Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Sarapillo_    05/09/2013    1 recensioni
Anastasia sapeva. Lei sapeva che lui la stava cercando e sarebbe venuto a prenderla era solo questione di tempo. Anastasia aveva la convinzione, aveva la certezza che Il Principe Delle Tenebre sarebbe venuto a "finire il lavoro". Quello che aveva iniziato uccidendo i suoi genitori, quello che aveva iniziato quando aveva cominciato ad perseguitare la sua famiglia. Lui l'avrebbe trovato e uccisa, non si sarebbe accontentato di nulla meno di vederla morta e nella tomba, se avrebbero ritrovato il corpo.
Anastasia però non voleva più scappare, lei voleva combattere.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Corro in casa, e senza guardarmi intorno recupero la borsa ed esco.
Non so ancora dove andare, farei di tutto pur di fuggire, è una cosa irrazionale ma non posso fare altrimenti; le idee si accavallano l’una sull’altra rendendo la mia testa simile ad un campo di battaglia.
Sento il mio cuore che stringe nel petto, in procinto di scoppiare.
Degli ululati squarciano l'apparente quiete; sento le voci preoccupate delle guardie all'entrata. Un altro latrato risuona più debole degli altri e rendendomi conto che proviene da qualcosa alla mia destra, decido di seguirlo ritrovandomi così dietro la casa.
Sbatto le palpebre, meravigliata, non capacitandomi di cosa ho davanti.
Un lupo enorme, possente, con le zampe muscolose e gli artigli ben in vista, si avvicina a me, quasi trotterellando.
Solo quando è più vicino noto il pelo fulvo e gli occhi verdi, e sono proprio quelli a permettermi di non urlare e di scappare.
Rimango immobile trattenendo il fiato e il lupo mi annusa la mano, curioso, e dopo un po’ sento la sua lingua ruvida sul palmo, e intanto gli altri ululati proseguono.
Fisso i suoi giganteschi occhi verdi per un eterno minuto, e mi sembra quasi di potergli frugare nell'anima. Una frase, non mia, si fa strada nella mia testa.
"Ti porto a casa, sali in groppa. Fa presto!".
Guaisce e sembra spalancare anche lui gli occhi, facendomi capire che non abbiamo molto tempo. Sconvolta, ma ubbidiente mi appoggio alla schiena del lupo stringendo le braccia sotto la sua pancia e sento i suoi peli che mi solleticano il viso.
"Reggiti forte" ancora un’altra frase nella mia mente.
Il lupo prende una breve rincorsa e poi spicca un balzo, saltando le mura della reggia che ormai era diventata quasi prigione per me. Comincia a correre a una velocità folle, mentre rimango avvinghiata a lui, appoggiando il viso nell’incavo della sua spalla, sentendo così ogni piccolo muscolo della zampa contrarsi.
Sento altri rumori che si confondono con quelli del vento, e sempre reggendomi con forza mi guardo indietro restando allibita: è un branco. Tutt'intorno a me, altri lupi corrono alla nostra stessa velocità.
Il ’mio lupo’ lancia un ruggito e gli altri si disperdono nella foresta, e tutto ad un tratto capisco che lui deve essere il capobranco.
Chiudo gli occhi non riuscendo a sopportare oltre la sua velocità, mentre i capelli mi ricadono sul viso freddo come se fossero delle piccole fruste, così torno a nascondere il volto tra il calore della sua pelle. Ripenso a tutto quello che è successo, e nonostante sembri ancora tutto così surreale, non riesco a non pensare che Ludovico abbia sempre avuto ragione: Licantropi.
E poi è proprio il suo pensiero a insediarsi nella mia mente, Ludovico.
Rielaboro quel nome e le lacrime ricominciano a scendere.
Me le asciugo come meglio posso dopo averle lasciate scivolare via dagli occhi, come se potessero portare con loro anche un po’ della mia sofferenza. Mi stringo ancora di più alla schiena del mio salvatore cercando di eliminare quel pensiero dalla mia mente, accorgendomi ad un certo punto che l’andatura del lupo è diminuita, per poi fermarsi, proprio davanti casa mia.
Scendo dalla schiena dell'animale, non sapendo bene cosa fare l’imbarazzo si appropria della mia persona, portandomi a congedarmi con un semplice gesto della mano.
Il lupo alza le orecchie, fiero, mi fissa con i suoi occhi luminosi e fa una specie di smorfia mostrando i canini appuntiti, rendendomi conto che cercava di sorridermi.
Salgo le scale del portico a perdifiato, girandomi di nuovo per sorridere al lupo che è ancora fermo lì davanti, entro in casa e poi salgo con lo stesso metodo anche quelle del primo piano arrivando nella mia stanza e barricandomici dentro, pronta ad una notte di soli pensieri.
 
