Questo capitolo è molto lungo, per cui sono riuscita a postarlo solo ora, nel tardo pomeriggio! Spero vi piaccia, è stato difficile scriverlo (Ho passato tutta la mattina e il pomeriggio a farlo, dato che ho ancora la febbre ç.ç). Il titolo è in inglese, perché mi piaceva molto il modo in cui suonava XD
Ok, pazzie a parte, adesso buona lettura ^^
It was a lie
Ginnastica. Il giovedì, la
loro classe faceva ginnastica con quella di Kikyo.
Kagome voleva approfittarne per spiegargli la situazione, ma si accorse che la
cugina mancava. Si ricordò solo allora che aveva detto
che andava a trovare la nonna a Funabashi, quel
giorno. In compenso, fu occupata a controllare che Koga
e Inuyasha non si scannassero. In effetti, le sarebbe
bastato un “A cuccia” per mettere pace tra i due, ma Inuyasha la aveva pregata di non farlo davanti agli altri
(e di non farlo in generale).
Si sentì chiamare dal
professor Byakuya, e andò con la sua batteria a fare
la corsa ad ostacoli. Era più tranquilla rispetto al
mattino, anche perché Inuyasha non sospettava nulla.
Poteva anche evitare di rivelargli tutto, mettendosi d’accordo con Kikyo di non svelare la situazione.
<< TI AMMAZZO, BOTOLO! >>
urlò Koga, attirando la sua attenzione. Stava
saltando addosso ad Inuyasha. La ragazza fece per
urlare di smetterla, quando il mondo si storse. O
meglio, lei cadde. Infatti, per pensare a quei due,
non saltò un ostacolo, nel quale quindi inciampò rovinosamente.
Si parò il volto con le
braccia, e sentì l’impatto del ginocchio sinistro e del braccio desto sulla
corsia.
Inuyasha, impegnato a schivare i colpi di Koga,
sentì odore di sangue. Il sangue di Kagome. Schizzò in sua direzione, dove nel
frattempo si erano riunite le compagne e il professore. Koga,
inizialmente confuso, gli corse dietro non appena capì la situazione.
<< Kagome, tutto bene? >>
chiese Eri preoccupata. Kagome si mise a sedere, sfilando
le gambe dall’ostacolo caduto.
<< Ahi! Il ginocchio >>
si lamentò piegando la gamba. Stava sanguinando. Anche
il braccio era un po’ rosso, ma non era ferito.
Inuyasha si affacciò nella folla, e vide il taglio profondo
sul ginocchio della ragazza. Byakuya si abbassò per
controllare che non ci fosse nulla di rotto.
<< E’ meglio che tu
vada a medicarti in infermeria >> propose lui,
per poi voltarsi verso gli alunni.
<< Chi vuole portare Higurashi in infermeria? >> domandò, vedendo
schizzare in aria la mano di Koga. Inuyasha, appena lo vide, schizzò fuori
dalla massa.
<< La porto io >> si offrì, scatenando il ringhio infastidito
del lupo.
<< Ma
no! Professore, vado da sola, davvero! Io non… Inuyasha,
mollami! >> sbraitò mentre lui la prendeva in
braccio e la portava via.
<< Mi metti in
imbarazzo! Cammino da sola >> si lamentò, ma in modo meno vistoso rispetto a prima. In compenso, arrossì.
<< Mandami a cuccia, se
ci riesci >> la stuzzicò lui. Kagome si arrese.
Non poteva mandarlo a cuccia se la portava, o sarebbe stata
schiacciata. Per tutto il tragitto, lanciò qualche occhiata ai capelli di Inuyasha, ma soprattutto alle
orecchie. In quella posizione avrebbe potuto prenderle facilmente.
Quando arrivarono in infermeria, si accorsero che era vuota.
<< Vado
a chiamare l’infermiera >> propose chinandosi per adagiare Kagome
sul letto. Lei ne approfittò per allungare la mano
destra su una delle sue orecchie da cane. Inuyasha
sobbalzò, afferrandole la mano con la sua destra, e perdendo l’equilibrio.
Caddero entrambi sul letto, e
quando Kagome riaprì gli occhi, chiusi per lo spavento, se lo ritrovò sopra,
con una gamba piegata sul letto e l’altra ancora a terra, la mano destra sulla
sua, accanto al volto. Lei era distesa, il braccio destro che passava sulla
spalla sinistra e la mano imprigionata da quella di Inuyasha. Arrossì, vedendolo a pochi centimetri da lei.
