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Autore: EuphemiaMorrigan    04/09/2013    26 recensioni
AU. Comica/Romantica/Drammatica.
SasuNaru.
-Dall'ultimo capitolo-
Questa è la segreteria telefonica di Uzumaki Naruto e Uchiha Sasuke, lasciate un messaggio e vi richiameremo. Se ne avremo voglia.
Se sei Sai: Visto le vendite? Ti ho battuto ancora.
Muori.
Se sei Ino: Nee-chan, non vorrei che tuo marito si suicidasse.
Ammazzalo e raggiungilo.
Se sei Nagato: Sono in perfetto orario con la scadenza.
Non è assolutamente vero.
Se siete Sakura, Hinata o Tenten: Tranquille, ho tutto sotto controllo.
E voi che ancora ci credete...
Se sei Gaara: Amico, mi devi un caffè.
Ed io ti devo un pugno.
Se sei Hidan: Lode a Jashin!
Non riesco a capire chi è più cretino tra te e Naruto.
***
***
Gensaku-sha ripercorre, a modo proprio, alcune vicende del manga.
Con personaggi casinisti, pazzi ed eccessivamente rumorosi.
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-Quel sottile filo-

 

LEGGETE LE NOTE!

Note: Allora prima di dire una cosa leggermente più seria, né dico un'altra riguardante il capitolo: Vi ho mentito! Su parecchie cose... Perché non volevo si capisse! Comunque sia, quando leggerete mi odierete ancora di più... Ma avevo in mente questo da quando ho battuto la prima lettera del primo capitolo. Ha fatto male, soprattutto le ultime frasi in corsivo, molte provengono dai capitoli precedenti, mi hanno fatto piangere come non facevo da secoli per una storia!
Ed ora una cosa più seria.
Io scrivo per piacere. Perché EFP non mi paga né da mangiare né le bollette, scrivo perché è la mia passione ed il mio sogno. Sono, credo, una persona abbastanza disponibile che cerca sempre di rispondere a tutti e ringrazia chi ha speso tempo per dare un opinione a qualche mio racconto; accetto lo scherzo e le critiche con piacere... Però... Però gradirei diversi toni... Non dico che non dovete arrabbiarvi con me perché ho fatto del “male” ad un personaggio, ma di usare dei toni più leggeri se vi è possibile. Perché sono un essere umano, non una macchina da scrivere.
Un bacio...

NB: Non mi sono dilungata molto su... Muku... Perché mi fa sinceramente ribrezzo parlare di lui.
Ovviamente questo capitolo non contiene la sua reazione (Con "sua reazione" non intendo Muku, specifico perché quando ho pubblicato, per non dare anticipazioni non lo avevo fatto! Intendo la reazione di... Qualcuno) , almeno non del tutto, c'è un accenno! Molto piccolo, perché qui ripercorriamo il precedente, solo da altri punti di vista! Nel prossimo, che dico da subito non avverrà presto (Dato che è complicato), mi concentrerò su di lui e qualcun altro. Probabilmente gireranno intorno a due figure i prossimi capitoli!
Ps: Non so come sia venuto! Perché è stato davvero... Brutto scriverlo! Potevo fare di più? Sicuramente, ma più di così non sono riuscita... Davvero, non volevo pubblicarlo per niente, ma se non lo facevo ora, non lo avrei fatto mai! 

Bum...

Cos'è?

Bum...

Il mio cuore sta ancora battendo?

Bum...

«SAS'KÈ»

Bum...

Di chi è questa voce?

Bum...

«Sas'kè... Ti prego...»

Bum...

Cosa vuole da me?

Bum... Bum... Bum...

Lasciatemi in pace!

Bum... Bum... Bum...

Smettila di battere!

BUM... BUM... BUM...

Perché... Perché... PERCHÈ STAI BATTENDO SE HA COLPITO ME?

BUM... BUM... Bum... bum...

Non è vero... Non può essere vero!

Bum.

La cattiveria umana, alle volte, non ha motivo di esistere.

