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Autore: adetiolina    05/09/2013    1 recensioni
Ziva nasconde un segreto da molto tempo, un segreto che è pronta a rivelare soltanto alla persona più importante della sua vita, che la dovrà aiutare a recuperare un rapporto che si è deteriorato con il tempo.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Eli David, Un po' tutti, Ziva David
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Sono tornata con una nuova fan fiction!
Non so come farò a gestire due fan fiction contemporaneamente ma io adoro le sfide!!
Allora che aspettate? Incominciate a leggere!
 
Era la sera del 24 dicembre e Gibbs e la sua squadra erano appena riusciti a risolvere un caso che li impegnava da settimane.
Tutta la squadra stava compilando delle scartoffie e dei verbali.
 
-che bella la notte di Natale passata in ufficio, io vado a prendere qualcosa da mettere sotto i denti, voi volete qualcosa?- chiese Tony alzandosi dalla sua scrivania.
 
-no grazie Tony, quando esco di qui devo andare a casa dei miei che hanno preparato il cenone- rispose Tim pregustando le squisitezze preparate da sua madre.
 
-portami due birre, grazie!- rispose Gibbs che per quella sera aveva in programma un’uscita con Ducky.
 
-certo capo! Mossad, tu vuoi qualcosa?- chiese girandosi verso Ziva che neanche stava ad ascoltarlo, compilando più velocemente possibile i verbali.-Terra chiama Ziva, ehi ci sei David? Stai bene?- lei di tutta risposta posò la penna sulla scrivania e chiuse il suo zaino mettendoselo in spalla.
 
-sisi, tutto bene. No, non voglio nulla Tony. Io vado, Buon Natale a tutti!- Così dicendo si precipitò in ascensore seguita da Anthony che entrò con lei e dopo aver spinto il pulsante per il parcheggio bloccò l’ascensore.
 
- Occhioni belli, cosa mi nascondi?-
 
-cosa dovrei nasconderti? Sono stanca e voglio tornare a casa! È così strano?-
 
- Nonostante tu sia del Mossad non sai proprio mentire… che programmi hai per questa sera?-
 
-nessuno se non guardare la TV sul mio bel divano di casa, lo sai che gli Ebrei non festeggiano il Natale!- così dicendo fece ripartire l’ascensore e appena si aprì sul parcheggio si fiondò fuori.
 
“a chi crede di darla a bere? Non di sicuro a me, ma d’altra parte a me non può e non deve interessare come Ziva passa la notte di Natale.
Ma se fosse una criminale o se quella persona con cui si deve vedere le volesse fare del male?
Se la metto così dovrei seguirla, sì la seguirò solo per un po’…”
 
Dinozzo di diresse così verso la sua macchina ed iniziò a seguire Ziva.
Lei sapeva che lui l’avrebbe fatto, ma non poteva più nascondergli un segreto così grande.
Tony in tutti quegli anni era diventato parte integrante della sua vita e non poteva tenerlo all’oscuro delle altre due persone più importanti per lei.
Tornò a casa, si fece una doccia veloce e si infilò il suo vestito rosso preferito, una collana e degli orecchini di perle, scarpe tacco 12 rigorosamente rosse e si infilò il suo cappotto bianco.
 
Intanto Dinozzo, stanco per l’attesa si era quasi convinto di avere sbagliato intuizione, la collega forse era davvero stanca e in quel momento si stava sdraiando sul divano davanti al tipico film natalizio “una poltrona per due”.
Stava per rimettere in moto la macchina quando la vide uscire era più bella che mai, alla sua sola vista i pantaloni iniziarono a stringergli la vita. No, decisamente non stava guardando “una poltrona per due”.
 
Ziva dal canto suo stava salendo in macchina e si stava dirigendo verso il porto.
Arrivata a destinazione vide la macchina di Tony appostarsi dietro un container giallo e blu, era divertente vedere come lui si comportava senza accorgersi che lei sapeva. Non valeva molto come “inseguitore”.
 
