Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: _SamanthadettaSam_    05/09/2013    4 recensioni
Dal testo:
"- Davvero pensi di poterti nascondere, di scappare da questo inferno chiamato Dark Lake? ahahahahah -
La vecchia si alzò dalla sedia, incrociando i suoi occhi spenti in quelli glaciali del ragazzo.
- Potresti farlo sai? Scappare da qui, e rifarti una vita. Ma a Lei basterà annusare l'aria, e in meno di un minuto, sarà già sulle tue tracce. E senza che tu te ne renda conto, ti troverai il suo fiato sul collo, e i suoi denti nella tua carne. -"
Un'antica creatura si è risvegliata,
Una città maledetta,
Sei ragazzi speciali,
Il destino dei propri cari è nelle loro mani.
"Non si può scappare dalla Creatura.
Non si può scappare da Dark Lake."
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dark Lake - Capitolo 4

Scott si svegliò con ancora il ricordo della notte scorsa marchiato a fuoco nella sua mente. Si alzò lentamente dal letto e si diresse con passo barcollante nel bagno. Si tolse i pantaloni di una tuta bucata e vecchia che era diventata il suo pigiama e i boxer. Rapido s’infilò nel box doccia, infischiandosene del getto d’acqua ancora freddo. Non voleva aspettare che si riscaldasse. Chiuse gli occhi, lasciando che il getto della doccia picchiasse dolcemente e energicamente sulle sue palpebre chiuse. Nella sua mente riaffiorava un ricordo sbiadito, quasi cancellato dal suo subconscio, ma ancora presente.

*Inizio flashback*
- Ciao io sono Dawn. – La bambina gli porse una mano in segno di saluto. Lui non l’accettò e grugnì solo il suo nome.
- Scott. – Il bambino tirò dalla tasca una lente d’ingrandimento, cominciando a carbonizzare un formicaio e le sue abitanti. Una manina candida lo fermò e gli fece cadere l’oggetto che aveva in mano sul prato.
- Non prendertela con queste piccole formichine. Loro non ti hanno fatto niente. –
- E invece si! Hanno invaso la mia proprietà. – Parlava proprio come un adulto, anche se aveva appena sei anni. Lei lo guardò con i suoi grandi occhioni blu cobalto, per poi posizionarsi tra il formicaio e il rosso, allargando le braccia
- Dovrai carbonizzare prima me, se vuoi uccidere le mie amiche formichine. –
*Fine flashback*

Anche adesso che erano passati tanti anni, quella frase gli faceva nascere un sorriso divertito. Fino ad allora non aveva conosciuto una persona più testarda e determinata di lei.
Prese la bottiglia di bagnoschiuma e cominciò ad applicarselo su tutto il corpo, partendo dal petto, per poi scendere, mentre un altro ricordo prendeva possesso della sua mente.
Forse il più doloroso che aveva.