Erano in quella posizione, da soli, in infermeria. Lo vide avvicinarsi, perduta
nei suo occhi ambrati. Non sentiva più nemmeno il
dolore al ginocchio. Le loro labbra stavano per sfiorarsi, quando…
<< C’è qualcuno? >>
chiese una voce roca e gracchiante. Kagome spostò il braccio, riportandolo al
suo posto, dando così una sonora botta al collo Inuyasha,
che cadde dall’altra parte del letto, sulla schiena. L’hanyou,
dopo l’iniziale spaesamento, si sedette accanto al
letto, facendo finta di niente.
L’infermiera entrò, trovando
i due leggermente rossi in volto.
<< Tutto bene? >>
chiese leggermente perplessa.
<< In realtà no >>
disse la ragazza indicando il ginocchio sanguinante. La vecchia signora, che
poi era la madre di Jinenji, prese tutto il
necessario per la medicazione, e disinfettò la ferita, fermando l’emorragia. Ci
mise sopra un bel cerotto che prendeva tutta la fascia della rotula.
Dopo aver ringraziato,
andarono direttamente a pranzo. Sango, che aveva
litigato con Miroku, si sedette al bordo della panca,
lasciando che Kagome e Inuyasha sedessero accanto a
lui.
<< Allora… com’è andata
in infermeria? >> chiese Sango senza malizia. I
due divennero comunque color porpora, e questo generò sospetti
nella compagnia. Koga li fissò entrambi, prima di
concentrarsi solo su Inuyasha.
<< Tu! Cosa hai fatto a… >>
<< Sempai,
assaggia questa frittata! >> strillò allegra Ayame ficcandogli in bocca
l’intera frittata. Koga a momenti si strozzò.
<< Coff!
Ayame, ma sei impazzita? Vuoi uccidermi? >> sbraitò alzandosi in piedi.
Si accorse che nel frattempo Inuyasha e Kagome erano
fuggiti in classe. Miroku e Sango
si lanciarono un’occhiata che diceva tutto. Misero da parte il rancore, per
organizzare un piano degno di due impiccioni!
Il pomeriggio, Sango chiamò Kagome a casa.
<< Ciao Kagome, come
va? >> chiese, anche se si erano viste fino a
mezz’ora prima.
<< Bene, grazie. Tu? >>
<< Tutto bene. Senti, Miroku ha quattro biglietti gratis per il cinema, volevo sapere se ti andava di venire con noi >> disse Sango rapidamente.
<< Sicuro,
grazie mille! >> rispose l’altra allegra.
<< Miroku
sta chiamando Inuyasha, a te va
bene? >>
Kagome arrossì ripensando
all’infermeria, che poi, non sapeva bene il perché, le riportava alla mente il
distributore.
<< Non penso che verrà >>
disse con sincerità << ma comunque va bene >>
<< Oh, verrà, verrà >>
disse l’amica con un tono che preoccupò Kagome << Comunque
ci vediamo tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale, va bene? Ci
vediamo! >>
Nel frattempo Miroku…
<< Pronto? >>
rispose una voce gracchiante.
<< Ehm, buongiorno sono Miroku. C’è Inuyasha? >> domandò gentilmente. Silenzio.
<< Ehm, è ancora in
linea? >> chiese perplesso. Di nuovo silenzio. Quando
stava per riattaccare, sentì una voce scorbutica rispondere.
<< Che
c’è? >>. Era chiaramente Inuyasha.
<< Inuyasha,
sono Miroku. Ho quattro biglietti per il cinema, e volevo sapere se ti andava di venire. Viene anche Kagome >>
disse il ragazzo sbrigativo. Erano inutili tanti giri
di parole.
<< Non penso di potere >> rispose l’altro con un tono
altezzoso. Miroku alzò gli occhi al cielo. Come
immaginava.
<< Va
bene, non fa nulla. Vorrà dire che chiamerò Koga >>
<< ASPETTA! >>
urlò l’hanyou, assordando l’orecchio del povero Miroku.
<< Sì? >> chiese
il ragazzo con fare disinteressato.
