Quando la porta si aprì, Reid sobbalzò.
Era caduto in un sonno inquieto, dentro cui ogni rumore si
amplificava all’infinito, rimbalzando nelle sue tempie come una palla
impazzita. La sua fronte era sudata, e il sudore si stava raffreddando sul suo
corpo, provocandogli lunghi brividi. Decisamente non stava bene.
L’SI si chinò su di lui, e lo tirò su bruscamente. Avvicinò un
bicchiere alle sue labbra.
Reid aveva sete, sentiva la gola completamente secca: buttò giù
l’acqua a piccoli sorsi, senza chiedersi se anche quella potesse essere
avvelenata.
“Accendi la luce…” chiese “per favore. Questa oscurità mi…”
Lui non gli rispose, lo interruppe.
“La luce ti darebbe fastidio agli occhi. Mi imploreresti di
spegnerla”
Forse, non esisteva nemmeno, la luce, in quel posto. Chissà in
quale luogo abbandonato da dio lo stava tenendo prigioniero.
“Dimmi qualcosa di Gideon” disse il rapitore “Qualcosa che solo tu
sai…”
La sua voce era calma, Reid decise di assecondare il suo delirio:
forse poteva scoprire qualcosa.
“Non…non ci sono cose che solo io sappia…”
L’SI fece un risolino sinistro.
“Non mentire Spencer. Pensi di essere qui per caso?”
Reid sussultò. Quello era un buon indizio. Aveva scelto lui per un
motivo. Decise di indagare.
“Cos’ho di speciale per meritare la tua scelt…?”
Non fece in tempo a finire di parlare.
“QUI SONO IO CHE
FACCIO LE DOMANDE!” gridò l’SI, afferrandolo per le spalle e sbattendolo con
violenza contro il muro. Spencer gemette: l’impatto per un attimo gli tolse il
fiato.
L’uomo lo lasciò
andare e tornò impassibile.
“Gideon è sempre
stato attento ai suoi colleghi. Vi osserva, vi guida. Ma tu gli hai permesso
di insegnarti. Tu gli hai permesso di proteggerti. Sei stato tu a
consentirgli di avere un ruolo così importante nella tua vita. Gideon ti
cura…”
Reid ascoltò la
sua voce. Era pacata, quasi dolce. Cercò di riflettere, di comprendere.
Forse…non si trattava di vendetta personale. Quell’uomo voleva qualcos’altro,
da Gideon.
“Pensi che Gideon
possa curarti? Pensi che lui pos…”
Stavolta il colpo
fu violentissimo: il calcio di una pistola lo percosse sulla guancia e lo
costrinse a gridare. Spencer si accasciò al suolo: il colpo gli rimbombava
nella testa.
”M…mi dispiace!” supplicò “scusami!”
Ma lui non parve
sentirlo. Lo afferrò per i capelli e lo colpì di nuovo, più volte.
“AVANTI, CHIEDI A
GIDEON DI PROTEGGERTI, SPENCER! NON E’ QUI A FARTI DA PADRE, ORA! AVANTI,
CHIEDIGLI AIUTO! CHIEDIGLI AIUTO!”
“Ti…ti prego!”
singhiozzò Reid “ti prego, non lo farò più! Risponderò a tutte le domande!!!”
L’SI lo percosse
finché non si calmò. Poi diede in una risata aspra.
“Così va bene. Torniamo dove eravamo rimasti.
Dimmi qualcosa di Gideon che io non sappia…”
L’idea che quel
pazzo potesse ricominciare a picchiarlo lo terrorizzava. Stava così male!
Poteva resistere a essere torturato in quel modo? Cercò un ricordo, uno che
potesse piacergli, che potesse placarlo…
“G…Gideon…”
mormorò, tra un colpo di tosse e l’altro “mi insegna…come giocare a
scacchi…Lui…mi ha spiegato…che per vincere a scacchi non basta essere
intelligenti…o…elaborare buone strategie…Ci vuole intuito…e…e capacità di
fidarsi di delle proprie intuizioni…”
Ci fu un attimo
di silenzio.
“…gli…scacchi…”
proseguì “sono un po’ come la vita…non basta avere tre lauree per…per
affrontarla bene…”
Sentì il suo
aguzzino andare a sedersi poco in disparte
“Questa è una
bella risposta” – la sua voce sembrava arrivare da un’infinita distanza –
“Adesso, invece, mi dirai qualcosa di te...”
