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Autore: ShellyyStunna    03/09/2013    5 recensioni
Quando qualcuno è vittima di bullismo e tu sei solo uno spettatore, non stare lì a guardare. Dovresti aiutarlo prima che sia troppo tardi.
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Anche i ragazzi hanno dei sentimenti. Proprio come Justin.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason McCann, Justin Bieber, Sorpresa
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
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Author’s space
Sposterò l’author space sopra da questo capitolo in poi visto che di sotto non lo caga anima viva.
Comunque potete anche amarmi perché ho postato praticamente subito.
Sono stata quasi tutto il pomeriggio a tradurre questo capitolo,
che come avevo già detto è uno dei miei preferiti.
Vorrei anche dirvi che noto spesso che ci sono molte visite,
ma che pochissimi di voi recensiscono,
voglio davvero sapere cosa ne pensate della fan fiction, in più voglio sapere in quanti seguono la storia.
Comunque ringrazio ancora chi recensisce e mette tra preferiti/seguita/da ricordare.
E vorrei che lasciaste una recensione anche per dirmi qual è la vostra parte preferita del capitolo.
Buona lettura.
-lets. 

 
CHAPTER 8
 
Sono passate esattamente quattro ore.

Io e Jason siamo in questa sala d’attesa da quattro fottute ore, e ogni minuto che passa la preoccupazione sale sempre di più.

Mi sentivo in colpa, anche se ero consapevole del fatto che io non c’entrassi nulla in quella situazione, ma lo avevo visto far uso di droga, e non avevo fatto assolutamente
nulla per aiutarlo. Jason sembrava sconvolto, ma in realtà era lui quello che doveva sentirsi in colpa per ciò che aveva fatto a Justin.

Non riesco nemmeno a parlare con lui, è come se avesse già fatto abbastanza anche solo per rivolgergli la parola. Mi veniva da piangere al solo pensiero di Justin.

Somigliava tanto a uno di quei ragazzi che postavano video su youtube raccontando la loro triste storia, prima di un suicidio.

Al solo pensiero chiusi lentamente gli occhi, per evitare un capogiro. Ripensando a tutto ciò che ha passato Justin, e a come ha gestito quelle situazioni, iniziava a guadagnarsi tutto il mio rispetto.

Avrei voluto solo alzarmi e correre contro ogni medico che passava, chiedendo come stesse Justin, ma rimasi ferma aspettando che qualcuno venisse a darci qualche buona notizia.

Ho un bruttissimo presentimento, e so che non dovrei essere così negativa, ma non posso far a meno di pensare che sia accaduto qualcosa di brutto a Justin.

Pensai al fatto che Pattie era in viaggio di lavoro in Arizona, e non sarà di ritorno fino a martedì.

Dopo ore e ore seduti lì ad aspettare qualche notizia sulle condizioni di Justin, una giovane dottoressa chiamò il nome di Jason, e sia io che lui ci alzammo dalle nostre sedie per la prima volta dopo quattro ore e mezzo.

Seguimmo la dottoressa intenta a controllare la cartellina clinica che reggeva tra le mani, e iniziai a scrutare il suo viso cercando di capire se dovesse dirci qualcosa di positivo o negativo.

“Resterà qui per qualche giorno, probabilmente fino a Domenica o Lunedì, prima di allora dovrà stare sotto controllo.”

Unì le sopraciglia, e Jason annuì in risposta.  “Perché, insomma, lui sta bene vero?”

La dottoressa annuì in risposta. “Per fortuna si, i medici sono stati costretti ad infilargli un tubo su per la gola in modo da eliminare i farmaci prima che essi iniziassero a creare danni seri.” Disse fissandomi diritto negli occhi. “E’ davvero un ragazzo fortunato.”

Jason sospirò profondamente, facendo correre le dita fra i capelli. “Quante pillole ha preso?”

“Mi hanno riferito che ne ha assunte circa un pugno della mano.”

Jason strofinò gli occhi in segno di frustrazione. “Potreste non avvisare nostra madre? Non voglio che sappia quello che è successo.”

La dottoressa annuì comprensiva. “Chiamerò il medico per chiedere..”

“Jason.”

“Jason.” Completò la dottoressa estraendo una penna dalla tasca del suo camice.

“Il medico dovrebbe chiamare appena le condizioni del paziente saranno migliorate.”