<< Ora che ci penso,
credo di poter venire >>
<< Benissimo, allora
tra mezz’ora sulla piazza del centro commerciale. A dopo >>
Inuyasha riattaccò
la cornetta in malo modo. Odiava le uscite, e odiava i
ricatti!
Kagome,
dopo aver messo sottosopra la stanza per trovare qualcosa da mettere, punto sul
casual sportivo, mettendo un paio di blue jeans e un maglione arancione con scollo a V. Questa decisione
prese fin troppo tempo, e si ritrovò a correre per le scale, come sempre, e per
le strade per arrivare in tempo. Inutile dire che arrivò in ritardo. Ma,
quando già si aspettava di trovare Sango a sgridarla,
si accorse che non c’era nessuno sulla piazza. O
almeno nessuno di quelli che dovevano essere lì ad aspettarla.
Dopo aver controllato più
volte, pensò che forse erano andati senza di lei. Non sapeva quando cominciava lo spettacolo, e magari era arrivata
troppo in ritardo.
<< Ehi >> fece
una voce dietro di lei, facendola sobbalzare. Si voltò
arretrando, ma subito si calmò, accorgendosi che era Inuyasha.
<< Oh, sei venuto? >>
disse con sollievo prima ancora di salutare.
<< Preferivi Koga? >> chiese lui con un sarcasmo un po’… glaciale.
Kagome lo guardò perplessa.
<< Ti hanno obbligato >>
concluse, incrociando le braccia. Lui stava per sbuffare, quando pensò che era
meglio rispondere a parole. Kagome poteva diventare pericolosa.
<< Più
o meno >> disse quindi, voltandosi e cominciando ad attraversare
la piazza. Kagome gli corse dietro.
<< Allora, dove sono Sango e Miroku? >> chiese
Kagome guardandosi attorno.
<< Non ci sono. Non
sento nemmeno il loro odore, anche se qui è molto affollato >>
Kagome si fermò a pensare.
Possibile che proprio loro due fossero in ritardo? Considerando che anche lei
lo era, dato che Miroku aveva i biglietti poteva
almeno chiamare. Controllò il cellulare, ma non c’erano messaggi non letti o
chiamate perse. Oltretutto era anche scarico.
<< Qualcosa non va >> mormorò perplessa. E in
effetti qualcosa non le tornava da quando l’aveva chiamata Sango.
<< Qualche idea? >>
chiese il ragazzo con fare rassegnato. Rassegnato a che cosa poi? Kagome decise
di lasciar perdere e concentrarsi sui due amici
“scomparsi”.
<< Miroku
e Sango non avevano litigato? >> chiese ad Inuyasha, perplessa.
<< Si, infatti. Avranno
fatto pace >> concluse poi lui con rapidità.
<< No no! Tu non conosci Sango. Non
perdona così velocemente. Di solito ci mettono almeno un giorno intero per fare
pace, se non più di uno >>
Inuyasha era molto perplesso.
<< E
allora? >>
<< Allora? Allora quei sue stanno organizzando qualcosa! Sono tra le persone
più impiccione che conosca, quando ci si mettono >>
spiegò Kagome. Inuyasha sembrò capire a cosa si
riferiva.
<< Andiamo
a casa di Sango, non è lontana da qui >>
propose la ragazza, avviandosi. Inuyasha la seguì
docilmente.
Arrivati a destinazione,
Kagome suonò il campanello. Sentirono una serie di botti e urli, tra qui un “Kirara, vieni subito qui!”, prima che Kohaku
aprisse la porta con la nekomata in braccio.
<< Oh, ciao Kagome! >>
salutò affannato, mentre la micia tentava la fuga.
<< Ciao Kohaku. Sango è in casa? >> chiese la ragazza carezzando Kirara,
che subito si addolcì e cominciò a fare le fusa.
<< No, è uscita. Ha detto che non torna nemmeno per cena, e si è portata dietro
un incenso anti-demone per cancellare l’odore >> spiegò il fratello,
mostrando tutta la sua perplessità su quella strana situazione. Kagome lanciò
un’occhiata a Inuyasha. Sango discendeva da una famiglia di sterminatori, ed era
piena di curiosi gadget anti-demone.
<< E’ chiaro che non voleva che tu seguissi le sue tracce >> commentò dopo
aver ringraziato e salutato Kohaku.
<< Proviamo ad andare
da Miroku? >> chiese lui poco convinto.
