Scott si svegliò con ancora il ricordo della notte scorsa marchiato a fuoco nella sua mente. Si alzò lentamente dal letto e si diresse con passo barcollante nel bagno. Si tolse i pantaloni di una tuta bucata e vecchia che era diventata il suo pigiama e i boxer. Rapido s’infilò nel box doccia, infischiandosene del getto d’acqua ancora freddo. Non voleva aspettare che si riscaldasse. Chiuse gli occhi, lasciando che il getto della doccia picchiasse dolcemente e energicamente sulle sue palpebre chiuse. Nella sua mente riaffiorava un ricordo sbiadito, quasi cancellato dal suo subconscio, ma ancora presente.
*Inizio flashback*
- Ciao io sono Dawn. – La bambina gli porse una mano in
segno di saluto. Lui non l’accettò e grugnì solo il suo nome.
- Scott. – Il bambino tirò dalla tasca una lente
d’ingrandimento, cominciando a carbonizzare un formicaio e le sue abitanti. Una
manina candida lo fermò e gli fece cadere l’oggetto che aveva in mano sul
prato.
- Non prendertela con queste piccole formichine. Loro non ti
hanno fatto niente. –
- E invece si! Hanno invaso la mia proprietà. – Parlava
proprio come un adulto, anche se aveva appena sei anni. Lei lo guardò con i
suoi grandi occhioni blu cobalto, per poi posizionarsi tra il formicaio e il
rosso, allargando le braccia
- Dovrai carbonizzare prima me, se vuoi uccidere le mie
amiche formichine. –
*Fine flashback*
Anche adesso che erano passati tanti anni, quella frase gli
faceva nascere un sorriso divertito. Fino ad allora non aveva conosciuto una
persona più testarda e determinata di lei.
Prese la bottiglia di bagnoschiuma e cominciò ad
applicarselo su tutto il corpo, partendo dal petto, per poi scendere, mentre un
altro ricordo prendeva possesso della sua mente.
Forse il più doloroso che aveva.
*Inizio flashback*
Stava assistendo ad uno stupido e noioso saggio di danza.
Ancora non riusciva a crederci che quella marmocchia l’avesse convinto ad
andarci. La musica diventò presto più delicata, mentre Scott riconobbe nella
melodia l’inconfondibile suono del flauto. Il palco si svuotò lasciando su di
esso una piccola figura.
Raggio di luna.
Indossava un tutù bianco, ornato di lustrini luccicanti
all’altezza del petto. La ragazza cominciò a volteggiare, come se non avesse
peso. Eseguiva tutti i passi di danza di quel balletto con tanta leggerezza,
che il ragazzo pensò seriamente che la ballerina che stava guardando stesse
volando. Dopo lo spettacolo, il rosso aspettò l’amica fuori dal teatro. Dopo
mezz’ora la vide arrivare trafelata, stringendo un mazzo di fuori tra le
braccia.
- Scusa il ritardo, volevano farmi tutti i complimenti. –
Disse lei, cercando di riprendere fiato.
Scott osservò attentamente il suo viso. Era pesantemente
truccato, soprattutto sugli occhi e le labbra. Sembrava una ragazza di
diciassette anni, non di quattordici.
- Sei venuto a vederlo lo spettacolo? Non ti ho visto… -
Chiese lei
- Si. Eri leggera come l’aria mentre ballavi. – Il rosso si
pentì immediatamente di aver pronunciato quella frase.
Raggio di luna gli sorrise. In un attimo, la ragazza si
avvicinò a lui, donandole un piccolo bacio sulle labbra. Il ragazzo non se
l’aspettava proprio. I due rimasero per qualche secondo così, prima che Scott
la spinse via. Si pulì le labbra con un braccio, togliendo il segno del
rossetto della ragazza.
Lei lo guardò per un po’, poi gli sorrise. Ma il suo sguardo
era triste.
- Vado a meditare, puoi avvisare i miei? – Disse lei,
dirigendosi verso la foresta.
Scott sussurrò un si, mentre vedeva quella ballerina
inoltrarsi nella foresta, con ancora il mazzo di fiori con sé.
*Fine flashback*
Quella era l’ultima volta che aveva visto Dawn viva. Ancora
oggi il rosso si chiedeva perché l’avesse respinta quel giorno. Il motivo lo
sapeva benissimo. L’aveva respinta perché non voleva legarsi con nessuno, non
dopo aver visto come era diventato suo padre dopo il divorzio. Egli era diventato
l’ombra di se stesso, che andava avanti per inerzia. Lui non voleva fare la sua
stessa fine. Ed era per questo che aveva preso quella decisione. Si avvolse un
asciugamano in vita, entrando in camera, gocciolando per terra. Si vestì
ascoltando il silenzio che regnava nella sua casa. Scese in cucina e si preparò
un caffè. Nella sua mente apparve l’orribile visione del corpo senza vita di
Dawn, che galleggiava sul lago. L’aveva trovata lui, dopo cinque mesi dalla sua
sparizione. Era stato lui ad ucciderla, lo sapeva. Se non l’avesse respinta
quel giorno…
Scosse energicamente la testa, scacciando tutti i ricordi,
gli stupidi pensieri e i sensi di colpa in fondo.