Jason inspirò, trattenendo il fiato per alcuni secondi. “Va bene.” Disse sospirando, prima di camminare verso le doppie porte di vetro.

Lo seguì e attraversammo le porte uscendo definitivamente dall’edificio.

“Vuoi che chiami mia mamma per passare a prenderci?” dissi guardandolo e estraendo lentamente il telefono dalla tasca posteriore dei miei jeans.

Mi guardò, mentre il vento scompigliava i suoi capelli lasciando libera la fronte.

“Ci chiederà per quale motivo siamo qui?”

Selezionai il numero di mia madre dai miei contatti, e scossi la testa. “Ci avvieremo verso Home Depot, e le diremo di venirci a prendere lì.”

Jason ridacchiò leggermente. “Perché dovrebbe venire a prenderci da home depot alle 8 di sera?”

Lentamente spostai lo sguardo verso di lui, incrinando un sopraciglio. “Scherzi?”

Portò le mani in avanti in segno di difesa.

Scossi la testa, portando il telefono all’orecchio, mentre attraversavamo il parcheggio dell’ospedale. ”Mamma?”

“Ashley, dove sei? Se non te ne fossi accorta il tuo corpi fuoco è passato un’ora fa, dovevi essere a casa per le sette.”

“Lo so sono andata a.. da qualche parte. Potresti venire a prendere me e un mio amico da Home Depot, per favore?”

Potrei giurare che aveva appena iniziato a cucinare dal rumore di pentole sbattute che echeggiava attraverso la cornetta. “Quale amico? E perché sei da Home Depot?”

“Non lo so, ci sono venuta con lui, ma la macchina di sua mamma è rotta, così non può passarci a prendere.” Guardai Jason, che iniziava ad avere la pelle d’oca a causa
dei forti venti serali che soffiavano contro i nostri volti, facendomi rabbrividire dal troppo freddo.

La sentì sospirare profondamente prima di rispondere. “In quale Home Depot siete?”

Mi guardai intorno scrutando attentamente gli edifici intorno all’Home Depot.

“Umhh.. sai dov’è Wal Mart e i teatri AMC?”  chiesi, cercando di rinfrescare la sua memoria.

“Quella vicino Ocean View Hills, giusto?”

“Si, esatto.” Sentì il tintinnare delle chiavi di casa dall’altro capo del telefono.

“Arrivo, restate li dove siete, d’accordo?”

“Mmm.” Mormorai, togliendo il telefono dall’orecchio e terminando la chiamata, notando che eravamo appena arrivati di fronte l’edificio.

Jason mi guardò “Vuoi una caramella?” chiese indicando con il pollice l’edificio di fronte a noi.

Guardai indietro notando il parcheggio dell’ospedale illuminato e completamente deserto.  Guardai nuovamente verso Jason e mi strinsi nelle spalle “Si, grazie.”

Jason si voltò iniziando a camminare verso l’edificio. “Accidenti, fa freddo.” Borbottò, strofinandosi le mani sulle braccia e facendo sollevare una leggera nuvoletta dalla
bocca.

Una volta arrivati, attraversammo le porte di vetro automatiche e un odore di vernice e cemento mi riempì le narici. Guardai intorno scrutando ogni oggetto in quel negozio.

C’era di tutto, da forniture per bagni a oggetti per giardini.

Ci avviammo verso uno scaffale dove erano poste alcune scatole contente vari pacchi di caramelle, e Jason mi scrutò come per chiedermi quale volessi comprare.

Mi guardai intorno prima di riposare gli occhi sulle caramelle, e afferrai una confezione di skittles, per poi porgerla a Jason.

Iniziammo a camminare verso le casse, quando Jason si fermò appoggiandosi su una pila di riviste. “Mi dispiace che tu sia arrabbiata con me.”

Smisi di scrutare il negozio per posare lo sguardo su Jason. “Perché ti stai scusando con me?”

“Perché ovviamente Justin ti piace, e sei arrabbiata per quello che gli ho fatto.”

Mi bloccai. “Justin? Voglio dire, credo di poterlo considerare un amico, ma lui non mi piace in quel modo.” Mi sentì leggermente accaldata al solo pensiero di quello che
aveva appena detto.

“Allora perché chiedi sempre di lui, e ora improvvisamente te ne vuoi prendere cura?” Chiese, in effetti non avevo una spiegazione plausibile per questo, ma risposi
ugualmente.

