Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    04/09/2013    4 recensioni
“Ed il meglio di voi sia per l’amico vostro. Se egli dovrà conoscere il reflusso della vostra marea fate che ne conosca anche la piena”
Kahlil Gibran poeta libanese
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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Grazie di cuore ai lettori e a chi recensisce, dedicando un po' del suo tempo alle mie stupide storie.

La caccia

Hakim maledisse tutto e tutti mentre si dirigeva in macchina verso la discoteca; da quando questa storia era iniziata non ne era andata una diritta, eppure aveva studiato tutto alla perfezione. Sembrava così facile all’inizio, doveva solo contattare Semir e avere la disponibilità di un posto sicuro da dove smerciare la roba, ed invece quel maledetto figlio di papà del collega di Semir si era messo a ficcanasare dappertutto.  Ed ora non era neppure riuscito a toglierlo di mezzo.
La Renault si fermò ad un isolato di distanza dalla discoteca, abbastanza lontano da vedere i poliziotti che entravano ed uscivano “Lo sapevo… sono qui” pensò Hakim “Capo che facciamo ora, dove andiamo?” chiese il suo uomo. “Conosco un posto sicuro” disse Hakim mostrandogli la strada. “L’importante è recuperare la roba” si disse mentre la Renault sfrecciava per le strade di Colonia
Semir stava cercando da almeno tre ore in tutti i posti che gli erano venuti in mente. Aveva cercato all’appartamento che  Hakim gli aveva indicato come il posto dove  aveva preso alloggio, ma lì, come aveva sospettato, nessuno lo conosceva né lo avevano mai visto. Era stato alla discoteca e al garage, ma anche lì nessuna traccia. Aveva interrogato tutti i camerieri del locale ma nessuno sapeva nulla, erano tutti stati assunti da poco e non da Hakim, ma da Weller. Quest’ultimo era stato trovato qualche ora prima in una discarica con un  pallottola in fronte. Dovunque si girasse nulla.
Ma Semir era sicuro che Hakim non aveva lasciato la città, lo Squalo non gliela avrebbe fatta passare liscia, doveva recuperare la droga, altrimenti non vi era alcun dubbio che prima o poi lo avrebbero ritrovato in qualche fosso nelle medesime condizioni di Weller. No… Semir ne era sicuro: Hakim avrebbe tentato di recuperare la merce sequestrata e probabilmente avrebbe anche tentato  nuovamente di uccidere Ben. Ma lui non l’avrebbe permesso. Costasse quel che costasse.
Mentre era immerso nelle sue considerazioni Semir udì il suo cellulare. Era Andrea “Tesoro dove sei? io sono appena arrivata in ospedale, ma Julia mi ha detto che sei andato via di corsa…. E’ vero che  Hakim ha tentato di uccidere Ben?”  la moglie lo tempestò di domande con voce concitata “Sì purtroppo sì, è vero”  rispose Semir mentre il rimorso e la vergogna per non aver saputo fermare Hossein si impadronivano nuovamente del suo animo
“Ma ora dove sei?” gli chiese di nuovo Andrea preoccupata “Lo devo trovare Andrea, lo devo trovare e lo devo fermare. Ora basta” rispose il marito “Semir che vuoi fare… non fare sciocchezze, lascia che se ne occupi la Kruger, tu sei anche sospeso dal servizio” la voce di Andrea era sempre più preoccupata. “Ha tentato di uccidere Ben!!! Io ho permesso che succedesse tutto questo, io ho creato il problema, io lo devo risolvere” urlò Semir “Semir ascolta…” “Andrà tutto bene Andrea non ti preoccupare, tu sta vicino a Ben per favore” Semir chiuse la telefonata prima che la moglie potesse aggiungere altro
