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Autore: MeikoBuzolic    03/09/2013    2 recensioni
"Il viaggio durò a lungo. L’altoparlante comunicò «Stiamo per arrivare all’aeroporto di Mystic Falls».
L’atterraggio fu brusco, mi mossi in difficoltà nel piccolo corridoio, scesi, mettendomi le mani alle orecchie per il rumore degli aerei vicini che decollavano. Dopo diversi minuti, arrivarono le mie valige, le misi nel carrello, e seguì i cartelli di uscita. La porta scorrevole si aprì..."
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.
Corsi il più velocemente possibile, rischiai di inciampare nelle scale, spalancai la porta, e corsi come non avevo mai fatto prima. Iniziai a vederlo, sorrisi, ma quando mi fermai davanti al cancello, lui non c’era. Urlai di rabbia – perché, perché mi sta succedendo tutto questo? – mi domandai.
Tornai in casa, percorrendo lentamente il giardino, fissando le stelle – forse sto impazzendo? – sostenni, e calcia un sassolino – devo smetterla, non ho più dieci anni, è l’ora che faccia la donna matura – cercai di incoraggiarmi, chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi buttai nel letto – infondo non lo conosco, basta solo non pensarci, no? – cercai di autoconvincermi, come se fosse facile. Mi buttai sotto le coperte, e strinsi il mio cuscino – non posso provare certi sentimenti per qualcuno che non conosco – sentì il nodo alla gola, e le mie labbra iniziarono a tremare, e le lacrime lentamente iniziarono a scendere – come potevo provare questo, solo con uno scambio di sguardi? – asciugai le mie lacrime con la manica del pigiama, e mi addormentai piangendo.
 