Squillò il
telefono.
“JJ. hai istituito una linea verde per caso?” sussurrò Hotch guardandola dritto
negli occhi.
La giovane era più stupita di lui.
Scosse la testa impercettibilmente.
“Forse qualcuno dovrebbe rispondere…” mormorò debolmente Morgan puntando lo
sguardo sul telefono come se volesse incenerirlo.
Prentiss sollevò la cornetta.
Tutti la stavano fissando.
“Sì, va bene” la udirono sussurrare “Gideon è per te” esclamò porgendogli la
cornetta, come se se trattasse di un oggetto fragilissimo. Spinse il pulsante
del vivavoce.
Gideon si voltò all’istante, sorpreso.
“Ciao Jason” sibilò una voce dall’altro capo del filo.
E capì istantaneamente con chi stava parlando.
“Se ti azzardi anche solo a sfiorarlo ti giuro che…”ma non fece in tempo a
finire la frase che una vocetta squittì un
“No no no, così non ci
siamo Jason”.
Gideon fece un profondo respiro e chiuse gli occhi.
Non doveva lasciarsi coinvolgere, non doveva cadere nella sua trappola,
altrimenti sarebbe stato tutto inutile. Doveva cercare di ottenere più
informazioni possibili…
“Io ti telefono così, in amicizia e tu…non è un bel modo di cominciare, non
trovi?”.
La voce era distesa, rilassata.
Gideon decise di dargli corda.
“Hai ragione, scusami, ma dimmi: cosa porta un uomo così impegnato come te a
contattare un umile ex dipendente statale?”.
Gli altri nel frattempo gli si fecero intorno attenti.
“Beh, sai…è da tanto tempo che volevo parlarti, ma ultimamente sei stato assai
poco reperibile o sbaglio?”.
Gideon non rispose.
“E questo mi ha spinto a una decisione piuttosto drastica” affermò vivacemente
Bird.
“Mi stupisci” osservò Gideon piano “potevi cercarmi, ma come vedi, ora mi hai
trovato”.
“Hai ragione e da adesso potremo vantare una conoscenza in comune Jason”
Sempre quel tono
sicuro. Era lui a condurre la conversazione e Gideon glielo lasciava volentieri
credere.
“Ho qui con me qualcuno…ma tu lo saprai già. Tu sai sempre tutto”.
Gideon lo lasciò proseguire. Sapeva dove voleva condurlo.
“Però ultimante non mi sembra molto in forma” e gli scappò una breve risata.
Gideon continuò ad assecondarlo, reprimendo a stento il desiderio di posare le
mani sulla gola di quell’individuo e stringere lentamente la presa.
“Ma forse non avrei dovuto dirtelo, Jason, per non farti preoccupare….anche il
mio ospite sai, non voleva farti preoccupare”.
Gideon notò che faceva molta attenzione a non chiamarlo mai per nome.
“Reid. Si chiama Spencer Reid” scandì Gideon ponderando accuratamente le
parole.
“Certo, vuoi che non lo sappia?” ribattè lui
lievemente stizzito.
“Che cosa gli hai fatto Bird?” Gideon lanciò la sua prima frecciata, in modo
diretto, senza incrinature nella voce.
Bird tacque per un po’.
Tutti rimasero col fiato sospeso.
“Perché vuoi saperlo?”inquisì diffidente.
“Lo sai Bird” rispose Gideon piano. E incrociò lo sguardo di Morgan che fissava
Garcia, che scuoteva la testa da dietro il suo pc.
Sarebbe stato troppo facile, quell’uomo doveva aver preso tutte le precauzioni
del caso prima di avventurarsi in quella telefonata.
“Forse vorrebbe parlarti…” continuò Bird.
“Bene” fece Gideon senza lasciar trasparire quanto la cosa gli premesse.
“Ma piuttosto, perché non mi racconti cos’hai fatto in tutti questi mesi?”.
Gideon chiuse gli occhi. Per quanto sarebbe riuscito ad andare avanti? Si
guardò intorno. Poteva leggere l’apprensione malcelata dietro i volti degli
altri membri della squadra, che lo scrutavano pieni di speranza.
Se c’era qualcuno che poteva trattare infatti con un individuo simile, quello
era Gideon. Lo sapevano loro e lo sapeva anche lui.
