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Autore: phoenix_esmeralda    05/09/2013    1 recensioni
Melissa non prova nulla da 15 anni: le sue emozioni si sono spente quando ha assistito in prima persona all'omicidio del padre e da allora vive imitando ciò che vede, senza sentire nulla. Friedrich, suo fratello, non ha mai perdonato l'assassino e ha giurato che un giorno lo troverà e lo ucciderà. L'arrivo di Raphael nella loro vita, un essere soprannaturale dal misterioso obiettivo, smuoverà la situazione in cui si trovano ormai da troppo tempo...
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8

 

 

Lothar lo fece uscire dalla casa e, senza una parola, richiuse il portone dietro di lui.

Di punto in bianco, Friedrich fu solo e libero.

Erano quasi le nove di sera di giovedì cinque agosto, l’aria era fresca e portava il profumo del sole calato da poco.

Friedrich si mosse come un automa, ma fece solo pochi passi. Il silenzio gli feriva le orecchie, attorno a lui non c’era anima viva; ogni vampiro era ben chiuso nella propria abitazione. Forse stavano già andando a riposare per potersi alzare all’alba ed assistere all’esecuzione di Melissa.

Quel pensiero gli diede la nausea.

Cercò con lo sguardo la direzione che lo avrebbe condotto fuori dal Paese, ma si rese conto che non sarebbe riuscito a muovere un solo passo in più. Dentro al suo cuore pesava un macigno denso di emozioni. Era pesante… così tanto che non riuscì neppure a reggersi in piedi.

Crollò in ginocchio in mezzo al sentiero, nell’oscurità sempre più fitta.

Era esausto, dolorante; le emozioni lo sopraffecero, sfilando di prepotenza una a una nel suo cuore.

In lui pulsò ancora l’amore che aveva provato fino al giorno prima per Melissa, e pulsò l’odio cieco nei confronti dell’assassino di suo padre, così come la rabbia di scoprire che essi erano la stessa persona. E ancora forte in lui era la paura provata alla prospettiva della morte, il dolore fisico delle frustate sulla schiena. Si sentì schiacciato dalla stanchezza di quella lunga giornata, dalla gelosia di immaginare Melissa a letto con un altro. Dalla consapevolezza che sarebbe morta e che l’avrebbe fatto per lui.

E poi, sopra a ogni cosa, prevaleva quella verità che Melissa aveva pronunciato solo qualche minuto prima.

Aveva ragione.

Non riusciva a perdonare.

Friedrich strinse i pugni nella polvere e improvvisamente gli occhi gli si riempirono di lacrime. Scoppiò nel pianto più lungo e disperato di tutta la sua vita.

 

9

 

Bussai alla porta della camera di Raphael e la sua voce mi invitò ad entrare.

Lui era seduto sul letto e leggeva alla luce giallognola dell’abat-jour; mi sorprese vedere un paio di occhiali da vista appoggiati al suo naso.

- Vieni – disse, riponendo il libro sul comodino. Si sfilò gli occhiali e li inserì nella loro custodia.

Io esitai e impiegai un’eternità a richiudere la porta. Ero sollevata al pensiero di trovarmi sulla via giusta per l’espiazione dell’omicidio commesso, ma, nel contempo, l’addio a Friedrich e la notte che mi aspettava mi schiacciavano il cuore. Era impressionante potersi sentire così: felice e triste insieme.

Una persona avrebbe dovuto provare un’emozione alla volta. O, almeno, era quello che avevo sempre creduto…  Questa promiscuità mi disorientava.

Raphael si accorse della mia esitazione

- Hai paura?

- No…

Era vero. La paura era uno dei tasselli ancora mancanti al mosaico della mia emotività. L’avevo vista riflessa negli sguardi di Friedrich, l’avevo percepita nel suo passato, ma io stessa non l’avevo ancora sperimentata.

- Siediti sul letto.

Gli ubbidii senza fiatare. Il mio pensiero correva a Friedrich, in viaggio verso Gebirge. Desideravo essere con lui, tornare alla mia vita e viverla davvero, ma non sarei mai stata bene con la macchia dell’omicidio sul cuore.

Per me, ora, c’era solo la morte.

- Cosa devo fare? –domandai, decisa ad andare fino in fondo – Devo togliermi i vestiti?

Raphael accennò un sorriso.

- Potrebbe aiutare.

