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Autore: L_Fy    10/03/2008    28 recensioni
Una ragazza nuova e i due fratelli più contesi della scuola: Verena, Teo e Dieci. Cos’altro se non il classico triangolo? Ma non dimentichiamo Oleana, la nuova, frizzante amica di Verena: quindi, un insolito rettangolo. E il cattivo di turno, Scaturro il Terribile, non lo consideriamo come vertice? Vediamo, così dovrebbe essere un pentagono: ma se ci aggiungiamo anche una pseudo-fidanzata pseudo-aristocratica, una madre finlandese, un cane formato roditore, un diario segreto e un bel po’ di fantasia, che figura geometrica salta fuori? Forse una così articolata che può calzarle un solo nome: adolescenza!!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recensione di Lely1441, fatta il 09/03/2008 - 01:25PM sul capitolo 22: Capitolo 21 : Siamo uomini o savusilakke

Capitolo 22 : Lezioni in corridoio

 

Dieci era rientrato a notte fonda, quando tutti erano già a letto: il mattino dopo si era svegliato tardi, come al solito, e nessuno a colazione si era preso la briga di informarlo sugli ultimi eventi, anche perché il più ciarliero di tutti, noto come il Frou-Gossip di famiglia, non era uscito dalla sua stanza fino all’ultimo secondo, quando fu ora di uscire per andare a scuola. Solo allora i due gemelli si incontrarono.

“Ehi!” si meravigliò Dieci squadrando Teo da capo a piedi con un ironico sopracciglio alzato “Lutto nazionale?”

Teo lo degnò appena di un sospiro sofferente, troppo immedesimato nella sua drammatica parte per prenderlo in considerazione. Il suo look quel giorno era sorprendentemente sobrio, tutto rigorosamente nero e comprendeva un accollato maglioncino a coste, un berretto a calotta dal quale spuntavano i riccioli biondi e un paio di pantaloni di pelle super aderenti (questi ultimi sobri solo per gli standard di Teo…). Era dolorosamente figo e consapevole di esserlo, nonostante l’aria luttuosa e concentrata. Osservandolo di sottecchi, Dieci salì in macchina col preciso intento di starsene zitto. Muto e flemmatico, Teo guidò quasi da cristiano immettendosi in strada senza sbandare e facendo solo la scriminatura al marciapiede senza però demolirlo. Dieci continuò a sbirciarlo di soppiatto, studiando il suo profilo con attenzione: vedere Teo così calmo, spento, così silenzioso, gli faceva uno strano effetto alieno niente affatto piacevole.

“Allora, che succede?” cedette infine perentorio “E’ morto Boy George? Hanno messo fuori produzione la tua marca di shampoo preferita? O ti sei perso l’ultima puntata delle Gilmore Girls?”

Teo gli lanciò un ulteriore lungo sguardo di disprezzo riportando subito gli occhi prudentemente sulla strada.

“Mi sono fidanzato.” rispose con una convincente voce da condoglianze.

“Oh.”

Dieci nascose la sorpresa dietro alla sua solita maschera di indifferenza: gli costò parecchio, nonostante il lungo allenamento.

E chi è la disgraziata?”

“Verena cara.” rispose Teo dopo una breve pausa.

“Oh.”

Verena, certo. E chi ti aspettavi, Halle Berry?” meditò con faticosa logica. Nessun’altra ragazza si era avvicinata al gemello abbastanza per arrivare a mettersi tra lui e il suo specchio. Però fu dura lo stesso fingere di nuovo indifferenza.

“Congratulazioni.”

“Vaffanculo.”

“Così sì che ti riconosco, fratellino” sorrise Dieci segretamente “Comunque, non mi sembrava che fossi interessato all’aspide in quel senso.”

“Quale senso?” si aggrottò Teo ignaro.

“Nel senso fidanzatesco.” sospirò Dieci paziente: conosceva i processi mentali di Teo e sapeva come spiegarsi con necessari neologismi, all’occorrenza.

Fidanzatesco.” ripeté Teo, masticando quasi la parola con aria truce.

Qualcosa come un ronzio di sottofondo disturbò i sensori gemellari di Dieci.

“Sì” continuò quindi deciso “Sai cosa intendo.”

Teo ci mise un po’ a rispondere e quando lo fece sembrava oltremodo riottoso.

“A dire il vero non lo so mica tanto…”

Figurarsi se con Teo ci poteva essere qualcosa di chiaro e cristallino.

Se ti sei fidanzato con Verena, saprai anche perché l’hai fatto, no?” sbuffò impaziente Dieci.

“Beh… non è che ci siamo proprio fidanzati fidanzati…”

“Senti, Teo” lo interruppe Dieci con piglio deciso “Nonostante ci sia tu di mezzo, e con te diventerebbe complicato anche vegetare, la questione è molto semplice: Verena ti piace si o no?”

Il profilo di Teo rimase per un pezzo immobile, stagliato contro il vetro del finestrino.

“E’… difficile rispondere.” mormorò alla fine riluttante e Dieci alzò segretamente gli occhi al cielo.

“No che non lo è.”

“Sì che lo è.”

“No.”

“Sì.”

“Teo, è dall’asilo nido che non concludiamo niente in questo modo, che ne dici di cambiare metodo di comunicazione?”

“Insomma, che vuoi che ti risponda?”

“Voglio che tu pensi, pikkuinen: non alle tue orride camicie o al look vintage di Christina Aguilera, ma a Verena. Cosa provi quando pensi a lei?”

Bella domanda. Prima del duello cioccolatoso quando pensava a Verena, Teo sorrideva affettuosamente, ricordando qualche sua brillante battuta di spirito. O ammirando i suoi vestiti pazzeschi. O le sue fossette. Insomma, qualcosa di piacevole, tiepido e corroborante ma fondamentalmente innocuo. Dopo il duello cioccolatoso, però… nei suoi pensieri per Verena non c’era più niente di innocuo. C’era piuttosto qualcosa di fastidioso, come avere della sabbia nelle mutande. Più che alle sue battute, pensava alla sua bocca socchiusa da cui usciva il respiro rapido, come quello di un animaletto selvatico preso in trappola. Più che ai suoi vestiti, pensava a quello che c’era sotto i vestiti. Più che alle sue fossette, pensava a quelle maledette Winx, col risultato di aver sviluppato una subitanea e cocente avversione per qualsiasi fatina, gnomo, elfo o creatura affine.

Cosa provo?” rispose quindi vagamente aggressivo “Provo che mi viene voglia di prenderla a sberle.”

“Davvero” commentò Dieci col sopracciglio saldamente alzato “Poi?”

“Poi… di prenderla per il collo… e di stringere…”

“Stringere il collo o stringere lei tutta intera?”

Imbronciandosi ancora di più, Teo sembrò abbastanza intenzionato a non rispondere.

“Un po’ e un po’.” ammise infine controvoglia.

“Poi?”

“Poi cosa?”

“Non hai voglia di baciarla?”

Aaaah… Ecco la domanda dal quale Teo fuggiva da più o meno 13 ore. O forse da una vita?

“Beh… ehm… a volte.”

E basta?”

