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Autore: Balaclava    04/09/2013    2 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just give me a reason
Just a little bit’s enough
Just a second we’re not broken just bent
And we can learn to love again
(dammi solo una ragione
una sola  sarebbe abbastanza
solo un secondo in cui non siamo rotti ma piegati
e possiamo imparare ad amare ancora)
(Pink ft. Nate Ruess, Just give me a reason)
 
ISABEL
 
-Devo chiamare la famiglia di Victor- disse Cole. Eravamo abbracciati nel letto, era sera.
-Ok, ti lascio solo.- risposi.
Si alzò e scese al piano di sotto.
Nel quarto d’ora successivo lo sentii spiegare la stessa cosa tre volte, sentii la sua voce incrinarsi e diventare più debole. Sentii che diceva “Angie”. In un primo momento la gelosia prese il sopravvento, poi però mi rimproverai perchè Angie era pur sempre la sorella di Victor.
Uscii e rimasi sulla soglia della camera. Da lì non potevo vederlo, ma lo sentivo distintamente.
-Angie, non ho ucciso Victor. No. Si, lo so, ma ho cercato di tirarlo fuori da quel giro. Pensi che volesse farsi disintossicare? Angie, non farlo! Lo so che ti ho ferito…- lasciò la frase in sospeso e pensai che Angie l’avesse interrotto. Dopo poco buttò giù.
Sentii che si avviava verso le scale e mi affrettai a tornare a letto.
Appena entrò notai che aveva gli occhi lucidi.
-Com’è andata?- chiesi, ma lui non rispose. Si limitò a scivolare sopra di me e nascose la testa nel mio collo.
Non sapevo cosa fare. Il mio corpo era inchiodato al materasso, ma non sapevo le intenzioni di Cole. Non sapevo se voleva sfogarsi a parole. Piuttosto improbabile, visto che era solito nascondere le proprie emozioni.
Sentii che cominciava a baciarmi la base del collo. Scese sulla spalla e ci posò un piccolo morso. Poi una delle sue mani scese dalla mia vita al mio ombelico, poi al mio basso ventre. E infine tra le mie gambe.
 Rimasi di sasso e non riuscii a trattenere i gemiti. La bocca di Cole raggiunse la mia ma dovette allontanarla subito dopo perchè stavo inarcando involontariamente la schiena. Gettai la testa all’indietro e liberai gli ansimi e i gemiti. Alla fine Cole portò entrambe le mani al mio viso e cominciò a baciarmi.
In lontananza sentimmo il campanello suonare insistentemente.
 