Slegai lentamente la cintura e sfilai le scarpe. Il vestito era stretto da moltissimi bottoncini che scendevano dal collo alla vita. Iniziai a slacciarli uno a uno, sotto lo sguardo paziente di Raphael. Poi, goffamente, sfilai il vestito dalla testa.

Sotto indossavo una sottoveste intera, smanicata, che scendeva fino alle ginocchia. Lanciai un’occhiata dubbiosa a Raphael. Dovevo spogliarmi del tutto?

Prima che potessi prendere una decisione, lui mi fermò.

- Aspetta Melissa. Vorrei che prima tu invocassi le tue visioni.

- Le mie visioni?

- Sì

La cosa mi parve bizzarra.

- Vuoi fare l’amore con me, mentre io vedo altri mondi?

- Esattamente.

Ricordai di quando ero stata sul punto di cedergli due giorni prima. Ero immersa in una visione, quando mi era saltato addosso.

- Devo proprio...?

E se avessi assistito nuovamente all’omicidio del padre di Friedrich?

Raphael non sembrava disposto a cedere.

- È importante – mi disse – Più tardi ti spiegherò.

Mi strinsi nelle spalle. Se anche la mia visione si fosse rivelata terrificante, sarebbe comunque stata l’ultima della mia vita.

Incrociai le gambe sul letto e chiusi gli occhi; allentai la forza del mio pensiero, rilassai i muscoli e attesi.

Non successe nulla.

Respirai a fondo e ritentai.

Niente.

Poi ancora niente.

E niente di nuovo.

Non ci riuscivo, era come se non fossi più in grado di passare!

Per anni era stata per me l’azione  più semplice e spontanea. L’avevo ripetuta milioni di volte e adesso sembrava inattuabile.

Non ne ero più capace!

Riprovai ancora una volta per esserne sicura, ma non ottenni nulla.

- Non ci riesco più – dissi, aprendo gli occhi.

Raphael mi rivolse uno sguardo incredulo.

- Cosa stai dicendo?

- Dico che non ne sono capace.

Improvvisamente compresi perché la gente mi faceva ripetere parole che aveva già compreso. Perché non voleva crederci!

- L’hai sempre fatto! – stava dicendo lui – Ti ho vista anche l’altro giorno!

- Adesso non mi viene più.

Quindi avrei dovuto fare a meno delle mie visioni?  Friedrich ne sarebbe stato contento se l’avesse saputo.

Forse. Un tempo.

Lui pensava che non fossero sane, che…

Fermai il corso dei miei pensieri, perché avevo capito.

- Melissa, devi riprovare! – mi stava incoraggiando Raphael.

- Non posso più – risposi – Perché adesso ho ricordato cosa è successo quindici anni fa. Le visioni mascheravano il ricordo dell’omicidio, perché non sopportavo quello che avevo fatto. Ma ora mi è tornato in mente tutto.

- Cosa significa?

- Era la spiegazione della mai psicologa... E aveva ragione! – chiarii – Credeva che le visioni sarebbero scomparse, quando avessi affrontato la verità. Lei pensava che fossi sotto shock perché avevo assistito all’omicidio, non immaginava che la realtà fosse così orrenda! Ma comunque aveva ragione, quando tu hai spiegato a Friedrich com’erano andate le cose, io ho ricordato tutto! E ora le visioni non torneranno più.

Raphael era improvvisamente impallidito, come se il sangue fosse totalmente defluito dal suo corpo.

- Sei… sicura di quello che stai dicendo?

- Sì. Sì, è così.

Raphael si appoggiò alla testata del letto e chiuse gli occhi. Dopo un momento di silenzio, gli sfuggì una breve risata.

- E così non ci riesci più…

- No.

- Non me lo stai dicendo per dispetto vero?

- Dispetto?

In che senso?

- Già… Sei sincera.

Di nuovo una risata che divenne sempre più forte e incontrollata. Ma lui non sembrava affatto felice.

- Raphael, posso sapere che c’è? Che cosa succede?

Sembrava che non riuscisse a smettere di ridere. Io ero sempre più perplessa, ma apprezzavo che la serata non fosse così disgustosa come l’avevo immaginata.

La risata di Raphael si affievolì di un poco.

- Pensavo… che tu fossi diversa… - riuscì a dire -  Speciale…

- Speciale? – ripetei sorpresa – Io?

- Sì.

Aspettò un momento, finché l’acceso di risa non fu cessato del tutto; poi scosse la testa, sorridendo di un sorriso amaro.

- Sono stato un cretino – disse.

Io attesi in silenzio, senza capire.