No. Basta per niente, maledizione. Ecco il motivo di quel malumore, ecco quella maledetta sensazione di sabbia nelle mutande: quella smania di avere di più, quella spiacevole ansia che somigliava a ingordigia … Teo non aveva mai provato qualcosa del genere per una femmina. Per un panino sì; anche per un korvapusti fatto come si deve. Ma mai avrebbe pensato di sentire quell’acquolina in bocca per Verena

E va bene” confessò di getto con una querula voce accorata “Te lo dico, così mi fai internare e chi s’è visto s’è visto. Quando penso a Verena mi viene fame.”

Dieci non si scalfì di un millimetro e nemmeno il suo sopracciglio.

“Fame.”

“Una fame del diavolo, sì. Stanotte mi sono dovuto alzare e demolire la scorta di biscotti da colazione di Marco, e tu sai cosa succederà quando se ne accorge, vero? Ma l’ho fatto lo stesso perché avevo già finito il korvapusti e il kalakukko.

“Ti sei alzato a mangiare perché hai pensato a Verena?”

Teo lanciò a Dieci un rapido sguardo di scuse.

“Ehm… effettivamente sì. Ero lì che non riuscivo a dormire, se solo chiudevo gli occhi vedevo quelle dannate Winx piene di Nutella! Dovevo mangiare per forza, sentivo come un buco qui nello stomaco che sembrava proprio fame, ma dopo i biscotti, un bel po’ di biscotti, il buco c’era ancora e anche quelle stronze Winx dietro le palpebre allora ho pensato che forse non avevo proprio fame di cibo… insomma, quello di cui avevo voglia… maledizione! Quello che muoio ancora dalla voglia di fare è di assaggiare Verena.”

“Addirittura.” commentò Dieci e se non fosse stato così infervorato nel discorso anche Teo si sarebbe accorto del suono decisamente anomalo della sua voce.

“Sì” proseguì infatti lasciandosi finalmente andare “Vorrei annusarla, toccarla; vorrei sentirla, respirarla, stordirmi del suo sapore. Vorrei fare proprio un sacco di cose con Verena, la maggior parte delle quali niente affatto disneyane. Alcune nemmeno cristiane. Secondo te è normale tutto questo? O è possibile che siano ancora gli effetti del mascarpone avariato?”

“Che tu ci creda o no, quello che ti succede è normale” spiegò logico Dieci “E comunque non può essere il mascarpone, perché ti ricordo ancora una volta che tu non l’hai mangiato. La cosa strana è che non abbia mai sentito niente del genere per una ragazza prima di adesso. Di norma, quel tipo di appetito spunta verso i tredici anni.”

“Vuoi dire che tu hai fame di Mariacarla?”

Lo disse come se fosse qualcosa di blasfemo.

“Beh, sì.”

“Fai schifo!”

“Non credo che a lei dispiaccia tanto.”

Nel dirlo, aveva un tale sorriso sornione da gatto che Teo preferì glissare.

Quindi alle medie tu avevi fame di Matilde? E’ per questo che ha scelto te?”

“Uffa Teo, ancora con quella storia di Matilde? Quand’è che ti decidi a superarla?”

“Io amavo Matilde” si incaponì Teo cocciuto “Forse non l’avrei addentata come un panino alla mortadella, ma sarei stato molto più carino di te, e lei lo sapeva. E’ questo che non mi spiego.”

“Non sarebbe meglio concentrarsi su Verena, adesso?”

Verena, Verena, Verena… la sua amica senza ormoni. Che cantonata colossale… era troppo tempo che Teo si baloccava con quell’idea assurda dell’amicizia asessuata. Lui e Verena erano amici, certo, e con lei poteva fare o dire tutto quello che gli passava per la testa senza paura. Non era logico però che volesse averla sempre vicina. Molto vicina, spesso vicina, vicinissima… per non dire addosso. Sarebbe stato logico se Verena gli fosse piaciuta nel senso maschile del termine. Quindi?

A dire la verità, tutta la sacrosanta verità, Teo era un po’ stufo di glissare con se stesso sull’argomento: da una parte c’era il miraggio di Mariacarla e i suoi capelli biondi da principessa Aurora e la sua algida bellezza, dall’altra c’erano i meravigliosi vestiti di gomma di Verena. C’erano le fossette di Verena. I suoi occhi vivaci. Il suo reggiseno delle Winx. La sua testa inclinata che guardava le fotografie sul muro. Le sue guance rosse come mele mentre pensava di dargli delle sberle, o forse no. C’erano le sue labbra, impresse a calce nella memoria dopo quel primo, imbarazzante bacio davanti a Scaturro.

“C’è, Verena cara, che forse non sono così lumacone eunuco come pensavo…”

“Prendi lo zaino e tira fuori il sacchetto nella tasca davanti. ordinò in un ringhio.

Che vuoi fare?” domandò Dieci ubbidiente.

“Prendere fuori un panino” berciò Teo corrucciato “Mi è venuta di nuovo fame.”

*          *          *

Verenaaaaa!”

Ecco, l’aveva vista. Eppure si era mimetizzata bene, quella mattina: aveva nascosto i capelli sotto a un berretto di lana con la visiera e si era messa anche gli occhiali da sole modello mosca cieca. Forse che l’impermeabile giallo e gli stivaloni di gomma a pois fossero lo stesso appariscenti…?

“Ciao Odescalchirispose in un sospiro “Ti prego non fare…”

“… sei andata da Teo? Hai trovato il diario? Teo ti ha detto qualcosa? Avete fatto qualcosa di interessante? Marco c’era? Hai ucciso Otello? Le begonie sono ricresciute? Tellu ti ha preparato da mangiare?”

“… domande. Esattamente.”

“Dai rispondi!!” la incalzò l’amica prendendola sottobraccio.

“Va bene. Allora… Sì. No. No. No. No. No. No. No. No.”

“C’è un no in più.”

“E’ quello già pronto per la prossima domanda.

Ma dai! Dimmi piuttosto da chi cerchi di nasconderti.”

“Vediamo… da Scaturro? Da Teo? Da te?” meditò Vocetta1.

“Io mica mi nascondo.

Biiip! Il mio balla-sensor lampeggia come la sirena dei pompieri. Lo sai che a dire le bugie si va all’inferno?”

“Credevo di essere già lì da un pezzo.”

“Esagerata! Allora, ieri sei andata da Teo, e fin qui ci siamo. Che è successo?”

“Niente.”

Biiip! Da quel poco che vedo sotto quei graziosi occhialini da aviatore hai una faccia che sembra un uovo strapazzato, e non si ha la faccia da uovo strapazzato, e nemmeno da uovo sodo, se non è successo niente. Quindi, tra Teo e te è successo qualcosa. Cosa?”

“Niente.”

Biiip!”

“Niente nel senso che intendi tu.”

Biiip!”

Ok, sono ufficialmente fidanzata.”

“Con Otello?”

“No, con Teo.”

Biiip!”

Infatti. E’ una balla che ha messo in giro Teo e siccome i suoi ci hanno beccato sul divano…”

Che facevate sul divano?” la interruppe brutalmente Oleana, identificando subito il nocciolo della questione.

“Niente.”

Biiip!”

“Stavo solo cercando di picchiare Teo.”