“Sai cosa sta passando? Voglio dire, so che sei costantemente nella sua vita, ma non sono sicura che tu lo sostenga a dovere.”

Arricciò le sopraciglia guardandomi in totale confusione. “Sostenerlo? Ma che cosa-“

“Non vi rendete conto che lui è molto sensibile, io l’ho notato fin da subito. Il bullismo è un crimine.” Dissi, guardando Jason mettere il mio pacchetto di skittles nelle
tasche dei suoi jeans.

Inspirò profondamente scuotendo la testa. “Tu non capisci, lui è abituato a tutto questo.”

“No, sei tu quello che non capisce. Ho notato che è abituato, pensava che fossi un altro dei suoi nemici appena sono arrivata a scuola.”

Arrivati di fronte la cassa, Jason diede cinque dollari al cassiere, prima di avviarci nuovamente verso l’uscita.

“Perché lui non riesce a parlare con le ragazze, per qualche strano motivo ha paura a farlo.”

Lo fissai con uno sguardo truce aspettando che guardasse dalla mia parte e scossi la testa senza rispondere, iniziando a camminare fuori dall’edificio.

“Ashley..” si lamentò Jason, in tono disperato.

Lo ignorai. Se doveva continuare a dirmi stronzate sul comportamento di Justin, preferivo non continuare ad ascoltarlo. Era in ospedale per l’amor di Dio, e Jason a mala pena si incolpava per questo.

Voglio dire, so che Justin ha assunte droghe, ma Jason gli ha tirato un calcio abbastanza forte, non dovrebbe nemmeno essere in ospedale adesso. Ma deve almeno
ammettere che una parte di tutto questo è successa per colpa sua, voglio dire gli ha dato un calcio sulla schiena di fronte a me solo perché Justin gli ha urlato contro, e
non lo biasimo per averlo fatto.

Mi appoggiai ad un lampione, iniziando a guardarmi intorno in attesa che mia madre arrivasse.

Siamo arrivati in ospedale con l’ambulanza, e mentre eravamo lì Justin ha avuto un altro attacco d’asma, ma per fortuna il medico aveva a disposizione un inalatore.

Sentì dei passi avvicinarsi a me da dietro. Lentamente chiusi gli occhi, cercando di calmarmi per evitare di urlare contro Jason. Anche se a volte vorrei solo dirgli di tutto e di più per il modo in cui tratta Justin, non riesco mai a reagire e a volte cerco solo di ignorarlo.

Sentì i passi di Jason fermarsi a qualche metro da me.  Sospirò profondamente.

“Dai, perché ora sei arrabbiata con me?”

Fino a quel momento non mi accorsi di stare piangendo, e cercai di asciugarmi le guance per non farmi notare da Jason. Mi girai verso Jason tenendo lo sguardo basso. 
Smettila di piangere, sii forte, Justin starà bene. 

Il pensiero che Justin stia soffrendo in questo momento non fece che farmi piangere ancora di più. Mi scappò un singhiozzo ma coprì immediatamente la bocca con le mani, mentre le lacrime continuavano a scendere.

Sono così stanca dei bulli che inducono le persone a uccidersi. Spero che Justin non diventi uno di loro.

“Ashley?” mi chiamò Jason assumendo un tono di voce più dolce, camminando verso di me. “Perché piangi?” unì le sue sopraciglia con fare preoccupato.

Alzai la testa verso di lui, aprendo leggermente la bocca. “Tuo fratello è in ospedale per le cose orribili che la gente gli fa, e tu non lo supporti o difendi nemmeno, e tutto ciò non fa che peggiorare la situazione.”

Sospirò. “Io-“

“Tu vuoi che Justin muoia?” dissi alzando leggermente la voce verso di lui. Lasciai fuori uscire un ultimo grido per la frustrazione, fissando Jason negli occhi.

Si coprì il volto con le mani scuotendo la testa e iniziando a massaggiarsi le tempie.

“No, non dire così.” Disse a denti stretti. “Non dirlo mai più”

“Sembra che non te ne importi nulla di lui, a parte tutti gli altri, il 50 percento delle volte in cui sta male è per colpa tua, per colpa del suo stesso fratello. Solo perché tu
non sei in grado di difenderlo.”