Fugaku Uchiha lo sapeva.

Dopo tutti quegli anni a capo della Polizia di Konoha aveva capito che, in rari casi, non esiste un perché dietro una mente insana.

E lì... Dove si nascondeva la follia e la rabbia più nera, c'era il vero mostro.

Subdolo, ingannevole, spaventoso.

Il nemico peggiore.

Ne era perfettamente cosciente, ma non credeva che, un giorno, qualcosa del genere avesse potuto distruggere la sua famiglia.

Era certo fosse completamente impossibile.

Viveva, da sempre, la sue esistenza come un doppio.

Scisso.

A casa... Il marito e padre duro e arcigno in apparenza, ma profondamente innamorato di sua moglie e dei suoi due figli. Quegli uomini che erano cresciuti così in fretta davanti i suoi occhi da renderlo maledettamente orgoglioso di ogni loro gesto.

A lavoro... L'uomo tutto d'un pezzo ed inflessibile, autoritario e severo con i suoi subordinati. Lasciando da parte, tutte le volte che indossava la divisa, ogni parvenza di sentimento umano.

In un istante si era spezzato.

Nessuno aveva mai visto quell'uomo con il volto rigato di lacrime.

Nessuno lo aveva mai visto così disperato, accucciato su quel corpo ricoperto di sangue mentre pregava un qualsiasi Dio che fosse solamente un brutto sogno.

Che non fosse il corpo del suo bambino quello che teneva tra le braccia.

Perché?

Perché era successo?


Qualche ora prima:

Era mattina ed aveva ancora sonno, malediva Madara per averlo svegliato così presto e si chiedeva quale fosse il motivo di tanta ansia in quel tono di voce che si era finto freddo e atono come al solito.

Cosa voleva da lui?

Sulla sua via incontrò Anko, stranamente scura in volto, come se avesse visto un fantasma. Non lo salutò, non lo fermò come di solito accadeva per prendere in giro qualche strano comportamento del suo “tesoruccio”. Semplicemente gli passò a fianco senza proferire parola, con le iridi puntate al terreno.

Sbuffò, dicendosi che non desiderava rientrare nei problemi di coppia di quei due, anche perché parlare d'amore con Madara Uchiha sarebbe stato leggermente raccapricciante. Però... Qualcosa gli diceva che non era così.

Perché Anko non si buttava giù per una litigata, oppure per una minaccia, se fosse stato questo l'avrebbe vista saltellare per la via come sempre; gridandogli contro frasi come: “Tesoruccio oggi ha il ciclo”, oppure: “Portagli un antidolorifico, devo averlo pestato troppo forte”.

Non era da lei deprimersi per certe sciocchezze.

Allora perché?

Smise di pensare alla ragazza e suonò il campanello di quella dimora, era inutile mettersi a vagliare le ipotesi quando avrebbe presto parlato con il diretto interessato. Si grattò la nuca e sbadigliò, aspettando di venir accolto.

E pensare che quello era il suo unico giorno libero settimanale, e doveva, probabilmente, trascorrerlo con un Madara tremendamente incazzato per qualcosa di futile.

«Fugaku. Hai fatto tardi» Lo accusò il minore, una volta che ebbe aperto la porta, spostandosi poi d'un lato per farlo passare e facendogli strada verso il salone.

«Allora, cosa c'è? Bada che se è per Anko, o perché Paperino ti irrita, non sono problemi miei e non me ne frega nulla!» Chiarificò, posandosi una mano sulla schiena, poco più su del coccige, e facendo una smorfia sofferente. Stava cominciando a diventare troppo vecchio per quel mestiere, quello di far da balia al suo clan.

Fare il poliziotto gli causava meno stress, sia fisico che psicologico. Gli Uchiha, invece, lo uccidevano lentamente.

Madara nemmeno lo ascoltò, ma domandò atono «Hai parlato con Sasuke?».

«Di cosa?» Chiese assottigliando gli occhi. Sentir pronunciare da lui il nome vero del figlio fu tremendamente strano ed inaspettato.

