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Autore: Johnlockistheway    04/09/2013    5 recensioni
Merlino e Morgana. Due scelte di vita. Bene e male. Odio e amore. E un solo destino: il Loro.
Dal capitolo 1: Morgana si era voltata incredula verso Merlino e, guardandolo, all'improvviso tutti i pezzi che aveva nella testa erano andati al loro posto.
Non aveva più alcun dubbio: il ragazzo che le stava davanti era il mago più potente del mondo.
Dal capitolo 12:“Dopo quello che la mamma ti ha fatto...come sei riuscito ad amarla ancora? A fidarti di lei?"(...)
"Non ce l'ho fatta perché sono stato forte o paziente. Ce l'ho fatta perché l'amavo. E credi a me, figlia mia. L'amore vince veramente su tutto. Sempre”.
Dal capitolo 17: "Buongiorno principessa"

(fa parte della serie L'amore vince su tutto)
SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO (sorry)
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Drago, Merlino, Morgana, Nuovo personaggio | Coppie: Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore vince su tutto'
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INTRODUZIONE E SCUSE

 

Ok.

Comincio col dire che lo so, lo SO che siete incavolati neri e che probabilmente molti di voi hanno deciso di abbandonarmi per la strada.

Sono...tre mesi...che non pubblico. Assolutamente. Nulla.

E mi dispiace, mi dispiace davvero.

Mille scusa non basterebbero per voi meravigliosi lettori che mi avete sempre sostenuto.

Questo è un capitolo di ripresa, dopo tutto questo tempo senza ispirazione e spero con tutto il mio cuore che riuscirò a farmi perdonare e che voi vorrete continuare a sostenermi coi vostri commenti, anche se non me li merito.

Grazie a tutti.

Morgana

 

RIASSUNTINO

 

Abbiamo lasciato il nostro mago che, dopo aver fatto di testa sua, è stato preso da cavia dallo zio (cattivo Salazar, cattivo!).

Merlino sembra essere riuscito a scappare dal castello (wow!), e, dopo essersi perso nella foresta, ritrova Artù.

 

Merlino, seduto davanti a un fuoco in una radura, continuava a guardarsi attorno, stranito, stringendo tra le mani i bordi di una vecchia coperta che Lisah* gli aveva dato.

Attorno a lui, gli uomini si davano da fare: i cavalieri controllavano le armature, affilavano le spade, si mettevano d'accordo sui turni per fare da guardia, andavano e venivano, frenetici, tornando dalla caccia o dalle ricognizioni.

Ma non erano solo loro ad essere al lavoro: le donne cucinavano, tenevano buoni i bambini e davano un aiuto ai feriti o ai deboli; gli uomini che non erano in armatura costruivano, fortificavano o facevano qualsiasi cosa potessero fare per aiutare.

Ognuno aveva qualcosa da fare, ma nessuno osava lamentarsi: sapevano che, se volevano sopravvivere, dovevano stare uniti e aiutarsi a vicenda.

Appena era arrivato scortato da Arthur e altri uomini in quello spiazzo grande occupato da tutte quelle persone, per un secondo tutto si era fermato: tutti quanti avevano smesso di fare quello che stavano facendo, immobilizzandosi e fissandolo.

Merlino, come servo di Artù, conosceva moltissima gente: dai servi, ai cavalieri, alle cuoche ma, grazie anche al suo altro lavoro, se così si poteva chiamare, che consisteva nell'aiutare Gaius, e grazie anche alla sua indole aperta e gioiosa, era in contatto anche con moltissime persone e tutte gli volevano a loro modo bene.

Erano rimasti lì, increduli, come se al posto di Merlino lì ci fosse un fantasma risorto direttamente dall'oltretomba.

E, quando aveva potuto darsi una sbirciata, effettivamente il giovane aveva pensato che non avevano tutti i torti considerato il suo aspetto: magro e pallido più del solito, con le occhiaie, le vesti strappate e i segni delle torture stampati sulla pelle.

Ma poi, in un turbinio di argento, rosso e oro, il gruppo di cavalieri del re, nonché suoi cari amici, gli si era fiondato addosso, abbracciandolo e, dopo averlo lasciato andare, avevano iniziato a tempestarlo di parole.

Sì, non di domande, ma di parole, perché a lui, di tempo per rispondere, non ne davano!

“Merlino!”

“O dei! Sei davvero tu?”
“Certo che è lui scemo, e chi altri sennò!?”

“Il suo fantasma?”
“Zitto tu! Stai bene?”
“Ma chi sarebbe l'idiota ora? Certo che non sta bene, l'hai visto?”
“Basta voi tre! Non vedete che lo spaventate? Non è vero, Merlino?”
“Silenzio gigantone!”