Ludovico .
 
Rientro a casa, finalmente. Ho aspettato questo momento per tutto l’infruttuoso e noioso pomeriggio, passato ad aspettare di tornare a casa dalla mia Anastasia. Sento il suo odore di rose in quasi tutte le stanze e soprattutto all'ingresso, in cui mi fermo per un secondo con gli occhi chiusi; impossibile non pensarla.
Una dolce tortura il suo profumo, inspiro a pieni polmoni.
- Anastasia sono tornato. - grido e comincio a salire le scale per raggiungere la mia stanza, anzi, la nostra. Sorrido a quella correzione, sentendomi come un bambino in compagnia del suo pupazzo preferito, sentendo il cuore leggero dalla felicità.
Apro la porta e non c'è nessuno, vuoto totale, la cerco nelle altre stanze, in biblioteca, in cucina, ma lei sembra scomparsa. Controllo anche in giardino, cercandola in ogni angolo e percorrendo a velocità vampirica tutto il perimetro della proprietà.
Non c'è.
Chiamo subito le mie guardie mentre lo spavento e la rabbia crescono a dismisura.
- Dove cazzo è Anastasia? - grido ad esse, attento a mettere ben in mostra gli occhi rossi e le zanne scintillanti.
Nei loro occhi riesco a vedere il panico, e l’odore della loro paura arriva diritto alle mie narici.
- Non è uscita da qui, almeno non dall'entrata principale, Maestà.- sussurra Eric, il più anziano.
Li guardo furioso, uccidendoli con lo sguardo.
- Un ordine vi avevo dato, uno solo! E non avete saputo rispettarlo! Siete due novellini per caso? Insieme avete seicento anni, dico seicento! quale cazzo di problema avete? - urlo fuori di me.
Nessuno si azzarda dire una parola o a contraddirmi, si limitano a guardarmi da sotto le ciglia, intimoriti.
- Che c’è ancora? - sibilo a denti stretti, ma la mia voce esce come un ringhio.
- Sire, la volevo informare… - mormora il secondo, Gheit mi pare.
- Parla! -
- Un branco di licantropi si aggira intorno alla proprietà. – La voce di Gheit esce come sussurro.
- Potete andare ora!- strillo guardandoli schifato.
Licantropi, non potrebbero mai entrare qui, non c'è un solo millimetro di proprietà che non sia recintato.
Ma ci penserò dopo, ora ho un affare più importante di cui preoccuparmi.
Prendo il mio cellulare e compongo il numero di Ana, dopo alcuni squilli eterni, risponde.
- Pronto? - mormora con voce rotta.
- Dove cazzo sei? - sono infuriato, e non presto attenzione alla sua voce, incrinata dal pianto.
Non risponde ma emette dei gemiti strozzati.
- Ana va tutto bene? Dimmi dove sei! – mi rendo conto che sto urlando, così cerco di calmarmi almeno apparentemente, sospiro e riprendo a parlare. - Chi ti ha portato via? Qualcuno ti ha fatto del male? – Dio, se qualcuno l'ha anche solo sfiorata o fatta soffrire, lo uccido.
- Perché continui a preoccuparti di me? Lasciami stare! – singhiozza, e la sua voce risulta triste e furiosa alle mie orecchie.
Non riesco più a stare in questa casa, nonostante mi trovi all’aperto, sento le mura intorno a me stringersi sempre di più, insieme alla morsa nel mio petto.
- Mi preoccupo per te perché ti amo cazzo! -
- Non sembrava che tu mi amassi quando…- piange e la voce le viene a mancare.
- Sto arrivando Anastasia. -
- Non farlo! Non ti voglio, non… - la sento gridare, ma non le lascio il tempo di terminare la frase, chiudo la chiamata e corro da lei.
 
