Ah, come ultima cosa premetto che... I Tokio Hotel NON mi appartengono
((per mia grande sfortuna, anche perchè sennò NON
sarei qua xD)) e questa storia è scritta per pure piacere
personale, senza alcun scopo di lucro.
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Julia.
Aprii gli occhi per la cinquantesima volta.
Mi rigirai di nuovo nel comodo letto, rannicchiata sotto il mio piumino nero.
I grandi numeri rossi segnati a caratteri cubitali nella sveglia sul comodino alla mia destra segnavano le 3 di mattina.
Sbuffai di nuovo.
Perché
mai non mi
addormento stanotte?
Mi alzai, ignorando il freddo pungente che mi arrivò addosso appena uscita dalle lenzuola. Mi avvicinai alla scrivania, illuminata solo dalla flebile luce proveniente dalla grande finestra con il balcone che avevo in camera.
Allungai la mano alla cieca, raggiungendo l’interruttore dell’abatjour. Una luce un po’ più forte illuminò tutta quanta la stanza.
Molte volte mia madre mi aveva rimproverato per il disordine. E troppe volte io le avevo risposto di farsi gli affari suoi.
Sbuffai, ricordando quegli episodi.
Questa
è la mia
camera. Il mio disordine. Ma che vuole?
Ignorando quei pensieri afferrai con la mano sinistra una grande fodera nera, adagiata sulla sedia della scrivania. Tirai giù lentamente la cerniera lampo e ne estrassi lo strumento custodito: una bellissima chitarra acustica Martin, in legno scuro.
La tenetti salda tra le dita, rimirandola un poco in tutta la sua bellezza. Adoravo quella chitarra.
Poi mi avvicinai alla finestra, spalancandola.
Fuori l’aria era pungente. I nuvoloni nascondevano in parte la luna piena, ma la sua luce quella sera pareva più forte di loro.
Mi sedetti sul bordo della sedia di ferro bianca che c’era sul balcone.
Ammirai per un’altra volta la chitarra che tenevo stretta tra le mani, per poi posizionarmela sul ginocchio destro.
Dopo una breve pausa incominciai a pizzicare le corde della mia chitarra classica in modo dolce. Le dita scorrevano piacevolmente sulle corde, dandomi un senso di libertà.
Poi aumentai il ritmo, andando sempre più veloce.
Ed ecco, la stonatura. La solita, bastarda stonatura che mi rovinava l’intero pezzo.
Bloccai le corde con il palmo della mano, sbuffando.
non mi verrà mai bene…
Ci provavo ogni volta e ogni volta stonavo in quel punto.
Non mi consideravo un asso come chitarrista, ma ci tenevo particolarmente a riuscire a fare bene quella melodia. Era dolce, malinconica…ma allo stesso tempo aggressiva, con la voglia di uscire, di scappare, di cambiare tutto.
Avevo deciso di iniziare a suonare la chitarra per poter sfogarmi in qualche modo, per poter trasmettere le mie sensazioni suonando. Come faceva Gustav. Lui sì che era bravo…e che energia, quando si sedeva dietro a quei grandi piatti. Lo ammiravo tantissimo.
Mi impegnavo tanto, veramente tanto. Ma quel maledetto pezzo non mi veniva.
Adagiai la chitarra al suolo freddo, rannicchiandomi di più sulla sedia.
L’indomani non ci sarebbe stata scuola, era l’ultimo giorno del weekend.
Non sapevo se avrei visto Mitzi,
forse lei doveva uscire con
Frerich…
Mi
raggomitolai
ancora di più su me stessa, fregandomene de brividi di
freddo che mi
percorrevano il corpo.
Ne avrei
potuto
approfittare per andare a fare un po’ di shopping, magari.
Il mio
guardaroba
era diventato monotono già da un po’ di tempo, ma
non ne avevo mai voglia di
rinnovarlo. Dopotutto le quattro cose che avevo le adoravo.
Avrei
fatto un
giretto per negozi con l’mp3 sparato nelle orecchie e alla
fine avrei comprato
poco e niente, come al solito.
Chiusi
gli occhi per
un istante.
Un solo istante.
Tutto
nero, tutto
vuoto.
