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Autore: zenzero    04/09/2013    2 recensioni
Lorenzo è un adolescente introverso e preso in giro da tutti a scuola. L'unico individuo che riesce a considerare suo amico è il suo insegnante di ripetizioni, di qualche anno più grande. Ma forse sta iniziando a considerarlo in modo diverso.....
(Seconda classificata allo Shonen ai Contest indetto da Red_Angel :3 )
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Image and video hosting by TinyPic Un tipo interessante

Faceva davvero caldo per essere febbraio. Il sole era limpido e cristallino alle quattro del pomeriggio, filtrava tra le tende bianche della mia stanza e mi scaldava la testa.
Daniel fece scorrere un dito affusolato sulla mia disequazione appena completata e dopo qualche secondo si limitò a dire: “È sbagliata.”
“Come sarebbe a dire?” sbuffai, indispettito. Era ormai la terza volta che la rifacevo e mi stavo stancando. Ma avevo bisogno di sapere le disequazioni. Non potevo permettermi di prendermi un’altra insufficienza al prossimo compito.
“Su, rifalla”, mi intimò il mio giovane insegnante di ripetizioni con calma.
Io iniziai a scrivere, ma con poca determinazione. Sapevo che l’avrei probabilmente sbagliata di nuovo, ero solo troppo orgoglioso per chiedergli nuovamente come si faceva. Alla fine posai la penna e sbuffai. “È inutile.”
Daniel scosse la testa. “No, la pratica aiuta molto, sai?”
“Intendo dire, questa roba. E la matematica in generale.”
“Beh, può aiutarti ad entrare in una buona università”
“Solo se sei intenzionato a diventare un matematico o un fisico, ma nella vita reale invece tutto questo non serve. Altrimenti tu, che avevi il massimo dei voti, non avresti mollato l’università a Milano e ti ritroveresti a fare un lavoro più decente che ripetere materie inutili a mocciosi come me”
Lo dissi in tono scherzoso ma la mia era una provocazione. Daniel però non si scompose per niente, sul volto pallido rimase l’espressione interrogativa di prima. Con me era sempre così,  mai né troppo gentile né troppo severo, come se non potesse comportarsi con naturalezza. Dopo un altro paio di esercizi sbagliati prese la sua roba e si alzò. “Ci vediamo la prossima settimana. Fammi sapere come ti andrà il compito” disse, guardandomi dritto negli occhi. Arrossii, sperando che non si notasse. Costatai per l’ennesima volta la bellezza del suo viso. Mi piacevano soprattutto i suoi occhi, verdi e profondi, il naso sottile e i capelli di un biondo pallido, che teneva in una corta coda di cavallo.
Daniel se ne andò, troppo puntualmente, e a me non restò che guardarlo dalla finestra. Mentre raggiungeva la macchina incrociò mio fratello Giorgio che stava per tornare a casa, e gli diede una pacca scherzosa sulla schiena. Loro due avevano la stessa età, ventiquattro anni, ed erano grandi amici fin dal liceo. Era stato Giorgio a consigliarlo ai miei genitori per darmi ripetizioni. Ho una media bassa, e bene o male riesco sempre a prendermi la sufficienza nelle materie, ma con la matematica e la fisica sono un vero disastro. Da tre mesi sto migliorando, grazie a lui. Ma non sono ancora fuori pericolo.
Dopo qualche minuto di conversazione in cui lo spiavo avidamente, Daniel riuscì a salire sulla sua pandina di seconda mano e a me toccò finire il resto dei compiti.