*Inizio flashback*
Stava assistendo ad uno stupido e noioso saggio di danza. Ancora non riusciva a crederci che quella marmocchia l’avesse convinto ad andarci. La musica diventò presto più delicata, mentre Scott riconobbe nella melodia l’inconfondibile suono del flauto. Il palco si svuotò lasciando su di esso una piccola figura.
Raggio di luna.
Indossava un tutù bianco, ornato di lustrini luccicanti all’altezza del petto. La ragazza cominciò a volteggiare, come se non avesse peso. Eseguiva tutti i passi di danza di quel balletto con tanta leggerezza, che il ragazzo pensò seriamente che la ballerina che stava guardando stesse volando. Dopo lo spettacolo, il rosso aspettò l’amica fuori dal teatro. Dopo mezz’ora la vide arrivare trafelata, stringendo un mazzo di fuori tra le braccia.
- Scusa il ritardo, volevano farmi tutti i complimenti. – Disse lei, cercando di riprendere fiato.
Scott osservò attentamente il suo viso. Era pesantemente truccato, soprattutto sugli occhi e le labbra. Sembrava una ragazza di diciassette anni, non di quattordici.
- Sei venuto a vederlo lo spettacolo? Non ti ho visto… - Chiese lei
- Si. Eri leggera come l’aria mentre ballavi. – Il rosso si pentì immediatamente di aver pronunciato quella frase.
Raggio di luna gli sorrise. In un attimo, la ragazza si avvicinò a lui, donandole un piccolo bacio sulle labbra. Il ragazzo non se l’aspettava proprio. I due rimasero per qualche secondo così, prima che Scott la spinse via. Si pulì le labbra con un braccio, togliendo il segno del rossetto della ragazza.
Lei lo guardò per un po’, poi gli sorrise. Ma il suo sguardo era triste.
- Vado a meditare, puoi avvisare i miei? – Disse lei, dirigendosi verso la foresta.
Scott sussurrò un si, mentre vedeva quella ballerina inoltrarsi nella foresta, con ancora il mazzo di fiori con sé.
*Fine flashback*

Quella era l’ultima volta che aveva visto Dawn viva. Ancora oggi il rosso si chiedeva perché l’avesse respinta quel giorno. Il motivo lo sapeva benissimo. L’aveva respinta perché non voleva legarsi con nessuno, non dopo aver visto come era diventato suo padre dopo il divorzio. Egli era diventato l’ombra di se stesso, che andava avanti per inerzia. Lui non voleva fare la sua stessa fine. Ed era per questo che aveva preso quella decisione. Si avvolse un asciugamano in vita, entrando in camera, gocciolando per terra. Si vestì ascoltando il silenzio che regnava nella sua casa. Scese in cucina e si preparò un caffè. Nella sua mente apparve l’orribile visione del corpo senza vita di Dawn, che galleggiava sul lago. L’aveva trovata lui, dopo cinque mesi dalla sua sparizione. Era stato lui ad ucciderla, lo sapeva. Se non l’avesse respinta quel giorno…
Scosse energicamente la testa, scacciando tutti i ricordi, gli stupidi pensieri e i sensi di colpa in fondo.
Prese il suo portafogli e il suo portafortuna. Era un Raggio di luna, che aveva provveduto a plastificare. La sua attenzione fu catturata dal biglietto blu cobalto, abbandonato sul mobile dell’ingresso. Quello che aveva visto la notte scorsa non era un fantasma della sua mente, non era uno dei suoi incubi ricorrenti che ormai lo perseguitavano dalla sua morte. Stava succedendo qualcosa di grosso, ed era intenzionato a scoprire cosa.

 

***

 