Se n’era andato per lasciarsi alle spalle uomini come Bird, ma sembrava destino
che qualcosa li conducesse sempre a lui.
Che gli altri, quelli che amava e gli stavano accanto dovessero farne le spese
però, era un altro conto.
“Sono andato a pesca, sai, un piacevole passatempo per un uomo della mia età”.
“Dimmi qualcos’altro!” il tono imperioso, esigente ”da quando sei sparito,
senza lasciare tracce, un bel dì… “
“La mia vita è noiosa Bird” fece Gideon con noncuranza.
“NO!” secco, deciso.”Tu non capisci quanto ti ho cercato , tu non…” cominciava
a spazientirsi.
“Va bene, va bene Bird. Ti capisco”. Lo rassicurò pacatamente Gideon.
Lui parve calmarsi un po’ “non sai cos’ho dovuto fare per trovarti…non …”
Silenzio.
“Qualunque cosa tu abbia fatto Bird, ora puoi rimediare” la cadenza lenta,
suadente della sua voce. Chiunque ci avrebbe creduto, perché già desiderava
farlo, dal profondo.
“Io…” Bird vacillò solo per un breve istante, una frazione di secondo e Gideon
ne approfittò.
“Fammi parlare con Reid” .
Mossa errata. Era troppo presto, Gideon lo intuiva, ma non aveva resistito.
“Reid, Reid! Sempre Reid!!!” sbraitò Bird con tutta la voce che aveva “e se non
ti facessi parlare con lui?!? E se ti dicessi che è morto? Che il tuo prezioso
Reid non c’è più? Come reagiresti? Cosa faresti, eh, Jason Gideon?!? Avanti
dimmelo, dimmelo!”.
“So che non l’hai ucciso” fece Gideon convinto.
“Certo, tu sai tutto, ogni cosa, sai, sei incredibile Jason. Sono davvero
interessanti le cose di cui sei convinto”.
“Bird…”
“E non chiamarmi così, non sopporto che mi chiamino così!”.
“Ok, va bene, Alan è
meglio?” Gideon tentò di attenuare i toni della conversazione.
“Ho fatto un bel lavoretto a quel ragazzino” non riusciva a resistere al
desiderio di vantarsi “davvero”.
Gideon scrutò i colleghi, dibattuti tra il desiderio di conoscere le sorti
dell’amico e il timore di conoscere la verità.
“Non sei curioso di sapere cosa gli ho fatto Jason?” lo stuzzicò Bird “o forse
lo puoi immaginare. Non vuoi raccontarlo ai tuoi colleghi? Sono certo che non
aspettano altro, perché tu non gli ha ancora detto tutto.”
“Conosco i tuoi
trucchi Bird” rispose l’ex agente senza aggiungere altro.
“No, non credo. Allora Jason non dici niente?Loro aspettano. Avanti…”
Ma Gideon taceva.
“Allora? Non ne hai il coraggio?” lo accusò Bird.
“Io…” Gideon esitò e Bird lo intuì.
“Fallo, avanti!” strillò, facendoli sobbalzare tutti. E poi aggiunse abbassando
minacciosamente la voce “altrimenti sai bene cosa farò vero?”.
“NO!”
Gideon inspirò profondamente
“tu…a te piace
tenere le tue vittime completamente al buio. Per giorni. In luoghi stretti. Per
privarli della luce del sole, per fargli capire che non c’è alcuna speranza,
che il mondo che prima conoscevano e in cui vivevano è finito, non esiste più.
Che esisti solo tu e che tu sei l’unico in grado di decidere della loro vita o
morte… Se..se… si tiene una persona completamente al
buio per tanto tempo… “ Gideon continuò controvoglia ”…perde le cognizioni del
tempo e dello spazio…è come stare sospesi… Si diventa sensibilissimi al
rumori…a qualsiasi rumore, e alle variazioni di illuminazione. Così qualunque
cos…qualsiasi cambiamento, viene percepito come un elemento destabilizzante.
Viene vissuto con angoscia...è l’incertezza di non sapere che consuma…” la sua
voce piano piano si spense.
“Molto bene Jason” Bird era piuttosto compiaciuto ”vedo che nonostante la tua
vacanza, sei ancora in splendida forma. Ti confesso che temevo ti fossi
arrugginito e invece…forse non hai trascorso tutto il tuo tempo a pescare no?”.
Gideon non rispose.