“non si è ancora accorta di me, sono proprio bravo… un messaggio, sarà il capo se si chiede dove sono andato a comprare le birre…”
 
Ciao Tony, credo che ti abbiano rubato la macchina
Era lei… che cosa andava a pensare? Era lei che era in un porto deserto la sera della vigilia!!
 
Come scusa?
 
Tony, ti ho visto puoi scendere…a meno che tu non preferisca passare la vigilia di Natale da solo in auto.
 
L’aveva scoperto… scese dalla macchina e andò verso di lei, era appoggiata al cofano e gli sorrideva.
 
-dove stiamo andando?-
 
-dalla mia famiglia-
 
-da tuo padre?-
 
-anche… prima di presentarteli devo raccontarti una cosa. Circa venti anni fa ero una bambina come tante altre, non ero ancora nel Mossad, così, mio padre che era Vicedirettore mi promise in moglie al figlio del direttore.
Lui aveva diciassette anni più di me, in Israele è una pratica comune quella delle spose-bambine e io a quattordici anni lo ero, pochi mesi dopo ebbi una bambina, la chiamai Sonia.
Nonostante avessi solo quattordici anni iniziai a crescerla come meglio potevo, non aveva preso nulla dal padre, un uomo alto con la carnagione scura ma gli occhi e i capelli chiari.
William era sempre stato molto gentile con me, non mi aveva mai fatto mancare nulla nemmeno l’amore.
Ma io volevo l’azione e quando Sonia aveva un anno mi arruolai nel Mossad la vedevo ogni circa sei mesi e altrettante volte vedevo mio marito…-
 
-aspetta… tu sei sposata… e hai una bambina…-
 
-in realtà sono vedova, lui morì in missione.-
 
-mi dispiace-
 
-anche a me, lo amavo davvero nonostante ero molto giovane, prima che morisse avevamo deciso di avere un’altra bambina, fin da quando nacque capii subito che sarebbe stata identica alla madre di mio marito: aveva gli occhi e la carnagione chiarissimi. La chiamammo Annaelle.
È nata il 25 dicembre sedici anni fa, alle 00:01 è stato il mio regalo di Natale.
-hai due figlie… questo è uno shock…-
 
-ahahahah, quando io non c’ero era mio marito ad occuparsi di loro ma quando morì, dovetti tornare in Israele e crescerle facendo lavoro d’ufficio, le iniziai ad odiare per questo soprattutto Annaelle.
Lei infatti soffriva di apnee notturne e la notte non poteva essere mai lasciata sola, così io non potevo uscire di casa e lavorare sul campo.
Quando avevano Sonia undici anni e Annaelle sette mio padre mi trasferii in America e le bambine furono affidate a lui…-
 
-oh. Mio. Dio. …-
 
-ti sarei grata se non lo dicessi a nessuno, ti prego…-
 
-sisi, tranquilla… stai andando a festeggiare il compleanno di Annaelle?-
 
-si, e anche il Natale, loro sono cattoliche. Non so neanche cosa ci vado a fare visto che Annaelle neanche mi rivolge la parola-
 
-Posso chiederti come mai?-
 
-bhe non ho mai tenuto nascosto a lei e sua sorella di odiarle… con Annaelle non sono mai stata una buona madre, ogni volta che piangeva perché aveva fatto un brutto sogno mi limitavo a darle il suo pupazzo ed aspettare che si calmasse… Credo di non averle mai dato un bacio o di averla mai abbracciata… e ora lei mi odia-
 
Iniziarono ad avviarsi, mano nella mano, verso uno yacht enorme.
Tony era sconvolto da quello che lei gli aveva confessato ma era strafelice che si fosse aperta con lui, solo con lui.
Lei, invece, iniziava a preoccuparsi di come l’avrebbe accolta Annaelle.
  
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