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Autore: glendower    19/06/2013    4 recensioni
[Contesto: Black/White2; pairing: Greyskyshipping - Kyouhei/Hue ]
Si era mosso per lui - il primo respiro del suo petto era stato per lui, anche vedere la luce la prima volta che aveva aperto gli occhi era uno dei tanti modi per innalzarlo al pari di un dio.
Per Kyouhei ''allenatore'' era, in realtà, sinonimo di schiavo e metafora di coscienza, niente più di questo.
Lo avrebbe seguito anche in capo al mondo, stagione per stagione, pur di addormentare nel suo calore la sua anima inquieta, divoratrice di sbagliate vendette ed un amore ancora più insano, quello per sua sorella.
[4 / Primavera] I campi di grano vengono su bucando a groviera la terra, aprendola a tratti e spuntando di testa: prendono aria allungandosi al ciano del cielo e si estendono gialli.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hue, Kyouhei
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Autunno ) – 930 words
Ho voluto guardare attraverso le nubi dopo il temporale, volevo vedere se riuscivo a ritrovarci riassunti in sette colori

 



 

Dieci giorni – dieci come le volte in cui Kyouhei ha sentito un nome diverso dal suo, gridato tra gli incubi atroci del combattimento e delle creature sfruttate fino alla completa caduta, rubate ai loro padroni originali e poi elette in sfide vinte solo a metà. Dieci tonfi e boati da lupo prima di vedere il mondo crollare addosso ai vivi con tutta la sua forza e la sua rabbia, diluito in cascate e mulinelli che sbattono gli allenatori più volte sul ponte della nave, imprigionando strette tutte le persone buone e cattive, legandole in un groviglio di gambe e di braccia non appartenenti ai suoi proprietari originali.
      Lì c’è tempesta e burrasca – c’è tormenta, pugnala l’estate nella schiena e se la porta improvvisamente via, abbassando il sipario sull’erba già marcia ed ingiallita, cambiando i colori in uno schizzo a carboncino dove ciò che prevale è la natura più vecchia, crespa di rughe ed alberi nudi.
      Piove in piccole pause: cielo e mare si sistemano l’uno nello spazio dell’altro in una famiglia, fratelli gemelli per una volta inscindibili a far parte di un unico intero, figli dello stesso identico padre in un chiaroscuro di azzurri bagnati ad acquarello nero.
      Fuori piove in un rito d’autunno ed il vento fa volare via gli ombrelli, spingendo i pokémon in città a ripararsi sotto le tettoie ed obbligando gli umani a coprirsi un po’ di più rispetto a ieri; tappeti di foglie e primi freddi al contempo buttano zucche d’arance e castagne dentro ai giardini, tra profumo secco di legna sul fuoco e dolci gonfi di caldo forno.
      Nell’aria del porto, lo schianto assordante di un tuono frantuma il gonfiore delle nubi e le apre in uno squarcio di lama e scintille, miccia di bomba e fuoco d’artificio sopra la Nave Reale, un vecchio veliero attraccato al maggiore scalo di Austropoli nella rappresentazione perfetta di un mezzo in bottiglia, tormentato da unicorni d’acqua sbattuti contro la nera e lunga chiglia rotta a metà in quella sirena che ne protegge l’apice.
      Fiamme arancioni mangiano la legna pian piano, mentre due amici scappano in fretta giù per le scalette, facendosi largo a spintoni tra la folla accalcata per tutto il porto a guardare la prima disfatta della regalità per mano loro e loro soltanto.
      Uno dei due è arrabbiato, non si trattiene e con un pugno colpisce un ormeggio, mentre l’altro lo costringe a ragionare, tirandogli una manica all’altezza del gomito.
      «Non c’era, e allora? Hue basta, basta impuntarti così! Se non è qui sarà altrove» urla disperato il ragazzino con il cappello rosso, fermandosi sul filo sottile della banchina, aggrappato alla ringhiera di protezione. Strilla come il vento implacabile e piange senza neanche conoscere il perché, desidera capire ma non ci arriva, brama risolvere ma non conclude  niente.
      «Tu non capisci, più tempo passa e più il Team Plasma fa dei danni al Pokémon di mia sorella e a tutti quelli che hanno rubato!»
      «Invece lo so, lo capisco.»
      «Tu non capisci niente. Dovresti essere utile solo per aiutarmi a far felice lei e lei soltanto…e invece» Hue lo sposta, gli mette le mani sul petto e lo spinge – lo allontana, cerca un ritaglio di spazio in mezzo a quel litigio e lo manda via dai suoi occhi «e invece, quando ti guardo, io la vedo. La tua sola presenza mi mette fretta, per questo devo muovermi!»
      «M-mi dispiace. Sono qui solo per aiutarti Hue.»
      «Ed è questo il problema, sei qui e non ti scolli.»
      «Me ne posso andar-» ma qualcosa lo interrompe, lo costringe a voltarsi, a gettare l’attenzione più in alto, oltre il fumo nero di fiamme e le grida dei primi soccorsi. Capita sempre così, tra di loro, uno parla e non finisce mai.
      «Guarda Kyo, l’arcobaleno.»
      Non se ne sono accorti in principio ma la pioggia ha smesso di cadere e non ci hanno badato perché coinvolti a farsi del male. Dove prima la natura si è sfogata urlando e piangendo a pieni polmoni, adesso c’è un arco di luce – uno spacco largo quanto un sentiero dove sette colori s’intrecciano per unirsi in un ponte di materiale impalpabile sotto il polpastrello di chi lo indica con sguardo di sogno.
      Kyouhei non sa più come respirare e si abbandona alla dura consapevolezza di sentimenti che si fanno più insistenti, azzardandosi a toccargli le dita con la punta di un’unghia; vuole il calore bagnato della sua mano e la sicurezza che ora tutto va bene. L’altro gli fa scivolare un braccio attorno ai fianchi, lo tira verso di sé e si fa perdonare scaldandogli la pelle - ustionandogli il corpo fradicio ed appesantito dai vestiti zuppi.
      «È bellissimo» gli sussurra Hue sulla bocca perché si è chinato a guardarlo negli occhi, incontrando un sorriso così bello da fargli voltare subito lo sguardo.
      «Sì, è proprio bellissimo.»
 