“E vediamo, dal momento che mi conosci così bene, cos’altro faccio nel
uhm...mio tempo libero?”
“Per favore…” sussurro debolmente Gideon.
Si sentì un breve tramestio e poi un grido.
Tutti i presenti in sala sobbalzarono.
“Bastardo!!!”urlò Morgan.
“Va bene, va bene, va bene…” si affrettò ad aggiungere Gideon ”ad un certo
punto gli inietti il veleno, che avrà un decorso lento e molto doloroso…di cui
la vittima sarà al corrente. Sempre. Sarà sempre vigile e cosciente. Saprà ad
ogni istante, ad ogni respiro, che la sua vita si sta accorciando…e…”.
“E continua prego” lo incoraggiò l’uomo dall’altro capo del filo.
“E saprà per mano di chi e perché. Il suo sistema immunitario comincerà a
cedere, avrà…all’inizio le difese si abbasseranno. Avrà febbre, dolori diffusi
che si estenderanno, soffrirà di disidratazione…poi...poi le funzioni
vitali…inizierà ad avere problemi agli organi vitali…difficoltà di
respirazione…perdita di liquidi…e..alla fine…dopo ore
di agonia finirà soffocato dal suo stesso sangue”.
“Hai fatto i compiti a casa Jason. Bravo”.
Il gelo era sceso nella stanza.
“E nel frattempo?” inquisì ancora Bird.
“Nel frattempo, gli parli…ma se non ti danno le risposte giuste…”
“Sì?”
“Hai degli scatti d’ira, di cui non ti rendi neanche conto…c’è un nome per
definirlo…è una forma di psicosi simile alla paranoia…non sai controllare le
tue reazioni…e allora potresti fare qualsiasi cosa, ma non arriveresti a
uccidere la tua vittima, no…il veleno dev’essere il
veleno…”.
“Credo che tu abbia resto abbastanza bene il quadro di quello che sta passando
il tuo amico. E sai anche a chi va il merito di tutto questo vero?”.
Gideon non rispose.
“E’ tutta colpa tua Jason!”esclamò Bird.
Hotch scosse la testa.
“Se tu fossi venuto da me prima, se tu non te ne fossi andato così…avanti dillo
che è colpa tua, lo sai bene”.
“E’ colpa mia” sussurrò Gideon al telefono.
“Uhm non mi sembra molto ...sentito. Dillo più forte!!”.
“E’ colpa mia!!” gridò Gideon.
“No…no no…tsk non mi sembri
tanto convinto. Forse ti serve un incentivo”.
“NOOOOOO!” urlò Gideon, mentre JJ. si portava una mano a coprirsi la bocca. Ma
prima che l’eco si fosse spento nella stanza, si sentì un botto e un crepitio e
un grido forte, prolungato, seguito da un altro e un altro ancora.
“NOoo!!” gridarono all’unisono Gideon e Morgan.
“Basta, smettila, smettila!!!” fece JJ. portandosi le mani alle orecchie per
non sentire.
“Smettila, smettila è colpa mia hai sentito?!? E’ colpa mia, è solo colpa
mia…colpa mia!” gridò Gideon avvicinandosi al telefono.
“E’ colpa mia, solo mia, sono io il responsabile, hai sentito?!? Non dovevo
andarmene, mi senti???”
Poi le urla cessarono, così improvvisamente come erano cominciate.
“Non hai detto la parola magica Jason” disse con noncuranza l’uomo al di là del
filo.
“ Mi dispiace” aggiunse flebilmente Gideon. Sembrava spossato.
“Anche se non penso possa essere soddisfacente per nessuno, magari al tuo amico
piacerebbe sentirtelo dire eh?”
Nella testa di quello psicopatico, questo era un atto di umanità.
“Aspetta un momento…” un fruscio e poi la voce di Reid riempì la stanza.
“G-Gideon…”
“Andrà tutto bene Reid” sussurrò Gideon con la sua voce piana “ti salveremo, te
l’assicuro”.
Reid non disse nulla. Si sentì un colpo, come di qualcosa che si scontra con
una superficie flaccida, un rimbombo forte e poi la voce di Bird invase la sala
dove si trovavano gli agenti “perché non parli? Mi hai implorato fino adesso!