Duncan era steso sul letto della sua camera. Era pomeriggio inoltrato, ma lì dentro sembrava essere notte fonda per il buio che c’era. Se si concentrava, riusciva a sentire i sussurri blasfemi dell’oscurità. Esso aveva uno strano effetto su di lui. Nel buio lui pensava, agiva, si calmava. Come se fosse il suo ambiente naturale. Aveva lo sguardo perso verso il soffitto, ricordando gli avvenimenti della notte scorsa. Dopo la scossa di terremoto, nessuno degli abitanti è voluto tornare nelle proprie case. Hanno dormito tutti per strada, i più fortunati in macchina. Verso l’alba il sindaco ha calmato tutti, affermando che non si sarebbe mai più ripetuta una cosa del genere.
“Come se uno stupito sindaco potesse fermare un terremoto” pensò, maledicendo quel piccolo omino stempiato e, in alcuni momenti, balbuziente.
La gente però parve rassicurata da quelle parole e infatti, dopo qualche ora, tutto era tornato alla normalità. Era incredibile con quanta facilità quell’omino aveva tranquillizzato la gente di Dark Lake, scossa da un evento eclatante e pericoloso come un terremoto. Uscì dalla sua camera e, preso dai morsi della fame, si diresse in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Seduto al tavolo della cucina c’era Geoff, intento a sgranocchiare un sacchetto di frutta secca. Il moro si sedette di fronte a lui, dopo averne preso un altro pacchetto dalla credenza. Per i cinque minuti che seguirono, l’unico rumore che si sentiva era lo sgranocchiare dei due, fino a quando non fu Geoff a prendere la parola.
- Non dovresti andarci a quell’incontro. – Duncan alzò gli occhi al cielo. L’indirizzo scritto sul biglietto che gli aveva dato Dawn corrispondeva alla famosissima “casa della Strega”. Una casa che, secondo alcune leggende locali, era stata la dimora di una potente strega, il cui spirito vagava tra le stanze, maledicendo chiunque avesse il coraggio di andarci a vivere. Di tutte le leggende e superstizioni che quella città aveva, la maledizione della strega era la più assurda.
- Non fare quella faccia fratello, ti sei dimenticato che lì sono morte delle persone? – Disse il biondo, prendendo una manciata generosa dal suo sacchetto.
- Si sono suicidati, è diverso. – Gli ultimi proprietari della casa avevano vissuto lì per ben quindici anni, prima di suicidarsi insieme.
- Si ma tu ti ricordi perché? – Incalzò l’amico, ricevendo uno sguardo confuso dall’altro. Il motivo del loro gesto gli sfuggiva. Geoff sospirò esasperato, premendo il pollice e l’indice sulle palpebre chiuse.
- Si sono tolti la vita subito dopo il ritrovamento del corpo della loro unica figlia, Dawn. – Nel preciso instante in cui Duncan sentì quel nome, tutto gli tornò alla mente. Dawn era un’amica di Gwen, di quattro anni più piccola di loro. Aveva frequentato il loro gruppo per qualche anno, poi era sparita. Nessuno riusciva a trovarla e i genitori erano disperati. Dopo cinque mesi, il suo corpo è stato ritrovato mentre galleggiava nel lago. La sua gola divenne incredibilmente secca e un’orribile stretta attanagliò le sue budella, mentre impallidiva di fronte alla terribile realtà che aveva appena scoperto.
- Ehi stai bene, sembra che tu abbia visto un fantasma. -
“Oh, si che l’ho visto e ci ho anche parlato.”
- Vado ad aspettare Gwen fuori. – Fu l’unica frase di senso compiuto che riuscì a dire, prima di correre fuori.
Tirò dalla tasca l’accendino e si accese velocemente una sigaretta, consumandola fino a metà, già alla prima tirata.
Pensò velocemente com’era possibile che una persona morta più di dodici anni fa, gironzolasse per la città. Perché era certo al cento per cento che la donna con cui aveva parlato nel cimitero fosse reale. La sua mente era un turbinio di pensieri e dubbi, mentre finiva anche la terza sigaretta. Stava per aspirare la quarta, quando una mano bianca con le dita smaltate di nero gliela rubò.
- Cosa ti rende così nervoso da fumarti l’intero pacchetto? – Chiese Gwen, assaporando la sigaretta appena rubata all’amico.
- Dawn White. E’ lei il mio informatore. – Sapeva che così facendo aveva tradito la promessa fatta alla donna, ma Gwen non poteva rimanere all’oscuro di tutto. Non quando era così coinvolta nella faccenda. Duncan si stupì del fatto che una persona con la pelle bianca come Gwen potesse sbiancare ulteriormente.
