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Autore: Lady Warrior    06/09/2013    1 recensioni
In un piccolo villaggio di Rohan nasce e cresce Rebean, una ragazza cresciuta all'insaputa di Sauron, dell'anello e di tutto ciò che esso comporta. Apparentemente è una ragazza normale, ma una profezia la riguarda. Dopo la fuga dal suo paese conoscerà Gandalf, che la porterà a Edoras, dove farà amicizia con Eowyn e crederà di iniziare una nuova vita. Ma durante la fuga dalla città verrà rapita da alcuni orchi, e finirà prigioniera degli Spettri dell'Anello, e costretta a viaggiare con loro. La profezia potrà quindi compiersi, ma tutto dipenderà da lei ...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nazgul, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo del fuoco e della terra'
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La conquista dell’Anello
 
 


Buongiorno lettori e lettrici! Ho un avvisetto da darvi, nulla di speciale, ma ci tengo a precisare. Ho inserito una scena sotto il punto di vista di Faramir che si trova ne “Il Signore degli anelli special estended edition: le due torri”, dopo che Faramir dice a Frodo che Boromir è suo fratello. Ho ritenuto giusto dirlo, perché negli avvertimenti ho scritto che mi basavo sul film, ma non sull’extended edition. Il fatto è che l’ho comprata l’altro giorno e poi l’ho vista per la prima volta e quella scena mi era piaciuta tantissimo, perciò l’ho inserita in un momento diverso. Buona lettura a tutti!
 

 
 
 
 
 
Quel giorno non avvenne alcuna battaglia, solo esercitazioni: l’esercito si sarebbe schierato il giorno seguente.  Eowyn si appartò in una stanza del palazzo per togliersi l’elmo per qualche minuto, per liberarsi dal peso. Chiuse la porta, ma essa aveva una chiusura difettosa, e così si aprì un poco. La  ragazza si tolse lentamente l’elmo, slegandosi i suoi lunghi capelli dorati. Finalmente la sua testa poteva respirare.
<< E così voi siete una donna>> disse stupita una voce maschile.
<< Da quando è consuetudine spiare dalle porte a Gondor?>> chiese Eowyn mentre l’altro, che la ragazza riconobbe come quell’uomo che Gandalf aveva chiamato Faramir, le girava lentamente attorno, guardingo, con le mani dietro la schiena e la spada al fianco.
<< Da quando è consuetudine che le donne di Rohan diventino cavalieri?>> chiese l’altro.
<< Io … non sono affari vostri. Inoltre non avete il diritto di aggirarvi per il castello osservando ogni stanza>> replicò la ragazza.
<< Pensavo che il figlio del sovrintendente di Gondor ne avesse il permesso, ma non avete risposto alla mia domanda>>
<< Le donne di Rohan sanno combattere>>
<< Allora immagino che potrei discuterne con re Theoden>> disse l’altro, posizionandosi davanti a lei con le braccia incrociate.
<< No!>> esclamò l’altra << Voglio dire …>> tentò di continuare, ma l’altro la interruppe.
<< Qual è il tuo nome?>>
Eowyn lo guardò in faccia, decisa.
<< Rebean>> rispose, pentendosene subito dopo. Se Faramir avesse scoperto tutto sarebbe stata in un grosso guaio.
<< Io sono Faramir>> disse l’altro, voltandosi e avvicinandosi alla porta.
<< Mio padre voleva inviarmi a Osgiliath oggi stesso. Sarebbe stata una missione suicida, se re Theoden e Gandalf non lo avessero convinto a farmi restare qui. Dunque non ti dispiacerà se domani combatterò al tuo fianco: non posso permettere che possa essere fatto del male a una donna. Il campo di battaglia non è un posto per donne>> disse, prima di andarsene via.
Eowyn si sedette con la testa fra le mani. Si era cacciata in un grosso guaio. In un grandissimo guaio e doveva per forza non farsi notare da Faramir, in guerra.
 