Aprì gli occhi, e la luce che penetrava dalla stanza fece bruciare i miei occhi, mi ributtai sotto le coperte, la sveglia iniziò a suonare – ci mancava solo questa – mi concentrai, e sentì la sveglia rompersi. Uscì la testa da sotto le coperte, vidi la sveglia a terra, come se fosse esplosa – non credevo di poter far esplodere le sveglie – feci spallucce.
Andai in bagno, fissandomi allo specchio, avevo due oscure occhiaie – sembro un panda – pesai.
Accesi la radio che si trovava in bagno, e riempì la vasca da bagno, ed entrai – se non sarà lui a farsi avanti sarò io – ma a solo all’idea iniziai a diventare rossa – forse è meglio di no – misi le labbra sotto l’acqua e feci le bollicine.
Scesi le scale, con l’asciugamano in testa, e mi avviai in cucina «Buongiorno Nonna» mi avvicinai alla caffettiera e mi versai del caffè.
«Buongiorno a te» sorseggiò il suo solito the mattutino, mentre leggeva un giornale di gossip, «Non devi bere caffè, almeno non così tanto» mi rimproverò.
«Nonna, ringrazia il cielo che il caffè americano è più acqua che caffè» precisai.
La nonna rimase senza parole «Fai come vuoi. Io lo dico perché tengo alla tua salute, e al tuo stress, e credo che tu sia troppo piccola per il caffè» spiegò.
L’abbracciai da dietro le spalle «Anch’io ti voglio bene» dissi, e lei con una mano, mi strinse dolcemente il braccio.
Improvvisamente il mio cellulare cominciò a vibrare – di chi è questo numero? – riflettei.
«Pronto?» domandai incerta.
«Caitlyn, sono io. Matt» disse la voce dall’altro lato del telefono.
Arrossì «Ciao Matt, come stai?» sentì il suo tocco dietro la schiena.
«Molto bene… Senti, volevo chiederti se…. Se ti va di uscire?» chiese, il suo tono era timido.
Rimasi sorpresa – questo è il destino, che mi sta aiutando a scegliere – sostenni «Okay, va bene!» sorrisi, come se lui potesse vedermi.
«Okay, è fantastico!» il suo tono era allegro. «Ti va bene, fra una mezz’oretta vicino casa tua? Oggi lavoro solo la sera» propose.
«Okay! Dopo Matt Donovan, dovrai rispondere a parecchie mie domande» dissi ironica.
«Okay. Ci vediamo tra poco. Ciao!» il suo tono era gioioso.
«Ciao» dissi dolcemente, e chiusi la chiamata.
La nonna mi guardò con aria interrogativa.
Arrossì «Matt Donovan mi ha invitato uscire» dichiarai, la mia voce si fece acuta e stridula.
La nonna sorrise «Oddio! Tesoro sono talmente felice» mi fece gesto di abbracciarla.
L’abbracciai, e guardai l’orologio del mio cellulare, che tenevo ancora in mano «Cavolo! Devo sbrigarmi, tra venticinque minuti arriverà» esclamai, e mi precipitai in camera.
Mi asciugai di fretta i capelli, e li piastrai. Misi il fondotinta, e un ombretto marrone per mettere in risalto i miei occhi verdi, e in fine matita e mascara. Infilai i miei pantaloncini di jeans, la canottiera beige e la camicia rossa a scacchi. Presi i miei Ray-Ban dal comodino, le misi sopra la testa, e infilai le mie amate converse, presi il cellulare e le chiavi di casa che infilai in tasca, e mi precipitai alle scale «Nonna è arriv-» mi si fermarono le parole.
Rimasi sorpresa – non ho sentito il suo arrivo – alla vista di quei occhi blu il mio cuore batteva all’impazzata, i suoi capelli biondi, e quel suo fisico, mi avrebbe fatto morire.
Mi morsi il labbro «Ciao Matt» dissi imbarazzata.
«Sei molto bella» si complimentò.
Arrossii «Grazie, anche tu non sei male»  – e non lo è affatto, con quella sua maglietta attillata, e quei jeans un po’ aderenti – sospirai.
«Andiamo?» m’invitò a fare, indicando la porta.
«Certo» sorrisi, scegli gli ultimi gradini – non mi ero resa conto di essere ancora nelle scale – salutai la nonna con un bacio sulla guancia.
Arrivammo davanti a un grande pick up azzurro e bianco.
«Non è niente di ché» disse con un tono quasi di scuse.
«È bellissimo, mi sento in un film» sorrisi.
Lui ricambiò il sorriso, e mi aprì lo sportello, salì anche lui «Dove la porto?» disse ironico e rise.
La risata più dolce che avessi mai sentito «In una stella» sbattei gli occhi.
Lui mi guardò stranito.
«È una battuta del Titanic» l’informai, lui mise a moto.
«Non è un film che fa per me» precisò.
«Immaginavo… Tu sei il solito ragazzo che ama i film d’azione e lo sport, ma sotto, sotto è tenero come il burro» sostenni, facendo un sorriso ironico.
Lui rise «Non è vero!» ribatté.
«Io dico che è vero, è un giorno te lo proverò» alzai il naso.
«Vuoi dire che ci sarà una prossima volta?» chiese, e il suo sguardo si fece malizioso.
Mi morsi il labbro «Forse»
«Allora dove vuoi andare?» chiese per la seconda volta.
«Mmm.. Fammi pensare» riflette «Non è ho idea» risi, misi una mano dietro la testa.
Lui sbuffò, come se volesse trattenere una risata «Ok, allora ti sorprenderò» mi sorrise.
Lo fissai, ed ammirai ancora il suo sorriso dolce, per tutto il viaggio non facemmo altro che ridere, scherzare ed io non feci altro che ammirare la sua bellezza. Stavo bene, con lui, mi sentivo a mio agio.
Parcheggiò l’auto in un terreno asfaltato, e scese dall’auto, e mi aprì lo sportello.
Lo ringrazia con un sorriso «Dove siamo?» domandai.
Si guardò attorno «Vicino alla tenuta Lockwood» m’informò, «Iniziamo ad andare» indicò l bosco.
«Starai scherzando, vero?» domandai intimorita.
«Tranquilla no ti succederà niente. Ti proteggo io» mise un braccio attorno alle mie spalle.
Il suo odore era simile a quello del bosco che ci circondava.
Prese una cesta di picnic, e iniziammo ad incamminarci.
Mi portò in un campo, un bellissimo campo di viole, sorrisi e lo guardai «È bellissimo!» esclamai gioiosa.
Mise la coperta plaid per terra lui si sdraiò, ed io lo seguì mettendomi alla sua sinistra «Qui è davvero bellissimo» dissi entusiasta, fissando il cielo, coperto dai rami, da dove penetravano dei leggeri raggi di sole, che riscaldavano la mia pelle.
«Sono felice che ti piccia» mi regalò uno dei suoi sorrisi più dolci.
Mi sdraiai, mentre lui si avvicinò, sfiorandomi con le sue gambe le mie, sentì il battiti del mio cuore accelerare. Lui appoggiò la sua testa sulla mano, e mi fissava, sorridendomi.
«Perché mi fissi?» gli sorrisi.
«Vorrei fare una cosa…» il suo tono serio e dolce.
«Cosa?» chiesi, piegando leggermente la testa.
Lentamente lui si avvicinò, mise la sua mano sul mio fianco destro, sentì un brivido, la sua pelle era calda, con l’altra mano si sosteneva, e l’avvicinò alla mia testa. Le sue labbra si avvicinarono, e toccarono le mie, le sue labbra erano morbide, i suoi baci erano leggeri e dolci, misi la mia mano sulla sua nuca, i baci diventarono sempre più affannosi, e sentì la sua lingua entrare in me, e muoversi armoniosamente con la mia. La sua mano che si trovava nel mio fianco iniziò a salire – dove vuole toccarmi? – pensai, pronta a tirargli uno schiaffo. La mano non si fermò dove mi aspettavo, ma iniziò ad accarezzarmi la guancia, non riuscì a trattenere una risata – Quant’è dolce – pensai.
Lui si allontanò solo di pochi centimetri «Perché ridi?» sorrise dolcemente.
Risi debolmente e riavvicinai le sue labbra alle mie, e gli diedi un piccolo dolce bacio, nelle sue morbide labbra.
Passammo l’intera mattinata a baciarci, e parlare delle nostre vite, conoscendoci sempre più.
 