“Per motivi sessualmente torridi o per altro?”

“Altro. Aveva cercato di rifilarmi un finto diario di Scaturro, quella sporca cocorita bugiarda… e io che per quel diario sono anche andata a scodellare brodaglie puzzolenti ai barboni con addosso lo zio Timo…”

“Zio Timo?”

“E’ una storia lunga.”

“Torniamo al divano: cercavi di picchiarlo in verticale o in orizzontale?”

Cercare di seguire gli andamenti mentali di Oleana era come leggere un libro di fantascienza, meditò Verena.

“Verticale.”

Biiip!”

Ok, eravamo orizzontali.”

“La faccenda si fa interessante!”

“Solo per la tua mente malata. Lui era… assolutamente disinteressato.

La sua faccia, nascosta dagli occhiali, sembrò di colpo più grigiastra e vecchia.

Biiip!”

Verena non raccolse la provocazione: camminando, erano arrivate nel corridoio del primo piano e i suoi occhi erano stati immediatamente calamitati dalla finestra, ovvero il punto esatto dove aveva schiaffeggiato e baciato Teo per salvarlo dalle grinfie di Scaturro.

Tutto era rimasto perfettamente uguale a quel giorno (i vetri lattiginosi, la veneziana sghemba, l’armadio di lamiera arrugginita, la crepa sul muro…), tutto immobile come una cornice in attesa dei personaggi che potevano animarla. Il ricordo di quel momento, potente come una mazzata e abbagliante come una supernova, le piombò sulla nuca facendole sentire le membra e il cuore pesanti come macigni.

“Verena?” la chiamò sottovoce Oleana, ma lei nemmeno la sentì.

Qualcosa non andava affatto per il verso giusto se si sentiva morire ogni volta che pensava a Teo. Le stava evidentemente succedendo qualcosa di apocalittico, qualcosa che Verena rifiutava da una vita. Anzi, era già successo. Da un pezzo anche: forse fin dalla prima volta, proprio lì nel corridoio della scuola, quando aveva incrociato quei dannati occhi azzurri. Da allora non era più riuscita a fare un passo senza sentirseli addosso. Da allora persino respirare era diventata una faccenda complicata, quando lui era vicino.

“Verena?” la chiamò di nuovo Oleana.

Verena si stava rendendo conto in quel momento, con dolorosa rassegnazione, di essere lei stessa come quella cornice: in attesa. Aspettava da giorni, trattenendo il fiato, di incrociare due irridenti occhi turchini piazzati su improbabili camicie multicolor. Di colpo si sentì le gambe deboli e lentamente, incapace di restare in piedi, si afflosciò a sedere per terra mentre gli occhi le si riempivano improvvisamente di lacrime.

“Verena?!?” la chiamò Oleana, accucciandosi accanto a lei con genuina costernazione “Stai male? Sei svenuta? Hai mangiato mascarpone?”

Verena aprì la bocca per rispondere, ma non le usciva nessun suono. Qualcuno, passando di fianco alle due ragazze accucciate, si girò a guardarle, incuriosito, ma nessuna delle due sembrò curarsene. Il mento di Verena cominciò a tremare come quello di una bambina piccola che sta per piangere. Il suo cuore era pieno di bucature. Accidenti, che male… sentiva dolere dappertutto, al ricordo di quel primo bacio dato per finta e di quell’odore di more intenso.

“Verena…? Che fai, piangi?!?

“No!” singhiozzò Verena lottando con tutte le forze contro una lacrima che tentennava sulle sue ciglia “E’-è solo che… mi è venuto in m-mente che la prima volta che ho sentito le erre di Teo è stato q-qui…”

“Erre…?” domandò Oleana spaesata.

“Ha detto: non chiamarmi Cenerella! E paf!, ero già lì che gli davo una sberla, ma in realtà volevo solo risentire quei brividini sulla schiena… ed è da allora, maledetto lui, che non faccio altro che questo! Aspettare che lui di-dica di nuovo qualcosa con quelle porche erre!”

Si prese il viso tra le mani, senza piangere ma era come se piangesse. Oleana si accomodò accanto a lei e l’abbracciò forte, cullandola dolcemente, incurante degli studenti che passando le additavano e ridevano.

“Povera Verena cara” gorgogliò mentre Verena tratteneva il fiato per non singhiozzare come una neonata “Così psicopatica… così anormale… così innamorata!”

“Io non sono innamorata!”

“Sì che lo sei, ma non è mica successo niente di così tragico, sai? Pensa a quei poveri bambini del Biafra… no, scusa, questa vale solo quando si lascia il pranzo nel piatto…”

“Io non sono innamorata! Io… sono solo schizofrenica!”

“Lo sei di sicuro, e questo spiega gli sdoppiamenti di personalità, ma con la bava che ti esce quando vedi Teo come la mettiamo?”

“Io…”

Verena si strinse nelle spalle, attirandosi lo sguardo curioso di uno studente che rallentò per fissarla.

Sciolla.” lo apostrofò Oleana a muso duro; il giovane marciò via, ma altri studenti osservavano le due ragazze sedute per terra e Oleana si rassegnò, tornando a occuparsi dell’amica.

“Ormai lo vedono tutti quelli che non hanno due copertoni da rally sugli occhi, mia cara: tu sei cotta di Teo. Sarebbe anche ora che la piantassi da fare quella faccia da serial killer a chiunque te lo dica e che iniziassi a prendere in considerazione l’idea di convivere con questo fatto.”

Verena avrebbe voluto ribattere ancora, ma il suo viso si accartocciò improvvisamente di pena.

“Ma lui non mi vuole!” gorgogliò con voce liquida e gli occhi di nuovo pieni di lacrime “Lui ha detto che siamo solo amici senza ormoni!”

Oleana l’abbracciò di nuovo maternamente per farle coraggio.

“Non credo che Teo fosse convinto di quello che diceva” le disse con insolita tenerezza “Tu sei una tizia strana e le tue reazioni sono degne di una casa di cura, ma nemmeno Teo scherza. Io credo che tu gli piaccia.”

“No che non gli piaccio” mormorò affranta Verena “Lui è solo un bugiardo manipolatore esibizionista egocentrico! Lui è solo una infida gretta savusilakka che dice solo mezze verità… lui è… uno stronzo!!”

Un’ombra scura si frappose fra le due ragazze sedute a terra e la luce della finestra interrompendo di colpo il monologo di Verena: senza nemmeno girarsi, Oleana e Verena intuirono al volo chi fosse e alzarono su di lui due rassegnate paia di occhi (uno di questi provvidenzialmente nascosto da spesse lenti nere).

“Stavi parlando di me, Verena cara?” domandò Teo Ferri con voce educata incrociando le braccia sul petto.

*          *          *

Verena schizzò in piedi alla velocità del suono, ma la muscolatura gelatinosa non la resse abbastanza per darsela a gambe: rimase quindi in piedi, impotente, mentre Teo la fissava con una insolita aria funerea sul viso.

“Ciao Teo!” salutò Oleana alzandosi in piedi rapidamente “Qual buon vento! Io e Verena eravamo qui sdraiate a guardare quante crepe c’erano nel marmo delle scale, una roba incredibile, questa scuola è tutta un cedimento strutturale…”

“Ciao” tagliò corto Teo deciso “Allora, Verena cara, a chi erano diretti tutti quei complimenti?”