COLE
 
Mi alzai da Isabel con mio sommo dispiacere. Dopo la telefonata avevo assoluto bisogno di sapere che qualcuno mi voleva bene. Dopo essere stato incolpato ripetutamente da Angie della morte di Victor ero piuttosto sconvolto. Avevo bisogno di concentrarmi su altro e Isabel- speravo- mi voleva bene e era di certo una grossa distrazione.
Scesi le scale e andai ad aprire. Era Angie. Come aveva promesso era venuta a rovinarmi.
-Tu bastardo, hai ancora il coraggio di dire che non hai ucciso mio fratello?!- strillò non appena entrò. I riccioli scuri le erano cresciuti moltissimo: ora le arrivavano ai gomiti. E gli occhi verdi erano gli stessi di Victor. Ecco perchè avevo telefonato invece di andare di persona: la vista di tre persone incredibilmente somiglianti a Victor mi avrebbe ucciso.
-Ma la sai una cosa? Io ti rovino la vita, proprio come tu hai rovinato la mia famiglia!
E fu così che quando intravide due gambe femminili scendere le scale mi baciò.
Niente di che, solo un piccolo sfioramento di labbra ma Isabel lo vide. Eravamo in silenzio da un po’ e immaginavo come lei adesso interpretasse quel silenzio.
Ecco come intendeva rovinarmi: mettendomi contro le poche persone a cui tenevo.
Mi voltai subito verso Isabel che dopo un istante di smarrimento si chiuse in un’espressione dura. Senza dire una parola si infilò gli stivali e uscì.
Uscii anch’io. Stava per salire su un taxi.
-Isabel- si girò e mi fissò per un po’. Nessuna lacrima le rigava il volto. Si era chiusa a riccio, proprio come quando l’avevo conosciuta.
Il taxista, che aveva chiamato parecchie volte Isabel, ripartì.
Si incamminò verso la strada buia per cercare un altro taxi. Probabilmente non sapeva neanche dove stava andando.
-Isabel, so quello che può sembrare, ma quella mi odia! Ha promesso di rovinarmi la vita. Se te ne vai gliela dai vinta.
-Credi che sia cosi ingenua? Lei è bella, probabilmente più esperta di me, no? È più brava a letto? Bene, vai a scopartela per bene, non me ne frega più un cazzo!- disse, fermandosi e girandosi verso di me.
-Non me la voglio scopare Isabel! Non me ne frega un cazzo del sesso, lo capisci? A me importa di te! Credi che starei qui ad implorarti di tornare a casa se non fosse così?-
-Primo: non me l’hai nemmeno chiesto! Secondo: non mi sembrava fossi così riluttante a baciarla! Per quanto hai resistito? Due secondi? Neanche uno? Oddio, sono stata così stupida! Sai, una volta mio padre mi ha detto “le persone non cambiano ciò che sono, cambiano solo ciò che fanno”. A quanto pare tu non hai cambiato neanche quello!-
-Ascoltami ti prego! Tu non sei stupida, non lo sei mai stata!-
-Ma non lo capisci? Mi sono fatta toccare da te! Ho perso la verginità con te! E, oh si, lo rimpiango.-
Disse, stavolta a bassa voce, col viso più vicino al mio.
-Ma io ti toccavo- dissi, avvicinando una mano al suo fianco, che però lei spinse via -perchè tra noi due, nonostante tutto, funziona. L’hai fatto con me perchè anche tu pensavi la stessa cosa-
-Pensavo, appunto.- rispose secca.
-No, Isabel, non puoi mollare così solo per quella stronza di Angie.
-Io mi comporto come cazzo mi gira!- mi sbraitò contro.
Poi fermò un taxi e ci salì. All’ultimo momento salii con lei.
-Scendi da questa fottutissima macchina!-
-Parta- dissi.
-Dove andiamo?- chiese galante.
Dio, avevo combinato un casino. No, l’aveva combinato Angie e io ora dovevo rimediare. Ironia della sorte, una volta io combinavo i casini e Victor li ripuliva. O ne subiva le conseguenze.
-All’albergo più vicino.- rispose Isabel.
-Ascoltami.- ripetei.
-Ti ascolto- disse ironica guardando fuori dal finestrino.
-Angie ha promesso di rovinarmi la vita e ha iniziato proprio adesso. Mi ha baciato solo per farti credere le cose che ora pensi.-
-Bene, manipolata da una psicopatica. Sono avanzata di grado dall’essere la pedina di due genitori con priorità errate-
-Isabel, guardami.- ordinai. Non sopportavo che si considerasse così. Alzò lo sguardo su di me.
-Tu non sei pedina di nessuno. E neanche sarai mai manipolata da Angie. Sei Isabel Culpaper- dire tutto questo era strano. Molto. –Ti ho sempre visto superare tutto in modo quasi brutale. Fallo anche ora! Non farti ingannare da lei!- la esortai.
-Non mi farò ingannare neanche da te.- rispose. Determinata, brutale, diretta e incredibilmente sexy. Quello era il lato che mi piaceva di più di lei.
-Senti, almeno ragiona.- le dissi, consapevole che l’avrei fatta arrabbiare. E infatti…
-Stai. Zitto. Esci di qui e vai a trombarti Angie. Divertiti.- disse prima di uscire dal taxi. La seguii.
-Guarda che non mi faccio più scopare da te.- mi informò –Non sei in astinenza dopo tutte queste ore? E poi l’ultima volta l’hai fatto con me! Figuriamoci, sarà come non averlo fatto!-
-Ma cosa dici?-
Mi avvicinai e la spinsi contro il muro dell’hotel. La baciai. Lei ricambiò con foga, premeva le labbra contro le mie come se volesse entrare nella mia bocca. Improvvisamente si staccò.
-Stronzo- sussurrò.
-Isabel-
-No, stà zitto- mi intimò.
Entrò. Era troppo presto per convincerla della verità.
A casa trovai Angie intenta a bere un tè caldo. Afferrai la tazza e incurante del liquido caldissimo al suo interno, scagliai la tazza contro il muro.
-Vattene o finirai male- la misi in guardia.
Con tutta la calma, prese la borsa, andò alla porta e si dileguò.
Nello stesso istante in cui la porta si chiuse il cellulare squillò.
-Che cazzo hai combinato Cole?!- urlò Grace ancora prima che potessi pensare a cosa dire.
-È Angie…- la mia debole scusa mi morì sulle labbra.
-Lo so! Ma la cosa peggiore che tu potessi fare era lasciarla andare! Dovevi insistere!-
-Non mi lasciava spiegare!- mi giustificai.
-Sai quanto me ne frega? Se ci tieni davvero avresti dovuto seguirla anche in bagno per convincerla!-
Aveva ragione. Perchè Grace aveva sempre ragione?
-Bene, lo farò-
  
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