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Autore: HeliaComeilvento    03/09/2013    6 recensioni
" Non ti sono indifferente."
" Non hai capito. " sorrido. "Per me non esisti. "
" No?" Mi chiede con quel sorriso sexy dipinto in faccia. Il mio cuore diventa un martello pneumatico.
"Quindi se faccio così..." La sua mano si insinua tra i miei capelli e la nostra distanza si annulla. " non senti nulla?"
"No." Mi trema la voce.
" No?Neanche se faccio così?" La mano libera scende sulla coscia destra.
Dovrei prenderlo a schiaffi e invece me ne sto immobile a fissare quei suoi occhi blu.
" E se ti bacio qui?" Le sue labbra premono sul mio collo.
Respiro a fatica.
Lascia lievi baci sul collo, sulle spalle, all'altezza del seno.
" Niente." Dico a denti stretti.
E chiunque si accorgerebbe che sto mentendo.
Si stacca da me, lasciandomi con il respiro spezzato e lo sento ridere.
" Ma guardati, Azzurra, stai tremando e il tuo cuore corre più veloce di un treno."
" Il tuo invece dov'è?" Chiedo, aspra e insolente.
Lo vedo assumere prima un'aria stranamente seria e poco dopo, il solito sorriso canzonatorio.
" Cercalo, se lo trovi te lo regalo."
Si avvicina un'altra volta.
"Non ti innamorare di me, Azzurra."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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" Lunedì 23 Marzo. 
Ci sono giorni in cui mi perdo.
Mi sembra dì perdere il sorriso, di perdere la voce, la luce che ho negli occhi. 
La tempesta di sentimenti che ho dentro.
Mi sembra di perdere il colore, il profumo, il sapore delle cose.
I ricordi.
Mi sembra di perdere i ricordi. 
Di perderli tutti, dietro a tutte quelle foto che non smetto più di guardare e che mi vedono al centro del mondo. 
Al centro del mondo.
E allora ti penso. 
Penso ai tuoi capelli spettinati e mi sento meno solo.
Penso alle tutte le lettere che ti ho scritto e improvvisamente mi ritrovo.
Penso alla tua voce, mentre mi dici che andrà tutto bene.
Alle notti passate al telefono.
Alle mie facce buffe, quando sei triste.
Agli abbracci.
Alle strette di mano pacifiste.
Ai mezzi sorrisi quando devo essere arrabbiato e non ci riesco.
Agli sguardi d'intesa.
Alle mie gelosie.
Penso alle tue mani, alle tue parole e al colore dei tuoi occhi e allora sto meglio. 
Ci vedo sorridere come due bambini e mi sembra primavera. 
E mi ritrovo.
Mi vedo incazzato col mondo, per un tuo sorriso, rivolto a qualcun altro.
Qualcuno che non somiglia a me.
E mi ritrovo.
Mi ritrovo persino nelle notti passate a pensarti. 
Consapevole che forse non sarai mai mia.
E nei pugni dati alle porte, alle finestre, quando la voglia che ho di te, è più forte di qualsiasi altra cosa.
E sai, qualcuno mi ha detto che l'amore non è mai come ci aspettiamo. 
Ma allora com'è?
Ma chi l'ha deciso che deve sconvolgere i nostri piani?
Chi l'ha deciso che deve toglierci tutte queste maledette ore di sonno?
Che deve trascinarci prima così in alto, da sentire l'aria fin dentro i polmoni, e poi così in basso, da sentirla attraversare come un fulmine tutto il corpo. 
Chi l'ha deciso che dobbiamo sentirci perennemente con lo stomaco sotto sopra e dobbiamo controllare continuamente che il nostro cuore non esploda fuori dal petto?
Che nessuno si accorga di quanto male riesce a fare.
Di quanto il nostro corpo si ribelli ai nostri piani. 
Di quanto vorremmo piangere e invece resistiamo. 
Chi l'ha detto che il mondo deve sembrarci così dannatamente bello un giorno, e dannatamente vuoto, il giorno dopo?
Ma chi ci ha messo addosso tutti questi sentimenti?
Perché dobbiamo farci i conti? Dobbiamo lottarci contro e dopo desiderare di spegnerli tutti?
Chi l'ha detto che l'amore deve essere così? Mai come ci aspettiamo.
Che deve renderci forti come una roccia e deboli come liquirizia.
Che deve renderci schiavi di un profumo soltanto.
Di un paio di occhi soltanto.
Di un sorriso soltanto.