Verena fece appena un cenno vago con la testa con aria sostenuta (non aveva il coraggio di emettere un solo vagito e poi le corde vocali le si erano tutte aggrovigliate attorno al cuore…). Teo allora decise di cambiare tattica.

“Scusa, Oleana, devo parlare con la mia fidanzata.” proruppe prendendo Verena per un polso e tirandola da una parte.

“Fidanzata… era vero?” gorgheggiò Oleana completamente esterrefatta mentre Teo trascinava lontano una poco collaborativa Verena.

Infatti, al contatto con la sua mano, il jukebox nella testa era partito a razzo con un frastuono assordante: Masini, tanto per cambiare! Ancora quella cazzo di “Perché lo fai, disperata ragazza mia” che avrebbe mandato in crisi depressiva anche Winnie Poh strafogato di miele. Quando la temperatura del polso stretto nella mano di Teo raggiunse quella di un vulcano attivo, Verena si decise a svincolarsi dalla sua presa, si fermò e si appoggiò prudentemente contro il muro.

Che c’è?” sbottò, giusto per non suicidarsi.

“Dobbiamo parlare di ieri.” disse Teo partendo bene.

Verena non si soffermò troppo a notare quanto fosse bello quella mattina, con il maglioncino nero che gli disegnava il petto smilzo e quei dannati riccioletti che gli uscivano dal berretto, ma incrociò le braccia sul petto e si decise a dire qualcosa, qualsiasi cosa.

“Hai detto ai tuoi che io e te non stiamo insieme?”

Non era esattamente quello che Teo si aspettava di sentirsi dire: il bel discorso che non si era preparato ma che era certo gli sarebbe venuto spontaneo vedendo la sua finta fidanzata vera innamorata naufragò miseramente dietro gli insondabili occhialoni neri di Verena e Teo si bloccò di colpo, incerto.

“No.” rispose alla fine alzando su di lei due celesti laghetti tristi.

“Vedi che avevo ragione” buttò lì lei senza convinzione “Sei un microbo vigliacco e bugiardo.

Le tremava la voce. E lui nemmeno sorrise.

“Se mi fai troppi complimenti, poi mi monto la testa.”

“Ti rendi conto di quello che stai facendo? Finché si tratta di mentire a Mariacarla della Mirandola SeHoUnNeuroneE’PerSbaglio ok, ma mentire anche alla tua famiglia… a tua madre che è sempre stata così carina con me… io non posso farlo. E nemmeno tu.”

“Lo so.” rispose cupo Teo fissando irosamente il muro dietro Verena.

Sembrava così indifeso. Ed era carino da morire, pensò Verena con una rabbia che era quasi dolore.

“Allora?”

“Ti ho detto che non lo so, suloinen.”

“Qualcosa dovrai pur sapere, sporca savusilakka!”

“Offendi di nuovo?”

“Hai cominciato tu, con quelle parolacce finlandesi.

Suloinen non è una parolaccia.”

“Dal suono si direbbe di sì. Per lo meno è senza erre.

Che c’entrano le erre?” si stupì Teo corrugando le sopracciglia. Uffa, odiava quando lui corrugava la fronte, il suo musetto diventava troppo maledettamente adorabile.

“Dirai loro che non è vero?”

Cosa non è vero?”

“Sai benissimo cosa.”

Non riusciva a dirlo nemmeno per scherzo: bella prova di coraggio per la famosa Verena dalla Clava!

“Non posso dire a mia madre che tu non mi piaci. disse lentamente Teo abbassando il capo.

Peggio ancora del corrugamento della fronte! Così metteva ancor più in bella mostra quei ricciolini da canarino sulla nuca, tanto teneri che Verena tutte le volte si incantava a contarli. E a chiedersi se lì il profumo di more fosse davvero dolce come sembrava.

Perché?” domandò distratta e di nuovo in iperventilazione.

Perché non sarebbe vero.”

Che cosa non sarebbe vero?”

“Quello che hai detto tu, no?”

E questo è chiaro.” ridacchiò Vocetta1 mentre Verena serrava la bocca di scatto prima che le uscisse qualcosa di decisamente volgare.

“Non riuscirei a capirti nemmeno coi sottotitoli.” sbuffò infine di nuovo infuriata.

Teo non rispose subito: quello che sentiva non era affatto chiaro nemmeno per lui.

“Te la spiego in poche parole” decise Teo con voce stranamente timida “Non posso dire a mia madre che non mi piaci, perché tu mi piaci, Verena cara.

Verena sbatté le ciglia e si decise a infuriarsi come mai in vita sua.

“Sai Teo, ne ho davvero strapiene le borse delle tue stronzate finlandesi.” ringhiò con livore alzando la voce.

Teo corrugò la fronte offeso e Verena pensò accorata che non fosse corretto essere così disarmanti senza fare nient’altro che respirare.

“Sai che sei strana?” gorgogliò Teo riprendendo vivacità “Le tue sinapsi funzionano al contrario di quelle di qualsiasi persona normale! Ti ho fatto un complimento e tu dai fuori di matto!”

“Me ne sbatto dei tuoi presunti complimenti senza ormoni!”

Ma mi dici perché ti sei tanto arrabbiata?”

“Non dire arrabbiata! E non chiamarmi Verena cara o ti spezzo entrambe le tibie!”

Avevano alzato la voce: a parte Oleana, che si beveva tutto con famelica attenzione, un bel po’ di studenti intorno si erano fermati ad ascoltarli litigare, senza contare quelli che osservavano la scena già da quando Verena si era seduta per terra a piagnucolare.

“Tu hai dei seri problemi psichiatrici!”

“E tu mi fa incazzare da morire quando te ne stai lì a emanare quel maledetto miasma di bosco e a sciorinare le tue stronze erre convinto che tutto il mondo la pensi come te! Fammi passare, devo andare in classe!”

Teo, per tutta risposta, le bloccò la strada oltraggiato.

“Io… non puzzo!” strillò a corto di argomenti.

“Guerra?” chiese un guardone fermandosi di fianco a Oleana.

“Più specificamente, sbarco in Normandia” sospirò Oleana distratta “Sempre se non diventa Hiroshima…”

“Sì che puzzi” ribatteva intanto Verena con rabbia senza accorgersi che gli studenti intorno cominciavano a sghignazzare “Hai un odore così dolce che mi ha fatto venire la carie e il diabete!”

“E’ la crema di mamma… se non la uso mi tira la pelle! Piuttosto, cos’hanno di strano le mie erre?”

“Vorrei saperlo anche io!” ruggì Verena cercando senza successo di scartarlo e sorpassarlo.

Teo le afferrò con impazienza la spalla e la girò verso di lui.

“Che hanno le mie erre che non va?” domandò di nuovo piantandole dolorosamente addosso i suoi fanali azzurri.

“Non mi toccare!” strillò Verena spaventata.

Ma lei non è quella dalla Clava?” domandò garbatamente qualcuno al proprio vicino.

E lui non è gay?” chiese un altro genuinamente curioso.