<< Sango
ha il sangue di sterminatori nelle vene, si sarà
organizzata bene. Non li troveremmo nemmeno volendo >> rispose
la ragazza rassegnata.
<< Bè, allora che vuoi
fare? >> domandò lui osservandola. Kagome alzò lo
sguardo perplessa.
<< C… che voglio fare? >>
ripeté confusa, mentre lui continuava a fissarla.
<< Keh!
>> sbuffò lui << Visto che ci siamo tanto vale che facciamo
qualcosa >>
Kagome rimase a bocca aperta.
Possibile che Sango e Miroku
fossero riusciti davvero nel loro intento?
<< Allora? >>
chiese l’hanyou impaziente. Kagome chiuse la bocca, e
si mise a pensare.
<< Mi porterai ovunque
ti chiedo? >> domandò curiosa.
<< Se
è possibile andare e tornare prima di domani >> rispose lui ironico. Questo la sorprese. Di nuovo.
<< Non sono mai andata
alla torre di Tokyo, anche se abito nella stessa città >> disse quindi, osservando la sua reazione.
<< Nemmeno io >>
commentò, avviandosi verso la stazione. Kagome gli corse dietro, allegra. Le piaceva quando Inuyasha si
comportava così, era naturale come nelle notti di luna nuova.
Presero la
metro fino alla stazione di Shibuya, e poi
l’autobus fino alla torre. Kagome credeva che fosse molto più vicina, ma
soprattutto molto più piccola. Si sorprese di quanto fosse grande.
Ormai era quasi buio, e già
era illuminata di arancio. In estate sapeva che era
illuminata d’argento. Dentro c’era un acquario gigantesco, e anche diversi
musei molto curiosi. Si sentiva una bambina a sorprendersi per ogni cosa, mentre
Inuyasha la seguiva pazientemente. Sembrava che le
stesse facendo la guardia.
<< Andiamo
all’osservatorio? >> chiese allegramente tirandolo verso gli ascensori.
Si era fatto buio, e la città non si vedeva. In compenso, il cielo era limpido,
e si vedevano un po’ di stelle e la luna crescente.
<< Peccato che sia buio, forse oggi si vedeva il monte Fuji
>> mormorò, osservando le vetrate.
<< Io lo vedo >> disse Inuyasha,
attirando l’attenzione di Kagome.
<< Ah… è vero >> commentò sorridendo. Inuyasha
la guardò perplesso. Perché sorrideva.
<< Ho sete >>
disse poi, guardando l’osservatorio << vado a prendere qualcosa al
distributore >>
<< Ti accompagno >> propose lui seguendola.
<< NO! >> urlò
lei, arrossendo, e lasciandolo di stucco. Lui si tappò le orecchie con un
gemito.
<< Non urlare! >>
si lamentò, continuando a tenerle tappate << E
poi, perché no? >>
Kagome fece per rispondere,
ma poi rimase zitta. Non se lo ricordava? Un po’ rimase delusa, e decise di
ignorare la discussione. Lui non insistette, forse per paura di un “A cuccia”,
o forse perché cominciava a capire il perché.
Quando scesero al primo piano, Kagome disse nuovamente che
andava a prendere da bere.
<< Va
bene >> si limitò a dire lui, senza seguirla. La ragazza fece un
respiro di sollievo, o forse di rassegnazione? Sembrava proprio che non si
ricordasse di quella sera al distributore.
Digitò il codice dell’acqua
naturale sull’apparecchio. Quei bip erano così fastidiosi. Ma
perché dovevano essere così rumorosi, quei distributori? Si chinò per
raccogliere la bottiglietta, ma quando si alzò si ritrovò davanti due ragazzi
che la fissavano. Dopo una prima occhiata, capì che erano demoni. Avevano la
pupilla felina, e le orecchie appuntite, oltre a canini molto pronunciati e artigli.
<< Ehi, ma questa è
Kagome? >> chiese uno dei due, con una cresta bianca
divisa in punte. Lei lo guardò perplessa. Si conoscevano?
<< Si, riconosco
l’odore che ci ha fatto sentire Koga >> confermò l’altro, con i capelli bianchi e corti, e un ciuffo
scuro che li separava.
<< Io sono Hakkaku, e lui e Ginta. Koga parla spesso di te. Una volta abbiamo
visto una tua foto >> disse quello con la cresta.