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Ben  era immerso in una strana pace disturbata però da gente che parlava ad alta voce in lontananza; aveva sonno, tanto sonno, voleva dormire e questi invece continuavano a parlare ad alta voce.  Ma non potevano stare zitti? In fondo voleva solo altri dieci minuti per dormire. E chi cavolo era il tizio che  maleficamente ogni tanto gli accendeva negli occhi una luce gialla? E poi c’era qualcuno che ogni tanto lo toccava, lo girava, o manipolava. Insomma un inferno. Non c’era altra possibilità che… svegliarsi
“Ben… Ben dai… svegliati”  disse per l’ennesima volta Julia carezzando il fratello sulla fronte. Finalmente dopo vari tentativi ottenne un gemito in risposta. Julia e Andrea che era dall’altro lato del letto si sorrisero. “Ben… dai è ora di svegliarsi” provò anche Andrea
“Nooo Helga, ti prego altri cinque  minuti” farfugliò Ben. Andrea guardò Julia con aria interrogativa. La ragazza non potè fare a meno di sorridere ancora “Helga era la nostra governante. Ogni mattina ci metteva almeno mezz’ora per tirare Ben giù dal letto e mandarlo a scuola” spiegò “Chiamiamo il medico mi sa che ci siamo” fece Andrea felice azionando il pulsante.
“Sig. Jager mi sente? Ben? Apra gli occhi forza” il medico controllò le reazioni pupillari di Ben. “Ahiii che mal di testa…  pare come se qualcuno mi stesse martellando il cervello con un trapano” farfugliò il ragazzo, aprendo lentamente gli occhi.  “Ohhh bravissimo” lo incoraggiò il medico “Sa dove si trova?” chiese ancora il dottore calmo. Ben scosse la testa “E’ in ospedale…” continuò il medico “In ospedale? E come ci sono finito?” chiese Ben confuso  “Quale è l’ultima cosa che ricorda?” Ben pensò per un attimo “Che ero in un garage di Market Strasse” rispose poi “Non si preoccupi è normale essere un po’ confusi… ora facciamo dei controlli, vedrà che andrà tutto bene, la memoria tornerà” Poi con lo sguardo invitò le due donne  che attendevano fuori  ad entrare.
“Mi raccomando non lo agitate e non lo sovraccaricate di informazioni, ricorderà da solo” disse loro lasciando la stanza
“Ben tesoro…” Julia si precipitò ad abbracciare e baciare il  fratello. “Julia… sei qui, ma che è successo?” chiese Ben “Niente di grave ora è tutto passato, ho chiamato papà sta arrivando” Ben si limitò ad annuire confuso. “Ben come ti senti?” chiese Andrea materna “Come dopo la peggiore sbornia della mia vita…” rispose lui “Mi gira tutto e non mi ricordo nulla di come sono finito qui… Andrea dov’è Semir?” chiese poi con un filo di voce “Arriva fra poco” mentì Andrea cercando di tranquillizzarlo. E fu sollevata quando i medici chiesero loro di uscire dalla stanza per fare tutti i controlli necessari.
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Semir pensava e ripensava, dove poteva essersi nascosto il bastardo? In un posto che conosceva e che non destasse sospetti. Ma certo…. si disse
Eccitato stava per mettere in moto la BMW quando sentì il segnale di SMS arrivato sul cellulare. Si concesse il tempo di aprirlo ed il suo cuore esultò.  Era di Andrea “Ben si è svegliato. Ha già chiesto di te. Vieni subito” Improvvisamente il mondo sembrò a Semir più colorato… respirava meglio, era come se un macigno di quintali e quintali fosse caduto dal suo cuore. Con gli occhi umidi stava per dirigersi verso l’ospedale quando la sua parte razionale lo bloccò. Doveva prima trovare Hakim  Mandò un SMS alla moglie “Dì a Ben che arrivo  appena posso e che gli voglio bene. Poche volte sono stato così felice nella mia vita. Ti amo” Poi avviò la BMW e  andò nel luogo dove avrebbe ottenuto la sua vendetta.
 