“Di che hai paura?” sibilò Teo ignorando tutto quello che non era Verena “Di me o della mia puzza di bosco?”

“Non sei tu a farmi paura, me ne faccio io da sola!”

E ti credo, sei più pazza di un serial killer! Sono le mie erre a scatenarti la psicosi?”

“Non è la psicosi a scatenarsi, deficiente d’una savusilakka!”

E cos’è allora?”

Anche stavolta, Verena non perse nemmeno un secondo a pensare alla risposta.

“E’ il cuore, stronzo!” le sfuggì di bocca con subitaneo estremo orrore.

Un leggero “Oooooh…” come un sospiro salì dalla gente raccolta intorno a loro, Oleana per prima che si portò le mani al cuore come se fosse sul punto di declamare una poesia in versi; né Teo né Verena se ne accorsero. Teo era ammutolito e Verena aveva chiuso gli occhi e incassato la testa tra le spalle. Solo Masini nella sua testa continuava tranquillamente a piagnucolare che il domani diventava mai, bellamente ignorato.

“Oddio!” farneticò Vocetta1 mentre Verena cadeva in una sorta di apnea permanente “Stavolta mi sa che ha capito!”

O quello o è morto” propose Vocetta2 dubbiosa “C’è troppo silenzio, Masini a parte. Che ne dici di vedere che il finlandese non si stia soffocando con la sua stessa lingua?”

*          *          *

Verena si arrischiò ad aprire un occhio e sbirciò Teo: l’espressione di meraviglia che si era dipinta sul suo viso la fece sentire di colpo come se un grottesco ed enorme grumo di cacca di piccione le fosse piombato addosso dal cielo.

“Senti, lasciamo perdere” buttò fuori in fretta traboccante di dolorosa umiliazione cercando a testa bassa di fuggire via “Fai finta che io non abbia detto niente, ok? Anzi, in effetti non ho detto niente, anche senza bisogno che fingi! In fondo non c’era niente da dire no? E confronto ai tuoi discorsi a pera sono stata persino coerente! A parte il fatto che tu sei davvero uno stronzo e che ti ficcherei volentieri nelle orbite oculari i tuoi dannati ormoni e le tue savusilakke, se solo sapessi dove diamine trovarle…”

“Verena…”

“Guai a te se mi chiami ancora Verena, chiaro? Non pronunciare una sola erre, non respirare… trasformati in una dannata statua di pietra! Anzi, prima lasciami andare e poi pietrificati, o decomponiti o fai quello che ti pare, tanto io devo solo trovare un cratere fumante che arrivi al centro della terra e buttarmici dentro di testa…”

Che storia!” gorgogliò la voce allegra di un ragazzo, zittito subito da una ventina di sguardi malevoli.

La presa di Teo sulla spalla di Verena non accennava a diminuire: anzi, la strattonò ancora una volta seccamente, spezzandole il discorso a metà (posto che si potesse chiamare discorso quel delirio verbale che le stava uscendo senza controllo dalla bocca). Verena, girandosi verso Teo, prese una boccata d’aria e chiuse gli occhi forte forte, come se si stesse tuffando in piscina. Le cinque o sei ragazze che seguivano rapite la scena la imitarono, solidali.

“Verena apri gli occhi.” sospirò Teo paziente.

Il suo respiro le arrivò sulla guancia, dimostrandole quanto fosse vicina la sua bocca. Lei si accartocciò ancora di più su se stessa mentre con snervante puntualità la musica nella sua testa cambiava di botto (le Bananarama, assolutamente a sproposito) e diventava così assordante da farla tremare come un diapason.

“Verena, apri o no gli occhi?”

“No” pigolò lei risoluta “Non ho nessuna voglia di vedere quel tuo maledetto muso da topo finlandese che prova dispiacere per me. E ci manca solo che mi chiami povera Verena cara perché mi butti sotto un Tir! Se solo faccio tanto di arrivare alla porta del bagno mi chiudo dentro fino al prossimo millennio…”

“Verena…”

Ho detto taci, mica sei obbligato a parlare per forza! Anzi se devi confessarmi che sei davvero gay come le tue camicie fanno supporre per favore non dirmelo adesso o dopo il Tir mi butto sotto un cingolato…”

“Stai zitta?” sbuffò Teo rannuvolato “Non riesco a pensare se fai tanto rumore! Devo capire… Verena, io ti piaccio?”

Morte cerebrale di Verena. Tutti i ragazzi intorno a loro trattennero il fiato, muti e immobili come l’esercito di argilla cinese.

S-nocioè, con o senza ormoni? Cioè… beh… non ho capito la domanda.”

“Forse non dovremmo star qui a spiare.” borbottò uno studente con estremo coraggio: per tutta risposta, una ragazza gli indicò col pollice l’uscita e tornò a fissare Teo e Verena con uno sguardo goloso come se stesse guardando la vetrina di una pasticceria.

“Sei una maledetta fifona, sai?” diceva intanto Teo con un tenero sorriso nella voce “Ti comporti come una poppante.

“Non è vero. E se lo dici ancora ti ficco un omogeneizzato Plasmon in gola.

Qualcuno dei guardoni intorno arrischiò una fiacca risatina, subito contenuta.

“Sei adorabile” gorgogliò Teo “E le tue labbra…”

Panico nello stadio.

Che hanno le mie labbra? Ho un herpes?”

Gesù.” gorgogliò affranta Oleana, troppo piano perché i due la sentissero.

“No” rispose Teo “Sono belle.”

Il cuore di Verena fece un tuffo e affogò.

“Oh.”

“Che carino!” fecero invece le ragazze intorno: avevano tutte gli occhi luccicanti come stelle.

“Anche il tuo profumo… e il sapore del tuo bacio, la prima volta che ti ho vista… Ce l’hai sempre addosso. Finché stai a distanza di sicurezza non c’è male, ma quando sei vicina… mi stordisci.”

“Alitosi?!? piagnucolò Vocetta2.

I-iosc-scusa, comprerò le mentine…”

“Ma è davvero così tonta o fa apposta?” domandò sottovoce un tizio curioso a Oleana.

“Scema” sorrise Teo “Sai di buono. Di cocco e zucchero filato. Mi piace da morire.

Oooohhh…” sospirarono di nuovo le masse ovariche ondeggiando estasiate.

“Oh, ah… niente m-mentine, allora…” boccheggiò Verena, alla deriva.

Il viso di Teo era sempre più vicino: Verena avrebbe potuto di nuovo contargli le ciglia, se fosse stata in grado di contare oltre il numero dieci, cosa che al momento non era certo in grado di fare… Intanto, le mani di Teo, delicate e leggere, si erano posate intorno al suo viso, seguite da un nuovo fruscio degli studenti intorno, sempre più numerosi e silenziosi come un conclave di suore in preghiera. Con gesti molto lenti e studiati, Teo tolse gli occhialoni da mosca a Verena, scoprendo i suoi occhi umidi così enormi e pieni di emozioni che ci si poteva affogare dentro.

“Mi è piaciuto essere baciato da te.” mormorò Teo con gli occhi nei suoi.

“Oh… gr-grazie… piacere mio…”

La testa di Teo e la testa di Verena erano vicine, inequivocabilmente vicine. Questo poteva voler dire solo una cosa…

Sta per baciarla!” chiocciò una ragazza sottovoce, elettrizzata.

