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Autore: _KyRa_    04/09/2013    10 recensioni
[ Sequel di Coming Home ]
“Beh, io te l'ho sempre detto.” ribatté lui, per suo sollievo. “Sono i tuoi genitori. È normale per loro guardare oltre.” Parlava con calma ed Ingie non capiva se si trattasse di freddezza, serietà o quiete. “Anche io l'ho fatto, d'altronde.”
Abbassò lo sguardo, non più in grado di reggere il suo, e sorseggiò un po' d'acqua, percependola gelida lungo la sua gola. Una parte di lei avrebbe voluto gettare a terra quel bicchiere, fare di corsa il giro del tavolo e ricordarsi com'era fare l'amore con lui; l'altra, quella più razionale, sapeva che qualcosa stava per cambiare e che ciò avrebbe portato ad una decisione sofferta, che avrebbe fatto male ad entrambi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
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Nine
Falling down





Cercare di fingere indifferenza in quelle settimane fu l'impresa più difficile cui si fosse mai sottoposta. Tom continuava a frequentarsi con Keri, Ingie continuava a vivere una falsa storia d'amore con Luke. Simone era ripartita qualche giorno dopo il loro incontro nella completa ignoranza. Il programma proseguiva, le loro esibizioni senza Sid anche. E reggere lo sguardo del chitarrista diveniva sempre più arduo. Tutto stava andando a rotoli e per la prima volta in quei mesi desiderò tornare a casa, a New York, ed abbandonare tutti quanti e quel grandioso progetto che le stava dando da vivere. DSDS si era presentato come una fantastica esperienza, che avrebbe dato loro la possibilità di introdursi anche nel mondo televisivo, ma con il passare del tempo si stava rivelando solamente una gran sofferenza per il suo stomaco. Mancava ancora un mese e mezzo alla sua conclusione e Ingie credeva fosse un'eternità. Non vedeva via d'uscita, non vedeva nulla di positivo e quell'ultimo periodo aveva sospettato di essere caduta in una sorta di lieve depressione. Voleva dare un taglio a tutto, voleva tornare dalla sua famiglia che non vedeva da settimane e dimenticare una volta per tutte Tom, come avrebbe dovuto fare mesi addietro.

La frequentazione con Keri si era approfondita sempre di più, dai racconti della bionda, ma ancora nulla se non semplici baci era accaduto fra loro. La ballerina, dal suo canto, era impaziente e da tempo si chiedeva se non fosse all'altezza del ragazzo ed Ingie cercava di rassicurarla come poteva, contro ogni istinto di urlarle quanto amasse Tom e quanto soffrisse nel dover ascoltare ogni suo discorso. Avrebbe tanto voluto portarsi le mani alle orecchie e chiudere gli occhi, abbandonarsi a letto ed interrompere qualsiasi contatto con il mondo esterno. Solo Amanda e Milo rappresentavano per lei una sorta di appiglio su cui poteva contare ogni qual volta ne sentisse il bisogno.

Quella sera avrebbe dovuto persino partecipare ad un After Party organizzato dal programma per festeggiare la così detta puntata di mezzo, quella che si trovava perfettamente a metà dell'intero periodo di riprese. Non era decisamente dell'umore per una serie più che ragionevole di motivi ma non aveva scelta. Forse avrebbe potuto fingere un malore ma non le andava nemmeno di attrarre troppe attenzioni.

Le esibizioni erano andate bene come sempre e l'entusiasmo che ne derivava ogni volta non mancava di certo. Lei si sforzava semplicemente di fingere serenità. Non poteva fare altrimenti o le domande, come sempre, si sarebbero sprecate.

Con il bicchiere di champagne in mano, fingeva interesse per la conversazione che si stava tenendo fra Adam, Ty, Page ed Anthony, ma il suo sguardo non aveva perso di vista Tom e Keri, a qualche metro di distanza, intenti a chiacchierare animatamente con Bill.

Era divenuta la nuova Ingie. Ora era lei cui toccava un posto tra i gemelli, era lei che riceveva le attenzioni di Bill, era lei la nuova persona cui dare importanza e magari da introdurre in famiglia.

Stringeva il bicchiere fra le dita come volesse distruggerlo e per un momento temette di esservi vicina. Guardava Keri ed era così felice; leggeva nei suoi occhi la stessa felicità che per un momento aveva provato anche lei a Berlino. Perché era vero, i gemelli erano in grado di trasmettere serenità, completezza. Erano capaci di far sentire anche il più asociale essere umano sulla Terra a proprio agio. Le mancava quella sensazione di spensieratezza, di affetto.

Un bacio inaspettato sulla guancia la fece trasalire, riportandola con la mente al presente. Quando si voltò per vedere chi fosse stato, Luke le sorrideva con un paio di stuzzichini in mano.

Vuoi?” Le offrì un mini sandwich farcito con il prosciutto crudo. “Vedo che bevi soltanto. Magari riempirti anche un po' lo stomaco non sarebbe male.” disse successivamente con l'ironia nel tono di voce. Ingie non si era nemmeno resa conto di ingurgitare alcolici a stomaco vuoto e fu lieta che Luke glielo avesse fatto notare. Con un sorriso, accettò di buon grado lo stuzzichino e ne prese il primo morso. “Vederti bere più di me è destabilizzante.” ridacchiò poi.

Forse sì. Forse aveva una certa propensione a sfogare le sue frustrazioni sull'alcol ed era una cosa che da sempre si era detta di evitare, senza successo. Non lo faceva apposta; il problema era che poteva gettarsi o su quello o sulle sigarette.

Quanto sei idiota, si disse mentalmente.

Abbandonò il bicchiere sul tavolo alle sue spalle e si concentrò solamente sul cibo.

Le mani di Luke continuavano a cingerle la vita di tanto in tanto e per la prima volta le dettero fastidio. Eppure non si mosse, non voleva scatenare un'altra lite in diretta, davanti a tutti.

Andiamo a fumare?” le propose all'improvviso, ad un orecchio. Si limitò ad annuire; d'altronde non aveva nulla da fare, se non farsi venire il mal di stomaco davanti a quello spettacolino. Quando uscirono in terrazza, sospirò, lieta di respirare aria fresca ed abbandonare quell'atmosfera che sembrava impregnata di eccessivo amore. Si accese una sigaretta in silenzio e lanciò l'accendino a Luke. “Sei silenziosa stasera.” commentò all'improvviso con la sigaretta alle labbra.

Ingie scrollò le spalle.

Non ho molto da dire.” rispose con semplicità.