Prese il suo portafogli e il suo portafortuna. Era un Raggio
di luna, che aveva provveduto a plastificare. La sua attenzione fu catturata
dal biglietto blu cobalto, abbandonato sul mobile dell’ingresso. Quello che
aveva visto la notte scorsa non era un fantasma della sua mente, non era uno
dei suoi incubi ricorrenti che ormai lo perseguitavano dalla sua morte. Stava
succedendo qualcosa di grosso, ed era intenzionato a scoprire cosa.
***
Duncan era steso sul letto della sua camera. Era pomeriggio
inoltrato, ma lì dentro sembrava essere notte fonda per il buio che c’era. Se
si concentrava, riusciva a sentire i sussurri blasfemi dell’oscurità. Esso
aveva uno strano effetto su di lui. Nel buio lui pensava, agiva, si calmava.
Come se fosse il suo ambiente naturale. Aveva lo sguardo perso verso il
soffitto, ricordando gli avvenimenti della notte scorsa. Dopo la scossa di
terremoto, nessuno degli abitanti è voluto tornare nelle proprie case. Hanno
dormito tutti per strada, i più fortunati in macchina. Verso l’alba il sindaco
ha calmato tutti, affermando che non si sarebbe mai più ripetuta una cosa del
genere.
“Come se uno stupito sindaco potesse fermare un terremoto”
pensò, maledicendo quel piccolo omino stempiato e, in alcuni momenti,
balbuziente.
La gente però parve rassicurata da quelle parole e infatti,
dopo qualche ora, tutto era tornato alla normalità. Era incredibile con quanta
facilità quell’omino aveva tranquillizzato la gente di Dark Lake, scossa da un
evento eclatante e pericoloso come un terremoto. Uscì dalla sua camera e, preso
dai morsi della fame, si diresse in cucina per mettere qualcosa sotto i denti.
Seduto al tavolo della cucina c’era Geoff, intento a sgranocchiare un sacchetto
di frutta secca. Il moro si sedette di fronte a lui, dopo averne preso un altro
pacchetto dalla credenza. Per i cinque minuti che seguirono, l’unico rumore che
si sentiva era lo sgranocchiare dei due, fino a quando non fu Geoff a prendere
la parola.
- Non dovresti andarci a quell’incontro. – Duncan alzò gli
occhi al cielo. L’indirizzo scritto sul biglietto che gli aveva dato Dawn
corrispondeva alla famosissima “casa della Strega”. Una casa che, secondo
alcune leggende locali, era stata la dimora di una potente strega, il cui
spirito vagava tra le stanze, maledicendo chiunque avesse il coraggio di
andarci a vivere. Di tutte le leggende e superstizioni che quella città aveva,
la maledizione della strega era la più assurda.
- Non fare quella faccia fratello, ti sei dimenticato che lì
sono morte delle persone? – Disse il biondo, prendendo una manciata generosa
dal suo sacchetto.
- Si sono suicidati, è diverso. – Gli ultimi proprietari
della casa avevano vissuto lì per ben quindici anni, prima di suicidarsi
insieme.
- Si ma tu ti ricordi perché? – Incalzò l’amico, ricevendo
uno sguardo confuso dall’altro. Il motivo del loro gesto gli sfuggiva. Geoff
sospirò esasperato, premendo il pollice e l’indice sulle palpebre chiuse.
- Si sono tolti la vita subito dopo il ritrovamento del
corpo della loro unica figlia, Dawn. – Nel preciso instante in cui Duncan sentì
quel nome, tutto gli tornò alla mente. Dawn era un’amica di Gwen, di quattro
anni più piccola di loro. Aveva frequentato il loro gruppo per qualche anno,
poi era sparita. Nessuno riusciva a trovarla e i genitori erano disperati. Dopo
cinque mesi, il suo corpo è stato ritrovato mentre galleggiava nel lago. La sua
gola divenne incredibilmente secca e un’orribile stretta attanagliò le sue
budella, mentre impallidiva di fronte alla terribile realtà che aveva appena
scoperto.
- Ehi stai bene, sembra che tu abbia visto un fantasma. -
“Oh, si che l’ho visto e ci ho anche parlato.”
- Vado ad aspettare Gwen fuori. – Fu l’unica frase di senso
compiuto che riuscì a dire, prima di correre fuori.