“E zitta!!” la rimproverarono in coro cinque o sei guardoni.

“Ci ho pensato tanto” mormorava intanto Teo assorto “Senza nemmeno sapere di pensarci. Forse perché non volevo che cambiasse tutto. E invece era già cambiato.

“Oh?” gorgogliò Verena: figurarsi se aveva capito, era da dieci minuti che non lo ascoltava più, tutta presa a contargli le ciglia.

“Sta per suonare la campanella.” avvisò uno studente particolarmente sollecito e qualcuno gli tirò dietro un foglio di carta appallottolato.

Shhhht!”

“Ho quasi sempre voglia di farlo ancora” si sorprese a dire Teo meravigliato “Baciarti, intendo.”

No guarda, adesso è tardi, dobbiamo andare a fare la spesa e poi c’è la manicure…” ironizzò Vocetta1.

“Oh.” ripeté invece Verena, che comunque non sarebbe riuscita a tirare fuori più di un bisillabo.

La bocca di Teo era a un soffio dalle sue labbra. Un soffio che era un respiro…

“Ti decidi a baciarla o ti ci vuole una richiesta in carta da bollo??!” berciò un tizio con impazienza, seguito da un brusio di approvazione.

Non era sua intenzione, ma lo disse abbastanza forte perché la sua voce penetrasse il delicato scudo che proteggeva Teo e Verena; d’improvviso, il magico velo che li separava dalla realtà si infranse rovesciando sui due il mondo esterno nel pieno dei suoi rumori e dei suoi colori. Con perfetto sincronismo, lentamente, Teo e Verena girarono gli occhi per guardarsi intorno e si avvidero che c’era una ventina di ragazzi raccolti intorno a loro, con gli occhi spalancati e le facce in affamata attesa… Sembrava, pensò Teo in un guizzo di remota ilarità, che aspettassero di vedere il rigore tirato da Grosso ai mondiali del 2006.

“Ehm!” singhiozzò Verena, cristallizzandosi sul colpo di vergogna.

Che fate tutti qui?” domandò invece Teo irritato ma per niente imbarazzato.

I ragazzi esplosero in un triste “Noooo!” corale mentre Verena si chiedeva indecisa se fosse meglio scappare scavando un buco nel muro o lasciarsi morire così, semplicemente.

“Teo, ti prego!” piagnucolò Oleana, nominandosi portavoce ufficiale dei guardoni assiepati intorno a loro “Era la scena d’amore più bella dopo quella di Rossella e Rhett…”

Gli occhi di Teo, per un microsecondo, scintillarono divertiti prima di incupirsi doverosamente.

“Compratevi Via col vento, sporchi voyeurs!” esclamò poi deciso “Via, sciò!”

Fece un gesto teatrale, come se dovesse aprire un sipario; i ragazzi e le ragazze intorno intuirono delusi che lo spettacolo era finito e grugnendo e borbottando si allontanarono di malavoglia lungo il corridoio. Teo li fissò truce finché non se ne furono andati tutti: solo allora si girò verso Verena che teneva lo sguardo conficcato nel pavimento e pregava Zeus di trasformarla in una giovenca, in un cigno o in un ragno, insomma, di toglierla da lì in qualche modo faunistico. Teo la guardava, immerso in un silenzio pesante come un macigno: Verena sentiva addosso il calore del suo sguardo, piacevole e nello stesso tempo doloroso come una tortura cinese.

“Senti” proruppe alla fine, incapace di reggere oltre quella dolorosa tensione “Non è che abbia capito un…”

Si bloccò alzando il viso sorpresa perché qualcosa l’aveva afferrata per la vita e la stringeva, inondandola di profumo di more: erano le braccia di Teo. Era il suo viso, vicino e pallido, indifeso e deciso, ilare e spaventato… Erano quegli occhi turchini, quei laghetti finlandesi così belli che spezzavano il cuore. Era lui, finalmente, senza Nutella e savusilakke, senza scuse e diari e patetiche bugie…

“Zitta.” le disse perentorio chinandosi, finalmente, a baciarla.

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Tratto dalla Trekkanni:

savusilakka = Aringa affumicata (nonché guidatore italico che sorpassa da destra)

moi = Ciao (saluto informale)

suloinen, kulta, kultani = tesoro mio, dolcezza

 

 

Natalie_S: Stavo per pubblicare senza la risposta a te… fortuna che ho dato un’ultima occhiata!! Così, ora sei a Torino?!? Cerea, madamin!! Sono davvero lusingatissima di averti come fan, a saperlo ti preparavo uno stampo di lasagne solo per te!! La prossima volta ti avviserò per tempo, my darling!! Tornando a Teo: indeciso, subdolo, bugiardo.. insomma, un vero uomo!! Com’è che lo amo così tanto?!?! See you soon, love!!

Lely14471: Ciao e benvenuta a te!! Perché il tuo nome non mi giunge nuovo? Hai recensito qualche altra mia storia, per caso? In ogni modo, grazie di essere qui adesso e grazie per l’entusiasmo e la gentilezza. Vedo che ti sei inserita subito molto bene nell’allegra famiglia Ferri: dare subito del pirla a Teo ti colloca immediatamente al centro dell’azione!! Sei eletta savusilakka d’ufficio. Allora, come vedi qui siamo di manica larga e puoi discutere sul significato di termini finlandesi finché vuoi: abbiamo qualche riserva su termini bulgari e anche su quelli norvegesi siamo ritentivi, ma col finlandese vai pure alla grande!! Un bacione e un abbraccio da tutta la squadra, a presto!!

Maharet: Ma mia cara, non ti preoccupare per le recensioni… quando le lasci sono talmente esilaranti e divertenti che si fanno perdonare!! Wow, il 17 ti laurei… AUGURI!! No, cioè, in culo alla balena!! In bocca al lupo!! In sella al cammello, come si dice in queste occasioni?!?! Ho trovato!! In groppa al finlandese, che ne dici? ;-). Sono invitata al rinfresco? Sono una buona forchetta, se hai bisogno di assaggiatori ufficiali fammi un fischio… a proposito, in cosa ti laurei di bello? Oh, grazie per non aver scritto le tue supposizioni su diario e poesia… se ci beccassi ci rimarrei di cacca e poi mi toccherebbe cambiare i capitoli che ho già scritto… sai che fatica?>_<. Bacioni ricambiati, a presto!!

Nainai: Da impiegata d’ufficio a impiegata d’ufficio: dovere, mia cara! Ridiamo insieme inchiodate a queste scrivanie, che male non ci fa. Grazie come sempre, a presto!!

April Bell: Allora, chiariamoci: qui con questi nick nuovi mi scombussolate tutta e non so più con chi stavo parlando!! Smettetela!! Allora, tu chi sei? Aprril o la figlia segreta di Katie Bell? Per quanto riguarda la lingua finlandese… confesso, nemmeno ho idea di cosa sia una declinazione. So cos’è un’illazione e anche una petizione, ma il resto mi sfugge. E illativo, più che tenebroso, lo trovo eccitante. Devo provarlo al bar: Mario, dammi un illativo corretto Fernet… Ti farò sapere com’è andata: tu intanto prepara un esempio per spiegarmi l’illativo vero e proprio, te ne sarò grata in eterno!!!