Era come
se intorno
a me il mondo si fosse fermato. Non c’era niente, solo buio.
Improvvisamente
un
paio di occhi castani si fecero spazio in
quell’oscurità, costringendomi a
sbarrare i miei.
Un solo istante.
O almeno
così
credevo.
Mi
guardai intorno
per un attimo, spaesata.
Dentro la
camera la
sveglia sul comodino segnava le quattro e quaranta di mattina. Mi ero
addormentata.
Mi passai
una mano
sul viso stanco, sbadigliando.
Raccolsi
la chitarra
da terra e la riposi nella fodera nera, rientrando in camera.
Chiusi la
porta-finestra
alle mie spalle, lasciando che il tepore della camera mi riscaldasse un
poco,
prima di recuperare il lettore mp3 dalla tasca della giacca abbandonata
su una
sedia e calcarmi le cuffie nelle orecchie.
Le note
di “In the
shadow” dei Rasmus mi entrarono dentro a forza,
trasportandomi con loro. Mi
lasciai cullare da quella musica e da quella canzone che ormai sapevo a
memoria.
“Lately I’ve been walking,
Walking in circles
Watching,
Waiting for something…”
Già…forse
era vero. Ultimamente
sto aspettando qualcosa…ma non so neanche io cosa. Forse una
svolta, una
novità. Forse…qualcuno.
All’improvviso
mi
tornarono in mente quegli occhi. Un paio d’occhi castano
intenso. Un paio
d’occhi incantatori. …Quel
paio d’occhi
da cui tanto mi tenevo lontana.
Scossi
negativamente
il capo più volte.
Oddio,
adesso me lo
sogno anche la notte? Non basta vederlo a scuola?
Nono,
siamo seri.
Mi tolsi
le cuffie
dalle orecchie, posandole con l’mp3 sul comodino. Mi
ricacciai sotto le
coperte, continuando a darmi mentalmente dell’idiota.
Il sonno
mi
raggiunse in poco tempo, ma la mattina dopo non mi ricordai cosa avevo
sognato.
Niente,
vuoto
completo.
Eppure…avevo
la
strana sensazione di sapere cosa sognai quella notte…o
forse, sarebbe meglio
dire “chi”…
…………………………………………………………………………………………………………
Bill
<
No Bill, non se
ne parla! >
Sbuffai,
di nuovo.
<
Eddai Tomi…che
ti costa? > chiesi implorante al mio gemello, in piedi davanti a
me.
Aveva le
braccia
incrociate al petto e un’adorabile smorfia imbronciata
dipinta sul volto.
<
Mi costa un
intero pomeriggio che potrei passare con una bella ragazza, ad esempio!
> bofonchiò
per tutta risposta lui.
<
Tom, non fare
storie! Tu vieni con me, fine della storia.
> esordii poi io, aprendo
l’armadio davanti a me, iniziando ad esaminarne il contenuto.
<
Bill ma…- >
provò a replicare lui.
<
Niente ma! >
lo interruppi però io, girandomi di scatto verso di lui, con
la maglietta
ancora stretta in pugno.
Sbuffò,
portando gli
occhi al cielo.
<
Bill, non ne ho
voglia! È… è… è
NOIOSO! > alzò la voce lui, imbronciandosi ancora di
più.
<
Tom, mi vuoi
bene? > domandai allora io, punto sul vivo.
<
Certo, ma…-
> rispose lui, sbuffando di nuovo.
<
E allora
silenzio! Non è una cosa noiosa, è divertente!
> lo interruppi allora io,
tornando a rovistare nell’armadio.
<
ma non ne ho
voglia! > urlò allora lui, stremato.
<
Te la fai
venire! > replicai io.
<
Non ci penso
neanche! Io non vengo! > ribattè quello.
<
Sì che ci
vieni! > gli imposi io.
<
No! >
<
Sì! >
<
No! >
<
Sì! >
<
N- >
< Basta!
>
mio
fratello stava
per replicare quando una signora non molto alta, con i capelli di un
rosso
acceso accuratamente piastrati abbandonati in modo ordinato sulle
spalle, fece
irruzione nella nostra camera. Indossava una camicetta bianca, la quale
sovrastava una gonna, lunga fino al ginocchio, nera. Teneva le mani sui
fianchi, con un’espressione furibonda dipinta sul volto.