Arrivai a casa.
Matt fermò il suo pick up davanti al cancello.
«Allora… ciao» dissi aprendo lo sportello.
«Aspetta» disse, e con la mano avvicinò le sue labbra alle mie.
«Ciao» arrossì, camminando ancora rossa, lungo il sentiero del giardino.
Entrai.
«Nonna, sono arrivata» l’avvisai.
«Oh! Tesoro sono qui fuori» la sentì urlare, almeno quanto potesse fare una nonna, da lontano.
Usci in giardino, e la trovai con il suo solito grembiule bianco, il grande capello di paia, e i guanti verdi.
«Ciao Carla» feci cenno della testa.
«Tesoro, mangi?» chiese la nonna.
«No. Ho mangiato un panino fuori con Matt» sorrisi, mordendomi le labbra.
Sì alzò, e si pulì i guanti nel grembiule già sporco di terra «Com’è andata?» domandò.
«Molto bene» sorrisi, «Beh! Adesso vado in camera» feci cenno di salutò ed entrai.
Posai le chiavi e il cellulare nel comodino, e mi sdraiai a letto, presi il telecomando e accesi lo stereo, chiusi gli occhi ripensando alla mattinata passata: I suoi baci morbidi, la sua pelle calda, e i suoi occhi blu, e le sue mani grandi che mi accarezzavano «Oh Dio!» sospirai quelle parole.
Il cellulare vibrò, distraendo i miei pensieri, aprì il messaggio:
 
Da: Bonnie
Ciao! Caitlyn (:
Ti va di andare al Grill, stasera?
         -Bonnie
 
Da: Caitlyn
Ok! Ci vediamo lì.