 
Faramir si ritirò nella sua stanza, turbato. Quel giorno erano accadute troppe cose, e velocemente. Quella  ragazza, cosa ci faceva? Sapeva veramente combattere? E chi era? Ma nel suo cuore non c’era troppo spazio per quel quesito, perché era lacerato da una ferita grave, inflittagli da suo padre. Non gli aveva mai voluto bene, e quella  frase, quella terribile frase ne era la riprova. << Vorresti che fossi morto io al posto di Boromir, vero?>> gli aveva chiesto e lui aveva risposto di sì. Faramir aveva trascorso tutta la sua vita oscurato da Boromir, tentando di dimostrare al padre il suo valore. Valore che egli aveva sempre negato. Ma non provava astio nei confronti di Boromir, non l’aveva mai provato. Suo fratello, infatti, aveva sempre tentato di mostrare al padre quanto anche Faramir potesse essere forte e valoroso, ma non c’era mai riuscito. Detestava suo padre, proprio come lui, in fondo. Così si ricordò di quella volta, l’ultima volta in cui aveva visto il suo fratello Boromir.
 
Boromir aveva appena piantato la bandiera di Gondor su Osgiliath, e, orgoglioso e estremamente felice, stava pronunciando un discorso di vittoria: avevano riconquistato la città. I soldati esultavano alle sue parole e lo guardavano come una guida, come un vero condottiero. Faramir era tra loro, e guardava sorridente suo fratello, orgoglioso di lui. Boromir, il suo fratello maggiore.
Quando egli scese dal luogo sopraelevato dove aveva piantato la bandiera, Faramir gli venne incontro, e si abbracciarono.
<< Ricordati questo giorno, fratellino>> gli aveva detto Boromir. << Questo giorno è per festeggiare e bere. Birra! Gli uomini hanno sete!>>
Detto questo avevano bevuto un boccale di birra assieme, ma poi il volto di Boromir si era oscurato.
<< Oh no, è già qui>> aveva detto Boromir. I capelli lunghi e argentei di Denethor si intravedevano seppur lontani, ma il padre li raggiunse in poco tempo.
<< Dov’è il mio figlio preferito? Dov’è il mio primogenito?>> chiedeva insistentemente, e quando aveva visto Boromir il suo sorriso si era fatto più grande. Allora gli era venuto incontro e lo aveva abbracciato con amore. Faramir era dietro suo fratello, in un angolo.
<< Hanno detto che hai sconfitto quell’esercito da solo>> aveva detto Denethor a Boromir.
 << Esagerano. Non avrei fatto niente senza Faramir>> aveva risposto l’altro, lodando suo fratello minore. Allora Faramir era avanzato, ma suo padre disse che Faramir era un vile, aveva abbandonato la città, che non serviva a nulla, e altre offese. Poi aveva ordinato a Boromir di seguirlo.
Dopo poco arrivarono in un luogo appartato e Denethor informò suo figlio della riunione a Gran Burrone, del fatto che l’unico era dagli elfi, e gli comandò di portarlo a Mordor. Ma boromir non voleva, l’Anello avrebbe solo portato sventura alla loro terra, ma sotto l’insistenza del padre dovette cedere.
<< Perché non assegnate l’incarico a Faramir?>> chiese poi.
<< Tuo fratello ha già dimostrato la sua utilità, cioè è di nulla utilità>> rispose l’altro.
Quando arrivarono davanti a Faramir e lo informarono del fatto, si propose anche lui per l’incarico.
<< Vuoi dimostrare il tuo valore, Faramir, ma abbiamo già visto la tua inutilità. Boromir andrà a Gran Burrone>> rispose suo padre.
Poco dopo Boromir partì, ma prima sorrise a suo fratello e gli disse: << Ricordati di questo giorno, fratellino>>
 