<< Ah >> rispose
Kagome, immobile. Che volevano quei due?
<< Tra un po’ non
vediamo Koga? >> chiese Ginta,
con la faccia di chi aveva avuto una grande idea.
<< Giusto! Vieni con noi >> disse Hakkaku
prendendole il polso.
<< Ehm, io veramente…
ma che fai? Lasciami! >> urlò mentre se la
tiravano dietro.
<< Ehi >>
Kagome sentì un’altra mano
sul suo braccio, e Hakkaku si fermò, voltandosi. Inuyasha era lì accanto.
<< Lasciala stare, lupo
>> disse con voce calma, ma Kagome percepì che
traboccava di rabbia. Ginta lo squadrò da capo a
piedi, prima di lanciargli un’occhiata perplessa.
<< Che
vuoi, hanyou? >> chiese con tono sprezzante.
Kagome gli lanciò un’occhiata inceneritrice, che per
un attimo lo fece vacillare.
<< Lei sta con me >> rispose Inuyasha,
lasciando la ragazza di stucco. Ma cosa stava dicendo?
E poi, così davanti a tutti!
<< Non ha il tuo odore addosso >> commentò Hakkaku. Kagome parve perplessa. Il suo odore addosso? Cosa voleva dire?
In quel momento, Inuyasha ringhiò, Il ringhiò più
minaccioso che Kagome avesse mai sentito. Per la prima volta in vita sua,
Kagome ebbe davvero paura di Inuyasha,
tanto che le venne la tentazione di scappare. Lo guardò
terrorizzata, probabilmente stava anche tremando. Lui sembrò notarlo,
perché strinse la presa sul suo braccio, come a rassicurarla.
<< Inuyasha…
>> mormorò lei, con voce tremante. I due lupi strabuzzarono gli occhi.
<< I… Inuyasha? >> ripeté Hakkaku
terrorizzato.
<< Quell’Inuyasha? L’amico di Koga? >>
domandò Ginta arretrando, e tirando con lui Hakkaku, che lasciò il polso di Kagome.
<< Amico? >>
chiese la ragazza perplessa. Koga riteneva Inuyasha un suo amico?
<< Questo ci fa a fette
>> sussurrò Ginta a
voce troppo alta, tanto che lo sentì anche Kagome.
<< Dobbiamo andare, che
sfortuna! Ci vediamo! >> si congedò rapidamente Hakkaku,
e i due corsero via. Inuyasha teneva ancora stretto
il braccio di Kagome, fissando il punto in cui i due erano spariti.
<< Ehm… Inuyasha, il braccio >> fece notare Kagome,
riportandolo nel mondo dei vivi. Lui la guardò per un attimo, come per
assicurarsi che fosse tutto a posto. Poi le lasciò il braccio, ma in compenso
le prese la mano, e cominciò a tirarsela dietro. Kagome arrossì, mentre cercava
di tenere il suo passo.
<< Ehi, che ti prende?
Lasciami! >> disse dopo un po’, stanca di corrergli dietro. Lui le lanciò
un’occhiata che diceva tutto. No, non la lasciava e no, non rallentava.
Kagome sbuffò. Cosa gli era preso, tutto d’un tratto?
<< Non posso distrarmi
due secondi che tu ti cacci nei guai >> disse
lui spezzando il silenzio, mentre erano in metro. Le teneva ancora la mano.
<< Non è colpa mia se Koga mostra le mie foto in giro >>
rispose lei piccata, cercando di incrociare le braccia. Nulla da fare, l’hanyou non mollava la presa della sua mano.
Quando arrivarono alla stazione, prese una direzione diversa
da casa di Kagome, ma lei lo seguì in silenzio. Quando
svoltò nel viale di una casa dal cancello aperto, però, si fermò. Inuyasha si voltò a guardarla perplesso.
<< Che
hai? E’ casa mia >>
<< Perché
mi hai portato qui? >> chiese lei perplessa. Era tardi
ormai, e tra non molto doveva tornare a casa.
<< Non voglio che Koga venga a cercarti >> disse
arrabbiato.
<< Perché
dovrebbe? >> domandò perplessa. Lui alzò gli occhi al cielo.