-Cai
 
Dopo cena mi andai a preparare: presi i miei soliti jeans strappati, la canottiera dei “Thirty second to mars”, e la mia solita camicia, bianca. Mi truccai semplicemente: con fondotinta e eyeliner.
Presi le chiavi e il cellulare e scesi le scale «Nonna esco» comunicai.
«Ok, tesoro. Stai attenta» disse dolcemente.
Misi in moto la mia vespa e partì.
Arrivai al Grill, parcheggiai, e trovai Bonnie li davanti ad aspettarmi, come sempre.
«Ciao Bonnie» salutai.
«Ehi!» sorrise dolcemente come sempre.
«Ti devo dire una cosa» dissi emozionata.
«Cosa?» spalancò gli occhi.
«Entriamo e te lo racconto» feci cenno alla porta, dove appena entrate ci sedemmo.
«Cosa devi dirmi?» i suoi occhi erano incuriositi.
«Oggi ho avuto un appuntamento…» arrossii.
Bonnie mi interruppe, sorrise eccitata.
«… Con Matt Donovan» finì la frase.
La sua espressione cambiò, e si fece più seria.
«Bonnie qualcosa non va?» domandai.
La sua risposta venne interrotta «Volete ordinare?» domandò la voce esterna.
Mi voltai, e un giovane ragazzo dai capelli castani e gli occhi marroni, dolci come quelli di un bambino.
«Sì una coca» ordinai, con tono gentile.
«Per te Bonnie?» domandò il ragazzo.
Li guardai dubbiosa – Si conoscono? –
«Un the» sorrise, «Ah! Jeremy lei è Caitlyn una mia amica» ci presentò.
«Piacere» sorrisi.
«Okay, allora vi porto le vostre ordinazioni» c’informò, e andò.
«Perché hai fatto quella faccia quando ti ho detto di Matt?» domandai, sussurrando il suo nome.
«Sono felice, so che sei una brava ragazza, e che non mi aspettavo che uscissi con Matt, tutto qui?» ammise, facendo spallucce.
«Voglio solo che tu sia d’accordo» affermai.
Lei annuì, e quel esto mi rassicurò.
Mi guardai attorno, vidi Matt che mi sorrise e lo salutai col gesto della mano, il locale era molto frequentato. Guardai il bancone guardando che stesse facendo, ma lì notai quei capelli biondi – Klaus – e accanto a lui, rimasi senza fiato, era il bellissimo ragazzo dai occhi profondi che guardandoli mi sentirei persa.
«Bonnie andiamo a giocare?» indicai in tavolo da biliardo, vuoto.
«Okay, ma aspettiamo le bevande, che stanno arrivando» propose.
Presi le bevande e lo appoggiai al tavolino vicino al biliardo.
«Chi spacca?» domandai, con la stecca tra le mani.
«Io…» rispose una voce estranea.
Bonnie guardava dietro di me, quella voce profonda, mi fece venir il nodo allo stomaco, e rimasi come paralizzata. Mi voltai lentamente, e rimasi di sasso quando vidi quei meravigliosi occhi marroni, profondi, quei occhi che pensavo di continuo, che mi facevano perdere e dimenticavo chi ero, era lui quel ragazzo che mi faceva sentire in quel modo, completa. Non riuscì a dire una parola, lui aveva fatto il primo passo, mi batteva il cuore all’impazzata, e ne mio stomaco quel nodo si stringeva.
«Piacere sono Kol Mikaelson» si presentò.
Strinsi la sua mano «C-Caitlyn Evans» dissi a mala pena – perché ora? perché ora che avevo iniziato una relazione – continuavo a pensare. Quel pensiero mi faceva male, lui non era Matt, e i miei sentimenti per lui erano diversi, forse più veri e profondi.
   
 
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