 
Ride, ridono insieme. Oggi va meglio, oggi ci sono loro e loro soltanto.
 

Sua sorella è solo un temporale per ora passato, lui è il cielo di nuovo sereno. 




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l'autrice disse:
disse poco, sono viva e tanto mi basta. Sono un'altalena per difetto, vado in alto e in basso, ci sono e non ci sono. Fossi meno...meno stupida su certi argomenti - uno tra questi, proprio la scrittura - stresserei i vari fandom fino a riempirli del mio pantano ma purtroppo non è così e finisco puntualmente per fare il fantasmino. Non so se faccio un ''ritorno'' trionfale dopo una pausa nella quale non ho scritto praticamente nulla (e quindi non mi sono tenuta in allenamento, se così si può dire), se non piccole cose tenute in privè, però spero di non deludere troppo, ho ancora bisogno di sgranchirmi le dita e i pensieri, così come le idee e il modo di mettere giù i pensieri. Ora sono in un periodo piuttosto buono e vedrò di aggiornare prima, non dopo...quanto, più due mesi? GUH. Giocare ai videogiochi fa male, ti prende troppo e quest'anno è sicuramente la mia rovina, ci sono troppe cose belle ;A; Mi sto dilungando con delle cavole, però in un qualche modo devo allungare il brodo, altrimenti non avrei un bel niente da dire come al solito. Direi che questo è un bentornato con i fiocchi. Vivubì e ringrazio chi, nel capitolo precedente, ha commentato. Risponderò alla prossima, giusto per rifarmi. <3 Ness.

 
  
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