie particolare va alla mia fan numero 1, Ginny Weasley
Che mi sta aiutando in una situazione un poco spiacevole. Leggendo il capitolo capirà a cosa mi riferisco.
Do il benvenuto a ai nuovi e alle nuove lettrici.
 
Ringrazio inoltre le numerose persone, che leggono silenziosamente e che mi hanno solo visitato. Questo, non può che farmi piacere, Spero continuiate a farlo e ad essere sempre più numerose!
    Al prossimo aggiornamento.
Themysticgohan
 
 
 
  
 
 
  
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