- Ho voluto illudermi, non c’è altra spiegazione. Perché ci sarei dovuto arrivare! Ora che mi hai spiegato tutto, mi accorgo che avrei dovuto capirlo da solo.

Lo guardai istupidita: che cosa stava dicendo?

Lui dovette accorgersi del mio sguardo smarrito.

- Ti devo una spiegazione – ammise. Batté con una mano di fianco a sé – Vieni, stenditi.

Si sdraiò sopra le coperte e attese che io facessi altrettanto. Lo imitai con cautela, senza sapere cosa aspettarmi.

Ma immediatamente mi accorsi che ancora non mi avrebbe toccata, voleva solo parlare.

- Non so da dove cominciare – mi disse, fissando il soffitto.

- Vai con ordine.

- L’ordine dei fatti non è indicativo. Ho conosciuto tuo padre prima di cominciare a odiare gli umani.

Mi girai verso di lui.

- Cosa c’entra mio padre?

Raphael non rispose subito. Apparentemente era di nuovo tranquillo, ma in qualche modo mi rendevo conto di un nervosismo sotterraneo. Non sapevo come riuscissi ad accorgermene, questo intuito era qualcosa di completamente nuovo.

- Ricordi quello che ti ho raccontato del mio passato?

- Sì, certo.

- Conobbi i tuoi genitori la prima volta che venni al Paese Invisibile.

- Quando avevi dieci anni?

- Sì. La volta che rimasi qui solo pochi giorni. I tuoi genitori stavano insieme da poco, erano innamorati e avevano deciso di stabilirsi definitivamente al Paese. Il ruolo che oggi occupo io, allora lo rivestiva tuo padre.

Annuii per fargli capire che lo seguivo.

- Tuo padre era speciale – raccontò Raphael – Era molto forte, più dei normali vampiri. Era veloce, sicuro e molto intelligente. Quando lo conobbi, ne rimasi affascinato. Ricordava i vampiri di un tempo, quelli che ancora terrorizzavano gli uomini.

- E mia madre?

- Tua madre aveva una sensibilità spiccata, un forte intuito. Sembrava quasi in grado di leggere nella mente altrui. Entrambi erano una coppia molto discussa, gli anziani chiacchieravano, dicevano che i tuoi genitori potevano avere in sé i geni degli antichi vampiri. Sentii dire da più di loro che forse i loro figli avrebbero avuto poteri speciali, che forse avrebbero riportato la generazione dei vampiri agli antichi splendori. Furono affermazioni che non dimenticai mai.

- Perché dici così? Noi siamo molto più adattabili dei vecchi vampiri – ribattei.

- Adattabili sì! – fece lui – Ma non forti. Non potenti! Per noi vampiri, cresciuti sentendo rievocare le gesta nei nostri predecessori, questa condizione è uno smacco. Siamo costretti a confonderci tra gli umani, perché siamo vulnerabili… mortali!

Non ero sicura di capire le sue spiegazioni. Mi parlava di sentimenti di orgoglio e di rivalsa che ancora erano troppo lontani dalla mia comprensione.

- Naturalmente a dieci anni non capivo molto di tutto questo – proseguì Raphael – Ero solo affascinato dai tuoi genitori, li avrei voluti per me. Quando cinque anni dopo venni cacciato da casa, la prima cosa che feci fu tornare al Paese a cercarli. Ero amareggiato, solo, deluso. Quello che mi era accaduto mi appariva un’enorme ingiustizia. Erano i secondi genitori che perdevo e, quando mi mandarono via, iniziai a covare un odio profondo. Avrei voluto essere forte, speciale. Dimostrare il mio valore a quegli umani che mi avevano trattato come un mostro. Al Paese cercai subito i tuoi genitori, ma non trovai nessuno dei due.

- Se n’erano andati?

- Tuo padre era morto, seppellito da una frana. Lui ed Helena avevano provato per anni ad avere figli, senza risultato. E quando finalmente lei era rimasta incinta, lui era rimasto vittima dell’incidente. Tua madre se n’era andata, incapace di tollerare la vita al Paese senza di lui.

- E per te fu uno shock.

Il racconto mi stava coinvolgendo. Non capivo perché Raphael non mi avesse spiegato tutto subito.

- Inizialmente sì. Ma quasi subito iniziai a pensare al bambino di Helena. Mi chiedevo se fosse veramente speciale come avevano ipotizzato gli anziani, se fosse veramente il primo vampiro di una nuova, potente generazione.