Arendhel Milyatur: Mia carissima Giulia, guarda che a me piacciono i nick fantasiosi!! E’ che la mia incontenibile curiosità nonché la mia invadenza tipicamente emiliana mi posta sempre a ficcanasare (come Teo!!!!) e a chiedermi perché e percome delle cose. Davvero i tuoi genitori non sarebbero stati molto, come dire, finlandesi trovandoti orizzontale sul divano con il fab frou? Io a mia figlia le avrei dato come minimo una medaglia!! E gli avrei chiesto di presentarmi zio Aarto (visto che con zio Timo le cose non sarebbero andate bene a priori… odio Berlisconi…). Ricambio baci e tutto il resto, ciao!!

Nenachan: Mia carissima!! Ma che succede, a letto con l’influenza dei polli anche tu? Sei andata in overdose di verifiche e interrogazioni? Eh, gran brutta cosa la scuola: ma credimi, il lavoro è anche peggio… è proprio vero che siamo nati per soffrire!! Amora, grazie per i complimenti, sono estasiata!! *o*!! A presto, moi moi!!

ReaderNotViewer: E così, di baci di dama in savusilakke, eccoci arrivati quasi alla fine. Storia di ben poche pretese, questa qui, alla fine: solo un concentrato di stupidaggini di cui ero talmente carica da dovermi per forza sgravare con questa debosciata manica di finlandesi. Tuo marito è un simil Ferri? Oh, lo adoro già. Ma se ha sposato te, il fortunello, qualcosa di speciale doveva averlo, no? Effettivamente, Tellu ha un libro di ricette: che non le serve, perché la sua è una tara genetica… dalla germania in su, le donne diventano più bionde e meno portate per la cucina. Questa, almeno, è la mia augusta teoria, assolutamente non dimostrabile, ma applicata con dedizione a qualsiasi mia storia… sempre grazie, dolcezza, quando sforni nuovi baci di dama facci n fischio!!

Suni: Anche Teo è rimasto doverosamente leso dopo l’incontro con te… ha detto che ha battuto il record di utilizzo improprio di nutella… no, non ditemelo, non lo voglio sapere! Carnevale di Rio in avvicinamento, dici? Brigitte Bardot, Bardot… Senti, ma quel tuo amico gay… perché non l’ha ancora detto ai suoi? Evitava figure da savusilakka anche a te e poi essere sinceri è sempre la tattica migliore (Teo docet J). Teo rinnova l’appuntamento per la prossima spalmata, ehm… io non dico altro, ambasciator non porta pene!! P.S.: Hai il diritto se non il dovere di usare il termine “topocane” quando più ti aggrada, possibilmente riferito a esseri umani di sesso maschile con l’anima da savusilakka.

Blak Moody: Sei ancora bionda e shoppingara o nel frattempo hai cambiato prospettive? Stellina, io sono certa che il “contatta” funzioni, ma non ho ricevuto niente di tuo. E’ perché non me lo hai scritto o la CIA controlla la mia posta? In ogni caso, smetti di rotolare, che poi ti viene la nausea e vomiti dovunque anche senza begonie. Il fab frou e Verena sono quasi in dirittura d’arrivo, visto? Ma chissà cosa c’è dopo… non dormite sugli allori!! (anche perché pungono e possono dare reazioni allergiche). Baci dissavusilakkati (qui ci arrestano per overdose di neologismi…)

Tartis: Che devo dire a una che parte dicendomi “bellissima”? Amore, ti adoro. Quanti soldi ti devo per i complimenti? Certo che i tuoi impegni sono peggio di quelli di Ratzinger, come fai a sopravvivere? Tiri di coca? Quella santa donna di Oleana approva incondizionatamente il tuo ragionamento sullo spupazzamento e ti elegge a sua eroina personale per aver così brillantemente capita e fatta tua la sua corrente di pensiero. E anche io ricambio i bacioni, bellezza!! Un abbraccio forte forte, ricordati di mangiare e fare pipì in mezzo a tutti i tuoi impegni!!

Piccola dea: Tesora, dici che devo cambiare rating?! Ma no… ho letto cose che voi umani non potreste mai immaginare col rating giallo. E poi via, un po’ di Nutella non ha mai fatto male a nessuno. Dieci non stava venendo da te per farti vedere una savusilakka…? Forse mi sono sbagliata. Un bacione!!

Bea_chan: Amore, effettivamente mi eri mancata taaaaanto! Però, potevi risparmiartela quella di “un anno e addio ai teen”. Io manco mi ricordo se c’era Cesare o Napoleone, durante i miei teen. C’erano i Guns n’roses, di sicuro, questo me lo ricordo. Ma come hai fatto a indovinare che Otello è un barboncino pseudonano?!?! La tua sagacia mi perplime, donna dalle fosche pupille. Scaturro cosa c’entra in tutto ciò? Beh… niente, ovvio. Un bacione one one, a presto!!

Kokky: Telluna genia… ti adoro!! *o*. Che definizione azzeccata, così… finlandese!! Però, mia dorata, spiegami: come diavolo fai a  picchiare qualcuno con un sedano?!?!?

Kiss / Marika: Ma lo sai che la mia migliore amica si chiama come te? Questo ti rende speciale anche più di quello che sei già. Per fare cose sconce sul tavolo della cucina di Tellu, mettiti in fila: c’è un tale numero di richieste che abbiamo dovuto mettere fuori il numero come alla Coop. Abbi pazienza, arriverà anche il nostro turno (a dare la precedenza a Verena ho perso il turno anche io e mi sono rimessa in lista… che savusilakka…).

Aurora: Tesoro mio, che deliziosa pioggia di recensioni!! Non ti sei davvero risparmiata,e per questo ti perdonerò… dopo che ti sarai data da sola dieci scudisciate sulla schiena. Lo so, sono molto buona e comprensiva. Sarà il karkadé corretto grappa a rendermi così assurdamente divina? A proposito, l’immagine di Teo e Verena che ballano trai vecchietti non ha niente di perverso, sia chiaro!! Abiti ancora a Londra, mia cara? Ma allora certo che ti chiamo!! Parto il 24 aprile e rimango fino al 27, già devo spupazzarmi londonlilyt, magari si fa una cosa di gruppo (il connotato sessuale lo mettiamo solo se siamo tutte d’accordo…). Baci appassionati, a presto!!!

Roby: Ti spiace se ti chiamo per nome? Sempre che Fante sia il tuo cognome e non, che so, la tua carta preferita nella briscola, il tuo ruolo nell’esercito italiano, il tuo omaggio all’omonimo scrittore statunitense… Teo ha sicuramente qualche problema mentale, ma tieni conto che è un maschio … ops, anche tu lo sei. No, allora non puoi capire: l’invasione degli ultracorpi decerebrati deve aver per forza contagiato anche te J. Un bacione, suloinen, a presto!!

