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Autore: glendower    04/09/2013    1 recensioni
[Contesto: Black/White2; pairing: Greyskyshipping - Kyouhei/Hue ]
Si era mosso per lui - il primo respiro del suo petto era stato per lui, anche vedere la luce la prima volta che aveva aperto gli occhi era uno dei tanti modi per innalzarlo al pari di un dio.
Per Kyouhei ''allenatore'' era, in realtà, sinonimo di schiavo e metafora di coscienza, niente più di questo.
Lo avrebbe seguito anche in capo al mondo, stagione per stagione, pur di addormentare nel suo calore la sua anima inquieta, divoratrice di sbagliate vendette ed un amore ancora più insano, quello per sua sorella.
[4 / Primavera] I campi di grano vengono su bucando a groviera la terra, aprendola a tratti e spuntando di testa: prendono aria allungandosi al ciano del cielo e si estendono gialli.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hue, Kyouhei
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Estate ) – 1118 words
Ho cercato di essere lei dentro il mio corpo, fin quando le tue mani non sono venute a riprendermi


 

Il caldo entra nella pelle, è afa e rosario di candele che scavano – è incendio appiccato dentro alla carne, brucia le ossa in briciole e fa imprecare, insopportabile nel vento piatto e ancor più umido che agita a scatti i lumi, cigolanti quadrati di ferro appesi al corto albero a cui sono avvolte le vele maestre di ciascuna gondola. Preghiere all’estate si posano di bocca in bocca ed un quieto salmodiare confuso rompe qualsiasi bolla di silenzio – spacca e sostituisce i sussurri concitati dei bambini in festa, desideri espressi in anticipo a stelle che, sul guanto scuro e quasi viola del cielo, timidamente si confondono dietro le nuvole, sbuffi di zucchero dolciastro ancora sporchi per il tramonto appena passato, arrossati dal bel tempo di sole che solitamente accompagna le vacanze. Ruvide acque gorgogliano, ruggendo contro il legno delle palafitte dove sbattono, tormentate dal via vai di canoe in continuo movimento sul pelo dell'acqua nera, filtro e spuma del mare di Grecalopoli, città balneare per eccellenza. Onde blu schiumano inviperite, brontolando sotto il gruppo di chiglie che dolcemente galleggiano sospese sopra l'oceano; dirette verso l’insenatura costiera situata oltre il villaggio, quelle si confortano compatte, pericolosamente vicine e simili ad un battaglione di legno e metallo con cui solcare e conquistare i mondi.
      La processione gira in cerchio nel mezzo della baia, sistemando famiglie unite per aspettare la benedizione della stagione e catene, mazzi di gonfie lanterne accese, sono pronte per aprire uno squarcio nel cielo, lanciate in aria da ogni chiatta illuminata a giorno per schiarire l’oscurità densa quanto una bottiglia di petrolio versata sulle teste di quei curiosi; fanali tremolanti remano controcorrente, impersonando lucciole rotonde con le ali di cartapesta in un turbinio di lievi schiocchi, applausi e brevi grida scalpitanti. Storie e leggende – nenie, ninnananne e canzoni piratesche contano i minuti, aspettano le mezzanotte quando fiori artificiali faranno la loro comparsa; vecchie madrine tengono le mani in grembo e gli anziani buttano ancore per fermare la flotta, tra i fischi agitati di infanti impazienti.
      Hue è lungo disteso sul fondo di una lancia, la più lontana, incastrata ad opera d’arte fra scogli appuntiti velati da bruma grigia e spessa che la nasconde alla vista. Ha i polsi fermi sulla fronte – i polpastrelli a chiudere le palpebre, premuti su rigagnoli di lacrime che scendono fitte oltre il profilo della mascella rigida, cadendo e bagnandogli l’orlo della canottiera – piovono e non si fermano, come rubinetti rotti che non possono più chiudersi perché il meccanismo si è inceppato. Nell’ombra indiretta del faro maggiore, gli tremano le spalle, impazzite e scosse dai singhiozzi di pianto; è un fantasma, uno spiritello cattivo che ha finito per inguaiarsi nel suo stesso gioco, offuscamento e sagoma dell’eroe che ha sempre voluto essere.
       «Cosa mi dirà Aika quando le porterò quel mostro?»
      Una Poké Ball giace a poppa – una sfera maledetta dove le urla di un Liepard s’aggrappano alla schiavitù, al sentore di morte dov'è cresciuto, evolvendosi con la rabbia di una creatura divenuta ormai immortale, colpevole della tristezza che lo ha costretto a ferirsi e a combattere per una causa senza senso.
      «Ce l’hai fatta Hue, ovviamente ne sarà contenta. Le hai restituito il suo regalo» la voce roca di Kyouhei è una coltellata al petto – una porta chiusa a doppia mandata dopo che il Team Galassia ha dovuto piegare il capo davanti alla sua stessa forza, consegnandogli il tesoro tanto sognato; è crepuscolo e calore nella vicinanza del suo corpo con cui fa scudo al compagno a riposo, sistemato a cavalcioni su di lui visto il poco posto a disposizione per entrambi.
      «Mi odierà» pigola, quando le lacrime si fanno così forti da rubargli anche il respiro, affannato e stanco, deformato con un nastro che gli annoda e chiude la gola in una morsa di disagio, rimpianto e sconfitta anche se ha ottenuto il contrario.
      «Puoi sempre provare a dirle che ti dispiace, oppure puoi provare ad immaginartela qui» c’è tenerezza nel modo in cui lo guarda senza incontrare il suo viso e quando, quel piccolo ladro dai capelli castani, gli ruba distrattamente un bacio – gli soffia dentro tutto quello che ha trattenuto per mesi, fino ad anteporre il suo amore ad un orgoglio inservibile in casi come questi «tieni gli occhi chiusi, Hue e fingi che io sia lei.»
     Nessuno trasmette niente in emozioni perché l’immaginazione malata non li perdona, è peccato e violenza. Ciò che si annida tra di loro è solo un desiderio così forte che però arriva a rompergli il cuore, frantumandolo con un pugno tanto da fargli male fisico e mentale – è così forte che nell’oscurità prende istantaneamente forma e il suo amico d’infanzia si arrotonda fino a trasformarsi in una bambina con le guance rosse ed il sorriso imperfetto per la mancanza di due denti nell’arcata superiore.
     «Aika.»
    «Sono qui» fa, quando le mani di Hue si appoggiano al suo ventre per cercarlo e toccarlo, premendo per incidere solchi sulla carne molle dei fianchi, infilandosi impudiche negli spazi tra un bottone e l’altro, strappati all'indumento per scoprirgli il petto e per far scivolare le maniche della camicia giù a raggiungere le spalle, ad imprigionargli le braccia impossibilitate a rispondere. Lì, è lì nel momento in cui inverte le posizioni e le sue labbra si avvicinano per mordere la piega dell’incavo nel collo e lasciano segni che non passeranno se non dopo giorni - lì quando lo spoglia e scende sull'inguine, prendendosi ciò che nessun altro ha ancora mai toccato.
     «Ti amo Aika.»
     «Lo so. Va tutto bene, sono contenta che tu sia tornato da me» l’agonia dei toni lo fa sospirare – gli fa strusciare il bacino quando, sotto di sé, Hue s’inarca in un richiamo che lo mette a nudo e lo fa urlare con voce e identità non sue.
    Nell’atmosfera arida un rimbombo copre gli ammonimenti – calma i gemiti e irradia vampe colorate nello spettacolo pirotecnico che tutti stanno aspettando, regalando al golfo centinaia di albe in pochi secondi.
     Hue, negli schiocchi, sta chiamando proprio il suo nome ma ciò che distingue, giunto alle soglie di un apice dove ha sempre voluto spingersi, è invece l'epiteto: Aika.