<< Appena quei due
diranno a Koga che ci hanno visti
insieme, stai certa che correrà a cercarti. Ma
non sa dove abito, e dato che abbiamo usato i mezzi pubblici non può seguire il
tuo odore. E dato che non sei tornata a casa, non può
seguirti fin qui >> spiegò l’hanyou,
trascinandola a forza nel cortile.
<< Va
bene, ho capito! So camminare da sola >> si
lamentò strattonando la mano. Inuyasha la
lasciò. Probabilmente era convinto che fosse al sicuro adesso. Ma l’assenza di quel contatto le faceva sentire la mano
fredda. In quel momento si accorse di volergli stringere la mano di nuovo, solo
per sentirne il tepore.
Lo seguì dentro casa, e poi
nella sua stanza, accompagnati dal saltellante Miyoga.
Nel tragittò, sentì di tanto in tanto gli strilli di
Rin e di una voce gracchiante che la sgridava.
<< Ecco, questa è camera mia >> disse il ragazzo arrivando ad una
porta con sopra intagliato il suo nome in kanji.
<< Chi l’ha scritto? >>
chiese curiosa. Era un intaglio molto rude.
<< L’ha fatto Rin su
tutte le porte delle stanze. Ha obbligato Jaken ad
insegnargli come scrivere i nostri nomi e li ha incisi. Quando
l’ha scoperto era furioso >> spiegò Inuyasha
ridacchiando. Kagome sorrise.
<< Oh, signorino Inuyasha! Che rara visione vedervi ridere
>> disse allegro Miyoga saltellando sulla
scrivania. Inuyasha tossì, riassumendo il suo
solito sguardo. Kagome rise divertita.
<< Che
c’è? >> chiese lui confuso.
<< Nulla. È che appena Miyoga ti ha fatto notare che ridevi hai subito smesso >>
disse allegra, sedendosi sul letto. Lui la imitò, sedendole
accanto.
<< Senti,
ti ricordi oggi in infermeria? >> chiese Kagome quasi subito. Inuyasha arrossì.
<< C…cosa? >>
chiese confuso.
<< Perché
non mi hai fatto toccare le orecchie? >> si lamentò sedendosi a gambe
incrociate, frontale a lui.
<< Perché
dici? Non ci sono abituato >> rispose più
tranquillo.
<< Non è giusto! Mia
madre ti ha toccato le orecchie e io no! >> disse offesa, incrociando le
braccia. Inuyasha sospirò rassegnato.
<< Se
vuoi toccarle fallo >> concesse, piegando un po’ la testa. Lei non se lo fece ripetere due volte. Allungo le
mani e le acchiappò delicatamente, sfregandole con le
dita.
<< Come sono morbide! >> disse allegra, ma a bassa voce.
Sapeva che i rumori troppo alti gli davano fastidio. Rimase a strofinarle
ancora un po’, prima di lasciarle andare. Non voleva infastidirlo. Lui non si
mosse.
<< Inuyasha?
>> chiamò Kagome perplessa << Ehi, Inuyasha?
>>
<< Si è addormentato di
nuovo >> commentò Miyoga saltellante << è
da quando è piccolo che gli fa questo effetto. Mi
ricordo che sua madre gli carezzava sempre le orecchie quando
non voleva dormire, e lui crollava in pochi minuti >>
Kagome trattenne una risata. Ecco perché non voleva mai farsi toccare le orecchie. Lo
rilassava e addormentava. Lo distese sul letto, e si mise ad osservarlo. Non lo
aveva mai visto dormire. Sembrava un bambino, e aveva un’espressione così
rilassata, come se non potesse sfiorarlo alcun problema. Si sedette sul bordo
del letto, accanto al suo fianco. Il vecchio Miyoga
saltellò via per una commissione, e lei rimase lì ad ammirarlo. Era perfetto.
Si accorse solo in quel momento di quanto era bello. Bello come un dio. Gli
carezzò i capelli, senza pensarci, e si accoccolò accanto a lui, per sentirne
il calore. Si accorse che due occhi ambrati la stavano fissando.
<< Scusa, ti ho svegliato >> mormorò, rimanendo stesa accanto a
lui. Stranamente, non si sentiva in imbarazzo. Lui scosse la testa
impercettibilmente, abbracciandola e stringendola a sé. Kagome chiuse gli occhi
ascoltando il battito del suo cuore, percependo il suo
calore. Sentì il suo respiro tra i capelli.