Semir parcheggiò la sa BMW poco fuori l’entrata del vecchio riformatorio. Dall’esterno l’edificio appariva  diroccato ed abbandonato come il giorno in cui l’avevano visto lui ed Hakim. Solo che ora nella luce fioca del tardo pomeriggio sembrava ancora più sinistro e spettrale.
Semir  forzò senza problemi il lucchetto arrugginito del cancello di ingresso che si aprì con un cigolio degno del miglior  film horror. Piano, pistola in pungo Semir si avviò verso l’ingresso e trovò la porta già forzata. “Lo sapevo è qui…” si disse mentre penetrava all’interno. L’ingresso era esattamente come lo ricordava, solo che ora i semplici lampadari, i mobili le scale erano tutti coperti di polvere o distrutti. Lentamente Semir si avviò sulle scale per andare al primo piano. Gli scalini malconci scricchiolavano sotto il suo peso. Semir iniziò a ispezionare le varie stanze, in quasi tutte i vetri erano andati distrutti e gli uccelli ne avevano preso possesso.
Fu proprio un volo di piccioni che distrasse Semir giusto in tempo perché non sentisse l’uomo che gli sopraggiungeva alle spalle e che con un colpo alla nuca lo spedì nel mondo dei sogni.     
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Ben iniziava ad essere veramente infastidito dalla stupide domande dei medici “Che giorno è? Quando è nato? Come si chiamano i suoi familiari?” E poi continuavano a chiedergli di muovere le braccia e  gambe, di seguire il dito con gli occhi… praticamente gli stessi controlli che lui faceva per l‘alcool-test  agli automobilisti e lui mica era ubriaco. Anche se in effetti si sentiva come se lo fosse. Aveva solo sprazzi di ricordi di quello che era successo. Lui e Semir su di un tetto, Semir che urlava…
Ma perché diavolo non gli davano qualcosa per far smettere il mondo di girare vorticosamente in tondo e per far passare la maledetta nausea? E soprattutto perché Semir non era ancora arrivato? Vedeva solo suo padre ed Andrea discutere animatamente con i medici fuori dalla sua porta.

“Signora Gerkan non è proprio possibile che suo marito faccia un salto qui?  Ben ha chiesto di lui almeno dieci volte nell’ultima mezz’ora… è molto agitato e servirebbe e a tranquillizzarlo” chiese il medico “Purtroppo è impegnato in una operazione di polizia, verrà appena possibile” rispose contrita Andrea “Ma se è stato sospeso dal servizio…” intervenne acido Konrad.
Andrea si chiese come era possibile che un ragazzo dal carattere delizioso come Ben fosse  stato generato da quell’essere odioso. “Mio marito sta facendo di tutto per catturare Hossein, è alla sua ricerca, altrimenti le assicuro che nulla e nessuno impedirebbe a Semir di essere vicino a Ben” gli rispose con calma ostentata. Ma anche lei era preoccupata. Erano almeno tre ore che non sentiva il marito ed il cellulare risultava irraggiungibile. “Ovviamente terrà  questa cosa della ricerca di Hossein per sé… non vorrà che Ben si agiti ulteriormente” disse sempre più acido Konrad. Quell’uomo a volte si meritava un pugno in faccia, ma Andrea si costrinse a pensare che  in fondo lo faceva solo per proteggere il figlio e quindi annuì di malavoglia.
I medici avevano portato Ben a fare la TAC e Andrea ne aveva approfittato per informare la Kruger di quanto stava succedendo; erano passate troppe ore da quando aveva sentito Semir e la donna era sicurissima che il marito non avrebbe mai fatto passare tanto tempo  senza avere notizie dell’amico.
“Sì commissario, ma sono preoccupata, sono sicura che si è cacciato in qualche guaio…. no… non so dove possa essere andato  e ha il cellulare spento.  E poi non so cosa dire a Ben, chiede in continuazione di lui… ok mi faccia avere notizie prima possibile….” Andrea chiuse la conversazione con la Kruger, sempre più terrorizzata.
Neppure si accorse che Ben era arrivato, in sedia a rotelle, alla sue spalle ed aveva sentito tutta la conversazione.
  
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