«Di Satori» Mormorò, con un disprezzo tale che, nonostante il carattere guerrafondaio e bastardo, mai nessuno si era guadagnato.

Fugaku sospirò, poi sorrise divertito «Ragazzi! La state prendendo troppo seriamente questa storia, cerchiamo di tornare lucidi. Sì, è stato spassoso formare una specie di club privato contro di lui, ma è un ragazzino non...»

«Falla finita, Fugaku» Lo interruppe, puntando le iridi scure e fiammeggianti d'odio sul suo volto, sorprendendolo.

Il più grande incrociò le braccia al petto e chiese acidamente «Vuoi spiegarmi cos'hai? Oppure devo indossare i panni dell'uomo di legge per farti parlare?».

«Perché non hai indagato su Muku Satori?» Sussurrò ancora in tono gelido, posandosi i palmi alle ginocchia e stringendo i pugni.

Per quale motivo quella dannata morsa alla bocca dello stomaco non lo abbandonava nemmeno un secondo?

Fugaku spalancò le palpebre, poi le sbatté confuso.

Che Diavolo stava succedendo?


No... Non è vero... Pensò, osservando attentamente la documentazione riguardante Satori Muku; puntellando i gomiti sulla scrivania del suo ufficio e prendendosi la testa tra le mani.

Accanto a lui, Kagami Uchiha era forse quello più pallido. Se ne stava dritto come un fuso, con lo sguardo fisso e vitreo puntato alla parete, mentre si chiedeva come era possibile che nessuno, nessuno dei poliziotti di Konoha, fosse stato a conoscenza di... Di quello scempio.

«Ha ucciso la sua famiglia...» Mormorò, come se non volesse credere alle sue stesse parole, né a ciò che aveva letto con i propri occhi nemmeno un un minuto prima.

Ucciso?

No, non era la parola adatta.

Aveva sterminato la sua famiglia sarebbe stata più appropriata, dato l'orrore compiuto da quel ragazzo instabile a soli diciotto anni.

Un mostro.

Una creatura mostruosa che aveva reciso, a sangue freddo, la giugulare del padre, piantato nel petto della madre venti colpi di pugnale e... E... Spezzato il collo a mani nude al fratello di soli dodici anni.

Per la prima volta in tutta la sua carriera Fugaku ebbe voglia di vomitare alla vista delle foto scattate sulla scena del crimine.

Ed era libero!

Assolto per incapacità di intendere e di volere.

No.

Non poteva essere vero, nessun uomo sano di mente avrebbe potuto fare una cosa del genere. Nessun giudice avrebbe rimesso in libertà un assassino così pericoloso.

Sbatté con violenza i palmi sulla scrivania, facendo sussultare Kagami e Shisui, scoccò ad entrambi uno sguardo ed a grandi falcate si avviò verso l'uscita, estraendo il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni e componendo quel numero.

Un solo uomo, in tutta Konoha, poteva essere così meschino e attaccato al potere da compiere un atto così disgustoso per mero profitto personale.

“Danzo...” Ringhiò quando finalmente il telefono smise di squillare a vuoto.

“Sbaglio o questa è la voce del capo degli scimpanzé senza cervello? Cosa posso fare per lei Fugaku-san?” Parlò con tono superiore, annoiato dalle continue lamentele di quell'uomo troppo attaccato alla giustizia per capire cos'era realmente la legge.

“Perché? Per quale motivo hai rimesso in libertà un tale mostro?” Domandò, avvertendo le mani tremare e lanciando con spregio le chiavi della volante a Kagami. Non se la sentiva di guidare in quelle condizioni.

Dall'altro lato del telefono ci fu una pausa, poi una nuova domanda “Di chi stai parlando?”.