Di un nome.
Un nome soltanto."



"Allora..." Sospira, indeciso. "Stai bene?"
" No, Alex. " Sussurro.
" Vedrai che andrà tutto bene. " 
"Mia madre è cambiata, Alex. Non è più la donna comprensiva e materna che era una volta, sempre se mai lo è stata." Socchiudo gli occhi. " E questo mi spaventa."
Alex accosta la macchina e prima che riesca a sganciare la mia cintura di sicurezza, mi prende le mani.
" Tua madre ti ama molto."
" Per questo mi ha lasciato per un tizio che neanche conosce bene?"
" Vorrei poter esserti d'aiuto."
Sorrido.
" Tu sei sempre d'aiuto, stupido." Gli scompiglio i capelli e lo abbraccio. 
Scendiamo dalla macchina, mentre il mio cuore sembra essere capovolto.
Ho sempre creduto al valore della famiglia, ma dov'è la mia famiglia, adesso?
La morte di mio padre, mi ha portato via tutto.
Non riesco più quasi a ricordare gli occhi di mia madre, quando c'era ancora vita.
Magari lei sta bene con quell'idiota, magari lo ama, magari si amano, ma nel loro progetto di vita, dove sto io? Mi sono sempre chiesta, come riesce a farlo. 
Come può, una madre, dimenticarsi di sua figlia? Allontanarsi continuamente da lei, chiamandola sporadicamente, per vivere una vita così, senza amore.
Io amo mia madre, perché mi ha cresciuta, quando stava con mio padre.
Ma poi si sono lasciati e io ho perso mia madre.
E quando mio padre è morto, è stato come perderla di nuovo.
Alex mi prende per mano e un brivido mi percorre lungo la schiena.
Lui è così dolce che a volte sembra un bambino, uno di quei bambini che quando li guardi negli occhi, ti sembra di vederci il mare. E' una delle persone più importanti della mia vita.
Suono il campanello e Clarisse mi viene ad aprire, con un pigiama addosso e i capelli legati in una coda disordinata.
Guarda Alex e poi mi fulmina con lo sguardo.
"Dovevi proprio portartelo dietro?" Sussurra, per non farsi sentire e nonostante la tensione, a me viene da ridere.
" Dovevamo fare colazione insieme." Dico. "e tu mi hai chiamata.
" Mi sarei messa qualcosa di più... sexy." 
" Attenta a te, sai?" Le dico io, scherzando.
Guardo il mio amico, e mi sembra di vederlo ridere.
" Non fare la gelosa. " Ammicca lei.
" E' sempre un mio amico."
" Si, ma non il mio." Lo guarda. 
Come riesce a farlo, non l'ho ancora capito, eppure mi rende sempre gelosa, e lo fa di proposito. 
"Dov'è mia madre?" Le dico, poi, mentre mi siedo sul divano di pelle. 
" Senti..." 
" Dov'è?" 
" Sta arrivando." Tiro un lungo sospiro e i miei muscoli si rilassano leggermente. 
" Allora sta bene? Insomma, è ancora intera?" Clarisse fa una smorfia strana e sorride.
"Sta benissimo, amica mia. E' solo che..."
"Che?"
"Ha una bella notizia da darti e... non credo che sia poi così bella per te."
Alex si siede vicino a me, e il suono del campanello si confonde con le nostre voci.
Il mio cuore fa un'altra capriola. 
Clarisse corre ad aprire la porta e Alex si avvicina di più a me. 
"Salve signora." 
" Ciao bella." La saluta mia madre.
La sua voce è mix di felicità e angoscia. 
E per un attimo sento addosso tutti i sentimenti negativi che ho provato per lei.
Lei che chiude la storia con mio padre, e mi lascia a vivere con lui. 
Lei che si trova un'altro uomo. 
Lei che passa più tempo fuori, in giro, con lui, piuttosto che con sua figlia.
Sua figlia, che ogni notte piange perché il ricordo di suo padre sempre troppo forte, sua figlia che deve gestire una casa, una vita, una realtà che non le appartiene più.
La vedo avvicinarsi verso di me e mi fermo, incredula e incapace di parlare.
" Volevo dirtelo. " Sussurra. 
Il suo compagno le si avvicina poco dopo e le prende la mano.
La rabbia prende il sopravvento.
" Non posso crederci." Urlo, mentre Alex e Clarisse si allontanano da noi.
Magari hanno capito che si tratta di una cosa mia e di mia madre.