Strofinai gli occhi con il dorso della mano. Spero davvero che abbia capito quello che intendevo, stavolta.

Facendo un passo in avanti, avvolse un braccio intorno alla mia vita tirandomi più vicino a lui per poi stringermi in un abbraccio. “Andrà tutto bene, fidati di me.”

Lo abbracciai a mia volta. Inspirai lentamente sentendo il respiro leggermente tremolante e avvolsi le braccia intorno alla sua schiena.

“Vuoi bene a Justin?”

Jason mi guardò sospirando leggermente. “Che cosa?” sussurrò come se quello che avessi detto fosse un qualcosa di davvero sconvolgente. “Bhe, si. Lui è mio fratello.”

“Allora dimostraglielo.” Spostai lo sguardo sulla strada notando un SUV bianco che riconobbi come quello di mia madre. Guardai dinuovo verso Jason.

“Promettimi che quando Justin tornerà a casa farai di tutto per fargli capire che gli vuoi bene.”

Mi guardò negli occhi assumendo un’espressione leggermente disgustata.

“Cazzo, va bene.” Mormorò. “Ci proverò”

Il rumore del clacson della macchina di mia madre risuonò un paio di volte mentre si avvicinava all’edificio dietro di noi.

Sia io che Jason ci avviammo verso la macchina. Aprì lo sportello dei sedili posteriori e Jason mi seguì sedendosi sul sedile di fianco al mio.

Cercai di nascondere le lacrime. L’ultima cosa che volevo era coinvolgere mia mamma in questa situazione.

“Quindi, dobbiamo tornare a casa o devo accompagnare il tuo amico a casa sua?” disse mia mamma fissando lo specchietto retrovisore.

Mi sistemai sul sedile girandomi per guardare Jason, come per chiedergli cosa volesse fare.

Guardò mia mamma e negò con la testa. “No grazie, posso camminare, ma grazie lo stesso dell’offerta Signora Robins.” Disse Jason educatamente.

Non vorrei apparire dura o scortese, ma il modo in cui lo disse sembrava una tale stronzata per me. Come potete biasimarmi, non l’ho mai sentito parlare così
dolcemente prima d’ora.

“Aw, che voce dolce che hai.” Mia madre sembrava divertita dal modo in cui lo disse, come se fosse del tutto impressionata.

Jason  spostò lo sguardo su di me, e non riuscì a trattenere un piccolo sorriso per quella situazione, così come Jason.

“Grazie.” Disse Jason sorridente, iniziando a scrutare la macchina. Si schiarì la gola “Mi piace la sua macchina.”

Soffocai una risatina alla sua ultima affermazione.

Mia mamma rise di gusto, mentre rallentava a un semaforo rosso. “Scusami, non ho ancora capito, il tuo nome?”

Alzò lo sguardo. “Jason.”

Non chiedetemi il perché, ma questa situazione stava diventando imbarazzante. 

Mia madre annuì in risposta. “Allora, Jason da quanto tempo vi-“

“Mamma.” Parlai finalmente, interrompendo bruscamente la sua frase, sentendomi immediatamente arrossire. Jason mi guardò sorridendo leggermente alla mia reazione.

“Che cosa, tesoro?” chiese, immettendosi sulla superstrada.

“Finiscila.” Dissi scuotendo la testa e poggiando una mano sulla fronte.

Jason si lasciò uscire una breve risatina, evidentemente divertito dalla situazione.

Mia madre scrollò le spalle. “Scusami, non posso chiedere da quanto tempo vi conoscete?”

“Oh Signore.” Mormorai totalmente in imbarazzo. Era così banale, fin ora avevo sentito queste cose solo nei film. “Era il padrone del cane che abbiamo trovato nel nostro
cortile ad Halloween, mamma.”

Mia madre inarcò le sopraciglia. “Ah, sei tu il padrone di quel cane?”

“Maggie è di Justin, non mio.  Justin è mio fratello.” Sembrava non avere alcun problema ad intrattenere una conversazione con mia madre.

Ma per me era tutto troppo imbarazzante. Era.. strano.

Mi venne improvvisamente in mente una cosa. “Mamma ti ricordi il ragazzo che ieri ha chiesto di me mentre eravamo in cucina per fare la cena?”

“..Era Jason? Onestamente non ti avevo riconosciuto senza occhiali.”

Jason ridacchiò.