“Satori”

“Mmh... -Pareva non ricordare, lo udì sospirare e affermare- ...Quel ragazzino con problemi mentali? La difesa ha giocato bene le sue carte e suo padre... Era un importante uomo d'affari, se così possiamo chiamarli. Inimicarmi l'unico erede non sarebbe stato intelligente da parte mia”

“Alle volte mi chiedo chi sia il vero criminale” Affermò flebilmente Fugaku, attaccandogli il telefono in faccia e pregando... Qualcuno, qualsiasi cosa esistesse o non esistesse, di non far capitare nulla di male alla sua famiglia.

Al suo bambino.

Perché Sasuke era ancora un bambino di ventuno anni, perché non doveva morire così giovane. Non avrebbe permesso di farlo morire prima di lui.

 

Provò a chiamare a casa. Non erano lì.

Provò a contattare Sasuke sul suo cellulare. Squillava a vuoto.

Allora chiamò Naruto. Dava costantemente fuori servizio.

Per la rabbia scagliò il suo telefono al suolo, rompendolo in mille pezzi.

Idioti! Per quale cazzo di motivo si comprano un cellulare se non lo usano?... Li maledì fuggendo dal bar di Itachi e pensato a dove potessero essersi cacciati.

Alla casa editrice non c'erano, era stato il primo posto da lui stesso controllato.

All'asilo nemmeno, Kagami gli aveva riferito che le maestre erano leggermente preoccupate di quello strano ritardo fatto da uno dei bambini più puntuali che frequentava la loro scuola.

Ed aveva appena finito di controllare lo Sharingan, l'ultimo posto in cui potevano essere.

Dove? Dove si trovavano?

«Torna al tuo lavoro!» Strillò quasi, quando vide il figlio maggiore seguirlo e osservarlo con il tipico sguardo da: “Se è successo qualcosa ad Otouto, io vengo con te!”.

Sempre.

Costantemente.

Quando si trattava di Sasuke, Itachi faceva quello sguardo. Come se il suo unico compito in vita fosse quello di proteggere il fratello minore.

Fugaku si passò una mano tra i capelli e rispose a quella protesta silenziosa «Itachi... Stiamo tentando di rintracciare un assassino, probabilmente armato. E prego Dio che sia un'arma bianca. Tu. Non. Vieni... -Scandì quelle parole, poi continuò gelido- ...Non è il tuo fottuto lavoro!».

«Il mio lavoro è badare a Sasuke» Esclamò duramente, senza possibilità di replica.

Però a Fugaku poco interessava dei suoi stupidi voleri «Ma è tuo dovere non farmi preoccupare per un figlio in più quando ne ho già uno che rischia di morire, né farmi perdere tempo».

Itachi scoccò la lingua sul palato, stava per rispondergli una nuova volta se non che Shisui li interruppe, bianco come un lenzuolo. Probabilmente non era stata una buona idea coinvolgere i membri del clan, né se stesso. Non erano abbastanza lucidi, senza emozioni, per riflettere accuratamente sulla situazione.

«Ha con sé un arma da fuoco».

«Come lo sai?» Indagò Itachi, dato che suo padre era troppo impegnato a cercare di comprendere pienamente quelle parole che si rifiutava di capire con ogni brandello di sé.

Il giovane poliziotto osservò per un attimo il cugino, successivamente tornò composto e professionale, riferendo «Ho appena scoperto che il padre di Satori possedeva il porto d'armi, e vari fucili da caccia. Tutto fu sequestrato anni fa, ovviamente. Ma... Non è detto che qualcosa, magari di ben nascosto, non sia rimasto nelle mani del figlio... -Abbassò la testa e sussurrò- ...Anche se spero di no!».

«Vaffanculo!» Gracchiò Fugaku Uchiha, dando un potente calcio allo sportello della volante e respirando pesantemente.

Lo avrebbe trovato.

E poi lo avrebbe ucciso svuotandogli un intero caricatore nel petto, poco gli importava delle conseguenze.

Itachi osservò quei tre uomini con un cipiglio sul viso, serrando i pugni lungo i fianchi.

No, non erano abbastanza lucidi.

 

«Se non sono al bar, non sono all'asilo e non sono alla casa editrice. Se nessuno dei loro famigliari e amici li ha visti o sentiti... Dove potrebbero essere?».