Tirò dalla tasca l’accendino e si accese velocemente una
sigaretta, consumandola fino a metà, già alla prima tirata.
Pensò velocemente com’era possibile che una persona morta
più di dodici anni fa, gironzolasse per la città. Perché era certo al cento per
cento che la donna con cui aveva parlato nel cimitero fosse reale. La sua mente
era un turbinio di pensieri e dubbi, mentre finiva anche la terza sigaretta.
Stava per aspirare la quarta, quando una mano bianca con le dita smaltate di
nero gliela rubò.
- Cosa ti rende così nervoso da fumarti l’intero pacchetto?
– Chiese Gwen, assaporando la sigaretta appena rubata all’amico.
- Dawn White. E’ lei il mio informatore. – Sapeva che così
facendo aveva tradito la promessa fatta alla donna, ma Gwen non poteva rimanere
all’oscuro di tutto. Non quando era così coinvolta nella faccenda. Duncan si
stupì del fatto che una persona con la pelle bianca come Gwen potesse sbiancare
ulteriormente.
- Dimmi che stai scherzando. – Sibilò la mora, ricevendo un
secco no come risposta.
I due s’incamminarono verso il luogo dell’incontro. Duncan
raccontò del suo strano incontro con la bionda, mentre la donna cercava di
capire come era possibile una cosa del genere.
Quando ormai il tetto della casa della Strega si mostrò agli
occhi dei due, il moro si fermò.
- Qualcuno sta venendo qui. – Disse, rintanando il viso
ancora di più nel cappuccio. Dopo una manciata di secondi, i due amici si
trovarono davanti Scott. Il ragazzo si fermò di colpo, appena si accorse della
loro presenza.
- Sapevo che un giorno di questi avrei rincontrato la tua
faccia. – Ghignò il rosso, rivolto verso l’uomo.
- Ti mancavo per caso? – Lo schermì prontamente, scoprendo
il suo viso alle luci del tramonto.
I due si scrutarono per molto, studiandosi a vicenda. Scott
era stato il suo compagno di scherzi a scuola. Se ne stava sempre da solo, in
rari casi si univa a lui per tormentare qualche sfigato. L’aveva invitato un
sacco di volte a unirsi al suo gruppo, ma lui aveva sempre rifiutato con la
scusa che non voleva legarsi con nessuno. Dagli sguardi che si lanciavano,
sembravano nemici dalla nascita, ma non era così. Se fosse stato il caso,
Duncan gli avrebbe affidato la sua stessa vita.
- Che ci fai qui? – Sputò la Iena, spazientito dal
fastidioso contrattempo. Il punk mostrò il biglietto blu cobalto. Poteva
sembrare una mossa azzardata, ma non lo era. Scott e Dawn, anche se il ragazzo
non lo avrebbe ammesso mai, erano molto legati. A quella vista il rosso sgranò
gli occhi meravigliato. Lentamente tirò dalla tasca anche il suo biglietto.
“Come immaginavo” pensò.
I due uomini si squadrarono a lungo, prima di decidere
tacitamente di percorrere la strada che rimaneva insieme. Il silenzio avvolse i
tre fino all’arrivo alla casa della Strega.
Era la casa più antica della città, in cui le stanze erano
situate tutte su un piano. La porta d’ingresso si aprì cigolando rumorosamente,
appena Duncan ne forzò la serratura. Una scia di candele si spandeva
dall’ingresso fino a proseguire in una stanza alla destra. La fioca luce che
emanavano quelle fiammelle, illuminava pochissimo l’ambiente circostante che invece
era immerso nell’oscurità.
La stanza sulla destra era adibita a biblioteca. Aveva una
forma pentagonale, dove tutte le pareti ospitavano scaffali stracolmi di libri.
Il moro, alzando lo sguardo, notò due pezzi di corde legati a una trave del
soffitto. Ingoio a vuoto, nel costatare che erano nel luogo dove i signori
White si erano tolti la vita. Al centro della stanza le candele creavano un
cerchio luminoso, al centro di esso, Dawn. La donna stava leggendo un libro,
che chiuse immediatamente appena vide i tre comparire sulla soglia. Guardò i
nuovo arrivati attentamente, cogliendo ogni sfaccettatura delle loro anime,
esaminandoli molto in fondo.
- Dawn… - Esalò Gwen, avvicinandosi lentamente a lei, come
per paura che scomparisse da un momento all’altro. La bionda la strinse in un
forte abbraccio, appena furono abbastanza vicine. Una lacrima scappò al
controllo della mora, mentre Raggio di luna lasciava che il suo viso fosse
tranquillamente rigato di lacrime. Dopo anni, si erano rincontrate.
