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Autore: ImAFeather    03/09/2013    9 recensioni
[...]E gli occhi parlano più di mille parole dette, sussurrate o urlate; più di mille gesti fatti, gettati o pensati; perché sono occhi, fanno parte dell’uomo, ma non sono controllati da questo… sono come i diamanti scalfiti, solo, da loro simili.
E Beth sapeva che con gli occhi non si può mentire, non si può ferire; ma sapeva, anche, che con gli occhi si può amare, si può morie.
Eppure, doveva ammetterlo, sapeva che ciò che fa innamorare il mondo sono le parole, dolci suoni che compongono eterne melodie.
E sapeva anche che... quelle parole... pronunciate dalle sue labbra... erano state il colpo mortale.
E allora Beth disse addio a quell'ultima scheggia di cuore che le era rimasta; perchè adesso lo sapeva che era completamente, e irrimediabilmente, suo.
| Alec è un musicista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
| Beth è un'artista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
N.d.a. Non è la solita storia d'amore se d'amore vogliamo parlare!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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»Chapter 5


Alive - As Ink On Paper

 

 

 

Mi sento come l'aereo, che è precipitato. Distrutta.

Mi sento come il deserto, che è monotono. Noiosa.

Mi sento come il pilota, che è lì da solo. Disperata.

Mi sento come l'elefante, che è stato mangiato dal serpente. Inghiottita.

Mi sento come il bambino, che non viene preso sul serio dagli adulti. Incompresa.

Mi sento come la pecora, che è stata disegnata nella scatola. Imprigionata.

Mi sento come il pianeta, che è lontano. Piccola.

Mi sento come il tramonto del sole, che è diventato abitudine. Senza valore.

Mi sento come il baobab, che è in pericolo. Indesiderata.

Mi sento come il vulcano, che sta per esplodere. Impaziente.

Mi sento come il re, che si aspetta troppo. Delusa.

Mi sento come il vanitoso, che vorrebbe essere ammirato. Insoddisfatta.

Mi sento come l'ubriacone, che beve per dimenticare. Dipendente.

Mi sento come l'uomo che accende i lampioni, oppresso dalla consegna. Schiacciata.

Mi sento come il geografo, che vuol capire tutto ciò che esiste. Ignara.

Ma sono anche il fiore, che ama il Piccolo Principe. Sono anche il Piccolo Principe, che vuole addomesticare la volpe. Sono la volpe, che riesce a fidarsi di qualcuno, costi quel che costi.

E di me si deve prendere tutto, quello che sono e quello che non sono.

Ma ho una paura dannata del morso del serpente.

E Beth si sentiva proprio così.
Distrutta. Noiosa. Disperata. Inghiottita. Incompresa. Imprigionata. Piccola. Senza valore. Indesiderata. Impaziente. Delusa. Insoddisfatta. Dipendente. Schiacciata. Ignara. Paurosa.
E queste erano le parole che cercava da una vita per rispondere alla domanda "Parlami di te, descriviti" , alla quale aveva sempre risposto con un mezzo sorriso e silenzio.
Perchè l'unica risposta che sapeva dare, era quella: silenzio.
Beth Smith, non amava parlare di se. Preferiva che le persone scoprissero chi fosse conoscendola. Perchè forse, inconsciamente, sapeva di non sapere chi fosse. E tutt'oggi non l'aveva ancora scoperto.
Beth amava ascoltare. Stare ore in silenzio ascoltando musica. Ascoltando le pagine dei libri. Ascoltando vite immaginare, ma così maledettamente vere, nei film. Ascoltando i problemi degli altri, e cercando di risolverli. Perchè i problemi degli altri appaiono facili da risolvere ma i propri sembrano, invece, impossibili.
E quell'impossibile cercava di renderlo possibile. Per non lasciare niente dietro. Non avere pentimenti e non lasciare niente incompiuto.
Beth, era così, un libro con pagine ancora bianche, impazienti di essere scritte e di avere un lieto fine, ma al contempo desiderose di essere lasciate così, con un continuo ancora da scrivere. Una vita davanti da vivere. E un tempo, ancora indefinito, per essere scritte.

***


La prima settimana di scuola, era passata nel più noioso dei modi. Ora dopo ora, per sette giorni, si erano alternate lezioni, interrogazioni, mensa, compiti, e quel poco tempo libero che rimaneva, lo impiegava a dormire.
Il lunedì era alle porte. E rimanevano poche ore, per aggiustare la settimana che stava scadendo.
Indossò il suo Parka verde militare e uscì di casa.
Ed e Hannah erano in macchina, la salutarono con un sorriso. Lei ricambiò.
Il ragazzo mise in moto, e si diressero verso quella che sarebbe stata la prima festa dell'anno.
Samantah, una delle chearleader, organizzava quella festa ogni anno, e tutti erano invitati.
Beth, solitamente restava a casa, con un libro da leggere e una tazza fumante di cioccolata.
Ma quella sera, non aveva trovato nessuna scusa. E, sinceramente, non voleva trovarla.
Aveva solo voglia di divertirsi. Smettere di pensare e sentirsi libera.