Strano.” ridacchiò lui facendola sorridere appena. “Io invece è da qualche giorno che penso ad una cosa.” I muscoli della mora si irrigidirono come in un automatismo. Non sapeva il motivo ma sentiva che si trattava di qualcosa che non le sarebbe piaciuto. Lo sguardo del ragazzo era serio ma sereno al tempo stesso e ciò poteva voler dire solamente una cosa che sapeva l'avrebbe messa con le spalle al muro. “Sai, spesso mi ritrovo a pensare al futuro e non ti ho mai nascosto che in questo futuro ti vedo con me.” Esattamente ciò che pensava. “Beh...” Il ragazzo si portò una mano alla nuca con difficoltà. “Insomma, pensavo che non mi dispiacerebbe, una volta tornati in America, cominciare a definire un po' le cose.” Il cuore di Ingie batteva all'impazzata. “Per esempio, comprarci un appartamento tutto nostro.” Gesticolò. “E chi lo sa... Magari... Sposarci.”

Ingie si portò una mano allo stomaco. Il mondo le era crollato immediatamente addosso, le era mancato il respiro per un momento e la testa aveva preso a girare.

Non poteva. Non era pronta; non lo amava ed il panico aveva imperversato.

Ma perché affrettare le cose? Insomma, non stiamo già bene così?” provò con impaccio, cercando di suonare il più gentile possibile. “Anche se non abbiamo un appartamento nostro, stai praticamente sempre a casa mia. E per il matrimonio... Beh, c'è tempo. Io ho solo ventun anni e tu venticinque. Possiamo aspettare.”

Luke sembrava deluso.

Sì, è vero che sto sempre a casa tua ma è piccola. È un monolocale e a lungo andare la cosa comincia a diventare scomoda.” Provò. “E riguardo il matrimonio, è vero che è un passo importante ma se ci amiamo, farlo prima o dopo non cambia molto.”

Ingie sentiva le mani prudere.

Ma, voglio dire, è necessario?” si impuntò. Luke si adombrò ancora di più; quella volta sembrava seriamente ferito, così cercò di rimediare. “Quello che cerco di dire è che secondo me il matrimonio non è di vitale importanza. Non sono una di quelle ragazze che sognano di essere portate all'altare. Io sto già bene così con te. Alla fine, è solo una formalità, un contratto. A che ci serve ora?”

Luke sospirò appena.

Come preferisci.” si arrese mogio. “Per la casa però puoi pensarci?”

Non lo so, Luke. Lo sai, sono una persona indipendente. Adoro la mia indipendenza.”

Luke gettò lo sguardo sulle proprie scarpe ed abbandonò la sigaretta a terra.

A questo punto, credo di non dover dire altro.” disse con un sorriso amaro per poi voltarsi e rientrare.

Si sentiva una stronza, una persona insignificante, per nulla degna di attenzioni. Un'altra ragazza avrebbe fatto i salti di gioia al suo posto. Ma non era assolutamente pronta a rinunciare a quel modo alla sua felicità benché lo stesse in parte già facendo.

Anche lei decise di rientrare ma invece di raggiungerlo, si avvicinò a Georg e Gustav, arrivati quella mattina a Cologne. Anche loro avevano avuto il piacere di conoscere Keri ed Ingie non aveva potuto fare a meno di provare gelosia anche nei loro confronti.

Come ve la passate?” domandò abbattuta.

Non c'è male. Tu non hai una bella cera.” commentò Gustav, scrutandola preoccupato.

No, infatti. Ancora una volta ho fatto la parte della stronza megera. Scusatemi.” borbottò prima di allontanarsi di nuovo.

Non aveva più visto Milo e qualcosa le diceva che l'avrebbe trovato altrove in completa solitudine. Per l'appunto, non dovette girare l'intero studio; aveva deciso di raggiungere direttamente il giardino sul retro dove lo trovò seduto a terra – con la schiena contro il muro – intento a bere birra. Una bottiglia ad una mano, una seconda all'altra e lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé. Lei gli si sedette affianco e lui nemmeno si voltò per assicurarsi che fosse lei; le allungò semplicemente la bottiglia ancora chiusa senza guardarla. Lei la accettò di buon grado.

Alla loro salute.” mormorò scettico il ragazzo, sollevando la bottiglia contro la quale Ingie fece battere appena la sua. “No ma sono molto carini, devo dire.” continuò con cupo sarcasmo.

Qualcosa le diceva che non fosse del tutto sano.

Quanto hai bevuto, Milo?” domandò a quel punto, particolarmente tranquilla, poiché lei non poteva permettersi di fiatare a riguardo.

Chi lo sa.” scrollò le spalle lui per poi portarsi alla bocca la bottiglia. “Si respirava tanto di quell'amore, lì dentro, che ho preferito venire a parlare con gli insetti.”

Affascinante.”

Si presero qualche attimo di silenzio in cui il ragazzo poggiò la testa contro il muro dietro di lui, forse per osservare il cielo quasi nero.

Ti sei mai chiesta se gli insetti ragionino?”

Ingie sollevò le sopracciglia in un'espressione sardonica e lo fissò come fosse pazzo.

Sinceramente non mi faccio domande sulla vita degli insetti.” rispose.

Non dev'essere una vita facile.” biascicò lui, chiudendo gli occhi.

No, infatti. Poverini.” lo accontentò lei senza il minimo interesse. “Che ne dici di alzarti e rientrare? La birra ormai è finita.”

E ritrovarmi davanti quei due che ufficializzano il loro rapporto? No, grazie.”

Ingie non provò nemmeno a replicare poiché era la stessa sensazione provata da lei. Una sensazione di impotenza, peso e malessere. Effettivamente, nulla la spingeva a rientrare così decise di poggiare anche lei la testa al muro ed osservare distrattamente le stelle.

Non eri tu quello determinato a voltare pagina?” esordì dopo un po' senza guardarlo.

Io sparo anche tante cazzate. Ormai dovresti saperlo.” Quello del ballerino era un borbottio continuo, tipico di chi beveva una certa quantità di alcol. “Che vita di merda.”

Ingie non poté fare a meno di sorridere ironica.

Ti sei beccato la sbronza triste, eh?” commentò, lanciandogli un'occhiata.

Ciò non vuol dire che la mia vita non sia comunque una merda.”

D'accordo.” Fece una pausa prima di continuare. “Luke ha parlato di convivenza e matrimonio.”

Ci fu qualche attimo di silenzio che poi venne spezzato da Milo.

Tu sì che sei nella merda.”

Grazie per il sostegno.” commentò sarcastica.