<< Hai
un buonissimo odore >> sussurrò lui. Era invaso dal suo aroma,
così dolce e inebriante.
<< Ma
se dici sempre che ho un cattivo odore! >> rispose lei piccata,
sentendosi presa in giro.
<< Ho sempre mentito >>
Kagome arrossì, e nascose il
volto sul suo petto, cercando di non farlo notare.
<< Signorino Inuyasha! Signorina Kagome! Svegliatevi! >> urlò il
vecchio Miyoga saltellando sul volto di Inuyasha, pungendolo. Il
ragazzo lo schiacciò istintivamente con la mano, aprendo gli
occhi assonnato. Kagome si svegliò a sua volta, sentendolo muoversi.
Erano ancora abbracciati, come quando si erano addormentati. Rimase un attimo confusa, non ricordando bene cosa fosse successo. Poi
alla sua mente riaffiorarono quelle parole, quelle che aveva sentito prima di
addormentarsi.
“Ho sempre mentito”. Era una
bugia. Lui non la odiava, e lei era stata una stupida. E
Sango aveva ragione. Gli era sempre piaciuta.
<< Oh, sei tu vecchio Miyoga >> commentò
il ragazzo mettendosi a sedere.
<< Non vi scusate signorino, ci sono abituato >> rispose l’altro
con voce spezzata.
Kagome lanciò uno sguardo all’orologio
digitale sul comodino, e scattò in piedi, improvvisamente piena di energie.
<< ODDIO! SONO LE
UNDICI PASSATE! >> urlò tirando fuori il cellulare dalla tasca. Possibile che non lo avesse sentito. Lo schermo scuro spiegò
tutto. Era scarico, e si era spento. Quindi tutte le
chiamate della famiglia, che di sicuro aveva chiamato, avevano dato il numero
come irraggiungibile.
<< Ti accompagno io, o
non arriverai prima di mezzanotte >> propose Inuyasha, accompagnandola rapidamente alla porta.
<< E
con te quando arriverò? >>
<< In cinque minuti >>
rispose, offrendogli la schiena. Lei lo guardò perplessa.
<< Su, Sali >> la
incoraggiò. La ragazza prese un respiro profondo, prima di salirgli in spalla. Gli
abbracciò il collo, e strinse le ginocchia attorno ai suo
fianchi, mentre lui la reggeva per le ginocchia.
<< Pronta? >>
chiese, preparandosi. Lei annuì, poco convinta. Quando
Inuyasha saltò, urlò, chiudendo gli occhi. Ci mise un
minuto buono prima di riuscire ad aprirli. Sentiva il vento sul volto, e vide
che stavano sorvolando le case. Inuyasha atterrava di
tanto in tanto su un tetto, per spiccare un nuovo salto verso la prossima
destinazione.
Arrivarono al tempio in
cinque minuti, come previsto. Kagome vide le luci di casa accese, chiaro segno
che erano tutti alzati. La aspettava una bella sgridata.
<< Kagome,
di che è colpa mia se hai fatto tardi.
In fondo è vero, se non mi fossi addormentato… >>
<< Non ci provare! >>
rispose lei scendendo dalla sua schiena, e fissandolo severa << Se lo
faccio il nonno mi impedirà di vederti. Poi come farai
nel novilunio? >>
<< Posso girare per la
città come prima >> propose lui divertito.
<< Fossi
matta! Finché io abiterò in questa casa, tu verrai qui
nel novilunio. Sempre che tu lo voglia, ovviamente >>
Lui sorrise. Un sorriso
dolce, che Kagome
non aveva mai visto sul suo volto. La abbracciò, sorprendendola.
<< Grazie >>
mormorò l’hanyou al suo orecchio. Kagome si voltò a
guardarlo negli occhi. Erano così vicini, e lei era totalmente rapita dal suo
sguardo. Gli prese il volto tra le mani, timidamente, avvicinandolo al suo,
quando…
<< MAMMA! Kagome è
tornata! E c’è anche il fratellone cane >>
strillò Sota affacciandosi dalla porta. I due ragazzi
si allontanarono arrossendo, mentre la mamma di Kagome e il nonno correvano nel
cortile.
<< Oh, Kagome! Ero così preoccupata >> disse la madre abbracciandola.