Io e Tom
ci zittimmo
all’istante, avvicinandoci l’uno
all’altro sempre di più.
<
M-mamma… >
esordimmo poi insieme, balbettando.
< Si può sapere che diavolo sta succedendo
qui…? > sibilò lei, gli occhi
ridotti a fessure.
<
Ecco, vedi…-
> cominciai io, venendo però interrotto da Tom
<
Mamma Bill mi
vuole costringere ad andare di nuovo con lui a- >
cercò di difendersi
infatti il disgraziato.
<
Ehi! Non ti sto
mica costringendo! Ci divertiamo! > lo interruppi a mia volta
io, prendendo
la parola.
<
Oh, smettetela!
Non avete più cinque anni, ragazzi! > rispose lei,
con tono autoritario <
Bill, non puoi costringere le persone a fare ciò che non
vogliono. >
<
Ma…- >
cercai di protestare io, mentre mio fratello si lasciava sfuggire
risatine di
scherno.
<
Niente ma! >
precisò lei, interrompendomi < E tu, Tom…
> continuò poi, rivolgendosi
verso quell’essere che rideva al mio fianco <
…potresti essere più
comprensivo verso tuo fratello, ogni tanto. Che ti costa accontentarlo?
>
<
Mamma ma io mi
annoio… > si difese il malcapitato, assumendo il tono
di voce da “bambino
ferito”.
< Brutto…- > sibilai io,
fulminandolo
con lo sguardo.
<
Bill… > mi
riprese lei, con uno sguardo che andava via via sempre più
addolcendosi <
…dai su, non assillare tuo fratello e vieni con me, ti devo
dare una cosa. >
senza
aggiungere una
parola si dileguò nel corridoio, con me al seguito.
Arrivammo
in cucina
e mi fece segno di sedermi. Obbedii, mentre lei faceva lo stesso.
<
Tesoro >
incominciò allora, guardandomi negli occhi < tu e tuo
fratello siete così
uguali…ma così diversi. Lo sai. È
logico che non vi piacciano le stesse cose,
non puoi obbligarlo. >
mi
sorrise.
Era vero,
non potevo
obbligarlo.
<
Comunque… >
riprese a parlare lei, alzandosi per andare a prendere la sua borsa di
pelle
scura, abbandonata sulla poltrona in salotto < …ieri
mi hanno pagata al
lavoro. E visto che questo mese non ci sono state spese tanto grandi, e
visto
che ti conosco abbastanza da saper come renderti felice…
> estrasse dalla
borsa il portafoglio, aprendolo e porgendomi il suo contenuto <
…tieni
tesoro, divertiti e vedi di riportarne a casa qualcuno. >
terminò
sorridendo, dopo che ebbi preso i soldi.
Mi alzai
tutto
sorridente, saltandole al collo.
<
Danke shon, mutter!
> la ringraziai poi, schioccandole un bacio sulla guancia.
Lei si
mise a
ridere, una risata cristallina, dolce.
Uscii
dalla cucina,
precipitandomi in camera.
Afferrai
il
giubbotto abbandonato sul letto, sotto lo sguardo incuriosito del mio
gemello.
Ma
bastò un mio solo
sorriso smagliante per fargli capire che non ce l’avevo con
lui, anche se mi
avrebbe fatto piacere se mi avesse accompagnato.
Contraccambiò
il
sorriso, piegando la testa da un lato.
Stavo
quasi per
uscire saltellante dalla porta della camera, quando mi
chiamò dal letto.
<
Ehi Bill! >
Tornai
sui miei
passi a marcia indietro, guardandolo con il sopracciglio destro alzato.
<
Si, Tom? >
lo sollecitai allora.
<
Scusa … >
sussurrò appena, facendomi tornare il sorriso.
<
Ehi fratellone,
non importa! Scusa te se ho insistito… > risposi
allora io, visto che
eravamo in vena di scuse.
<
Io… ti voglio
bene. > mi disse lui allora, sinceramente pentito.
<
Anche io, lo
sai > gli sorrisi nuovamente io, facendo per andarmene.