Figurati.”





***





L'aveva vista a disagio, com'era ormai da settimane. Non poteva negare di sentirsi altrettanto. La frequentazione con Keri proseguiva e si era fatta sempre più profonda. Non avevano mai ufficializzato nulla e benché Tom sentisse da parte della ragazza quel desiderio, lui non riusciva a prendere finalmente una decisione. Era inutile negarlo; il suo cuore non aveva mai smesso di battere per Ingie, nonostante l'immensa delusione, e quel tipo di sentimento certamente non lo aiutava con Keri. Avrebbe tanto voluto riuscire a voltare pagina, a renderla serena assieme a lui, a darle ciò che voleva ma non vi riusciva. Inoltre, gli mancava confidarsi con suo fratello. Non aveva più avuto occasione di aprirgli il proprio cuore come faceva tempo addietro, per un motivo o per un altro. Forse non voleva gettargli addosso preoccupazioni che avrebbe potuto benissimo evitargli ma il bisogno di parlare nuovamente con lui si era riaffacciato con urgenza. Era giunto il momento di trascorrere un po' di tempo fra gemelli e appena l'occasione si fosse presentata di nuovo, l'avrebbe fatto.

Camminava con Keri lungo il corridoio dell'albergo, appena tornati dalla festa, e si apprestavano a raggiungere le loro stanze in silenzio. Ormai gli argomenti erano esauriti, vista l'intera serata passata assieme.

Finalmente giunsero di fronte alla porta della ragazza e si fermarono a scrutarsi per qualche secondo.

Beh, allora a domani.” mormorò Keri, incerta sul da farsi ed intenta a torturarsi le mani.

Tom poteva percepire la tensione che la bionda stava provando ed anche a lui prudevano le mani. Non capiva il motivo; Keri lo attraeva fisicamente, sarebbe stato anormale pensare il contrario, eppure non sentiva quello stesso desiderio carnale che provava nei confronti di Ingie. Probabilmente la differenza stava nel fatto che lui la amava ancora ed aveva imparato a capire che persino il sesso diveniva più bello.

Si limitò ad annuire ed abbassare il viso verso il suo per baciarla lievemente sulle labbra. A quel tocco, la bionda gli poggiò una mano sul collo e cercò di tenerlo vicino a lei quanto più possibile. Sembrava avere bisogno di lui e la cosa lo preoccupava. Si era da sempre ripromesso di non illuderla e lei gli aveva sempre assicurato che ciò non sarebbe accaduto, ma alle volte i dubbi lo tormentavano.

Quando si allontanarono, le sorrise appena.

Buonanotte.” le disse, prima di darle le spalle.

Tom.” si sentì chiamare di nuovo con l'ansia nel tono di voce. Quando si voltò verso di lei, era ancora lì a torturarsi le dita e le labbra con un'espressione speranzosa sul viso. “Vuoi... Restare da me?” gli domandò timida, forse timorosa di un rifiuto.

Tom in quel momento provò un infinito senso di tenerezza ma nel frattempo difficoltà.

Si era detto più volte di voltare pagina; non vi era riuscito. Forse doveva perseverare? Forse con Keri avrebbe ritrovato l'amore? Non poteva saperlo.

Sì.”

Fu quasi un sussurro.





***





Riportare Milo in camera sua non si era rivelato semplice. Continuava a parlare a gran voce di cose prive di qualsiasi logica lungo il corridoio ed Ingie spesso aveva dovuto tappargli letteralmente la bocca. Aveva avuto paura che svegliasse l'intero hotel e facesse uscire dalle proprie stanze gente armata di manici di scopa. Alla fine tutto si era concluso nella normalità e nel modo più indolore possibile; Milo si era addormentato appena toccato letto e lei era uscita dalla camera in punta di piedi.

Attraversò il corridoio ed entrò nella sua stanza. Luke era sdraiato a letto, nel buio, apparentemente dormiente. Eppure lei sapeva che era sveglio poiché era tornato da poco assieme a lei. Si avvicinò e si sdraiò alle sue spalle per poi posargli una mano sul braccio nudo. Glielo carezzò appena ed attese una reazione che subito non arrivò.

Hey.” mormorò quasi in colpa. Immaginava fosse ancora arrabbiato con lei per il risvolto che la loro conversazione aveva inspiegabilmente preso. “So che non dormi.” aggiunse con tono dolce.

Lasciami stare.” borbottò lui senza voltarsi. Tuttavia non sembrava furioso, motivo per cui Ingie si sentì incoraggiata nell'insistere.

Smettila di pensare a tutte queste cose serie. Siamo io e te, stiamo bene. Godiamoci questo.” sussurrò al suo orecchio per poi lasciargli un lieve bacio sul collo che non fu per lui indifferente. “Vuoi tenermi il muso tutta la notte?” continuò poi con malizia.

Sentiva il corpo del ragazzo accanto al suo fremere impaziente. Luke stava opponendo tutta la propria forza di volontà per non cedere.

Te lo meriteresti.” ribatté.

Ma?” sorrise lei, baciandogli una guancia.

Ma sei fortunata ad avere un fidanzato idiota.”

Venne immediatamente travolta dalla sua stretta e dal corpo accaldato che si posava velocemente sul suo, prendendo nel frattempo a spogliarla con urgenza. Ingie non era esattamente dell'umore giusto per concedersi al sesso ma, come sempre, aveva un paio di pensieri da rimuovere.





***





Quando la prese quasi con violenza, chiuse gli occhi, come non volesse vederla in faccia; come volesse ignorare il fatto che davanti a lui non vi fosse Ingie, bensì Keri. Un groppo allo stomaco difficile da rimuovere ma l'urgenza di consumare quel rapporto.

Le mani della bionda si stringevano alle sue spalle, i suoi gemiti gli giungevano all'orecchio facendolo sentire per un momento importante. Lui affondava nel suo corpo ignorando il suo viso, cercando di non pensare a nulla. Quelle gambe – che una volta avrebbe considerato sensuali ed eccitanti – si stringevano al suo bacino che non trovava sosta. Decise di baciarle il collo per non dare la parvenza di un insensibile e non farla sentire a disagio per la foga con cui la stava possedendo.

Nella sua testa, occhi castani, capelli neri, pelle morbida.





***





Le veniva quasi da piangere per ciò che si era ridotta a fare: cercare sollievo e distrazione nel sesso con quello che doveva essere il ragazzo che amava.