Quella domanda, posta da Kagami, mentre percorrevano senza meta le vie di Konoha, rimbombava nella mente dei presenti ostinatamente.

«Forse... Hanno percorso una strada diversa» Riferì Itachi dopo qualche minuto. Aveva costretto suo padre a portarlo con sé, senza alcuna possibilità di obiettare a questo. Poco gli importava di non essere un uomo di legge, se suo fratello era davvero in pericolo non se ne sarebbe stato con le mani in mano ad aspettare l'inevitabile.

Non lo avrebbe fatto per nulla al mondo.

«Smettila di dire cazzate e fingerti un investigatore, è completamente illogi... Co...» Fugaku stesso si bloccò a quelle parole, sgranando le iridi scure e capendo, finalmente, dove cercare.

Il figlio maggiore lo guardò in viso e confermò i suoi pensieri «Esattamente! Naruto è illogico ed ha la capacità di coinvolgere Sasuke in ogni sua esuberanza, facendolo costantemente irritare per qualcosa di stupido. Quindi... Quali sono le vie meno probabili per raggiungere i tre luoghi che avete già controllato?».

«Intendi delle scorciatoie?» Chiese Shisui, aggrottando le sopracciglia.

Ci pensò il maggiore dei presenti a negare, dicendo «No, quasi sicuramente, una delle strade più lunghe».

Kagami si passò una mano una dietro il capo e si grattò quel punto, pensieroso. Non aveva una bella sensazione da quando era iniziata quella ricerca. Muku Satori pareva scomparso, i membri della loro famiglia anche e nessuno sapeva cosa fare «Capo?... -Richiamò Fugaku, intendo a discutere nuovamente con Itachi per convincerlo ad allontanarsi- ...Le strade più logiche sono tre, cosa facciamo?».

«Dividiamoci... -Ordinò con lungo sospiro- ...E contattate la centrale se credete sia il caso di chiedere supporto. Itachi, tu resta qui» Aggiunse, fulminandolo con un'occhiataccia che il ragazzo ignorò.

«No, vengo con te» Affermò, ancora, perentorio.

In quel momento Fugaku Uchiha perse tutta la poca pazienza di cui ancora disponeva; gli si avvicinò a grandi falcate e lo strinse per un polso, sbraitandogli in faccia «NON SEI UN POLIZIOTTO!».

«NON PUOI DIRMI COSA FARE MENTRE MIO FRATELLO RISCHIA DI MORIRE».

Aveva urlato.

Mai, in più di venticinque anni di vita, lo aveva sentito urlare e perdere la sua innata calma. Nemmeno una volta, Itachi gli era apparso così umano come in quel momento.

Credeva, era convinto, che il figlio maggiore fosse un uomo ancor più calcolatore e posato di se stesso. Che non potesse farsi prendere dalle emozioni, che ragionasse e pensasse costantemente al modo più intelligente per risolvere qualsiasi difficoltà che gli si presentava dinanzi.

Aveva sbagliato... Itachi era più umano di quello che credeva. Ed in quel momento stava facendo vincere l'istinto.

«Fai come ti pare» Disse scontroso, socchiudendo gli occhi e raggiungendo a passo veloce una delle stradine secondarie che portavano al suo bar. Cosciente che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

Se fosse stato egli stesso più lucido, se avesse avuto più tempo, probabilmente lo avrebbe ammanettato allo sportello della macchina senza troppe cerimonie, ma... Anche Fugaku Uchiha era un essere umano.

E gli esseri umani sbagliano.

Kagami si voltò in direzione del figlio e gli fece un cenno col capo, cominciando ad allontanarsi velocemente «Papà?... -Lo bloccò Shisui- ...Io non...».

«Fa' il tuo lavoro e basta, Sui» Mormorò, sparendo alla sua vista. Sapeva cosa stava per dire: “Non credo arriveremo in tempo”.

Non lo credeva nemmeno lui, aveva capito fin da subito che quello scenario si sarebbe risolto con il sangue di qualcuno.