Il mio liceo non era lontanissimo da casa, bastava prendere un solo autobus. Il problema era l’incredibile scalinata che occorre fare per arrivarci. La quale era ancora peggiore dovendo portare il dizionario d’inglese per il compito. A dire il vero non ci sarebbe stato bisogno di portare il proprio per il compito, ma non era a me che serviva.
Arrivai a scuola proprio mentre la campanella suonava e gli studenti entravano nelle classi.
Giulia mi guardò sbuffando. “Alla buon’ora” disse, e finito di controllarsi le unghie smaltate perfettamente prese il dizionario solo per se'.
Il compito non si dimostrò troppo difficile. Ma non riuscii bene a concentrarmi, dato che Giulia continuava a punzecchiarmi chiedendomi le risposte.
E quando suonò la ricreazione non era ancora finita. Dovevo comprarle la merenda al distributore di tasca mia. Tornato in classe mi accolse con uno straccio e del detersivo.
“Cosa devo farci?” gli chiedo.
“Lava il pavimento sotto il mio banco. Le bidelle non sanno proprio pulire” dice, e si sedette, incrociando le lunghe gambe, che lasciavano intravedere un po' troppo dalla gonna scozzese. Sospirai e cominciai a pulire via lo sporco, ma era piuttosto incrostato. C'erano delle impronte sul fango, probabilmente delle sue scarpe. Improvvisamente sentii un peso sulla schiena, e immaginai che quella dannata ragazza mi avesse appoggiato sopra le scarpe ancora infangate.
“Più veloce”, m’impose.
Sospirai. Non potevo dirle niente, mi teneva di mira. Era iniziato tutto tre settimane fa. Ero da solo nello spogliatoio dei maschi, durante la lezione di ginnastica. All’inizio della lezione in palestra, correndo mi prese un forte prurito in mezzo alle gambe, così tornai negli spogliatoi per vedere cosa fosse. In mutande, avevo scoperto con fastidio che tutta la zona dove non batteva il sole era irritata, forse perché la biancheria era sintetica e un po’ stretta, o per via del sudore o chissà per cos’altro, fatto sta che iniziai a grattarmi, anche piuttosto furiosamente.
Una volta finito sentii ridacchiare, era Giulia. Aveva in mano il cellulare e doveva aver filmato proprio tutto. Perché fosse entrata lì, non riuscii a spiegarmelo.
Dapprima finse di aver cancellato la ripresa che mi vedeva protagonista, ma solo il giorno dopo vedendomi da solo mi disse che aveva salvato il tutto sul computer, e che poteva benissimo condividere su YouTube e Facebook un fantastico video di “Lori se lo smanetta” in qualsiasi momento. A meno che non avessi fatto tutto quel che lei voleva. E non dovevo provare a dirlo a qualcuno, o avrebbe sguinzagliato alcuni suoi amici universitari amanti della boxe, che sapevano dove abitavo.
Così da ventuno lunghissimi giorni le portavo la merenda, le facevo i compiti, le massaggiavo la schiena. E suppongo che molti ragazzi avrebbero voluto fare a cambio con me poiché lei era una ragazza molto popolare. A me, faceva solo paura. Probabilmente non era la sua prima vittima e non sarei stato neanche l’ultima.
“E’ pulito. Posso alzarmi, adesso?” chiesi, tornando al presente.
“Mhh” mormorò, pensandoci.”No. Restiamo così ancora un pochino, sei così comodo!”
Rimasi immobile, sempre più imbarazzato. Un istante dopo suonò la campanella e la porta della nostra classe si aprì.

Tornai dal corso di nuoto, stanco. Non ero riuscito a fare il solito numero di vasche che mi ero prefissato. L’autobus di notte sembrava un posto deprimente, pieno di vecchietti e signore che tornavano a casa. Non avevo preso la moto perchè fuori diluviava. Per distrarmi dalla noia, guardai fuori dal finestrino mentre l’autobus si fermava al semaforo. Ormai sapevo il percorso a memoria, e proprio come ricordavo, vidi il solito bar elegante, la cui insegna luccicava forte, in mezzo alla tempesta, “Adam”. Guardai, e vidi seduti davanti alla vetrina una coppia. Sulle prime non capii bene di chi si trattasse, ma poi guardai meglio. E sperai di sbagliarmi, ma una delle poche cose in cui non difetto è la vista. Era proprio Daniel con Giulia, seduti uno di fronte a l'altro. Lei gli prendeva le mani e gli parlava fissandolo, lui sorrideva scuotendo la testa. Non era un’allucinazione. E poi, l’autobus ripartì risparmiandomi tale visione. Passai la sera piuttosto incupito, poiché mi resi conto di provare, nell’aver visto Daniel con una ragazza, un forte senso di gelosia per lui. Era successo di nuovo.
La prima volta mi era accaduto alle medie, quando mi ero preso una cotta per un ragazzo del terzo anno. Mi ero molto spaventato, dicendomi che non ero normale, tutti gli altri della classe iniziavano ad avere la ragazza e a me proprio non m’interessavano. Il tipo poi era andato alle superiori e non vedendolo più me ne dimenticai, speravo che questa strana attrazione mi sarebbe passata, ma in seconda superiore mi capitò di nuovo. Non riuscivo più a stare negli spogliatoi dei maschi perché trovavo a dir poco irresistibile un mio compagno. Mi capitava anche di stare in fissa con gli attori dei film e delle serie televisive, e anche con i calciatori (ma lì mi bastava fingere di seguire molto le partite). Provai a cercare di farmi piacere qualche ragazza che conoscevo ma non funzionava, pur trovandole carine preferivo loro comunque i maschi. Perfino guardando i porno mi concentravo più sul partner maschile. Allora cambiai tattica, ed evitai semplicemente di affezionarmi alle persone. Non ebbi più reali amicizie, preferivo rimanere distante dai ragazzi della mia età, piuttosto che rischiare di interessarmi emotivamente a loro. E fino ad ora aveva funzionato. Ma quella sera mi resi conto che con Daniel era stato tutto inutile. Già da qualche settimana lo trovavo molto affascinante, e dopo quella sera mi resi conto di essermi irrimediabilmente innamorato di lui. 

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Spazio autrice:

Questa storia è una sorta di versione alternativa ad una visual novel che stavo creando, "Affection" variano solo i nomi dei personaggi e alcuni passaggi della trama.
   
 
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