Sai Jason, che bella voce che ha il tuo amichetto, quanto si sforza di essere
forte e coraggioso, come gli hai insegnato! Si sforza davvero tanto. Ma non è
durato molto. Adesso fa tutto quello che gli dico vero? Sta dicendo di sì… E
adesso cosa fai? Stai piangendo?!” Bird sembrava spazientito “ Ti ho detto che
non devi piangere! Smettila subito!” gridò.
“Reid!!!”urlò Gideon nel tentativo di farsi sentire.
Su udì un fruscio confuso, come di ferraglia che viene smossa. Durò qualche
istante. Poi il silenzio.
“Bene, adesso dovrebbe aver capito. Impara in fretta. Non sai quanto ci è
voluto per…sai Jason, tu hai la capacità di rendere fedeli le persone. Ti
vengono dietro come…sviluppano una sorta di indefessa lealtà nei tuoi
confronti, come piccoli soldatini. Ma non c’è niente, niente, che una forte
determinazione non possa spezzare. Vuoi sapere come ho fatto?”
“No” mormorò Gideon dandosi automaticamente del vigliacco.
“Normalmente non rivelerei così i miei segreti, ma visto che si tratta di te…”.
Fece una pausa.
“All’inizio non voleva saperne di raccontarmi qualcosa di te. Davvero. Aveva
una grande fiducia nel fatto che l’avresti salvato, che c’era speranza…è questo
che tiene in vita le persone no? La speranza. Ad ogni modo credo che lo
troverete un po’…malridotto. Vero Spencer? Dimmi Gideon, cosa racconterai alla
sua mamma quando ritroveranno il suo cadavere orribilmente sfigurato in una
discarica o su un terriccio umido in un’area dimessa ai margini della città?
Avrai il coraggio di condurla all’obitorio? Cosa le dirai? Riuscirai a
guardarla in volto e dirle che non rivedrà più suo figlio? Le dirai che è
successo tutto per causa tua?”.
Gideon non disse nulla.
“Per che cosa è dovuto morire questo ragazzo, così giovane, all’inizio della
sua vita?”
“Non farlo” sussurrò Gideon “ti prego, non farlo, è solo un ragazzo!”.
“Ma tu l’avevi già abbandonato. Me l’ha detto lui e me l’ha confermato questa
lettera che ho qui in mano… Andartene così, senza nemmeno un saluto. Non si fa.
Per questo ti ho chiamato. Non mi piace lasciare le cose in sospeso. Sai,
Spencer mi ha raccontato che sua madre è in un istituto e che suo padre li ha
lasciati quando era piccolo. Che vita sfortunata non trovi? Poi aveva trovato
te, ma anche tu l’hai abbandonato”.
“Mi dispiace…io …non volevo”.
“Delle tue scuse non se ne fa niente Jason, sono solo parole…quante volte le
hai ripetute nel corso della tua vita? A quante madri hai detto che i loro
figli sono morti perché tu non sei stato abbastanza bravo? Non ti sei stancato
di ripeterlo? Non ti suona un po’ ipocrita?”.
Nella stanza nessuno fiatava.
“Comunque voglio che vi salutiate, per l’ultima volta. Prendilo come un
regalo…Jason. In fondo, sono tuo amico. L’unico che ti rimane”.
“G-gideon sei tu?” la voce era debole, lontana mille
miglia. Non sembrava nemmeno la sua.
“Reid…”
“VA’ AVANTI!!!” gridò Bird da un punto molto vicino alla cornetta.
Reid emise un piccolo grido.
“S-senti…io…non…”
“COSA TI HO DETTO!!!” intervenne di nuovo Bird. Non si capiva cosa stesse
accadendo. Hotch, Morgan e Prentiss fissavano con intensità il telefono
appoggiato alla scrivania. Erano tutti tesissimi.
“Ti avevo spiegato in ogni dettaglio cosa dovevi dire! Perchè non mi ascolti
mai, perché le persone non mi ascoltano mai???!!”
Un momento di
silenzio, in cui nemmeno Reid parlò…un suono di passi…pesanti, ci mise un po’.
“E adesso diglielo! Diglielo!!!Voglio che tu glielo dica!!!”
“N-no”si sentì obiettare debolmente Reid.
“Bird! parla con me! Sono qui! Bird!” Gideon stava tentando disperatamente di
distogliere l’attenzione da Reid “Alan! Alan! Alan!Alan!!!”.