Krisma: Prima di tutto… adoro essere chiamata bocciolo. E’ un termine così carino, così fresco!! Peccato che più che un fiore in boccio io somigli a un’edera velenosa… ma questi sono dettagli!! Anche io ti amo, ovviamente. Mi drogo di recensioni e le tue dosi sono, wow, ottima roba non tagliata!! Scommetto che viene dal sudamerica… il pairing è già deciso (sto lavorando all’ultimo capitolo e direi che ormai di sorprese non ne possono più saltare fuori…). Vuoi una suocera come Tellu? Amore, la farei io, ma non ho figli maschi… e non sono nemmeno finlandese. Ma cucino molto, molto meglio di Tellu, garantito!!  Teo ricambia i baci, suloinen!!

Arista: Grazie, grazie mille per i complimenti!! Effettivamente, alcuni capitoli nascono meglio di altri e questo l’ho “partorito” in un’ora di risate incontrollabili… è scandaloso che mi lodiate mentre mi diverto come una pazza. Però grazie di cuore, non smettere!!!

Lauraroberta87: No no no, adesso mi devi rporpio spiegare perché non mi finisci quell’ìultima frase. Ormai che ci siamo scambiate MATERIALE PER CANNE, tigelle e nutelle assortite, non dobbiamo più avere segreti! E ancora, dopo sadica di polistirolo blu espanso, quali altre deliziose definizioni hai coniato per me? Scrivimele senza crocette, però, perché sennò non capisco. A proposito… gran cosa il '68 Woodstockiano, ma amore, io non ero ancora nata al tempo, e se pensavi il contrario, mi sento autorizzata a trasformare la tua algida persona in MATERIALE PER CANNE. Luce dei miei occhi, aria che respiro, ti mando anche io vagoni appassionati di baci, e dimmi cosa diavolo fa quel clito…>_<

Erda: Amore mio!! Che dirti, grazie davvero per le parole di lode che hai speso per me… ma nella divisione in sillabe non dovevi portare la S a capo? O da quando ho finito le elementari io (oltre ad essersi estinti i dinosauri) le S non vanno più a capo? Lasciamo i dubbi montessoriani e torniamo a noi: tra marmellate e nutelle, Tellu che entra nell’olimpo, catering in offerta per rinfreschi, francesismi di dubbia provenienza e lo zio VasettoDegliOdoriPerL’Arrosto, mi sono spataccata una cifra a leggere la tua recensione. Grazie! Puoi ripetere la performance, per favore? Mi sa che mi ha dato assuefazione… baci dovunque, a presto!!

Kabubi: Lo psiconano!! Oddio, che definizione meravigliosa. Si attanaglia perfettamente anche a Otello, hai notato? Così, i tuoi bassotti rumoreggiano… mi associo a tuo padre nel desiderio omicida, anche se in fondo in fondo, raschiando il barile, adoro i cani (ehm….). Ora però spiegami… cosa sono gli otaku che mi minacciano? Specie di savusikalle moigiane. La pubblicità della Ricola mi fa morire, ma quei tre non assomigliano affatto ai “miei” finlandesi, eh!!

MarzyPappy: Voci di corridoio mi parlano di esami superati con 30… trenta cosa? Trenta risposte? Trenta scudisciate? Trenta proposte indecenti agli esaminatori? Trenta bonsabufali? Illuminami, mia cara, solo tu puoi tanto!! Sono già in astinenza da pastiera, se ne vedi una azzannala da parte mia! In settimana ti aggiorno con la moglie di Voldemort, non so se mi spiego… ;-) . A presto!!!!

Londonlilyt: Mio piccolo, meraviglioso bocciolo di rosa, my english rose, per dirla alla Elton, sono felice della sequela di insulti che hai rivolto a Teo, finalmente qualcuno che ha capito qual è la sua vera, subdola natura!! Mica ho tirato fuori la savusilakka a caso, eh. Come ben sai, tutti i difetti dei Ferri finnico/emilianio deriva un po’ da me (a parte le pizzette di Enrico, non mi permetterei mai…). E la tua uscita con MC che deve appollaiarsi sul suo ramo aggiunto…? Ho rise due ore!! Ti posso baciare tutta da capa a piede? Grazie grazie, onoratissima!! Ci sentiamo via mail, sempre se non comincia a sputazzarti in faccia anche quella come ha fatto messengerJ Kuzz!!!  

Rik Bisini: Uelà!! Finite le pulizie pasquali? Montato il montabile? Bene, bene, spero che tu non ci abbia rimesso qualche falange nella delicata operazione. Per me il sabato è giornata di pulizie/stiro e devo dire che dopo l’Everest che ho stirato sabato scorso, sono quasi felice che sia lunedì. Il fatto è che le recensioni sono così lievitate che ci metto mezza mattina a rispondere a tutti… non lavoro, non produco quindi sono la candidata ideale per il licenziamento!! Se succede, colpa vostra. Intanto, sempre grazie di tutto e beccati tanti saluti dal tutto l’Appennino Emiliano!! P.S.: Trattate bene Osvaldo, mi raccomando; la genesi del bonsabufalo è vostra, ma in qualche modo quel poveretto ha anche i miei geni…

__Miriel__: Ah ah ah!! Vedo che Teo ha fatto colpo anche su di te, eh? Qui siamo tutte pronte a prenderlo a sberle e… e a fargli qualcos’altro. Almeno, io gliene farei di roba! Nutella, marmellata, stracchino, margarina, Teo si abbina a qualsiasi alimento. Coem vedi, ho dato la spiegazione di “moi, suloinen”, avvalendomi della Treccani finlandese (la Trekkanni, ovviamente). Che i finlandesi siano esperti a fraintendere, è da vedere: i “miei” finlandesi sono fuori di cotenna, ma credo che sia un problema mio e non della loro nazionalità… un bacione nutelloso anche a te, suloinen, a presto!!!

Evan88: Amore mio, che dolce che sei stata ad aspettarmi! Se per te la pubblicazione del lunedì è un problema dimmelo che se vuoi cambio giorno… martedì notte, giovedì ora di pranzo, sabato pomeriggio (Baglioni!!), quando ti fa comodo? Sto ancora pensando a quel poveretto glottologo o aspirante tale… già mi è venuta in mente una storia con un glottologo con protagonista!! Grazie per le belle paorle, come sempre: ricambiamo tutti l’entusiasmo (MArko un po’ meno, visto che lo avresti preso a sberle…) e ci risentiamo su questi schermi!

Queen of Night: Prima a recensire e prima risposta! (non farti ingannare dall’ultima posizione: io comincio sempre dal fondo, giusto epr rimanere in tema di gente fatta alla rovescia…). Mia cara. Mia carissima!! La tua definizione di Teo, “non è gay bisex, ma solo un tipo alternativo, un esteta” mi è rimasta nel cuore!! E che dire del fatto che ti sei sciroppata la mia Opera Omnia? Grazie!! Grazie davvero di cuore, sono commossa. La fantasia non mi manca, dici? Effettivamente, quello che manca è una parvenza di assennatezza, ma non si può avere tutto dalla vita, ehm… Sai che la storia del “marchio di fabbrica” mi ha un po’ basita? Spero che sia una cosa positiva… odio ripetermi, e se certe cose sono “tare ereditarie” spero che non siano anche un “trito e ritrito”… ancora grazie di tutto, un bacione!!

  
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