“Zitto tu, nanerottolo!”

“Ragazzi smettetela! State facendo troppo rumore!

In quella confusione, il mago riuscì a cogliere poco di ciò che dicevano, ma gli bastò sentire le loro voci per sentire il sollievo invaderlo mentre un enorme peso gli si toglieva dal petto.

Era lì, erano i suoi amici, era salvo.

Tale fu il senso di sollievo che, di colpo, iniziò a piangere, spaventando tutti.

A quel punto Lisah, ragazza che conosceva bene poiché era la figlia e l'aiutante di Garreth, venditore di erbe che passava mensilmente a Camelot, aveva avuto pietà di lui e, dopo aver parlato pochi secondi con Artù e averlo salvato da quella marmaglia, l'aveva accompagnato in una piccola tenda, l'aveva medicato (“Più di tanto non posso fare-aveva detto-Ma spero che basti”), gli aveva dato degli abiti puliti e poi l'aveva fatto sedere lì, promettendogli che sarebbe arrivata presto con una tazza di zuppa.

Infine se n'era andata, lasciandolo solo, per così dire.

All'improvviso, una mano si posò sulla sua spalla, facendolo sobbalzare e voltare di scatto.

Dietro di lui, un Artù alquanto accigliato aveva alzato le mani, impietrenodosi.

“Scusa... non volevo spaventarti. Posso sedermi?”

Merlino rimase un momento ad osservarlo, ancora incredulo del fatto di poterlo vedere, di essere lì, con lui e con gli altri.

L'uomo intanto, aspettando la sua risposta da un momento, lo richiamò gentilmente.

“Merlino?”
“Mmmm?” bofonchiò il mago, riportato improvvisamente alla realtà.

“Ho chiesto se posso sedermi”
“Oh, si certo” fece, facendogli spazio, imbarazzato per essere rimasto lì come un allocco a fissarlo.

Dopo che si fu accomodato, i due rimasero per un attimo in silenzio, senza sapere cosa dirsi.
Silenzio che Artù dopo un po', ruppe.

“Allora” esordì “come... come ti senti?”
Il ragazzo al suo fianco sospirò.

Come poteva spiegare come si sentiva?

Come poteva spiegare il sollievo che l'aveva pervaso non appena aveva capito che era davvero al sicuro?

Al sicuro da Morgana, da suo zio e da tutti gli altri.

E poi, come poteva spiegare anche il fatto che nonostante tutto si sentiva anche in colpa per aver abbandonato in loro mano Gaius, Gwen e anche due dei cavalieri migliori e chissà quanti altri in loro mano anche se non poteva fare altrimenti?

Ma cosa più importante, come poteva spiegargli tutto quello che aveva passato senza tirare in ballo la magia?

Perché sapeva che, prima o poi, Artù avrebbe voluto sapere.

Col tempo, certo, ma avrebbe chiesto di sicuro.

Solo il pensiero di quello lo metteva a disagio.

Così, si limitò a scrollare le spalle, sospirando.

“Sollevato, per lo più”, rispose dopo un attimo.

Il mago si stupì di quanto la sua voce suonasse debole persino alle sue stesse orecchie.

L'uomo annuì, mordicchiandosi il labbro, ma non accennando a parlare, anche se Merlino sapeva bene, per esperienza, che aveva qualcosa da dire.

“Artù-disse, facendosi coraggio-Avete qualcosa da dirmi?”
Nuovo cenno di assenso.

“Sì. Volevo chiederti...”
“Ecco la zuppa” sorrise Lisah, sbucando di colpo dietro di loro e interrompendoli.

“Grazie” rispose il mago, prendendo tra le mani la ciotola che gli veniva offerta.

La ragazza sorrise di nuovo.

“Te la manda Margareth. Bene, io ora ho da fare. Merlino. Mio signore” aggiunse, inchinandosi e andandosene.

Il mago si accigliò, fissando la zuppa.

“Margareth? Intende...”
“La cuoca sì” confermò l'altro “Perché ti stupisce tanto?”
“Beh.. credevo mi odiasse, quella”

Artù sorrise, intenerito.

“Nessuno ti odia, Merlino”

Lei sì” sussurrò in risposta il ragazzo, così piano che sarebbe potuto benissimo passare per un pensiero a mezza voce che era sfuggito, cosa che effettivamente era.

Il re lo guardò, addolorato per l'espressione triste e sconfitta che era passata sul volto del suo amico.

“Merlino... senti io...”
“Non importa-lo interruppe lui-Dunque.. mi stavate dicendo qualcosa prima?”
Artù annuì.

Di nuovo.

“Ecco... io volevo... volevosapereperchéprimaseiscappato” rivelò tutto d'un fiato.

