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Autore: KokoroChuu    03/09/2013    7 recensioni
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"Prova a pensarci... Siamo umani. Non possiamo volare, e nemmeno esplorare l'oceano... siamo solo stupidi, semplici e inutili umani..."
***
Buonsalve e benvenuti nella mia nuova e strappalacrime fic. Diciamo... l'idea originale viene da una cosa top secret, ma siccome a mio parere è una bella storia, ho deciso di svilupparla e renderla accessibile a tutti *leva filo spinato e mine antiuomo dai meandri della mente*
Allora... i protagonisti sono Natsu e Lucy, anche se non sono proprio loro, non so come spiegarlo... vabbò, leggetevela ò.o
E' una storia molto pattosa e kawaii, a volte mi stupisco di quanto sono brava *modestia mode :on:*
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natsu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lucy socchiuse gli occhi, rimase un attimo intorpidita, sotto il piumino. Avrebbe voluto dormire ancora un po', ma era tardi, doveva alzarsi e prepararsi, come tutte le mattine, par andare a scuola.
Aveva sonno, e le lettere erano sparse sul pavimento. Fino a notte fonda era rimasta a scrivere alla madre.
Si alzò, si stiracchiò e raccolse gli innumerevoli fogli. Li ripose ordinatamente sulla scrivania, e aprì l'armadio per scegliere i vestiti da mettere quel giorno.
15 anni aveva quando la madre morì. Ne erano passati due.
Lei e il padre si erano trasferiti in un'altra città. Stavano fuggendo entrambi dal dolore.
Ma Lucy era rimasta per due anni prigioniera di se stessa, senza sapere perchè lei era ancora lì, mentre sua madre no.
Si era scordata di tutto, dell'infanzia, delle carezze, tutto. E non voleva ricordare. L'unico ricordo vivido, ancora caldo nella sua mente, risale a de anni prima, quando la madre è volata in cielo, e lei per non sprofondare nell'abisso si era aggrappata a quella mano calda... quella no, non la potrà mai dimenticare.
Il padre non è più come prima. Non lo è mai stato, forse. Il padre che lei cerca, che vorrebbe avere, non c'è.
Non è un padre che la consola quando piange, che si interessa a lei. Addirittura vorrebbe che suo padre la sgridasse, come segno palese di un interesse per la figlia, ma niente.
Suo parde è freddo e distante. E' molto che non hanno una vera conversazione.
E' molto, forse, che nemmeno si parlano.
Lucy fa finta che non le importi, ma in realtà ne soffre.
Si rende conto di aver perso entrambi i genitori.
Scende le scale, entra in cucina. Non c'è nessuno.
Solo lei e la sua colazione, meticolosamente disposta dalle domestiche sul tavolo.
Non ha fame Lucy.
Imbocca la porta ed esce.

***

La solita strada, la solita gente. Cammina a passo lento, svogliata. 
A scuola non è molto popolare. E' vista come quella lunatica, sempre triste, la riccona snob. Non ha amiche.
E' chiusa nel suo involucro di solitudine.
L'unico amico che reputa di avere è quel ragazzo con i capelli rosa, che l'ha salvata, che nemmeno conosce.
Nessun altro si interessa a lei.
Non avendo fatto colazione, ha guadagnato tempo. 
La sua nuova città è costeggiata dal mare, sul lato ovest. 
A Lucy quel paese non piace. Fatta eccezione per quello che, a suo parere, è un angolo di paradiso.
Decide di andare lì, a svuotare la mente.
E' una piazzetta circolare, che si affaccia sulla scogliera. Dietro, invece, c'è un piccolo bosco, che nasconde il posto alla strada. 
La parte a ridosso del mare è protetta da qualche metro di corda e pali. Non è difficile da scavalcare.
Lucy la supera e si siede sul bordo, con le gambe a penzoloni. 
Ama l'odore di salsedine, e ama quel posto in cui il cielo è tuttuno col mare.
Ci sono 5 o 6 metri a separarla dall'oceano.
Rimane in ascolto delle onde, del loro moto regolare.
E, lentamente, sprofonda nel sonno.

***

Quando si sveglia, il sole è alto, e le brucia la nuca.
Apre gli occhi e la luce la ferisce con violenza.
Guarda l'orologio d'oro che porta al polso. Le 11.30.
-Merda...-
Le lezioni erano ormai iniziate da tre ore.
Non poteva presentarsi a scuola adesso. Lo zaino era lì, dietro di lei.
SI alza di botto, fa per andarsene.
La posizione scomoda le aveva fatto addormentare le gambe, e perde l'equilibrio.
Si sente molto stupida in quel momento, ma non può farci niente.
Poi si accorge che dietro di lei c'è il mare. 
Chiude gli occhi. Ma non ha paura, e si stupisce.
Poi la vede arrivare. Entra una mano, nel suo campo visivo.
E lei la afferra senza pensare.
Di nuovo, come quel giorno, la sensazione è la stessa. Calore, e protezione.
Ritorna in piedi, si regge sulle gambe, che le formicolano.
Poi guarda il suo salvatore, sportosi al di là della corda, con il braccio teso e un'espressione stupita.
E il suo cuore perde un colpo.
E' il ragazzo con i capelli rosa.
-Sei impazzita? Credevi di aver imparato a volare?-
Le ali della ragazza fremettero.
 
  
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