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note dell'autrice: ah, come al solito in ritardo ma non importa, io sono fatta così. Ci metto secoli anche se la fic in questione è pronta il giorno dopo che l'ho depositata su carta. Alla fine si è rivelata più cruda di come l'avevo concepita - si è rivelata a sfondo incest, dati i sentimenti di Hue decisamente planati verso qualcosa di meno casto del solito amore per una sorella. Da come si può notare, la prossima è l'ultima flash ed è quasi ovvio che non si evolveranno ed andrà a finire in modo piuttosto angst (perché di qualcosa di diverso dall'angst non riesco a trattare) e ciò mi spingere a scrivere un finale felice a parte, magari ambientato anni dopo a questa raccolta. Chissenefrega, penserete ma le stagioni di per sé mi deprimono, segnano il vecchio - sentimenti che mutano solo in parte e non mutano abbastanza. CON LA SPERANZA NEL CUORE, abbandono le note, non prima di dire che, la situazione fatta di lanterne e barche, riprende da Rapunzel e la scena con lei e il ladro, un omaggio a questo meraviglioso cartone che ringrazio, visto che mi ha dato un'idea diversa dal solito modo di concepire l'estate tra bagni e salti in spiaggia. Grazie per l'eventuale lettura, a presto! Ness.
 
  
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