- Dimmi che stai scherzando. – Sibilò la mora, ricevendo un secco no come risposta.
I due s’incamminarono verso il luogo dell’incontro. Duncan raccontò del suo strano incontro con la bionda, mentre la donna cercava di capire come era possibile una cosa del genere.
Quando ormai il tetto della casa della Strega si mostrò agli occhi dei due, il moro si fermò.
- Qualcuno sta venendo qui. – Disse, rintanando il viso ancora di più nel cappuccio. Dopo una manciata di secondi, i due amici si trovarono davanti Scott. Il ragazzo si fermò di colpo, appena si accorse della loro presenza.
- Sapevo che un giorno di questi avrei rincontrato la tua faccia. – Ghignò il rosso, rivolto verso l’uomo.
- Ti mancavo per caso? – Lo schermì prontamente, scoprendo il suo viso alle luci del tramonto.
I due si scrutarono per molto, studiandosi a vicenda. Scott era stato il suo compagno di scherzi a scuola. Se ne stava sempre da solo, in rari casi si univa a lui per tormentare qualche sfigato. L’aveva invitato un sacco di volte a unirsi al suo gruppo, ma lui aveva sempre rifiutato con la scusa che non voleva legarsi con nessuno. Dagli sguardi che si lanciavano, sembravano nemici dalla nascita, ma non era così. Se fosse stato il caso, Duncan gli avrebbe affidato la sua stessa vita.
- Che ci fai qui? – Sputò la Iena, spazientito dal fastidioso contrattempo. Il punk mostrò il biglietto blu cobalto. Poteva sembrare una mossa azzardata, ma non lo era. Scott e Dawn, anche se il ragazzo non lo avrebbe ammesso mai, erano molto legati. A quella vista il rosso sgranò gli occhi meravigliato. Lentamente tirò dalla tasca anche il suo biglietto.
“Come immaginavo” pensò.
I due uomini si squadrarono a lungo, prima di decidere tacitamente di percorrere la strada che rimaneva insieme. Il silenzio avvolse i tre fino all’arrivo alla casa della Strega.
Era la casa più antica della città, in cui le stanze erano situate tutte su un piano. La porta d’ingresso si aprì cigolando rumorosamente, appena Duncan ne forzò la serratura. Una scia di candele si spandeva dall’ingresso fino a proseguire in una stanza alla destra. La fioca luce che emanavano quelle fiammelle, illuminava pochissimo l’ambiente circostante che invece era immerso nell’oscurità.
La stanza sulla destra era adibita a biblioteca. Aveva una forma pentagonale, dove tutte le pareti ospitavano scaffali stracolmi di libri. Il moro, alzando lo sguardo, notò due pezzi di corde legati a una trave del soffitto. Ingoio a vuoto, nel costatare che erano nel luogo dove i signori White si erano tolti la vita. Al centro della stanza le candele creavano un cerchio luminoso, al centro di esso, Dawn. La donna stava leggendo un libro, che chiuse immediatamente appena vide i tre comparire sulla soglia. Guardò i nuovo arrivati attentamente, cogliendo ogni sfaccettatura delle loro anime, esaminandoli molto in fondo.
- Dawn… - Esalò Gwen, avvicinandosi lentamente a lei, come per paura che scomparisse da un momento all’altro. La bionda la strinse in un forte abbraccio, appena furono abbastanza vicine. Una lacrima scappò al controllo della mora, mentre Raggio di luna lasciava che il suo viso fosse tranquillamente rigato di lacrime. Dopo anni, si erano rincontrate.
- Dawn… tu… eri morta? – Sussurrò la donna, come se non si volesse far sentire dai due uomini fuori da quel cerchio di candele. Dawn si allontanò leggermente da lei, sospirò e guardò attentamente tutti i presenti.
- Non aspetto che mi crediate, solo non interrompetemi… - Tutti annuirono, lasciando intendere che erano curiosi di sapere la storia, qualunque essa sia.
La bionda donò un leggero sorriso al gruppo.
- Dopo il saggio di danza, sono andata a meditare nella foresta. Sono rimasta lì fino a tarda sera. Sulla via del ritorno ho sentito una voce che mi chiamava… -
- Una voce? – Chiese Scott, togliendo quella domanda dalle bocche degli altri due.
Raggio di luna annuì energicamente.
- Proveniva dal lago. Mi sono avvicinata all’acqua ma sono scivolata sul fango, cadendo all’interno. Una forza mi trascinava più giù, fino al fondo. Poi sono svenuta. – Sospirò un’altra volta, volgendo lo sguardo verso il vuoto.