" Ascoltami..." 
"No, mamma, ascoltami tu! Quando è morto papà, ho dovuto imparare, da sola, a vivere, ho dovuto combattere ogni secondo, sperando che le cose cambiassero. Mi sono sentita così sola, mamma... e tu? Dov'eri? "
" Io..." Sussurra lei, evidentemente sconvolta.
" Dove cazzo eri, mamma?" Le urlo. "Dov'eri quando le foto di papà mi facevano mancare il respiro? Quando non volevo mangiare nulla, perché nessuno cucinava per me?Dov'eri quando la notte avevo la febbre alta, e piangevo? " Sento gli occhi pizzicare e stringo i denti. 
Non voglio piangere. 
" Con lui." Mi dice, indicando l'essere vicino a lei.
" Si, mamma, eri con lui. Eri con lui, a scopare chissà dove, dimenticandoti di avere una figlia! E pensi che i soldi facciano da madre? Che una casa, faccia da famiglia,mamma? No. Pensi che vederti una volta ogni tre mesi, mi faccia stare bene?E adesso, torni con..."indico la il suo ventre e scuoto la testa "con questo, e pensi davvero che sia felice? Ma come puoi rimanere incinta di un figlio se non ricordi neanche di averne un altro?" 
Le lacrime, salate e fredde, ormai scendono senza tregua.
Mia madre è incinta.
E mi chiedo come diavolo farà, a crescere un figlio.
" Io ti voglio bene, Azzurra."
" E allora dimostralo!!!" 
Prendo la mia borsa ed esco fuori da quella casa, senza salutare nessuno, con le lacrime che mi sovrastano. 
Sembro un treno in corsa, mentre mi allontano da quella che dovrebbe essere mia madre. 
Mi siedo su un gradino e poco dopo, Clarisse mi raggiunge, ancora in pigiama. 
" Mi dava fastidio, essere vista da Alex in pigiama, ma adesso che mi hanno vista tutti gli uomini di questa città, mi rendo conto di quanto poco contasse Alex." 
Mi metto a ridere, mentre asciugo qualche lacrima e lei mi abbraccia.
" Tua madre ti vuole bene, Azzurra."
" Incinta. " Sussurro.
" Ci hanno dato dentro." 
" Prima di partorire un bambino, dovrebbe imparare a fare da madre." 
" E che dovrebbe fare, abortire?" 
" No, certo che no." Dico. "ma non è giusto, Clarisse. Ha chiamato te, invece che me e non ha neanche avuto la decenza di parlarmene subito."
" Perché è spaventata e... stronza." 
" Vorrei solo avere una madre." Una lacrima scende copiosa sulla guancia e la mia amica mi abbraccia.
" Accontentati di un'amica un po' strana." Sorridiamo insieme. 
" Adesso è meglio che torni a casa, prima che quell'idiota di Andrea, la mandi a fuoco." 





" Buongiorno piccioncini. " Ci saluta Andrea, mentre entriamo in casa.
" Ignoralo." Mi dice Alex.
"Ci provo." 
In effetti mi risulta difficile, ignorarlo. 
Insomma, è un perfetto bastardo, egoista, menefreghista figlio di papà, eppure è affascinante ed enigmatico.
E sembra avere una parte semplice e... buona.
Magari è soltanto un impressione, eppure vedo in lui qualcosa.
"Guarda cos'ho trovato, fratellino?" Lo vedo ridere e tenere, giusto da un lato, come se fosse nociva, una sorta di agenda.
" Cos'è?" Chiedo.
" Il diario di Alex." 
"Scrivi un diario?" Sono sorpresa.
" Si, insomma, soltanto a volte. Per lo più stronzate." 
" Stronzate, certo. " Sorrido. 
Andrea si avvicina a me e Alex prova a riprendersi il diario, con scarsi risultati. 
"Oggi l'ho vista..." Comincia a leggere. " ed era bellissima."
"Smettila." 
" Nei suoi occhi ci vedo il mare." 
Mi siedo sul divano a gambe incrociate e sospiro. 
Immagino che forse siano cose private ed è per questo che guardo il mio amico, seduto sulla poltrona, indifferente e calmo come non lo avevo mai visto.
" Alex, insomma, se sono cose private io posso..."
" No, puoi restare, tranquilla."
" Ma come, Azzurra, vuoi andare via, proprio adesso?" Mi sussurra Andrea, in un orecchio. 
Tutti i muscoli del mio corpo si contraggono.