Lo aveva capito Fugaku.

Lo aveva compreso perfino Itachi.

Ma più che il loro dovere cosa potevano fare?

Se non sperare che la fortuna tornasse a sorridergli?

 

Itachi...

Se solo non avesse odiato profondamente il sangue, la morte e quel mestiere degradante che vedeva distruggere suo padre da più di vent'anni, avrebbe seguito le orme del genitore. Divenendo un ottimo poliziotto, forse il migliore dell'intera città.

Intuitivo, calmo, sapeva cosa fare e come farla in modo da dissipare ogni nodo.

Però preferiva di gran lunga la vita tranquilla che si era scelto: costruendosi con le sue mani un lavoro che lo soddisfaceva, una figlia da adorare ogni giorno e una compagna da amare e riempire di attenzioni.

Sentendosi alle volte un bambino circondato da oggetti luminosi e bellissimi.

Non era mai stato così felice come in quell'ultimo anno.

Con Sakura e Sora.

Sasuke.

I suoi genitori.

Naruto.

Con Hidan e Nagato, che in un modo assolutamente folle e contorto era divenuti i suoi primi e unici migliori amici. Nonostante la sostanziale differenza d'età si erano riscoperti e apprezzati, in ogni loro sfaccettatura.

Nei loro punti forti, nelle loro debolezze. Supportandosi a vicenda.

Era quel tipo di amicizia che quando la trovi sai, sei certo, che durerà finché avrai vita. Si sarebbero ritrovati da vecchi a progettare ancora piani malefici contro il suo povero Otouto, con Sakura, Tayuya e Konan che li sgridavano e gli urlavano contro.

Passando serate intere a lamentarsi delle loro mogli violente, bevendo la birra gentilmente offerta, con interessi futuri del 50%, da quel sadico di Hidan.

Mentre Nagato sbraitava e urlava non riuscendo ad assumere un tono di voce normale.

L'estate venuta avrebbero costretto Sasuke, Naruto e Daisuke a passare le vacanze al mare con loro, ricorrendo la papera sulla spiaggia e sotterrandolo vivo come, mille volte, aveva detto l'uomo dai capelli argentei ridendo di gusto.

Sarebbero nati i figli di Nagato e Hidan e lui era già stato costretto a fare da padrino ad entrambi; magari avrebbe anche dato un fratellino alla sua bambina, fra qualche anno.

E magari, proprio come affermava quel pazzo di Hidan: suo figlio e Sora si sarebbero sposati e, se non avessero voluto, li avrebbero costretti con la forza.

Praticamente, in quell'anno, Itachi si ritrovò a progettare il suo futuro.

Quello stesso futuro a cui non aveva mai pensato e che, in quell'istante, gli appariva così perfetto e desiderato da far quasi male.

Quel futuro lontano che aveva assunto la stessa consistenza della cenere, quando vide Muku Satori puntare una pistola verso il torace di suo fratello.

E lì capì che le sue mani non avrebbero mai afferrato quella completa felicità posta ad un passo da lui.

«SASUKE!»

Il grido straziante di suo padre gli ferì i timpani, mentre correva ancora in direzione dei due uomini, vide distintamente la scintilla d'odio negli occhi del mostro quando si rese conto di non essere più solo con le sue impotenti vittime e vide ancor più nitidamente il suo ghigno beffardo quando premette il grilletto.

Un secondo.

Circa venti centimetri di distanza.

Sembrano nulla se osservati da un'altra prospettiva, ma furono tutto quando Itachi spostò di lato il corpo scioccato e congelato di Sasuke, facendolo cadere a terra e percependo un acuto dolore al centro esatto del petto.

Cadendo a sua volta nel rosso, come un ramo tranciato di netto.

Uno... Due... Tre... Quattro... Cinque... Sei colpi di pistola gli rimbombarono in testa, ma non uno gli penetrò nel corpo. Chi aveva sparato quella volta, se non era stato Satori?