Il nonno si concentrò sul ragazzo.
<< TU! Sapevo che era
meglio se mia nipote non frequentava un teppista come… >>
<< Oh, Inuyasha, grazie mille per aver riportato a casa la mia
Kagome >> disse la madre interrompendolo e
prendendo le mani del ragazzo << non ti ringrazierò mai abbastanza >>
<< Ma
si figuri >> rispose lui tranquillamente. Il nonno, sconvolto, fissò la
figlia, poi Inuyasha, poi i nipoti.
<< Basta, fate come
volete! Io non voglio saperne nulla! >> esplose tornando in casa.
Dopo altri ringraziamenti e
saluti, anche il resto della famiglia tornò in casa. Kagome
lanciò un ultimo sguardo a Inuyasha.
Lui sentiva ancora il calore delle sue mani sul volto.
<< Kagome, mi spieghi
che fine avevi fatto? Avevi detto
che uscivi con Sango, e lei non era a casa! Abbiamo
chiamato Miroku e niente! Questo, ovviamente, senza
contare le centinaia di telefonate che abbiamo fatto
al tuo cellulare a partire dalle sette e mezza! >>sbraitò il nonno. Kagome
annuiva senza ascoltarlo. La sua mente era impegnata a non cancellare la sensazione
di quel calore sulla pelle, e quelle tre parole… “Ho
sempre mentito”.
<< Kagome, mi stai
ascoltando? >> chiese il nonno rabbioso.
<< No >>
<< Come? >>
<< NO! >> urlò la
ragazza, scattando in piedi << Lasciatemi in pace per una volta! >>
Detto ciò corse in camera
sua, lasciando il vecchio di stucco, e la madre preoccupata.
Si lanciò sul suo letto
piangendo. Era una stupida, stupida, STUPIDA! Aveva
sempre preteso il massimo della sincerità, e lei non faceva altro che mentire. Inuyasha, e il piano, e Kikyo. Perché
aveva gli messo quel dannato rosario?
<< Kagome >>
chiamò la mamma in un sussurro. La ragazza si accorse che era seduta sul letto
accanto a lei. Non l’aveva neanche sentita entrare. Di slanciò,
si mise a piangere sulla sua spalla, singhiozzando. La madre la abbracciò,
dandogli qualche affettuosa pacca sulla schiena.
<< Su, su Kagome, non
fare così. Si può sapere cosa ti è preso? >> chiese lei tranquilla. Kagome
capì dal suo tono di voce che poteva scegliere di non rispondere. Ma lo fece. Raccontò tutto, dei tre anni passati con lui che
la prendeva in giro e le rubava il pranzo, del piano con Kikyo,
del distributore e delle notti di novilunio. Di San Valentino
e della giornata passata insieme, tutto senza omettere nulla. E tutto mentre continuava a piangere. Quando
finì di raccontare, si calmò, limitandosi ai singhiozzi.
<< Kagome, come sei
arrivata a fare questo? Avevo visto che stavi male, ma addirittura vendicarsi! >>
<< Avevi…
avevi visto? >> chiese la ragazza confusa. La madre la guardò
dolcemente.
<< Kagome, pensi
davvero che non mi fossi accorta di nulla? Sono tua
madre. Anche nelle notti in cui è rimasto qui, tu
pensi davvero che io non vi abbia controllato? Solo che io
non sono… invadente come il nonno. Mi limitavo a rimanere alzata in
cucina, o in camera mia, quando vi siete spostati nella tua stanza. Non volevo obbligarti a parlarmene >> spiegò carezzandogli
i capelli.
<< Oh mamma! Cosa posso fare? >> chiese Kagome singhiozzante.
<< Se
mi chiedi la cosa più saggia da fare, è spiegare a Kikyo
la situazione, e non dirgli nulla. Ma se mi chiedi la cosa più giusta… allora devi dirgli la verità, tesoro >>
<< Ho
paura >> singhiozzò la ragazza << sono sicura di perderlo. Lo
amo troppo per perderlo! >>
<< Bambina mia, devi
essere forte. E sperare che lui ti capisca >> la
consolò la madre, cullandola. Kagome si addormentò tra le sue braccia, ma si
risvegliò durante la notte, a causa di incubi. Non
riuscì più a prendere sonno, e passò il resto della nottata a piangere. Cercando
di farsi coraggio.