Tutto era diverso con il chitarrista. Tutto era più dolce, più emozionante. L'amore che provava ancora per lui le faceva venire voglia di urlare, di staccarsi quel corpo di dosso e correre dalla persona giusta. Si trattava di un enorme errore cui non poteva evidentemente porre rimedio.

Si aggrappò con decisione alle spalle di Luke e gli morse forse troppo forte il collo poiché lo sentì gemere al suo orecchio. Una parte di lei voleva giungere alla fine di quella passione; l'altra voleva che si protrasse ancora per molto, così da fare il possibile per distrarla.

Nella sua testa, occhi castani, capelli neri, pelle morbida.





***





Quando aprì gli occhi, una luce accecante gli rese impossibile ottenere immediatamente un contatto con la realtà. Per un momento fece fatica a ricordare dove si trovasse ma soprattutto cosa fosse successo quella notte.

Si massaggiò le tempie e gettò una rapida occhiata al braccio che lo circondava in vita, appartenente ad un corpo femminile alle sue spalle. Keri era ancora profondamente addormentata ed un lieto sorriso sostava sulle sue labbra che parevano ancora gonfie di baci.

Tom si sentì immensamente stupido ed egoista. Si era tanto ripromesso di non illuderla ed era stato esattamente ciò che aveva fatto seppur involontariamente. Doveva solamente pregare che al suo risveglio non pretendesse attenzioni straordinarie da parte sua e si ricordasse ancora tutti i discorsi seri che avevano fatto riguardo una possibile relazione. Affinché ciò fosse chiaro, il chitarrista si trovò costretto a fare ciò che reputava squallido ed irrispettoso: andarsene.

Senza fare rumore e senza svegliarla, sgattaiolò via dalla sua stretta e dal letto sfatto. Si gettò rapidamente addosso i vestiti che qualche ora prima aveva abbandonato sul pavimento ed uscì di stanza in un silenzio tombale. Erano le sette del mattino, decisamente presto per i suoi standard, ma non si sentiva a suo agio in quel letto con una ragazza che, ora come ora, sembrava quasi estranea.

Quella notte era stato perfettamente conscio del fatto che si sarebbe pentito non appena sveglio ed acquisita nuovamente la capacità intellettiva. Era stato istintivo, irrazionale. Tutte qualità che aveva da sempre detestato per gli altri e per se stesso. Se avesse potuto riavvolgere il tempo, lo avrebbe fatto immediatamente, ma decise che non era il caso di rimuginare su ciò che aveva fatto poiché non poteva essere mutato. Al risveglio della bionda, avrebbe dovuto affrontarla.

Si spaventò quando una porta in corridoio si aprì all'improvviso.

Bill.” esclamò riprendendo fiato. Il vocalist si era affacciato dalla stanza con sguardo assonnato ed un'aria distrutta. Senza contare l'aspetto orribile. “Che ci fai già sveglio?”

Non ti ho sentito rientrare e mi sono preoccupato.” mormorò, strofinandosi un occhio.

Tom decise di entrare e richiudere la porta perché nessuno udisse per errore i loro discorsi. Osservò Bill buttarsi nuovamente a letto e lo raggiunse, sedendoglisi affianco.

Ho fatto una cazzata.” esordì dopo un momento di riflessione.

Sei andato a letto con Keri.” borbottò il biondo senza sollevare il viso dal cuscino – che rendeva la sua voce ovattata – come la sapesse lunga.

Tom fu sorpreso da tale velocità ma si disse che l'empatia gemellare si era manifestata anche quella volta.

Già.” sospirò.

Io non mi farei prendere dal panico.” parlò di nuovo Bill senza muovere un muscolo.

Per te è facile.”

Perché non dovrebbe esserlo anche per te?”

Perché tu non ami una persona che ti ha fatto del male.”

Il silenzio calò cupo nella stanza. Bill non aveva proferito parola e lo stesso Tom, fino a che il biondo non si sollevò finalmente sul materasso, sedendosi di fronte a lui. Il suo sguardo era sorpreso e preoccupato al tempo stesso.

Sei ancora innamorato di lei?” domandò senza parole. Tom chiuse semplicemente gli occhi senza fiatare. Il silenzio poteva valere più di mille parole. “Tom.” mormorò di nuovo.

Lo so, Bill, è assurdo. Credimi, ho provato a dimenticarla in tutti i modi e più cerco di pensare solo alle cose brutte che mi ha fatto, più non riesco a cancellare ciò che di bello vedevo in lei. Eppure sono così furioso, Bill. Non riuscirei a perdonarla, non riuscirei a fidarmi nuovamente di lei. Mi ha deluso così tanto che desidererei solamente farle male. Molto più male di quello che lei ha fatto a me.” Si prese la testa fra le mani come in difficoltà. “Dio, mi scoppia la testa. Vorrei urlare.”

Tom.” lo ammonì nuovamente suo fratello, posandogli una mano sulla spalla per sostenerlo.

Come si fa, Bill? Come si fa a dimenticare una persona che hai tanto amato? Perché con Ria ci sono riuscito? La odio. La odio con tutto me stesso. Si può amare ed odiare una persona allo stesso tempo?”

Stava impazzendo, se lo sentiva. Odiava Ingie ancora di più. La odiava perché si ripresentava nella sua mente nonostante tutto ed un irrefrenabile desiderio di vendetta l'aveva improvvisamente pervaso.

Cerca di calmarti.” parlò di nuovo Bill.

No, non posso! Quella stronza mi ha rovinato la vita! Continua a farne parte nonostante io cerchi di scacciarla!”

Ma cosa vorresti fare, Tom?”

Farle provare esattamente ciò che lei ha fatto provare a me.”

Perché perdi tempo e ti fai del male in questo modo?”

Perché la detesto.”





***





Si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Il fiatone la stava uccidendo e non un solo minuto di riposo era stato loro concesso da un Roy particolarmente nervoso, quella mattina. Il coreografo continuava ad urlare conteggi, ordini e non riusciva a vedere quanto i suoi ballerini fossero esausti. Ormai provavano ininterrottamente da quattro ore ed avevano seriamente bisogno di una pausa che continuava a non arrivare.

Ingie provò per l'ennesima volta una presa con Adam ma, sbilanciata, perse l'equilibrio e gravò nuovamente a terra.

Rifacciamola.” sospirò Roy, senza nemmeno darle il tempo di rialzarsi.

Aveva da sempre imparato che mai e poi mai avrebbe dovuto controbattere in presenza del proprio coreografo ma quando era troppo era troppo.

Roy, possiamo fare un minuto di pausa?” domandò con un fil di voce a causa del fiato corto.