Anastasia.
 
Eccolo lì fuori dalla mia finestra, sempre bellissimo.
Il cuore si frantuma ancora. Le lacrime continuano a scendere, ma me le asciugo furiosamente, dopo aver mantenuto un briciolo di orgoglio.
Chiudo la finestra a chiave e vado in bagno. Mi faccio una doccia, cercando di levarmi di dosso tutta la stanchezza e l'odore di lupo, per evitare che Ludovico lo senta ed alimenti così la sua rabbia.
Appena esco dalla porta per tornare in camera lo trovo davanti a me.
- E così credi che una finestra avrebbe potuto fermarmi?- mormora Ludovico ormai seduto composto sul mio letto.
Sento gli occhi pizzicare ma mi obbligo a non piangere, anche se vorrei solo fiondarmi tra le sue braccia e chiedere spiegazioni.
- Esci subito di qui. – Sibilo infuriata, e sento gli occhi che bruciano sempre di più.
Stringo i pugni, fino a quando le mie nocche sbiancano e le unghie s’infilano nella pelle.
- Cos’è successo? -
- Vattene via Ludovico. – Non lo sopporto quando fa finta di nulla.
- No! Devi darmi una spiegazione plausibile cazzo! Non ci capisco più nulla! – si alza dal letto infuriato e la sua voce si alza di qualche tono. - Torno a casa, a casa da te, sentivo il tuo odore ovunque e ti cercavo, ma non c'è eri! Hai la minima idea dello spavento che mi hai fatto prendere! Avevi promesso, avevi detto che non te ne saresti mai andata... – la sua voce è tornata tranquilla, ma è incrinata, triste.
Non posso cedere la mia rabbia è tanta. Tradita da lui, il mio cuore non lo può sopportare.
-Oh no, la colpa non è mia. Io non tradisco chi dico di amare. Potevi averla dal primo giorno, perché proprio io? Cos'è? Un subdolo gioco che fai per strapparmi via il cuore?- I miei occhi si riducono a due fessure, le mani sono ancora strette nei pugni e la mia voce è colma di risentimento.
-Ma di cosa parli?-
-Di cosa parlo eh?- prendo il telefono, notando sul palmo delle mani i segni delle unghie. Respiro a fondo perché sto tremando, e trovato il messaggio gli sbatto in faccia la foto.
- Non è come pensi! – il vampiro davanti a me sbianca.
- Lei mi ha baciato! Io l’ho allontanata, le ho ringhiato contro! -
- Credi davvero io sia così stupida? - mi blocco e poi continuo con un groppo in gola, decisa a non piangere.
- Va via. -
- Credimi, per favore. - mormora distrutto, i suoi occhi sono sinceri, mi prende la mano ma io mi allontano da lui, come scottata.
- Va via per favore. – questa volta la mia voce suona come una supplica, e lui deve averlo capito perché una folata di vento mi colpisce, e Ludovico è sparito, lasciando la finestra sbattere.
La richiudo tornando sul mio letto, seduta dove c’era lui un secondo prima.
Ricomincio a piangere senza sosta, lasciando che le lacrime sgorghino, che escano dai miei occhi e mi carezzino le guance.
Fino a quando, ormai stremata, mi addormento.


Spazio all'autore,lol.
Ciao a tutti, scusate il ritardo , domani posterò un altro nuovo capitolo :) Come vi sembra la storia?Vi sta piacendo? In cosa dovrei migliorare? Consigliate e scrivetemi per favore , grazie a tutti per aver letto i capitoli e anche questo piccolo spazio . :)

P.s. il titolo è una frase della canzone Laura Palmer dei Bastille.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Sarapillo_