“No..no…no…”
A quel punto non si capiva più niente, sembrava un’accozzaglia di voci e suoni
che tentavano si sovrastarsi l’un l’altro creando qualcosa di indefinibile.
Nella stanza tutti cercavano di distinguere qualcosa, inutilmente.
Poi tornò la calma.
“G-gideon…” la voce di Reid giunse a loro nitida.”
Lui…n-non-…voleva me…l-lui –vuole che tu…“
“Forza su!” si udì gracchiare la voce di Bird che sovrastò quella di Reid per
un momento.
“…non la smette mai, lui…lui..n-non la
smette…continuerà finchè…” la voce tremò…e Bird ne
approfittò. Si udirono dei colpi e un urlo acuto, prolungato.
JJ. si alzò e corse fuori dalla porta, seguita da Garcia. Hotch aveva le mani
chiuse a pugno e le strinse così forte che un rivolo rosso cominciò a scendere
dal suo braccio, imbrattando la scrivania. Prentiss, incapace di muoversi,
fissava agghiacciata un punto indefinito davanti a sé.
Solo Morgan si mosse chinandosi sul telefono “Bastardo, sei morto hai capito?Ti
troverò!!”
“Ti è bastato Jason?”
“Sì!” rispose subito Gideon “sì è stato abbastanza, adesso lascialo stare…”
“No, no no, io non credo…” fece per tutta risposa
Bird poco convinto “avanti diglielo!”intimò a Reid.
“P-perché te ne sei andato? Se-se
non te ne fossi andato non sarebbe s-uccesso niente, ora lui n-non…”
Una breve pausa “no, ho…ho-io ..ho fatto come volevi, per piacere No…per
piacere…” e udirono dei singhiozzi.
Prentiss allungò un braccio ad afferrare saldamente il polso di Hotch.
Morgan strinse con forza i braccioli della sedia, quasi che si volesse fondere
con essi.
“L-lui...mi farà del male Gideon…fallo smettere… p-per piacere, fallo smettere”.
Gideon aveva il capo chino, incassato tra le spalle. Le braccia tese sulla
scrivania, curvo sul telefono. Non potevano vederlo in volto.
Anche Morgan aveva distolto lo sguardo.
“Bird ascolta, farò tutto quello che vorrai, tutto, ma non fargli del male. Tu
vuoi me. Lui…non c’entra nulla, per piacere , ti supplico. Avrai tutto quello
che vorrai te lo garantisco” quando tirò su il volto Prentiss sobbalzò.
Sembrava aver dieci anni di più e sembrava…Prentiss non avrebbe saputo come
definirlo..ma era…così stanco. Ecco. Stanco.
“Sono contento che tu dica così” cinguettò Bird ”sai quanto tempo ti rimane”.
“…non so dove trovarti” obiettò debolmente Gideon.
“Sbagliato. Hai già la soluzione…ah e sappi che fino a quando non ci vedremo
non mi fermerò!”.
E con un semplice click Bird chiuse la telefonata.
Gideon mise giù la cornetta molto, molto lentamente, come se fosse stata di
vetro.
Hotch si alzò subito, quasi presagendo quello che sarebbe successo.
Morgan prese il telefono e lo scagliò contro la parete.
Gideon puntò verso la porta come se nemmeno li vedesse.
Solo Hotch ebbe la prontezza o avvertì la necessità di andargli dietro, mentre
Morgan osservava il collega più anziano con aria di rimprovero, incapace di
aprir bocca. Almeno su qualcosa Bird aveva ragione, se non fosse stato per lui,
tutto questo non sarebbe mai successo.
“Gideon…Gideon aspetta…aspetta!!”
Ma Gideon non si voltava.
“Jason, quell’uomo si sbagliava!!Non è colpa tua!!In nessun modo!!Jason!!”.
Ma Gideon camminava a lunghe falcate per il corridoio, senza dar segno di
averlo udito.
“Gideon aspetta!!Aspetta!!Dove stai andando??”.
Hotch cominciava a spazientirsi.
“Ah sì, è così??vuoi andartene??Ma bene!!Fallo dai!!!Aveva proprio ragione
Bird!!!Sei un vigliacco!!Non sei capace di fare altro che scappare!!!”.
Gideon si fermò e si voltò.
Hotch notò un’espressione che non gli aveva mai visto addosso.