Anche solo ricordarlo le faceva male.

- Quando ho aperto gli occhi, ero intrappolata, come se la mia prigione fosse proprio l’acqua del lago. L’unica cosa che i miei occhi riuscivano a vedere era un’immensa ombra davanti a me. – La donna continuò a descrivere nei minimi dettagli quella prigione fatta di acqua, dove si sentivano solo lamenti e urla strazianti. Duncan capì immediatamente che quei ricordi erano come pugnali per Dawn. La capiva. Anche lui era stato prigioniero, senza aver fatto niente. Ma anche a lui, ricordare quegli avvenimenti, era doloroso.
- Sono rimasta lì sotto per anni. Finché non sono stata liberata e portata in un posto più sicuro. –
Ci fu un istante di silenzio, in cui si sentiva chiaramente il fischiare sinistro del vento.
- Questa storia non ha senso. – La bionda alzò lo sguardo, incontrando gli occhi grigi di Scott.
- Sono stato io a trovare il tuo corpo, so quello che ho visto. Ti ho vista morta. Com’è possibile che tu sia qui davanti a noi? – Raggio di luna fece per rispondere, ma una voce dalla stanza accanto la fermò.
- Non farlo Dawn. Sanno già troppo per il momento. – Nella stanza irruppe una donna di circa cinquant’anni. Era molto alta, per poco non toccava il soffitto. Aveva lunghi capelli rossi e due grandi occhi di un verde quasi trasparente, del tutto privi di sclera.

Occhi da insetto.

- E lei chi sarebbe?! – Chiese allarmato Duncan. Ella lo guardò dritto negli occhi e un brivido percorse la schiena dell’uomo.
- Sono Dana e sono la vostra unica speranza in questo covo di pazzi, Guardiani. Disse, ridendo divertita delle espressioni stupide dei tre.

Angolo dell'Autrice:

Che ne pensate? Un altro capitolo super misterioso, mi piace tenervi sulle spine.... Diciamo che la trama non si è ancora rivelata del tutto, ma nel prossimo capitolo verrà svelata ogni cosa (non del tutto, altrimenti Dark Lake finirebbe qui -.-)
Sta per ritornare la tanto temuta scuola, e quindi devo organizzarmi per le storie. Ci ho pensato molto... e ho deciso di fare così:
Una volta a settimana pubblicherò un capitolo di Dark Lake o di Together forever e queste saranno le mie storie fisse, cioè che non mancheranno mai senò in casi MOLTO straordinari. Mi impegnerò ad aggiornare sempre in orario e di non lasciarvi senza storie come è successo l'anno scorso. :(
Dopo queste storie, ho in mente di fare il tanto famigerato "balzo nel vuoto" cioè... Scrivere una storia tutta mia COMPLETAMENTE originale! Ma non preoccupatevi... Pubblicherò sempre qualcosina nel fandom di a tutto reality, ho in mente tante altre storie qui.
Per tutti quelli che seguono le mie storie anche con la mia pagina Facebook, ci sono delle novità anche lì:
A partire da domani, pubblicherò sempre tre stati al giorno uno la mattina (che per adesso arriverà intorno alle dieci perchè io mi sveglio a tale ora), uno alle tre del pomeriggio (massimo le quattro) e una prima di addormentarmi (verso le dieci massimo le undici). Ho intenzione di trasformare la pagina in una spece di blog, dove farvi sapere un po' della mia scalmanata vita... anche con qualche fotina :3
Per adesso ho finito gli avvisi, quindi a voi resta solo il compito di seguirmi e di lasciare a questa storia tante belle recenzioni.
Un bacioe:^.^:

Sammy

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: _SamanthadettaSam_