No, dobbiamo ancora finire di montare le coreografie.” rispose lui, secco. “Con un ballerino in meno dobbiamo accelerare i tempi e fare del lavoro in più.” Ingie sospirò esausta e tornò in posizione, pronta a prendere la rincorsa e gettarsi fra le braccia di Adam, in attesa di afferrarla. Aspettò il conteggio del coreografo e poi mise in atto la presa. Quella volta sembrava ben fatta. “Non va bene. Rifatela.”

Cosa?!” esclamò a quel punto la mora, voltandosi incredula verso Roy. “Mi sembrava andasse bene!”

Sono io il coreografo e non andava bene.” Ingie strinse i denti per non rispondergli male o prenderlo a pugni e tornò per l'ennesima volta in posizione. Ripeté il tutto. “Non ci siamo ancora.”

Oh, andiamo!” urlò a quel punto, battendo un piede a terra, sotto gli occhi sbalorditi di tutti. “È uno scherzo?!” si voltò furiosamente verso Roy, il quale la osservava senza scomporsi.

Non è uno scherzo. Rimettiti cortesemente in posizione.”

Proviamo da ore.”

L'avete sempre fatto. Non vedo perché oggi dovrebbe essere diverso.”

Perché non ci siamo riposati un solo istante.”

Volete fare tutti la stessa fine di Sid? Volete smettere di ballare? Per voi ballare è così poco importante?”

Ingie tacque per qualche istante.

È questo il motivo?” domandò quasi in un sussurro. “Sid che se n'è andato?” Roy non rispose. “Roy, siamo in grado di lavorare come si deve. Sid ha avuto un semplice sbandamento.”

Che potrebbe ripetersi in ognuno di voi!” tagliò corto il coreografo, dandole le spalle. “Ora basta parlare. Tornate in posizione.”





***





Fumava nervosamente la sua sigaretta. Finalmente le dure ore di allenamento erano terminate ed aveva potuto dedicare un po' di tempo a se stessa. Luke si era fermato ad intrattenersi con Ty e Adam nell'atrio, motivo per cui aveva approfittato dell'occasione per sedersi in giardino e rilassarsi. Ultimamente le cose non andavano bene ed il suo fisico e la sua mente cominciavano a risentirne. Aveva semplicemente bisogno di solitudine, di silenzio. Doveva permettere alla sua testa di scollegare qualsiasi nervo e lasciarsi trasportare dalla calma.

Oh.” udì improvvisamente, mandando a monte qualsiasi buon proposito. Quando gettò lo sguardo di fronte a sé, vide una Keri incerta scrutarla. “Se vuoi stare sola me ne vado.” le disse, facendo per voltarsi.

No, vieni pure.” rispose la mora con gentilezza.

A dire il vero avrebbe preferito si dileguasse ma, nonostante tutto, le dispiaceva e le voleva bene.

La bionda le si sedette accanto con sguardo affranto e si accese anche lei una sigaretta, prendendo a fumare in silenzio ed immersa nei propri pensieri. Ingie corrugò la fronte perplessa.

Qualcosa non va?” chiese con tutta la delicatezza di cui disponeva.

No.” sorrise appena lei, sventolando una mano con fare superficiale. Ingie annuì sospettosa; non vi credeva ma decise di non indagare oltre. Si voltò nuovamente davanti a sé e continuò a fumare in silenzio. “Sì.” la sentì sospirare successivamente contro ogni previsione, cosa che la portò a scrutarla ancora. Sembrava tormentata, ferita da qualcosa. “Da dove comincio...” borbottò, facendo cadere un po' di cenere a terra. “Ieri sera... Io e Tom siamo tornati insieme in hotel.” Ingie percepì una scossa lungo la schiena. “Ci siamo salutati ma... Io non ce l'ho fatta e gli ho chiesto di rimanere da me.” Sbuffò appena in difficoltà. “Lo sai, Ingie, non sono il tipo sfacciato che chiede ad un ragazzo di dormire insieme ma, te lo giuro, l'attrazione fisica che provo nei suoi confronti è troppo forte e ieri sera sentivo il bisogno di averlo vicino.” Ingie sapeva perfettamente cosa significasse. Anche lei aveva provato – e forse provava ancora – quella stessa sensazione; una sorta di frustrazione nel non poterlo avere, bisogno fisico, necessità, come la dipendenza ad una droga. Tom faceva quell'effetto. Tom poteva divenire la droga di chiunque. “Insomma, siamo andati a letto insieme.”

Ingie chiuse gli occhi e si impose di non piangere. Sapeva che prima o dopo sarebbe accaduto. Tom era un ragazzo di ventiquattro anni, single, ferito. Cosa poteva aspettarsi? Di certo non eterna castità solo per lei. Eppure quella notizia le aveva fatto più male del previsto. Il fatto che lui potesse entrare in così tanta intimità con una ragazza che non fosse lei, che le desse le stesse attenzioni che una volta erano riservate solamente a lei, era insopportabile e lo stomaco doleva incessantemente.

Cercò di ricomporsi.

E...” si schiarì la voce. “Come mai ti vedo abbattuta? Non era quello che aspettavi da un po'?”

Keri si rabbuiò nuovamente.

Stamattina, quando mi sono svegliata, lui non c'era.”

La mora ammutolì per qualche istante.

Non era assolutamente da Tom comportarsi a quella maniera. Ricordava che la prima notte che avevano passato insieme, era stata proprio lei a spaventarsi e scappare una volta sveglia; e ricordava altrettanto la rabbia negli occhi del ragazzo a causa di quel gesto. Erano cose che il chitarrista non poteva accettare. Che si fosse pentito?

Poteva perfettamente immaginare come Keri si sentisse e si ritrovò a dispiacersi per lei, nonostante tutto.

Magari aveva da fare.” provò con poca convinzione.

Alle sette era già sparito.” mormorò la bionda. “E non mi ha nemmeno mandato un messaggio dopo.”

Forse aspetta di parlarti di persona.”

Ingie continuava a cercare scusanti cui non credeva nemmeno lei. D'altronde, non sapeva come spiegarsi quell'atteggiamento, soprattutto da parte sua.

Keri sospirò.

Io non capisco. È vero, mi ha sempre messo in guardia. Mi ha sempre ricordato di non essere ancora pronto per una storia seria con me ma non pensavo potesse addirittura scappare dalla camera appena possibile. Non gli avrei chiesto di giurarmi amore eterno; avrei capito.”

Abbassò lo sguardo crucciato.