<
Ah, Bill! >
mi chiamò di nuovo.
Reinserii
nuovamente
la retromarcia, tornando sui miei passi per la seconda volta.
< Sì,
Tom?
> scandii bene le parole, facendogli capire quando mi fremeva
andare.
Sogghignò
divertito,
guardandomi negli occhi.
< Buono
shopping, fratellino, e non spendere troppo! > mi
augurò allora lui,
sapendo benissimo che erano tutte inutili quelle raccomandazione per me.
Gli
sorrisi ancora,
smagliante.
<
Fidati! >
ridacchiai, per poi fiondarmi giù per le scale.
Salutai
velocemente
la mamma, prima di aprire la porta di casa e di uscire sul vialetto.
L’aria
fredda e
tagliente mi colpiva il volto e il collo, ma non ci facevo molto caso.
Adesso
l’unica cosa
importante era trovare buoni acquisti per cui spendere quei soldi. Eh
sì, era
tempo di rinnovare il guardaroba.
Sorrisi
tra me e me,
niente e nessuno avrebbe potuto rovinare o sconvolgere quel pomeriggio
che si
prometteva fantastico.
Beh, forse…qualcuno sì…
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Ed eccolo qua... Fatemi sapere!
E adesso i ringraziamenti...
FrancescaKaulitz: ahaha è vero Bill-assassino è splendido! sxo che ti sia piaciuto questo capitolo di "stallo"... fammi saxe!
loryherm: eeeeh si... QUALCOSA accadrà di sicuro al + presto... non posso ancora svelare tutti i miei progetti ((anche perchè sono troppi e devo riordinarli nella mia mente sennò sai che casino?? xD)) xò posso dire solamente che QUALCOSA accadrà... eheh... per la vostra e la mia gioia. =)=) danke sono contenta ti piacciano i miei personaggi, sxo di nn averti delusa ^^
me stessa: jaja... Bill è Bill... ed è fantastico così com'è! ^^ sxo continuerai a seguirmi, alla prossima!
hilaryssj: danke shon! jaja, Gusty è Gusty... lo adoroo!!! =)=) kiss al prossimo chappy!
Clarizla...Diega: bella diegaaaa... ma quanto ci siamo sciallate in gita??? io.voglio.tornare.in.germaniaaaaaaaa!!!! siggsigg... xò prima saltino a roma nèè?? xDxD... eeeeh shi... sn un pò lenta ma alla fine aggiorno sempre! non abbandono le mie storielle io... =)=) allo che ne dici? ti piace questo chappy prima dewlla "tempesta"? muahahah... muà nn dice niente di +! baciotto ti adoroo
lipsia8: shorellina teshorosa miaa! ekkumee... alla fine ho aggiornato x la gioia tua =)=) ...mi shei mancata tanto in qsta settimana! mi mancavano le nstre chiaccherate.. eheh cm ti avevo detto questi ultimi due chappy erano chappy di "riposo".. poi si vedrà xDxD! shorellina ti liebo di bene!! al prossimo chapp!
V x Vendetta: halloo!! hai cambiato nome, jaja! l'altro era + lungo ma sempre bellisshimu xò! =) sn contenta di nn averti delusa e sxo anche questo rientri nelle tue aspettative. danke che aspetti che aggiorno, anche xk me lo dico da sl che sn un bradipo x queste cose!! è ke voglio che i capitoli non siano deludenti e così me li riguardo mooooolte volte.. xk x me non sono mai belli!! xDxD oh povera me... beh, fammi saxe! ciauz!
GemyBillina: dankee! alla fine hai commentato davvero =)=) sono contenta ti piaccia, sxo continuerai a seguirmi! un bacione
Ciiiii: grazie Cii!!! ihih dai magari riesco anche a farteli piacere i miei quattro angeli!! non si sa mai... =)=) al prossimo chappy, bacio tivibi!
GilliX: Bella Aleeee!! eheh ma dai BIBI non è mica ridicolooo! è tenero tenerosho come nomignolooo! ihihi.. danche x i compliments.. sn sempre bene accetti! ^^ mi sei mancata trpp in sta settimana! ci vediamo doma at school.. un mega bacioo!! e fammi saxe =)=)