- Dawn… tu… eri morta? – Sussurrò la donna, come se non si
volesse far sentire dai due uomini fuori da quel cerchio di candele. Dawn si
allontanò leggermente da lei, sospirò e guardò attentamente tutti i presenti.
- Non aspetto che mi crediate, solo non interrompetemi… -
Tutti annuirono, lasciando intendere che erano curiosi di sapere la storia, qualunque
essa sia.
La bionda donò un leggero sorriso al gruppo.
- Dopo il saggio di danza, sono andata a meditare nella
foresta. Sono rimasta lì fino a tarda sera. Sulla via del ritorno ho sentito
una voce che mi chiamava… -
- Una voce? – Chiese Scott, togliendo quella domanda dalle
bocche degli altri due.
Raggio di luna annuì energicamente.
- Proveniva dal lago. Mi sono avvicinata all’acqua ma sono
scivolata sul fango, cadendo all’interno. Una forza mi trascinava più giù, fino
al fondo. Poi sono svenuta. – Sospirò un’altra volta, volgendo lo sguardo verso
il vuoto.
Anche solo ricordarlo le faceva male.
- Quando ho aperto gli occhi, ero intrappolata, come se la
mia prigione fosse proprio l’acqua del lago. L’unica cosa che i miei occhi
riuscivano a vedere era un’immensa ombra davanti a me. – La donna continuò a
descrivere nei minimi dettagli quella prigione fatta di acqua, dove si
sentivano solo lamenti e urla strazianti. Duncan capì immediatamente che quei
ricordi erano come pugnali per Dawn. La capiva. Anche lui era stato
prigioniero, senza aver fatto niente. Ma anche a lui, ricordare quegli
avvenimenti, era doloroso.
- Sono rimasta lì sotto per anni. Finché non sono stata
liberata e portata in un posto più sicuro. –
Ci fu un istante di silenzio, in cui si sentiva chiaramente
il fischiare sinistro del vento.
- Questa storia non ha senso. – La bionda alzò lo sguardo,
incontrando gli occhi grigi di Scott.
- Sono stato io a trovare il tuo corpo, so quello che ho
visto. Ti ho vista morta. Com’è possibile che tu sia qui davanti a noi? –
Raggio di luna fece per rispondere, ma una voce dalla stanza accanto la fermò.
- Non farlo Dawn. Sanno già troppo per il momento. – Nella
stanza irruppe una donna di circa cinquant’anni. Era molto alta, per poco non
toccava il soffitto. Aveva lunghi capelli rossi e due grandi occhi di un verde
quasi trasparente, del tutto privi di sclera.
Occhi da insetto.
- E lei chi sarebbe?! – Chiese allarmato Duncan. Ella lo
guardò dritto negli occhi e un brivido percorse la schiena dell’uomo.
- Sono Dana e sono la vostra unica speranza in questo covo
di pazzi, Guardiani. – Disse, ridendo divertita delle espressioni stupide dei
tre.
Angolo dell'Autrice:
Che
ne pensate? Un altro capitolo super misterioso, mi piace tenervi sulle
spine.... Diciamo che la trama non si è ancora rivelata del
tutto, ma nel prossimo capitolo verrà svelata ogni cosa (non del
tutto, altrimenti Dark Lake finirebbe qui -.-)
Sta per ritornare la tanto temuta scuola, e quindi devo organizzarmi
per le storie. Ci ho pensato molto... e ho deciso di fare così:
Una volta a settimana pubblicherò un capitolo di Dark Lake o di
Together forever e queste saranno le mie storie fisse, cioè che
non mancheranno mai senò in casi MOLTO straordinari. Mi
impegnerò ad aggiornare sempre in orario e di non lasciarvi
senza storie come è successo l'anno scorso. :(
Dopo queste storie, ho in mente di fare il tanto famigerato "balzo nel
vuoto" cioè... Scrivere una storia tutta mia COMPLETAMENTE
originale! Ma non preoccupatevi... Pubblicherò sempre qualcosina
nel fandom di a tutto reality, ho in mente tante altre storie qui.
Per tutti quelli che seguono le mie storie anche con la mia pagina Facebook, ci sono delle novità anche lì:
A partire da domani, pubblicherò sempre tre stati al giorno uno
la mattina (che per adesso arriverà intorno alle dieci
perchè io mi sveglio a tale ora), uno alle tre del pomeriggio
(massimo le quattro) e una prima di addormentarmi (verso le dieci
massimo le undici). Ho intenzione di trasformare la pagina in una spece
di blog, dove farvi sapere un po' della mia scalmanata vita... anche
con qualche fotina :3
Per adesso ho finito gli avvisi, quindi a voi resta solo il compito di
seguirmi e di lasciare a questa storia tante belle recenzioni.
Un bacioe:^.^:
Sammy