" Nei suoi occhi ci vedi il mare, fratellino? Chi è la fortunata?" Ammicca e poi riprende a leggere. 
"Ma quanti altri occhi devi guardare, prima di accorgerti dei miei?Quante altre labbra devi baciare, prima desiderare le mie?
Quanti consigli dovrai darmi, prima di renderti conto che riguardano te?"
Un brivido mi percorre lungo la schiena.
La sua voce è così calma e sensuale, ogni tanto si ferma e smette di leggere, per guardarmi negli occhi e sembra che quelle parole, siano sue, e siano rivolte a me.
E mi rendo conto che dovrei smetterla di pensare ad Andrea in questo modo. 
Sospiro.
"Adesso basta, Andrea." 
"Questo lo ha scritto il Venerdì sera. " Sorride. " Vorrei farle sapere a cosa penso un momento prima di dormire. Esattamente un attimo prima di chiudere gli occhi,
quando il buio mi permette di immaginarla mentre sorride e mi fa la linguaccia, forse per abbracciarmi subito dopo.
Quando la giornata si fa improvvisamente sentire forte sulla mia schiena e le parole di tutte le persone che ho incontrato si dissolvono nell'aria, quando anche gli alberi, 
si lasciano trascinare dal vento e nel cielo,e anche le rondini smettono di volare.
Dopo aver trascorso una giornata di -sto bene- e -va bene così-, dopo aver fumato due sigarette,dopo aver guardato le stelle e aver fissato il soffitto per troppo tempo, 
vorrei farle sapere che la penso.
Appena un attimo prima di dormire, io penso a lei, penso sempre a lei." 
Sono quasi esterrefatta, per la dolcezza in cui Andrea ha letto le ultime frasi e per il modo in cui mi ha guardata, quando ha terminato.
E poi sono sorpresa, per il modo di scrivere di Alex.
" Basta..." sussurro.
" Va bene, Azzurra. Siete davvero noiosi." Lascia il diario sul tavolino di vetro e si improvvisa in un lieve inchino. " Spero di avervi intrattenuto, adesso vado
a fare una doccia. "
" Meglio." Dice risoluto, Alex. " ne parleremo quando lei sarà via."
" Azzurra, sei la benvenuta." ammicca, ignorando il fratello e indicandomi il bagno.
" Preferisco di no." 
"Come vuoi" Sorride. 
Guardo il mio amico e sorrido di cuore.
E' davvero speciale.
" Scrivi delle cose meravigliose." 
" Te l'ho detto, sono stronzate."
" Sei innamorato, Alex?" 
" Può darsi." Sorride. " ma è una storia impossibile."
Ed ecco che vedo di nuovo il bambino che c'è in lui.
" Non esistono storie impossibili, Alex. L'amore è bello per questo, perché non te lo immagini."
" Adesso vado anch'io a fare una doccia." Si avvicina, baciandomi la fronte e lo vedo allontanarsi. 
 Chissà chi sarà, la ragazza di cui è innamorato. 
La cosa che mi fa stare meglio, è proprio questa.
Pensare che qualcuno, è ancora capace di innamorarsi, che non esiste soltanto la mancanza.
C'è l'amore.
Quando sono scappata via da casa della mia migliore amica, ero distrutta.
Mia madre mi ha distrutta e quel bambino, che non c'entra veramente nulla, mi ha resa fragile. 
Ma, proprio mentre aspettavo Alex, con Clarisse, seduta sul gradino, ho visto due ragazzi salutarsi con un sorriso, davanti ad un portone grande e scuro. 
E ho rivisto l'amore.
Avranno avuto si e no, diciotto anni. 
Lei piccolina, scarpe da ginnastica, capelli un po' spettinati e un rossetto rosso sulle labbra; si stringeva sulla giacchetta leggera e sembrava che il vento volesse portarla via. 
E magari se non ci fosse stato lui a tenerla da un braccio, sarebbe volata via sul serio. 
Lui era un ragazzone, alto, con due occhi blu mare puntati su di lei e un sorriso furbo; 
sembrava il suo migliore amico, sì. 
Uno di quei migliori amici con cui passeresti la vita insieme, però, uno con cui condivideresti una casa piccola e la poltrona comoda. 
Uno di quelli che porteresti all'altare e a cui offriresti l'ultima lattina di birra, uno di quei migliori amici di cui sei innamorata pazza, che di "amico" non hanno 
veramente nulla ma in compenso hanno tanto di "migliore".