Un attimo dopo la sua coscienza andò alla deriva, costringendolo a chiudere gli occhi, troppo stanco anche solo per pensare.

Bum...

Staranno bene?

Bum...

Sasuke... Papà... Mamma...

Bum...

Starete bene dopo?

Bum...

Sakura... Mi... Dispiace...

Bum... b... m... ...

 

Fugaku si accanì sul corpo di Muku Satori, svuotando con rabbia, frustrazione e immensa sofferenza, un intero caricatore su di lui. Continuò a sparare per altri cinque secondi nonostante le pallottole furono finite, udendo il cupo suono del grilletto farlo a vuoto.

Come vuoti erano i corpi di Sasuke e Naruto.

Quest'ultimo strisciò in stato di trance verso Itachi, non sapendo nemmeno lui quando e come aveva liberato Daisuke dalla sua presa, gli posò le mani tremanti sul petto cercando di... Di... Cosa stava facendo?

Non sentiva nulla.

Non vedeva il suo torace muoversi.

Perché Itachi non respirava più?

Perché?

Fugaku crollò a terra, si sorresse per un secondo su una spalla di Naruto, poi cadde ancora, senza forze. Stringendo contro al petto il corpo morto di suo figlio, con un amore e una dolcezza che mai gli aveva riservato in vita.

Cullandolo come quando era appena nato, ricordando quella bellissima sensazione di calore provata la prima volta che lo aveva tenuto tra le braccia.

Così piccolo e fragile.

Quell'uomo adulto gli appariva così tremendamente piccolo e fragile in quell'orribile istante.

Pianse tutte le sue lacrime mentre Shisui Uchiha, giunto sul luogo pochi attimi prima, si accasciava al suolo coprendosi il viso con le mani; desiderando non vedere, né udire più nulla. Alzandosi ancora, con gambe tremanti, e decidendo, invece, di coprire gli occhi di quel bambino troppo innocente e piccolo per assistere già ad una scena del genere.

Kagami scuoteva con forza le spalle Sasuke.

Immobile, morto, ancora nella stessa posizione in cui la spinta del fratello lo aveva fatto cadere; gli occhi vitrei, adombrati da uno spesso velo, osservavano cosa stava accadendo senza realmente vedere.

Distrutto.

Nello stesso momento in cui il dolore gli esplose in testa, il suo urlo straziante costrinse l'uomo più grande a fargli affondare il viso nel proprio petto, avvolgendo paterno le sue spalle tremanti e percependo la divisa bagnarsi copiosamente di calde lacrime, mentre udiva i singhiozzi lontani del suo capo.

Nessuno, mai nessuno, aveva veduto Sasuke e Fugaku piangere.

Nemmeno una volta.

Neanche per sbaglio.

Otouto, non è che ti sei innamorato?

Sei un cretino, Sas'kè!

E sentiamo: fin dove riesci a vedere con il tuo Sharingan?

Se la smettessi di reputarti superiore a chiunque forse non rimarresti solo!

Sei esagerato! Oto-san non ti detesta per aver irretito Naruto... Desidera solamente ballare sulla tua tomba.

Se tuo figlio osa avvicinarsi alla mia bambina sei un uomo morto.

Hidan mi ha detto che ti ha quasi ucciso. Peccato non ci sia riuscito!

Otouto... Oggi ovviamente lavori gratis.

Povero Naruto-kun, vivere con un essere come te. Non preoccuparti Sas'kè, lo salveremo noi!

Io, Hidan e Nagato apriamo ufficialmente la caccia alle papere! Tirate fuori i fucili.

Veniamo a liberati, Otouto. Resisti.

Ma no, che dite? Otouto non è una donna, ha solo le mestruazioni come le donne.

Abbracciami Sasuke, sii un essere umano per... Beh... Ma sei umano?

Sai cosa? Mi sono divertito più in questo anno che in una vita intera.

Mi vedo costretto a concordare con Madara, sei un idiota.

Otouto... Ti voglio bene!

Perché... Perché era tutto finito?

   
 
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