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Autore: DoubleE    05/09/2013    0 recensioni
Sole era sempre stata una di quelle che adoravano il silenzio; adorava il silenzio, le nuvole al tramonto e il pan di zenzero, ma il suo primo vero amore era la sua Reflex.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La vita ha le parole che può,
la fiaba le parole che deve
-Aldo Busi

 

 

L’indomani, come Carlo le aveva promesso, erano andati al lago di Garda dove Sole non era mai stata, cosa strana visto il fatto che non ci abitava poi così lontano.
Forse perché non l’aveva mai incuriosita più di tanto, alla fine era un semplice lago dove la gente si abbronzava, faceva una nuotatina o campeggiava.
Anche se doveva ammetterlo, l’idea di andarci con il suo Carlo non le dispiaceva per niente.
Era passato sotto casa sua abbastanza presto perché avevano deciso di trascorrere l’intera giornata lì.
C’era però un piccolo inconveniente a cui Carlo avrebbe dovuto abituarsi, quando aveva suonato il campanello nessuno aveva aperto e per giunta quella mattina il fratello di Sole era già a lavoro. Sole dov’era? Be’, Sole se ne stava spaparanzata comodamente nel suo letto, con la faccia affondata nel cuscino, con addosso il pigiama, i capelli arruffati, la bocca impastata dal sonno e tutto quello che ne segue, come una perfetta ritardataria che si rispetti.
Chiuso fuori dal cancello di casa Carlo che disperatamente suonava il campanello e provava a chiamare al cellulare la sua novella ragazza, non sapendo che il cellulare di lei era stato dimenticato sbadatamente dentro ad un cassetto, in bagno.
Probabilmente nemmeno con i segnali di fumo sarebbe riuscito a far alzare quella dormigliona.
Ad un certo punto si era preoccupato anche, pensando che le avesse dato buca al primo appuntamento ufficiale! No, no, non poteva essere.
Finalmente dopo venti minuti una voce assonnata aveva risposto al citofono chiedendo chi diavolo osava disturbarla alle sette del mattino, solo dopo si era ricordata dell’uscita che avevano accordato e, scusandosi in tutti i modi possibili aveva posato il citofono e in tutta fretta, come se lei la conoscesse questa certa fretta, si era lavata il viso, i denti, si era vestita comoda, aveva recuperato la Reflex dalla scrivania,  e si era infilata le scarpe cercando al contempo di recuperare il cellulare, missione fallita. Era inciampata nel filo del phon ancora nella stessa posizione della sera precedente. E in un attimo si era ritrovata per terra, ma ora no, non aveva tempo per controllare se il suo fondoschiena era intatto, così era corsa fuori di casa e aveva stampato un bacio a Carlo, ancora incredulo per tutto il trambusto che aveva sentito poco prima dentro quella casa!
«Scusa, scusa, scusa! Lo sapevo io che dovevo mettere la sveglia! Mi dispiace tantissimo!» disse Sole e, prima che potesse iniziare con un nuovo elenco di scuse, Carlo l’abbracciò, come se fosse la sua ancora in mezzo alla tempesta. Ed era così, per certi versi: lui si sentiva al sicuro quando era con lei, sentiva che lei era la ragazza giusta, quella che era stata destinata a lui.
«Tranquilla, aspetterei anche cinque ore per poter stare con te» disse, con il sorriso sulle labbra, poi la prese per mano e si avviarono verso la macchina di lui.  Il viaggio durò poco meno di un’ora, ma fu un’ora davvero speciale per i due ragazzi: cantarono a squarciagola le canzoni che passavano in radio, salutavano gli altri automobilisti e facevano loro una miriade di facce buffe oppure improvvisavano balletti alquanto infantili, o meglio Sole lo faceva mente Carlo teneva le mani ben fisse sul volante. Tra una canzone e l’altra erano venute a galla molte cose sulla giovane Sole: aveva la patente, ma guidava la macchina solo in casi estremi, sapeva cantare divinamente però si vergognava da morire se doveva farlo davanti ad un pubblico ed aveva un tatuaggio. L’ultima scoperta aveva lasciato Carlo decisamente perplesso: non lo aveva mai visto, e nemmeno in quel momento riusciva a scorgerlo. La curiosità lo stava uccidendo, ma decise di lasciar perdere, Sole glielo avrebbe mostrato quando avrebbe voluto lei.