Ingie non sapeva nemmeno cosa dire. Le parole sarebbero servite a ben poco in quella situazione, in particolare nella sua. Spesso avrebbe voluto rivelare tutto a Keri ma come avrebbe potuto sostenere tale peso? Ormai era tardi.

Ora non ci pensare. Aspetta di vederlo.” le sembrò la cosa più sensata da dire. “Magari ti stai facendo molti più problemi di quelli reali, se ce ne sono.”

Keri sorrise appena, non troppo convinta.

Mi immaginavo questo momento diverso, tutto qui. Insomma, ho trascorso una delle notti più belle della mia vita, te lo giuro.” Ingie rabbrividì a tale confessione ed un moto di tenerezza, accompagnato ad incredibile dolore, la pervase. “Tom... Beh, ci sa fare.” arrossì vistosamente, facendola sentire a disagio. Avrebbe tanto voluto non ascoltare tali indiscrezioni. Conosceva perfettamente Tom a letto. Sentirne parlare da un'altra era troppo. “Mi immaginavo un risveglio diverso. Ero contenta fino a stamattina.”

Recupera l'entusiasmo.” sorrise a fatica Ingie. “Aspetta di vederlo, te l'ho detto. Vedrai che si sistemerà tutto, se mai ci fosse qualcosa che non va.” Keri annuì appena. Era giunto il momento di correre via prima che fosse troppo tardi. Gettò la sigaretta a terra e la calpestò con la punta della scarpa non appena si alzò in piedi. “Io vado in camera, sono un po' stanca.”

D'accordo. Grazie, Ingie.”

La mora si sentì in difficoltà.

Non ho fatto nulla.” ribatté prima di andarsene.

Quei sensi di colpa, nonostante non avesse fatto niente alle spalle dell'amica, non cessavano di tormentarla. Non era abituata a prendersi gioco dei suoi amici; non era abituata a prendersi gioco di nessuno, almeno non volontariamente. Era così difficile dover fingere completa indifferenza ma soprattutto dover nascondere una verità fin troppo grande per le sue spalle. Quella storia avrebbe dovuto trovare una fine; non poteva più recitare la parte della consigliera di Keri, non se il ragazzo in questione era colui che amava. Avrebbe cercato di tenere le distanze dalla bionda, almeno al di fuori del contesto lavorativo. Doveva salvaguardarsi in un modo o nell'altro o non avrebbe più trovato pace.

Quando aprì la porta della sua stanza, Luke si trovava già dentro, intento a fare la valigia.

Già al lavoro?” domandò senza scomporsi mentre richiudeva la porta.

Sì o non lo farò più. Tra poche ore ho il volo.” rispose il biondo, chiudendo la cerniera. Ingie non era più preoccupata per le partenze del ragazzo. Tom era occupato con Keri e nulla avrebbe potuto scatenare un ritorno di fiamma o un riavvicinamento durante la sua assenza. Il suo autocontrollo non sarebbe stato messo alla prova. “Avrei voluto vivere quest'esperienza con te dall'inizio alla fine ma il dovere chiama. È già tanto se riesco a prendermi queste settimane per venire qui, anche se saltuarie.”

Ingie gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra per poi lasciargli una carezza sul viso.

Grazie per correre qui ogni volta che puoi.” mormorò sincera.

Lo pensava sul serio. Luke aveva innumerevoli impegni e riusciva sempre a trovare un po' di tempo per lei. Tutto ciò non faceva altro che farla sentire ancora più ingrata ed egoista.

Lo faccio perché ti amo. Non servono ringraziamenti.” sorrise Luke prima di afferrare la valigia dal letto per posarla a terra.

Lo so.” soffiò tristemente lei consapevole di non poter ricambiare ancora una volta.

Si lasciò stringere dalle sue braccia che per una o due settimane non avrebbe più sentito.





***





Era incredibilmente nervoso. Sapeva di dover dare delle spiegazioni a Keri e la cosa non lo entusiasmava. Doveva dirle la verità e ferirla? Doveva continuare quella messa in scena ed illuderla? Si era immischiato in un problema più grande di lui da cui gli sembrava impossibile trovare una via d'uscita.

Quando si trovò di fronte alla porta della sua stanza esitò prima di bussare.

Ciao.” mormorò sorpresa non appena aprì.

Ciao. Posso entrare?” chiese gentilmente lui. Si sentiva colpevole quindi voleva essere più discreto possibile. Quando lei si fece da parte, lui andò a sedersi sul letto matrimoniale – i gomiti poggiati alle ginocchia – ed attese che gli tornasse di fronte. Quando lo fece, non proferì parola. Probabilmente si aspettava che cominciasse lui a parlare. “Scusami per stamattina.” esordì quindi dopo essersi schiarito la voce. “Ammetto sia stato un gesto poco galante.” continuò osservandola attentamente negli occhi.

Keri se ne stava in piedi davanti a lui con le braccia conserte. Eppure lo sguardo non era furioso come si sarebbe aspettato; era forse dimesso e malinconico.

Spiegami solo perché.” parlò lei mestamente.

Tom si prese qualche attimo in cui si torturò le mani. Verità? Bugia? Entrambe le possibilità sarebbero state per lei deleterie.

Forse mi sono spaventato.” ammise. “Lo sai, non mi sento ancora pronto a riprendere una storia seria. Con questo non voglio dire che io ti voglia trattare come un giocattolo, non lo farei mai. Lo sai, mi piaci e mi piace frequentarti. Io, ti giuro, spero ogni giorno di poter arrivare a provare qualcosa di più forte per te perché lo vorrei davvero.”

Keri sorrise tristemente.

Ma non ci riesci.” concluse per lui.

Tom tacque per qualche secondo.

Non ora.” mormorò. “Magari col tempo...”

No, Tom.” sorrise Keri, dandogli le spalle e prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza. “Io non voglio fare la parte di quella che ti mette fretta o che deve cercare di conquistarti in qualche modo, a tutti i costi. A me piacerebbe vivere tutto questo nella maniera più semplice del mondo.” Si voltò nuovamente verso di lui. “Mi piacerebbe che tu non sentissi il peso di tutto questo. Vorrei che anche tu potessi vivere questa frequentazione senza pensare di dovermi dare ciò che mi aspetto, perché non è così. Io non mi perdonerei il fatto di costringerti a provare qualcosa per me. Non mi sentirei nemmeno soddisfatta, capisci? Se i tuoi sentimenti nei miei confronti non fossero spontanei, non sarei felice.” Si prese una pausa. “Tu mi piaci, Tom, tanto. E ormai lo sai. Ma non posso nemmeno pretendere che tu provi lo stesso per me o ti sforzi in queste settimane di farlo. Non è un esperimento, non è così che mi sono immaginata tutto quanto. Io non ti devo piacere per forza, non è nemmeno detto che frequentandomi tu ti possa innamorare di me. Ci sono persone fatte l'una per l'altra, altre no. E io non posso fare altrimenti, se non mettermi da parte ed accettarlo.”