“No, quello è Justin.” Mi chinai leggermente a destra per osservare al reazione di mia madre.

Alzò lentamente le sopraciglia in stato di shock. “Oh davvero? Stai mentendo…”

Ecco l’espressione che mi aspettavo.

Jason decise di intromettersi nel discorso. “No, siamo gemelli.”

“Siete esattamente identici, dici sul serio?” era completamente sconvolta e stordita, come se non riuscisse a crederci.

Non la biasimo, ho avuto la stessa reazione vedendo Justin e Jason vicini. Era come osservare uno specchio.

“Si, voglio dire magari un giorno possiamo venire entrambi per provarglielo.” Disse afferrando il labbro inferiore con i denti, guardando verso di me.

Scrollai leggermente le spalle, sapendo che con quell’occhiata voleva chiedermi se per me andava bene. Non ne ero tanto sicura, visto che ero ancora un po’ arrabbiata
con lui per tutto ciò che era successo con Justin.

Mia madre si mise a ridere. “Mi piacerebbe. Se volete potete unirvi a noi per cena domani.”

Mi sistemai sul sedile. “Mamma Justin non ci sarà fino a martedì, è partito per una sorta di campeggio matematico.”

Jason ridacchiò senza farsi sentire. “Non è poi così difficile da credere.” Mi sussurrò all’orecchio.

Feci finta di tirargli uno schiaffo sul braccio, cosa che stavo davvero per fare.

“Bhe, allora sarà per un’altra volta. Quando sarete liberi entrambi, fatecelo sapere.”

Portai la testa all’indietro poggiandomi sul sedile, sospirando profondamente.

I minuti passarono, stavo quasi per addormentarmi quando mi accorsi di essere già di fronte casa. Non avevo voglia di scendere, volevo restare a dormire in macchina.

Jason si spostò leggermente per aprire lo sportello, e lo seguì a ruota spostandomi per raggiungere la portiera aperta, lamentandomi per il fatto che dovessi muovermi.

Adesso sono completamente sveglia. 

Chiudendo la portiera sentì Jason ridere leggermente. Ma che diavolo, perché stava ridendo?

Raggiunsi l’altra parte della macchina vedendo mia madre incamminarsi verso il vialetto di casa.

“Ashley, stai accompagnando Jason a casa?”

“Umhh..” guardai Jason tirare in fuori il labbro inferiore assumendo un’espressione da cane bastonato. Sospirai leggermente alzando gli occhi al cielo. “Si, credo.”
sbadigliai spostando i capelli dietro la schiena.

“Sbrigati, d’accordo?” disse aprendo la porta di casa e sparendone, successivamente all’interno.

Guardai Jason e cominciammo a camminare uno di fianco all’altro.

“Quindi..” dissi guardandolo incuriosita. “Eri serio quando hai accettato di dimostrare a Justin un pò più di rispetto?”

Continuò a guardare davanti a se colpendo con la lingua la guancia destra.

“Ho detto che potrei provarci.”

Gemetti interiormente. Non ho intenzione di iniziare un altro argomento con lui, così lasciai perdere. “Si, si va bene.” Sospirai, attraversando la strada.

“Bhè, è difficile, voglio dire Justin è noioso e strano. Ha paura dei conigli, Ashley.”

Mi strinsi nelle spalle. “Magari crede che mordano…”

Mi guardò di traverso come se volesse intimarmi di smetterla.

Tirai le labbra in dentro, e sospirai. “Bhe, io ho paura dei polli.”

Lui sbuffò, lasciandosi scappare una risatina. “Ma a tutti fanno paura.”

“Scommetto che a te non fanno paura.”

Scosse la testa e ci fermammo di fronte casa sua, poi si girò verso di me. “Oh..” esclamò affondando una mano nella tasca posteriore dei jeans, estraendone poi il mio
pacchetto di skittles.  “Me l’ero dimenticato..” disse sorridendo.

Leccai le labbra ridacchiando e presi il pacchetto di caramelle. “Grazie.”

“Nessun problema. Ci vediamo presto.” Disse iniziando la sua strada verso il portico.

Agitai la mano che ancora reggeva il pacchetto di skittles, in segno di saluto sorridendo leggermente. “Ciao.” Mi girai, non volendo altro che tornare a casa. Era già notte
inoltrata, in più il buio e la strada isolata iniziavano a spaventarmi.
  
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