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Autore: annix2001    04/09/2013    0 recensioni
"Nel mio appartamento, anche se a distanza di un anno, lei continua a girovagare come un fantasma"
Era passato un anno da quella sera, quando Anna prese tutte le sue cose e stanca della fama e del successo abbandonò tutto. La sua carriera, le sue amicizie, il suo amore.
Harry e Anna, due giovani adulti cresciuti troppo infretta, travolti dalla forte ondata della fama e del successo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi rialzai dalla panchina soffocando i miei pensieri nel fumo.

«Sono pronto» continuo a ripetere sotto voce, sono pronto a vederla, dopo un anno passato senza le sue risate dolci, senza le sue idee folli. Era un anno che non la vedevo, mi chiedevo se fosse cambiata, se il suo viso fosse ancora così affaticato, così stanco dalle sue notti insonne, dai suoi continui voli verso paesi alquanto lontani. Ormai era uscita del tutto dal mondo delle fotocamere, aveva deciso di prendersi due anni di pausa da tutto, me lo aveva confermato nella lettera.

Sono ormai arrivato, mancano una centinaia di metri alla sua porta, le finestre sono chiuse e anche le tende, ma la luce è accesa. Passo dopo passo mi ritrovo davanti alla sua porta, incerto se suonare o no, se tornarmene a casa. Prima che potessi decidere, senza pensare, come se fosse un istinto premetti il dito sul campanello, sentì dei passi scendere dalle scale, probabilmente portava scarpe alte se fosse stato il contrario non avrei di certo sentito la sua camminata. Ma che cazzo ci faceva con le scarpe alte alle 2.45 di notte a casa sua?!  Di nuovo i miei pensieri furono distrutti dal rumore della porta che stava aprendo. In un attimo mi trovai davanti a lei.
 I suoi occhi erano bassi e stanchi, forse gonfi dalle troppe lacrime, le labbra erano secche, il labbro superiore sottile e quello inferiore carnoso come sempre, portava un rossetto rosso. La sua pelle rosea e le sue guance piene da orsetto la facevano sembrare così indifesa, le sue ciglia allungate da un mascara nero le ingrandivano gli occhi verdastri, quella sera non portava il suo eyeliner come suo solito. I suoi capelli erano più corti e raccolti in una treccia a lisca di pesce, che esaltava i suoi riflessi rame e biondo. Le sue gambe erano sbilanciate dai sui tacchi, che a mio parere erano sempre eccessivi data la sua altezza. Il suo fisico era più o meno lo stesso, forse qualche kg in più si era posato sulle gambe e nelle braccia, ma ciò era solo un bene, era troppo magra una volta.
Senza dire una parola con lo sguardo basso mi fece entrare facendomi accomodare sul divano. La osservai mentre saliva le scale.

Stanco di stare solo andai al secondo piano, era in bagno, la porta era aperta e lei era davanti allo specchio. Ero li mentre la guardavo in tutta la sua bellezza mentre si spogliava le scarpe e si disfava la treccia lasciando cadere i capelli sulle spalle. Mi guardò attraverso lo specchio e in pochi secondi i suoi occhi si riempirono di lacrime che a poco a poco cominciarono a scorrere lungo le sue morbide guance, senza pensarci troppo mi alzai e andai da lei, le afferrai i fianchi e la strinsi a me, le lacrime continuavano a scorrere sul suo volto innocente bagnandomi la maglia.
 Non sopportavo le sue lacrime, non sopportavo esserne il motivo così presi un respiro e le dissi
«Hei piccola, non piangere, va tutto bene. Sono qui con te ora.»
Con le braccia mi spinse via liberandosi dal mio abbraccio, era arrabbiata, il nero colava e il suo sguardo mi trafiggeva la mano, ma non più delle sue parole

«Smettila! Harry non capisci un cazzo! Rovini sempre tutto, perché mi hai chiamata? Perché hai voluto convincermi per vederci? Cosa vuoi? Non sono stata chiara nella mia lettera?! Smettila!»
Non sapevo cosa dirle, volevo essere gentile ma la rabbia si impadronì del mio corpo e cominciai a gridare

«Come?! Tu te ne sei andata lasciandomi con una fottuta lettera. Le lettere si scrivono a Babbo Natale non alle persone che ti amano! Non sai quanto ho odiato quelle parole, così crudeli, come fai a dire certe cose? Come fai a dirmi che non vuoi più niente da nessuno, che ti sei stancata della vita movimentata che stavi adottando, come fai a dirmi che io non ero presente?!»

«Harry, tu non c'eri, eri sempre via in tour a cantare quelle stupide canzoncine commerciali aspettando di firmare autografi per quelle illuse arrapate, tu te ne stavi lontano da me per mesi e se venivo a trovarti non potevamo stare soli per colpa di quei quattro imbranati dei tuoi amici, per non parlare delle varie minacce di morte giornaliere che ricevevo e trovavi anche il coraggio per dirmi che non lo facevamo mai.»

«Hai ragione, su questo hai ragione.»

«Su questo? Ho ragione su tutto!»
Decisi di non rispondere provando ad accarezzarle il viso ma a questo gesto rispose con una sberla che mi finì dritta sulla guancia, le sue parole erano ancora più gelide di prima

«Non toccarmi!» disse singhiozzando
Non la ascoltai e la presi di nuovo fra le mie braccia bloccandole i polsi affinché non riuscisse ad allontanarsi. Il suo cuore batte forte nel suo petto, i suoi occhi sono chiusi, la bocca bagnata dalle numerose lacrime, con quella stessa bocca sussurrò

«Non ce la facevo...» Si interruppe «Non ce l'avrei fatta da sola, non potevo...» mi strinse a se dicendo «Non volevo tu sapessi ma, io...» Si fermò, non aveva più parole, solo singhiozzi e lacrime.

«Tu cosa? Anna dimmi.» Avevo paura.

«Io non lo potevo tenere...» Disse sussurrando mentre piangeva.

«Anna, cazzo! Cosa non potevi tenere?!»
Ero spaventato, la sua presa si faceva sempre più forte e i nostri fianchi erano sempre più attaccati, sentivo le sue ossa, le sue mani erano strette intorno al mio collo, fin quando mi confessò

«Tuo figlio. Nostro figlio.»
  
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