Se Morgan esprimeva le sue emozioni più forti attraverso la rabbia, Gideon era
già al di là. Era come se tutto quello che gli veniva fatto gli servisse da
carburante per andare avanti e ormai, ne aveva in corpo così tanto, da
bastargli per la vita.
“Lui vuole me!!Non lo capisci Hotch??!!”
“Lo capisco benissimo!! Ma noi possiamo beccare quel bastardo”
Gideon scosse la testa “NO!!!Lui non si fermerà, non capisci che sono un
pericolo? Per chiunque mi sia accanto!”
“E cosa vorresti fare?” fece Hotch dubbioso.
“Lo prenderò Hotch!!Fosse l’ultima cosa che faccio!!Lo prenderò!!”
“Noi possiamo aiutarti!!”Gideon era sempre stato ragionevole… anche nel caso di
Frank, una volta tornato in sé si era lasciato
aiutare, ma adesso…
“No, Hotch, non potete, non questa volta!!”
“Cosa intendi dire?”
Gideon non rispose.
E fece per andarsene di nuovo.
“Jason aspetta!”lo bloccò con una mano, mettendosi davanti a lui.
“Lascia che ti aiutiamo”disse a bassa voce, lentamente. E stese il braccio col
palmo aperto. “Vieni andiamo”.
Ma le braccia di Gideon continuavano a rimanere inerti. Hotch però non mollava
e continuava a tendergli la mano.
Piano piano il braccio di Gideon si mosse, quasi a
sfiorare la mano di Hotch, poi però si fermò e si ritrasse. Gideon scosse la
testa e corse via.
Fuori pioveva.
Hotch e Gideon furono investiti da una raffica di vento, che li accecò
momentaneamente.
“Se te ne vai adesso, sarà come abbandonarlo di nuovo. Non puoi farcela da solo
Gideon” gli urlò Hotch.
“Tu non capisci Hotch!!! io voglio bene a quel ragazzo. E l’ho già ferito una
volta, ma questo ….oh questo” gridò spalancando le braccia, quasi volesse
abbracciare qualsiasi cosa intorno a sé…”si ripete sempre la stessa
cosa!!Sempre!!!Quell’uomo voleva arrivare a me e ha preso Reid per ottenere
quello che voleva!!”.
Hotch scosse la testa “Ma non sei stato tu, ascolta Gideon, non sei stato
tu!!”.
“Ma non li hai visti gli altri nella stanza??! Puoi dire finchè
vuoi che non è stato per me, me non è così. Lo sanno loro e soprattutto lo so
io!!”
“Ma dove vuoi andare??? Puoi dirmelo almeno” lo incalzò Hotch
“Io..non lo so..io non…”
sembrò pensarci su per un momento.
Hotch ne approfittò per avvicinarsi.
“Non avvicinarti Hotch” fece Gideon arretrando e sollevando le mani “Non
avvicinarti”.
“Avanti Jason entriamo e troviamo una soluzione, come ai vecchi tempi”.
Gideon scuoteva la testa “no…no no…non..posso…non posso. È troppo pericoloso!!”.
Ma Hotch si avvicinava sempre di più. Quando fu molto vicino, con un movimenti
velocissimo, che Hotch non si sarebbe mai aspettato, visto il suo stato, Gideon
portò una mano dietro la schiena e la ritrasse armata.
“Non farmelo fare Hotch. Non farmelo fare”.
“Tu non vuoi farlo Gideon” fece Hotch inclinando la testa e sorridendogli
debolmente.
“Hai ragione, ma se ti avvicini ancora sarò costretto, Dio non voglia, a
spararti”.
Hotche fece un passo.
“Hotch…”.
Un altro.
“Hotch non voglio rendere vedova tua moglie ma…”.
“Tu non spareresti mai a un collega”lo disse convinto.
“Normalmente no, ma questa è una serata particolare”
Hotch fece un altro passo.
La mano di Gideon tremava “non mi riporterai lì dentro, troverò Reid te lo
prometto…io..lo troverò…te l’assicuro!!”.
“Jason…”
“No!!” e strinse più forte la pistola “Io ti voglio bene Hotch, ma se fai un
altro passo giuro che premo il grilletto. Farà più male a me che a te, ma giuro
che lo faccio”.
Ma Hotch non volle ascoltarlo. Era un gran testardo anche lui.
Gideon chiuse gli occhi e un colpo risuonò fuori dalle mura del dipartimento.
[FAN FICTION SCRITTA DA GLENDA E REM]