Non l’aveva più rivisto da allora. Quando aveva saputo della sua morte, quando avevano ritrovato il suo corno distrutto, si era messo a urlare, a piangere, ma non c’era nessuno ad ascoltare il suo dolore, a consolarlo. Suo padre si era infatti adirato, lo aveva scacciato dicendogli che era morto colui che avrebbe potuto renderlo fiero e orgoglioso, che non voleva l’altro suo figlio partecipe del suo dolore. E così da solo, in una stanza, Faramir aveva dovuto affrontare la sua oscurità da solo. E adesso lo era veramente, solo. Adesso non c’era più nessuno a difenderlo dall’avversione di suo padre, non c’era più nessuno a consolarlo nelle notti più cupe.
Faramir desiderava intensamente compiacere suo padre, dimostrargli il suo valore, le sue potenzialità ma ogni volta che ci provava, falliva. Si sentiva un inetto, un idiota. Doveva difendere la sua città e invece non ci riusciva. Voleva ottenere l’amore di suo padre, l’unica cosa forse che gli interessava, ma non ne era capace. Fin da piccolo aveva sentito dire di quanto Boromir fosse migliore di lui, quanto suo fratello fosse più forte, coraggioso: il primogenito, il preferito di suo padre. E a lui, il piccolo Faramir, non aveva ricevuto nemmeno una piccola porzione dell’amore che un padre deve a un figlio. Ma l’aveva cercata, l’aveva agognata, l’aveva sognata, questa porzione, e nonostante tutto continuava ad amare suo padre, sperando che in fondo anche lui ricambiasse. Perciò aveva voluto togliere l’anello a Frodo. Non per la città. Non per Gondor. Ma per suo padre, per recuperare l’affetto dovutogli. E l’ora era forse giunta: se si fosse distinto nella battaglia a venire …
 
 
Rebean aveva notato che quell’anello era molto importante per i Nazgul, e che per qualche strano motivo, essi lo cercavano e lo desideravano. In fondo, era un anello semplice, solo era fatto d’oro. Forse lo volevano vendere per diventare più ricchi … Ma in fondo quanto poteva valere quel monile? Era talmente semplice …
Inoltre da quando avevano scoperto il fatto, erano sempre meno loquaci (non che lo fossero prima, intendiamoci bene, ma qualche parola Rebean poteva scambiarcela) e più agitati.
<< Scusate se non ho preso quell’anello, va bene? Non sapevo che ci eravate così affezionati … >> cercò di dire.
Ovviamente, non ricevette risposta.
<< E va bene, va bene>> disse poi << So dove li ho visti, so ritornarci. Se volete vado a prendervi quell’anello>>
<< Non te lo lasceranno prendere. Avevi detto che non sapevi con precisione dove si trovassero gli hobbits>> disse il Signore dei Nazgul.
<< Ehm … in effetti penso di essermelo ricordato proprio adesso>> rispose la ragazza sfoggiando un sorriso d’occasione. Non voleva certo che venissero a sapere che non aveva voluto far trovare loro gli hobbits!
<< Allora ci dirai dove sono e poi rimarrai qua. Andremo noi>>
<< Non fate loro del male! Sono simpatici! Sono sicura che se parlerete con loro riuscirete a trovare un accordo>>
Il Signore dei Nazgul non fece caso alla frase e si fece dire dove la ragazza aveva visto i due hobbits.
Prima di andarsene, egli si voltò.
<< Davvero non hai provato niente nel vederlo?>> chiese.
<< No. È solo un semplice anello, no? Cosa dovrei provare?>>
L’altro si voltò e se ne andò, ma Rebean aveva un piano. Sebbene sperasse il contrario, sapeva che i Nazgul avrebbero fatto del male a quei tre, se loro non avessero voluto dar loro l’anello. Così la ragazza si inoltrò nella distesa di rocce, inerpicandosi tra esse. Arrivò in un punto sopraelevato dal quale poteva vedere tutto senza essere notata. Osservò il paesaggio desertico e vide sotto di lei i tre compagni di viaggio, che si nascondevano. Più in là stavano giungendo i Nazgul.
La ragazza si calò velocemente giù, atterrando di fianco a Frodo.
<< Ciao>> lo salutò.
<< Cosa ci fai qui?>> chiese sam.
<< è una lunga storia. Dovete darmi quell’anello. I miei compagni stanno venendo a prenderlo, e non sono sicura che non vi faranno del male. Quindi, siate ragionevoli e consegnatemelo>> disse Rebean.
<< Neanche per sogno! Dobbiamo portarlo a Mordor!>>
<< Che strano … è dove siamo diretti anche noi. Dai, datemelo, cosa ci fate? È solo uno stupido anello!>>
La conversazione non si protrasse oltre, perché un grido acuto lacerò l’aria.
<< I Nazgul!!>> si lamentò la creatura Gollum << vogliono il tessoro>>
<< Voi siete pazzi, altroché. Tesoro quell’anello?>> esclamò Rebean. << State tranquilli, a me daranno ascolto>>
Rebean si alzò e cercò di avvicinarsi agli Spettri, ma questi furono più veloci, e nonostante la strenua difesa di Sam e Gollum si stavano avvicinando sempre di più a frodo, che nel frattempo stava accarezzando l’anello. Rebean lo vide, prese l’anello e lo strappò dalla catenella, mettendoselo tranquillamente in tasca.
<< Scusatemi, ma mi sembrate tutti un po’ fissati con questo anello. Non è un po’ insensato?>> commentò, e poi corse accanto a Sam che stava per essere trafitto dalla spada di un  Nazgul.
<< NO! NON FATELO!>> URLò Rebean, e questi si bloccò un attimo.
<< Dovevi restare dove eri>>
<< L’ho preso! Ho quello stupido anello!>> disse la ragazza, estraendolo dalla sua tasca. << Adesso andiamocene e non fate loro del male!>>
Nel tempo in cui furono pronunciate tali parole i tre erano riusciti a nascondersi da qualche parte, così i Nazgul desistettero dal loro intento.
 