Tom si sentiva così maledettamente in colpa che desiderava sbattere la testa contro il muro. Keri si era aperta con lui, aveva fatto cadere ogni barriera potesse ancora sostare fra loro. Si era messa completamente a nudo, mettendo da parte l'orgoglio.

No, Keri.” mormorò, sollevandosi in piedi per avvicinarlesi appena. “Non voglio che tu ti metta da parte. Te l'ho detto, mi piace frequentarti e ti posso assicurare che non mi sono imposto nulla; ti frequento perché voglio farlo e perché sono io a credere che con il tempo, magari, le cose possano cambiare. Se non dovesse accadere, saresti la prima a saperlo. Certamente non ti prenderei in giro.”

Keri sorrise appena continuando a scrutarlo con attenzione, così Tom trovò spontaneo abbracciarla per rassicurarla. La bionda ricambiò debolmente la stretta.

Grazie per essere sincero con me.” mormorò contro la sua maglia. “È raro trovare ragazzi come te.”

Tom le carezzò dolcemente la schiena.

Grazie a te per esserti aperta. Meglio fare le cose nella chiarezza.” sussurrò.

Sperò solo fosse la decisione giusta.





***





Me ne voglio andare.”

Il silenzio che ne derivò fu destabilizzante.

Come?

Non ne posso più, Amanda. Sta diventando tutto troppo pesante.” Sospirò, portandosi una mano al viso. “Roy, Luke, Keri... Tom. Non ho un attimo di pace!”

Si trovava rannicchiata a letto con un paio di slip ed una semplice canottiera. La testa sembrava sul punto di esplodere e non conosceva il motivo di quell'improvviso senso di impotenza.

Ingie, per favore, torna in te.” mormorò con calma la bionda dall'altro capo del telefono.

Sono seriamente in me. Tutta questa situazione sta diventando insostenibile.”

E cosa vorresti fare, lasciare a metà il lavoro? Hai firmato un contratto.” La mora non rispose, chiuse semplicemente gli occhi. “Non ne vale la pena, Ingie. Se oggi te ne vai, domani te ne pentirai.” Percepì le lacrime bollenti accumularsi copiose sui suoi occhi, per poi scivolare ai lati del viso, fino a bagnare il cuscino sotto la sua testa. “La tua vita non deve necessariamente dipendere da queste persone, soprattutto da Tom. Lo ami ancora, è comprensibile, ma ciò non deve impedirti di vivere come desideri.

Ingie tirò su con il naso.

Lo so.” soffiò con voce tremante. “Ma è inevitabile. Mai come ora lo vorrei con me e invece sono costretta a vederlo con lei. Perché sono fatta così?”

Perché sei una persona che nonostante le apparenze ama con tutta se stessa.

Vorrei non farlo.”

Quello che devi fare è concentrarti solamente sul lavoro. Fra qualche settimana tutto finirà, Ingie. Tu tornerai a New York, Tom si trasferirà a Los Angeles.

Non finirà mai, Amanda.” Si sentiva abbattuta, stremata. Aveva seriamente la sensazione che le sue sofferenze non avrebbero mai trovato fine; che fosse per Tom o per altro. Improvvisamente sentì il bisogno di stare sola. “Scusa, ci sentiamo un'altra volta. Ho bisogno di un po' di solitudine.”

Non fare cazzate, per favore. Ti conosco fin troppo bene e questo tuo tono non mi è nuovo.

Che cazzate dovrei fare?” Sorrise amaramente prima di chiudere la telefonata.





***





Si era lasciata trascinare dalle sue gambe senza imporre la propria volontà e si era inspiegabilmente ritrovata al locale sotto l'hotel, seduta al bancone, con un bicchiere di birra in mano. Non sapeva come fosse giunta a quel punto della sua vita; aveva sempre cercato di trovare una sorta di scappatoia dai suoi problemi, aveva cercato di affogare i suoi dispiaceri in altri passatempi, a partire dalla morte di suo fratello. Era una ragazza fondamentalmente debole che raramente prendeva le cose di petto e le affrontava con lucidità e pazienza. Amava buttarsi ancora più giù, amava rendersi miserabile davanti a se stessa, benché la cosa la disgustasse maggiormente. Ora lo stava facendo nuovamente con quel dannato bicchiere. Si rendeva conto di non reagire nel modo più intelligente possibile, si rendeva conto di adottare un atteggiamento simile a quello di Sid. Si rendeva conto di farsi del male ma era come se una parte di lei lo accettasse per non sentire male dall'altra parte. Era una di quelle stupide teorie di cui aveva tanto sentito parlare: hai battuto un piede e senti dolore? Batti volutamente una mano da qualche parte e se il dolore sarà più forte, ti aiuterà a dimenticare quello precedente. Lei stava facendo un po' questo ma l'unica differenza era che quel dolore primario non cessava in ogni caso. Ora sentiva ancora più male di prima ma non si fermava; sapeva che prima o poi la mente si sarebbe annebbiata, scollegandosi dai brutti pensieri. I suoi genitori non sarebbero per nulla stati fieri di lei, nemmeno suo fratello Tom. Se ne vergognava ma al tempo stesso voleva cercare di trarne qualche tenue sollievo che non arrivava; e quando ordinò anche una Vodka Lemon, le venne da piangere.

Perché mi comporto così? Continuava a chiedersi nella mente mentre sorseggiava il cocktail fresco. Il barista la osservava incuriosito. Probabilmente era raro che una ragazza si sedesse al bancone a bere tutto quell'alcol. Aveva tutte le ragioni del mondo per scrutarla con sospetto.

Non voleva diventare un'alcolizzata e la cosa le faceva paura.

Posò il bicchiere vuoto sul bancone – bevuto in tre miseri sorsi – e chiuse gli occhi, sentendosi assuefare lentamente dagli effetti. Prima che fosse troppo tardi, recuperò una banconota e la porse al barista, senza nemmeno attendere il resto, ed uscì dal locale con passo incerto. Quando poté finalmente respirare un po' d'aria fresca, buttò la testa indietro e sorrise. Sentiva ruotare tutto attorno a lei ed aprì le braccia, come potessero mantenerla in equilibrio. Non vedeva più nessuno, non vedeva più nulla. Tutto era sbiadito, quasi divenuto buio e lei stava bene. Forse non ricordava più chi fosse, non ricordava il motivo di tante cose. Tutto rimbombava nelle sue orecchie, tutto era poco chiaro.