“Eh?”

L'espressione confusa sarebbe bastata come risposta.

“Volevo-ripeté-Sapere perché prima sei scappato”.

Il mago si irrigidì alla domanda, mentre i ricordi passavano per la sua mente.

 

(Poche ore prima)

 

Non ci posso credere. Ti abbiamo trovato.. Merlino”

Dopo che il summenzionato Merlino aveva capito chi si trovava di fronte era rimasto immobile per un momento, senza sapere che fare.

A-a-artù?” aveva balbettato,incredulo.

Oh, dei, Merlino sei davvero tu!” aveva sussurrato il sovrano, abbracciandolo, come se solo dando voce al pensiero il suo amico avesse potuto sparire.

Vieni, dobbiamo portarti subito al sicuro” aveva detto, lasciandolo andare e voltandosi avviandosi, aspettandosi che lui lo seguisse.

Cosa che invece non aveva fatto.

Merlino? Andiamo forza” aveva detto, tendendogli la mano.

Del canto suo, il mago aveva fissato l'arto per un attimo, ritornando poco dopo a guardarsi attorno, stranito.

Salvo poi, senza alcun preavviso, partire di corsa nella direzione opposta, lasciandosi dietro i richiami del re.

Merlino! Dove vai? Torna indietro! Merlino!”

Ma lui non si era fermato: appena aveva visto Artù, la gioia era emersa, ma era stata subito sostituita da un pensiero.

E se quella fosse stata solo un'altra illusione?

La paura che quella singola idea aveva percorso il mago era stata fortissima.

Per questo era partito di corsa: nella scorsa illusione, ad un certo punto, aveva trovato un confine, un posto oltre il quale non esisteva nulla, proprio perché oltre l'illusione non era stata creata.

Era stato realizzato solo ciò che sarebbe servito ad ingannarlo, niente di più.**

E c'erano quasi riusciti.

Ecco perché Merlino aveva bisogno di sapere, di vedere che il bosco continuava, che non c'erano confini o cose vuote e senza vita, ma solo la realtà.

Ne aveva un assoluto bisogno.

Accelerò il passo: dietro di lui, sentiva che Artù lo seguiva, ma era rallentato dall'armatura.

Era andato avanti così ancora un bel pezzo, ripetendosi come un mantra “Ti prego... fa che non finisca il bosco... fa che non finisca il bosco!”, mentre ad ogni passo la paura che si annidava nel suo cuore lo faceva correre più in fretta.

Fino a quando, finalmente, non era sbucato sul bordo di una scarpata.

Allora, solo allora si era fermato.

Artù lo trovò così, fermo, immobile, che osservava beandosi quasi dell'immagine che si trovava di fronte.

Davanti a lui, un cielo limpido e terso si spandeva a perdita d'occhio, incurante dei loro crucci e della loro vita; tutto intorno, le montagne verdeggianti formavano un confine naturale, oltre il quale un altro regno e altre persone continuavano la loro vita.

Sotto di loro, un fiume scorreva infondo al dirupo, lasciando che il mormorio delle sue acque si mescolasse ai suoni della foresta.

A quel punto, Merlino si era voltato.
“Andiamo” aveva detto solo, ritornando da dove erano venuti.

 

(Ora)

 

“Beh...-disse piano-Vedete, poco prima che me ne andassi, c'era un uomo... lui... era un suo complice. Uno stregone. Non so chi fosse-mentì, vedendo il re aprire la bocca come per parlare- so solo che mi ha fatto... qualcosa”

“Qualcosa?”
“Sì. Ho visto... delle cose che non erano accadute. Delle illusioni. E... pensavo di essere al sicuro, solo che poi mi sono accorto che c'era qualcosa di sbagliato. Così, ho tentato di scappare, e ad un certo punto mi sono ritrovato in un posto che non aveva nulla al suo interno. Era... vuoto, capite? Allora ho capito cos'era successo. Ecco perché sono scappato: se avessi visto di nuovo quel vuoto terribile... beh, avrei saputo che anche questa era un'illusione. Ma a meno che la mia mente non mi giochi di nuovo brutti scherzi, voi siete qui, siete reale. Solo che potevo esserne certo solo in quel modo. Capite?”
Il re annuì, quasi commosso, abbracciandolo.

“Non ti preoccupare-sussurrò-Sei davvero al sicuro adesso. Niente più torture, niente più illusioni. Niente di niente. Te lo giuro. Sei qui, con me, sul serio e io ti proteggerò. Non permetterò che la tua mente faccia altri passi falsi” giurò, staccandosi da lui, sorridendogli.

Peccato che, in quel momento, la faccia del mago era tutt'altro che sorridente.