Raphael incrociò le braccia sotto la nuca, senza staccare gli occhi dal soffitto.

- Allora ero distrutto dal dolore – spiegò – La rivalsa nei confronti degli umani era l’unico pensiero che riusciva a darmi sollievo. Divenne un chiodo fisso. Decisi di cercare Helena e il bambino, di appurare le reali capacità di quel vampiro. Partii sulle tracce di Helena e le seguii per un certo periodo di tempo. Seppi che era morta in Francia e, alla fine, arrivai fino a te,  quella notte.

Raphael fece una pausa, ma io non trovai nulla da dire.

In lontananza, sentii esplodere il rumore di un tuono.

- Non immaginavo che tu fossi all’oscuro della tua natura – proseguì lui, dopo un po’ – Sapevo che il padre di Friedrich aveva amato tua madre, non immaginavo che ti avesse mentito. Invece si scatenò il finimondo, le conseguenze del mio arrivo furono estreme.

- Ho ricordato tutto – dissi piano – Tu mi hai trattenuta quella notte, altrimenti avrei fatto del male anche al nonno e Gustav.

- Per fermare un vampiro, ci vuole un altro vampiro – mormorò lui – Ma non sono riuscito a salvare il padre di Friedrich. Quando ti vidi più calma mi defilai; tornai qualche giorno dopo e ti osservai di nascosto. Ti vidi fare cose strane, assentarti, perderti dentro te stessa. Spiai i discorsi di tuo nonno, diceva che avevi visioni, che vedevi un mondo straordinario. Non sapevo che questo era iniziato ad accadere dopo l’omicidio, pensai che fosse una prova della tua superiorità.

- Hai pensato che io fossi davvero un vampiro simile a quelli di una volta!

- Sì.

Finalmente Raphael staccò gli occhi dal soffitto e si voltò su di un fianco, verso di me.

- Pensai di aspettare finché tu non fossi diventata adulta. Volevo dei figli da te… volevo che da me risorgesse lo splendore della stirpe antica! Così tornai al Paese e aspettai che tu diventassi donna. Coltivai la pazienza e con essa  la mia ossessione, avrei dovuto attendere a lungo, ma sarebbe stata infine la mia rivalsa!

- Proprio come Friedrich! – intuii. Mi alzai a sedere sul letto e lo guardai, colpita – Quindici anni di attesa. Tu aspettavi il momento della rivalsa, e Friedrich la sua vendetta.

E al centro di tutto c’ero io.

- È un paragone infelice – disse Raphael, con un sorriso amaro – Ma hai ragione. Quando desideri troppo qualcosa, ne rimani accecato. Non vedi più il mondo con la giusta obiettività. Mi ero convinto che se tu avessi concepito mentre eri soggetta alle tue visioni, il bambino avrebbe avuto maggiori possibilità di ereditare il potere.

- Ecco perché volevi che io fossi consenziente – compresi – Avresti potuto violentarmi con la forza, ma non costringermi ad avere le visioni!

- Già… - mormorò lui – E invece pare che tu sia un vampiro del tutto normale. Non c’è nessuna capacità particolare che mi stai nascondendo?

Mi strinsi nelle spalle.

- Probabilmente neanche i miei genitori erano speciali. Erano vampiri in gamba, nulla di più.

Raphael crollò nuovamente sulla schiena, emettendo un lungo sospiro. Il suo gesto venne accompagnato da un altro tuono.

- E così il mio sogno se ne va in frantumi.

Era molto più triste di quanto desse a vedere, lo percepivo.

Era… deluso, rassegnato, esausto… scoraggiato.

Dopo aver tanto biasimato Friedrich, ora Raphael si ritrovava in una situazione pari alla sua.

- C’era una pecca nel tuo piano – dissi.

- Solo una? – sorrise lui ironicamente – Pare che io abbia sbagliato tutto fin dal principio.

- Io fra qualche ora morirò – gli feci presente – Se anche fossi stata quello che tu pensavi, non sarei riuscita a partorire tuo figlio.

Raphael mi lanciò un’occhiata strana.

- Non avrei lasciato che ti giustiziassero, ovviamente – replicò – Avrei comunicato agli anziani che aspettavi un bambino da me. Questo ti avrebbe salvata.

- Come avresti potuto esserne sicuro? Non è semplice concepire dopo una sola notte!

- La verità non avrebbe avuto importanza. Se non fossi rimasta incinta la prima volta, sarebbe accaduto in seguito.