La villa della biondina, si era trasformata in una discoteca. La musica arrivava al fondo della strada, dove giacevano file di macchine. Parcheggiarono e s'incamminarono.
Il giardino gremito di persone, sembrava essere lo scenario di un concerto. Dentro casa, una fitta macchia di corpi ballava a ritmo di musiche, le cui parole erano incomprensibili. Fiumi di bottiglie vuote scendevano dalle scale e sgorgavano sul pavimento. Birra e altri alcolici sostavano momentaneamente sui ripiani in cerca di qualcuno che li bevesse. Le stanze non occupate dai prodigiosi ballerini erano scenario di notti o sveltine di passione, per chi voleva privacy, altri, più sfacciati, usavano i bagni o le scale per i loro amplessi.
Beth afferrò una Corona, e insieme ai suoi amici diede un'occhiata in giro.
Dopo due ore, la situazione era solo peggiorata.
Beth, si ritrovò in pista con Hannah a ballare sulle note di Numb dei Linkin Park, una delle sue preferite. Aveva bevuto più di quattro birre, e l'alcool incominciava a fare effetto.
Nessuno dei suoi amici l'aveva mai vista così su di giri, di solito non ballava mai, neanche sotto tortura.
Ed sorrise, consapevole che quella ragazza fosse piena di sorprese e certo, che nessuno la conoscesse veramente.


Alec, era appena uscito da una delle camere da letto. La ragazza, di cui non sapeva il nome, dormiva.
Scese le scale, afferrò una birra e si diresse alla ricerca di Jake.
Quella sera, aveva bevuto più del solito, e non aveva intenzione di smettere.
Diede qualche gomitata per passare tra la folla e si guardò in giro.
I suoi occhi si fermarono sulla figura di una ragazza, indossava un semplice abitino nero stretto in vita. Si muoveva sinuosamente ondeggiando i fianchi, le mani accarezzavano il tempo e i lunghi capelli neri risplendevano.
Alec, non sapeva per quel motivo non riuscisse a non smettere di guardarla, forse era la canzone dei Linkin Park, una delle sue preferite, o un altro motivo a lui sconosciuto. Ma sapeva, solo che non aveva mai visto una ragazza muoversi in quel modo, così...così dannatamente sexy.
Il corpo della ragazza seguiva la musica, ma ad un ritmo estraneo, come se desse lei il tempo.
Sembrava seguire il battito del cuore di quel ragazzo che la mangiava con gli occhi, desideroso di scoprire chi fosse.
Staccò per un attimo gli occhi da quella visione e si guardò intorno. Altri ragazzi la guardavano in preda all'eccitazione.
Strinse le mani in due pugni, facendo diventare le nocche bianche preso da uno strano sentimento mai provato.
Distolse lo sguardo e lo riportò sul quel corpo che sembrava modellato dal migliore scultore al modo.

La ragazza, si fermò, lì in mezzo alla pista e lentamente si voltò.
Il cuore del riccio, incominciò a battere ad un ritmo mai scandito, irregolare e veloce.
Fu un attimo, un solo attimo e si immerse in quei pozzi blu, che tanto desiderava rincontrare. Rivedere.

Brillavano.

Alec, ne era sicuro, non aveva mai visto degli occhi così..., di un colore così..., di una luminosità così...
Semplicemente non aveva mai visto degli occhi come quelli di quella ragazza, che ora era scomparsa.

E Alec, non era sicuro di averla incontrata davvero. Forse, era stato solo uno scherzo giocatogli dall'alcool o dalla sua testa, che non smetteva di pensare a lei. Ma, ciò che aveva provato era così vero.
E Alec Cooper non si era mia sentito, in vita sua, così vivo.

Beth era in macchina, Ed la stava riportando a casa, la testa era appoggiata al finestrino.
Il suo corpo era lì, rannicchiato, ma la sua mente era scomparsa, in un mare di confusione.
Beth stava annegando.
Mentre ballava, si era fermata e presa non sapeva da quale istinto, si era girata e per un attimo, un solo attimo, e le sembrò di immergersi nuovamente in quei due pozzi neri, che aveva tanto desiderato rincontrare. Rivedere.

Brillavano.

Poi, Hannah, l'aveva trascinata via. E ora era in macchina.

E, non era sicura di averlo incontrato davvero. Forse, era stato solo uno scherzo giocatole dall'alcool o dalla sua testa, che non smetteva di pensare a lui. Ma, ciò che aveva provato era così vero.
E Beth Smith non si era mia sentita, in vita sua, così viva.



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Ink Droplets

Care lettrici,
ecco un nuovo capitolo Alive, spero vi piaccia. Non è molto lungo, ma doveva finire così, nel modo in cui è finito. Non ci sarebbe potuta essere un'altra fine per questo capitolo, o forse si, ma io non l'ho trovata.

Cosa ne pensate dell'evoluzione della storia?
Di Alec? Di Beth?
Avete idee per un continuo?


Anche questa citazione, che trovata all'inizio del capitola, è tratta dal romanzo Cose che nessuno sa di Alessandro D'Avenia.
E' un passo del libro che amo. E' uno specchio e io mi ci rifletto, senza maschere, senza segreti, senza bugie.

Bando alle ciance, spero vi piaccia.
Pubblicherò il prossimo capitolo dopo aver ricevuto, minimo, due recensioni. Questo perchè voglio sapere se vale la pena continuare a scrivere questa storia.

Xoxo Fil







 

   
 
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