Solo quando sentì un suono fortissimo che assomigliava a quello di un clacson ed una presa sicura afferrarla e trascinarla con sé, aprì nuovamente gli occhi cercando di ridestarsi spaventata. Il cuore batteva all'impazzata e non capiva cosa stesse succedendo attorno a lei.

Quando posò lo sguardo di fronte a sé, la figura di Bill si elevava a qualche centimetro. Le sue mani ancora la stringevano per le braccia come per assicurarsi che non cadesse ed uno sguardo terrorizzato sostava sul suo volto.

Sei impazzita?!” esclamò il ragazzo, scosso dal tremore. “Volevi morire?!”

Morire. Chissà, probabilmente avrebbe risolto ogni suo problema.

Ancora non capiva cosa fosse accaduto ma non voleva nemmeno saperlo.

Lasciami stare.” mormorò, facendo per allontanarsi dalla sua presa.

Così puoi finire sotto ad un altro camion?” ribatté lui senza abbandonarla. Sentì le lacrime accumularsi sugli occhi mentre i muscoli tremavano spasmodicamente. Il terrore era salito lungo la sua schiena per ciò che era appena successo e l'alcol non aiutava. “Calmati.” la ammonì, cercando di fermare i suoi movimenti. Le lacrime scorrevano incessantemente sulle sue guance. Sensi di colpa, vergogna, paura, Bill. Un accumulo di sensazioni che faticava a gestire. “Ingie.” cercò nuovamente di immobilizzarla, guardandola attentamente negli occhi.

Non dirlo a Tom.” pianse lei senza nemmeno prevedere quella frase. Delirava, non capiva nulla. Bill la scrutava come avesse appena pronunciato un qualcosa che mai si sarebbe aspettato. “Non dirlo a Tom, ti prego.” ripeté stringendo le palpebre, così da far colare ulteriori lacrime accompagnate da trucco nero.

Era la prima volta dall'incidente di Sid che interagivano ed Ingie si sentiva tremendamente scossa. Il vocalist aveva uno sguardo perplesso ma poi la assecondò.

Va bene, non glielo dico.” disse senza fare domande. “Ora torniamo in hotel, sei completamente ubriaca.”

Le passò un braccio in vita e si portò il suo attorno alle spalle per poi prendere a camminare lungo il marciapiede.

Ingie si chiedeva il motivo di tale aiuto; lui la odiava, gliel'aveva detto. Perché tutta quella premura?





***





Sentiva il suo corpo inerme ancora tremare contro il suo. Aveva raggiunto a fatica il piano delle loro stanze e pregò perché Tom non uscisse proprio in quell'istante. Ingie aveva raggiunto uno stato di ebrezza non quantificabile; non aveva smesso di piangere nemmeno per un momento, sembrava distrutta e per un momento aveva sofferto nel vederla ridotta a quella maniera. Non era felice, non stava bene, quello era chiaro.

Aprì la porta della stanza della mora e la scortò dentro con gli ultimi sforzi, per poi richiudere. La aiutò a sedersi a bordo del letto e poi si allontanò appena per guardarla in viso. Aveva un'aria abbattuta, stanca. Fissava il vuoto, ora più calma, ma il volto era ancora segnato da un'espressione sofferente. I capelli scompigliati, il viso arrossato dal pianto e rigato dal trucco nero. Non aveva mai avuto occasione di osservarla in quello stato e gli dispiacque tremendamente. In quelle condizioni non poteva fare altro che provare tenerezza per quella ragazza. Era debole, indifesa, piccola.

Con un sospiro si recò in bagno. Riconobbe lo struccante – fino a poco tempo prima anche lui ne usufruiva – e recuperò anche un paio di dischetti di cotone. Forse Ingie non meritava tutte quelle cure ma era più forte di lui. Nonostante tutto, le voleva ancora bene. Forse perché sapeva che suo fratello ancora la amava e non gli sembrava giusto lasciarla a se stessa in quelle condizioni, sebbene forse lo meritasse.

Quando tornò da lei, prese a passarle il cotone impregnato di liquido sul viso, cercando di ripulirlo come poteva di tutto quel nero. La vedeva scrutarlo quasi inebetita. Forse anche lei si chiedeva il perché di tutto quell'interesse per quanto il suo cervello ne fosse in grado.

Perché hai cominciato a bere, Ingie?” le domandò all'improvviso con incredibile calma. La vide irrigidirsi quasi spaurita. “Ce ne siamo accorti.” La ragazza non rispose forse per vergogna così decise di continuare. “Sai che non serve a niente, vero? Sai che è una sorta di sollievo per qualche ora e poi i problemi torneranno triplicati, giusto?”

Ingie continuava a fissarlo con occhi vitrei, come spaesata. Una volta l'avrebbe abbracciata, facendola sentire il più al sicuro possibile ma la realtà dei fatti lo costringeva a frenarsi dal farlo.

Finì di pulirle il viso e prima che riuscisse a rialzarsi, udì il sussurro di Ingie.

Perché?” aveva soffiato guardandolo colpevole.

Perché cosa?” chiese lui, confuso.

Perché sei qui?”

Bill restò qualche attimo in silenzio, scrutandola in viso.

Perché mi sono imposto di odiarti ma non ci sono riuscito.” ammise dopo un po'. “E perché tutti meritano un aiuto.” Prese un'altra pausa. “Senza contare che molto probabilmente domani mattina non ricorderai nulla.” Si alzò in piedi e tornò in bagno per rimettere a posto il tutto. Ingie era dove l'aveva lasciata. “Stai male?” chiese senza scomporsi. La ragazza scosse appena la testa senza guardarlo. “Bene, allora ti conviene metterti a letto e dormire.” concluse dandole le spalle con l'intento di raggiungere la porta. Quando posò la mano sulla maniglia però si fermò, continuando a darle le spalle. Voltò solo il viso, ritrovandola nella stessa posizione. “Sai, a volte desidero rivedere la mia Ingie. Quella di Berlino, quella che viveva con noi e litigava con mio fratello da mattina a sera.” Pausa. “Quella era l'Ingie che tutti amavamo.”

Attese qualche attimo – sotto il suo sguardo sorpreso – poi uscì dalla stanza, lasciandola sola.

  
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