Sarà stata una di quelle storie che nascondi sotto al cappotto perché hai paura che esca fuori e prenda freddo, una di quelle storie che tieni per te e che ti logorano in 
silenzio. 
Lei probabilmente era appena uscita dai corsi di recupero, a scuola. 
Aveva uno zainetto e un libro in mano;
e sono certa che non aveva capito la spiegazione di matematica, che non riusciva neanche a ricordare cosa diavolo avesse fatto l'ultima ora,perché era stata troppo
impegnata a ripetersi di non pensare, finendo col pensare il doppio. 
Sicuramente era stata una giornata pesante, una di quelle che se torni a casa è meglio. 
Ma poi aveva incontrato lui.
Lui che ogni volta era un pugno allo stomaco. 
Lui che la cercava in centro, in piazza, a scuola.
Lui che a forza di ripetersi che non c'era storia, cominciava a crederci sul serio. 
Lui che avrebbe voluto dirle che il sangue gli scoppiava in testa, quando sentiva la sua voce. 
Lui che alla fine non lo faceva mai perché l'amore è per i coraggiosi. 
Sarà che era una di quelle storie che incontri per caso: l'amica del tuo amico che diventa anche amica tua.
I sabato sera insieme, qualche buona notte la sera e il casino primordiale, nel cuore. 
Finisce sempre così.
Sono certa che lei ci avrà provato tante volte.
Che avrà scritto pagine di diario e discorsi plateali...
ma forse dire che in due occhi ci si vede il mare, risulta così difficile che la strada giusta sembra smettere di provarci. 
Di pensarci. 
E allora davanti a quel portone, avrà arrancato, avrà sentito il cuore prendere quota e il viso colorarsi di rosso. 
Si sarà chiesta, -e adesso? Come faccio?-
E forse avrà accennato un -ciao- timido, per evitare di baciarlo davanti casa sua. 
Per evitare di dirglielo.
-Che se non ti sposti adesso, mi avvicinerò troppo e tu metterai la tua mano sulla mia schiena e io tra i tuoi capelli e ti dirò che voglio baciarti, ma tu lo avrai già 
capito e a quel punto non riuscirò neanche a respirare, a parlare, a cacciarti via. Ma non giudicarmi strana se ti chiedo adesso di prendermi la mano. Andiamocene al mare che la matematica non mi risolve i problemi di cuore. Tu si.-
Ho rivisto l'amore e mi sono sentita meglio.
Ed è bello, sapere che da qualche parte, esiste ancora la felicità.
E che anch'io posso essere felice.



" E' l'ultima volta che te lo dico."
" Non fare l'antipatico, Alex. Mi stavo solo divertendo."
" Continui a giocare con i sentimenti delle persone e ti diverti a fare il cattivo ragazzo ma sei solo un povero idiota, che ha paura di mettersi in gioco."
" Io non faccio il cattivo ragazzo, Alex. Mi ci avete messo voi, in questa situazione, tempo fa. E adesso sono quello che sono."
" Un bambino."
" Uno che si diverte, fratellino. Non ho avuto niente dalla vita, lasciami divertire."
" Come puoi dirlo, Andrea? Come puoi dire che non hai avuto niente dalla vita?"
Lo sento respirare a fatica.
" Sai cosa diavolo significa perdere qualcuno di importante? Eh? Convivere con la paura di essere solo? Cosa significa perdersi? No, Alex, non lo sai. Perché quello viziato, 
sei tu. I soldi di papà, la villa di mamma, l'estate a New York. Non sai cosa significa soffrire."
" E tu? Scopare come un coniglio con ragazze di cui non ricordi neanche il nome, approfittarti dei soldi di mio padre e sputare sul nome dei tuoi..." 
Sento un forte rumore e mi avvicino alla cucina, per capire cos'è successo.
Andrea ha dato un pugno a suo fratello?


Spazio autore:
Ciaaaaao. 
Allora, mi scuso per avervi fatto aspettare tanto.
Non è da me, ma ho avuto parecchi casini.
Spero vi sia piaciuto. 
Andrea e Alex, cosa nascondono?
E Alex, a chi diavolo scrive?
E' innamorato, di...?
E Andrea, perché è così rude e cattivo?
E la madre di Azzurra è davvero stronza come sembra? Lasciarà sua figlia?
RECENSITE. UN ABBRACCIO!
Ps: scusate per la scrittura ma hanno cambiato tutto e sono un'impedita. 
Emh.. perdonatemi. 
  
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