“Che c'è, Merlino? Non ti fidi di me?” domandò l'altro, perplesso.
“No. Mi fido di Artù. Di lui, almeno”

“Hey ma che ti prende? Io sono Artù, idiota”

Il mago guardò fisso in terra, senza rispondere, tenendo stretto sul fianco il pugnale che aveva appena rubato al ragazzo al suo fianco.

“Artù... scusami”

E, senza lasciare tempo all'altro di reagire, affondò il pugnale dritto nel proprio cuore.

 

*

 

Merlino si svegliò, ansimando, premendosi una mano sul petto.

Era stato un attimo, un attimo brevissimo per la verità, ma aveva sentito un dolore lancinante al petto, proprio come se si fosse pugnalato davvero.

Si alzò a sedere, guardandosi attorno, confermando la sua supposizione: era stata tutta un'altra illusione.

Le lacrime iniziarono a sgorgagli dagli occhi, mentre si premeva la mano libera sulle labbra, cercando di soffocare i singhiozzi.

Dall'altra parte della stanza, Salazar lo fissava, impenetrabile come al solito.

“Come hai fatto?” domandò, atono.

Lui non rispose, così lo richiamò.

“Come hai fatto?” ripeté, leggermente scocciato questa volta “Nel primo caso posso capirlo: ho inserito appositamente quel dettaglio per rendere ancora più reale la seconda illusione. Ma come hai fatto a capire che quello non era Artù?”
Il mago scosse il capo.

“Perché non me lo dici tu, visto che sei così bravo?” lo sfidò.

“Non ti conviene fare tanto lo spiritoso” lo riprese Salazar, gelido come un pezzo di ghiaccio.

Merlino sospirò.
“La frase. Non conosci abbastanza di me per creare illusioni perfette. Già mi era venuto un sospetto con la cuoca: lei mi odia, davvero. Ma era una cosa che effettivamente poteva succedere, anche se in remote possibilità. Però Artù... la frase finale e tutte quelle dimostrazioni d'affetto... non sono da lui”

Suo zio annuì.

“Già...immaginavo che fosse un po' troppo...”
“Toglimi solo una curiosità-aggiunse poi-Com'è che conosci più passaggi segreti di tutti?”
Il mago si raggelò sul posto, ricordandosi solo in quel momento la sua fuga e pensando giù a quello che avrebbe potuto fargli Morgana solo se avesse saputo quel dettaglio.

“Tranquillo-ghignò Salazar-Non glielo dirò. Sarà un dettaglio che renderà il gioco ancora più interessante. Una specie di Jolly, diciamo”

Merlino deglutì: bene, di male in peggio.

Sembrava quasi che l'uomo si divertisse, come se provasse un piacere perverso ad avere in mano la situazione e a controllare tutto ciò che gli altri non sapevano.

E, si rese conto il ragazzo con un brivido, era proprio così.

“Comunque, adesso puoi andartene. Ci rivedremo domattina” fece, aprendogli la porta, fuori dalla quale c'era Joy che lo aspettava.

Dalla posizione in cui si trovava, sembrava che fosse stato appoggiato alla porta fino ad un momento prima e, dalla faccia scocciata di Salazar, probabilmente era stato davvero appoggiato al portone per origliare.

Solo uscendo, barcollando un poco sulle gambe malferme, Merlino si rese conto che era piena notte.

Stupito, e con la testa piena di pensieri, si avviò dietro al ragazzo, che ogni tanto gli lanciava occhiate circospette.

Dopo pochi minuti, Joy lo scaricò in una cella, andandosene borbottando qualcosa che somigliava molto a “..sonno... tardi... letto...”

Merlino si rannicchiò sul pagliericcio, chiudendosi su se stesso come un riccio, come se cercasse di proteggersi da tutto e da tutti.

Quando si fu sistemato, lì, al buio, senza nessuno che lo fissava, solo allora si lasciò andare ad un lungo pianto liberatorio, addormentandosi poi con le lacrime che ancora brillavano sulle pallide guance bagnate da un tenue raggio di luna che sfidava le tenebre per andarsi a posare lì, sul viso di un ragazzo che tutto avrebbe dato pur di poter sparire in quel preciso momento.

 

*me la sono inventata ovviamente, non esiste nessuna Lisah, così come gli altri abitanti... sono inventati tuuuuutti tuuuuttissimi.

** Questa cosa è un omaggi al film animato Coraline, in cui l'altra madre crea solo ciò che potrebbe impressionare la bambina, lasciando bianco e vuoto il resto del mondo.

 

Alla fine di questo capitolo, chiedo di nuovo scusa, anche per la sua cortezza, e mi rimetto al vostro parere, sperando che mi perdonerete.

Vostra

Morgana

   
 
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