- Il nostro patto era per una sola notte – gli feci presente – E poi, perché rendere tutto così difficile? Farci condannare per poi sprecare energie a salvarci?

- Tu hai voluto salvare Friedrich – precisò lui – Per quel che mi riguarda, poteva benissimo essere giustiziato. In quanto a te, non ho mai avuto intenzione di lasciarti morire. Mi interessava solo che lo credesse Friedrich, in modo da togliermelo dai piedi. Se ti avesse creduta morta, non sarebbe più tornato a scocciarmi.

Remotamente avvertii una punta di fastidio. Le mie emozioni non erano complete, ma sentivo che c’era qualcosa di sbagliato nel programmare arbitrariamente la vita altrui.

- E adesso invece che cosa succederà? – domandai.

Ero ancora sul letto, in sottoveste; l’orologio segnava le dieci di sera e le poche ore che mi restavano da vivere si erano fatte nebulose.

- Vuoi ancora venire a letto con me?

Lui sorrise.

- Non sono nello stato d’animo giusto – disse – E non voglio forzarti, dal momento che non potrei raggiungere il mio obiettivo. So come ti senti, ho avvertito il tuo disgusto. Mi avresti ceduto solamente per Friedrich.

Rimasi in silenzio, aspettando.

- Vai – disse Raphael – Se ti sbrighi puoi raggiungere Friedrich, conciato com’era, non avrà fatto molta strada.

- Ma io dovrei…

- Dirò che mi sei scappata – mi interruppe – Oppure inventerò qualcos’altro. Non preoccuparti, saprò giustificare la tua assenza.

- Ma io non voglio andarmene! – riuscii finalmente a dire – Non ho nessuna intenzione di scappare.

Lo sguardo di Raphael mi perforò da parte a parte.

- Non è necessario che tu muoia, ti sto offrendo una via di fuga.

- Non voglio vie di fuga. Mi stanno bene le cose così come sono, morire per salvare Friedrich. Così non sentirò più questo peso addosso.

Dal modo in cui Raphael rispose al mio sguardo, seppi che avevi capito.

- Gli umani non meritano sacrifici – disse – E tu stessa sei responsabile solo in parte di quell’omicidio. Ma capisco come ti debba sentire, ormai hai recuperato quasi del tutto i tuoi sentimenti vero?

Annuii, sorpresa che l’avesse capito Raphael e non Friedrich.

- Quando hai deciso di far frustare Friedrich lo sapevi già?

- È stato un azzardo – ammise lui – Non ne ero sicuro. Ma qualcosa nel modo in cui mi hai guardato, mi ha spinto a rischiare. Avevi rifiutato la mia offerta e non mi restava alternativa.

- Avresti davvero frustato Friedrich fino all’alba?

Lui si strinse nelle spalle.

- Non credo. Non mi diverte torturare la gente. Se tu fossi rimasta indifferente, avrei smesso.

Mi morsi il labbro pensierosa. Raphael era un personaggio complesso, buono e cattivo contemporaneamente. Non mi ero mai accorta di quanto fossero sofisticate le persone. Prima mi apparivano solo incomprensibili, illogiche. Adesso invece leggevo sentimenti contrastanti in loro e capivo i motivi delle loro azioni contraddittorie. Erano come me poco prima, quando ero stata contenta e triste insieme.

- Cosa provi per Friedrich?

La domanda mi fece di nuovo sollevare la testa.

- Sento un peso – dissi – So che è il senso di colpa.

- E affetto? Non senti affetto per lui?

- Forse.

Non era chiaro, non lo era per niente.

Ricordai il modo in cui lo avevo visto quando ero andata a liberarlo, la stretta al cuore che avevo provato. Le sue grida che mi erano risultate insopportabili. Il bacio che gli aveva dato istintivamente.

- Potresti ricominciare a vivere con lui – mi disse Raphael – Forse riuscireste a essere felici.

- No, non è possibile. Friedrich mi odia ora. L’hai detto anche tu, il suo amore si è dissolto. Devo essere giustiziata per sollevarmi da questo peso!

Il volto di Raphael era distante, assorto.

- Se credessi negli umani, ti direi di ripensarci. Ma non ho fiducia in Friedrich, la sua collera è distruttiva. Se non vedi altre soluzioni, non ti fermerò.

Assentii. Non c’erano altre strade.

Oltre le finestre esplose violentemente un tuono seguito dalle prime gocce di pioggia.

Il temporale si era scatenato.

  
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