Arrivati in prossimità del lago, si erano fermati a Sirmione e avevano cercato un posto appartato sulle rive di quel bellissimo specchio d’acqua. Dopo quasi mezz’ora di ricerca erano giunti ad una piccola spiaggia di roccia, lontana dal brusio dei turisti e dalle grida dei bambini che si bagnavano i piedi nell’acqua bassa. Sole aveva subito iniziato a scattare foto qua e là, cercando di catturare i particolari più suggestivi per lei per poi girarsi di scatto verso il suo ragazzo e scattargli una foto mentre era impegnato a sistemare l’ombrellone.
«Per caso hai sviluppato la strana mania di scattarmi foto di nascosto?» le chiese Carlo, regalandole uno sguardo carico d’amore.
«Forse, ma  le foto fatte di nascosto sono le migliori! Non ci sono sorrisi finti, pose rigide o sguardi fissi. Come viene, viene, non è mai sbagliata o non centrata.. Le foto come queste trasmettono molto di più, mostrano l’essenza del soggetto, non solo l’aspetto esteriore. Detto questo, non mi resta da dire niente se non che … che ti amo». La ragazza aveva sentito il bisogno di dirlo, proprio lì, mentre Carlo la guardava come se fosse il gioiello più bello del mondo, la stella più luminosa, la farfalla più rara.
E così la loro prima giornata da coppia era iniziata nel più dolce dei modi, e con il passare dei minuti era stato solo un crescendo di emozioni, baci e parole sussurrate. Non avevano fatto il bagno, un po’ perché l’acqua, nonostante il sole cocente, era gelida, un po’ perché nessuno dei due aveva pensato di portarsi un costume. Ma poco importava, quella giornata era stata perfetta anche sena la nuotata  nel lago.
 Poco prima dell’ ora di cena , dopo aver impacchettato tutto ciò che si erano portati da casa si erano seduti in riva al lago . Sole si godeva il panorama del tramonto, aveva sentito i colori di quel tramonto scaldarle l’anima, aveva visto l’acqua confondersi con il cielo e le piccole onde sommergere i suoi piedi nudi.
Carlo invece, le aveva sommerso il cuore di una gioia così inaspettata e così infinitamente rassicurante, da sembrare quasi surreale.
«Ehi, Sole» l’aveva chiamata Carlo, spostando un braccio per avvolgerle le spalle «so che ieri abbiamo già sistemato tutto ieri, ma , te lo chiedo con il cuore, lasciami fare le cose per bene».
Sole in principio era rimasta spiazzata da quelle parole, ma poi aveva annuito flebilmente.
«Sole, credo che tu sia la ragazza giusta per me, in poco tempo sei diventata la ragione principale per cui vivo, quando mi sveglio la mattina penso subito al tuo sorriso e a quanto vorrei baciarti. Tu mi riempi il cuore con la tua voglia di vivere, con la tua spensieratezza, con il tuo amore. Ti amo da morire. Anche se te l’ho già chiesto, vuoi essere la mia ragazza, il mio sole, per sempre?» Era un discorso nato sul momento, non se l’era preparato, sapeva che se avesse lasciato aperto il cuore, le parole sarebbero venute da sole. La risposta, a malapena sussurrata da un’emozionatissima Sole, non tardò ad arrivare: «Si, cento, mille volte si! Sei la mia vita, il mio ossigeno, il mio cuore. Ti amo anche io, più di quanto abbia mai fatto in tutta la mia vita.» e il loro piccolo quadretto romantico si era concluso con un bacio dolce, come quelli dei film in bianco e nero, come quelli delle fiabe che si raccontano alle bambine prima di andare a dormire.
Perché ormai nessuno dei due poteva negarlo, quella era una favola, la loro. E sarebbe durata molto più che qualche pagina
.

 

 

Scusateci per il terribile ritardo nella pubblicazione, ma tra vacanze, computer in riparazione e impegni vari (tipo l'imminente inizio della scuola D:) riusciamo a pubblicare solo oggi. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!! Ci teniamo ad avvisarvi che, dato che fra pochi giornui ricomincia la scuola, almeno per noi, non sapiamo bene ogni quanto riusciremo a pubblicare... Grazie mille per tutto il vostro sostegno :)

  
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