<< Ti avevo ordinato di restare dove eri!>> urlò il Signore dei Nazgul, quando si fermarono per la pausa successiva.
<< Lo so, ma avreste fatto loro del male>> rispose l’altra << E comunque ho qui l’anello>> continuò lanciandolo per aria e riprendendolo come per giocarci.
<< Cosa ci troverete di speciale in questo aggeggio …>>
L’altro volse il suo sguardo su di lei.
<< Non provi niente. Niente di niente. Che cosa strana>>
<< Nessuno prova particolari emozioni di fronte a un anello. A meno che non sia quello di fidanzamento …>>
<< Se tu possedessi un anello che ti facesse diventare potente, invincibile, col quale potresti diventare regina di tutta la Terra di Mezzo, lo indosseresti o lo distruggeresti? Cosa diventeresti?>> chiese il Signore dei Nazgul.
<< Io non voglio il potere. Non voglio diventare regina o giù di lì. Non voglio diventare invincibile e potente, io voglio solo andare da mia madre, dalla mia amata madre e dirle che sto bene e di non preoccuparsi per me. Vorrei che non appena mi vedesse, mio padre mi abbracciasse e mio fratello si scusasse per tutte le volte che mi ha fatto del male. E poi vorrei ritornare a Edoras, dai miei amici: Aragorn, Gimli, Legolas, Eowyn … sì, Eowyn, la mia vera unica amica. Vorrei andare là e poi vivere una vita normale, lontana da potere e ricchezza, trovare un uomo che mi ami, sposarmi con lui e avere bambini … non voglio più avventure, ormai. Mia madre mi ha sempre detto che il potere porta cattivi consigli, e cose brutte. Perciò voglio starne alla larga. Non desidero il potere, e non farei niente per ottenerlo. Voglio solamente avere una vita normale, non da persona estremamente povera, né da ricca. Comunque, tanto di anelli magici non ne esistono, no?>>
 
 
Frodo e Sam uscirono dal loro nascondiglio, ossia il mantello elfico, qualche minuto dopo che i Nazgul se ne furono andati.
<< Oh no, Padron Frodo! La nostra missione, l’abbiamo fallita! E adesso?>>
Frodo tacque, sconvolto. << Adesso andiamo a cercare Gandalf. Sarà a Minas Tirith, in attesa della guerra che si starà per svolgere>>
<< E se lì non fosse?>>
<< Non lo so, Sam. Purtroppo temo che non recupereremo mai l’Anello. Quella ragazza me l’ha preso ma non provava niente nei confronti dell’Unico>> disse Frodo.
<< Allora incamminiamoci, Padron Frodo. E Gollum … non penso che tu ci serva più>>
<< Io ho giurato sul tessoro, devo servire il Padrone>> ribatté la creatura.
<< Hai ragione Smeagle, portaci a Minas Tirith>> disse Frodo.
   
 
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