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Autore: HollyMaster    06/09/2013    3 recensioni
Questa fanficiton si svolge dopo la 4x09 (l’ultima puntata prima della pausa di Natale), quindi niente Silas e tutto il resto, ma comunque è ambientata un tantino dopo…
Elena è stata curata dall’asservimento e altre cose sono successe da quella puntata all’inizio della mia fanfiction ma verrà tutto ben spiegato.
Dal secondo capitolo: "-Cosa? Tu l’hai tolto ricordi?- Elena si era fiondata in piedi e ora urlava contro l’amica.
-Io ho fatto un incantesimo per farti agire e pensare di testa tua. Non ho fatto nulla per impedire al tuo corpo di rispondere in modo positivo agli stimoli che Damon ti manda.- Cercò di spiegarsi Bonnie.
-Cosa significa?- Ora anche Damon era in piedi al fianco della vampira dai capelli cioccolato.
-Che probabilmente hai detto qualcosa tipo: “Potremmo avere un bambino.” E il corpo di Elena ti ha obbedito. [...] -Il problema c’è Elena. Il tuo bambino sarà sotto totale asservimento di Damon. Sempre.- [...] -C’è un modo per riuscire a togliere l’asservimento?- Chiese Damon, lo sguardo che pregava ci fosse una soluzione che non implicasse il dover uccidere il bambino o peggio, Elena.
-Una soluzione c’è.- Disse Bonnie facendo calare ancora più silenzio in quella casa."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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VII.

Provare sentimenti per due persone, non è importante... lo è quello che decidi di fare in proposito.

Life Unexpected

 

Arrival of the birds – The Cinematic Orchestra

 

 

Tornare a sedersi sulle scalinate di quel porticato, lì dove lei lo aveva lasciato era difficile. Più di quanto si fosse aspettato ma soprattutto in modo di diverso. Si era aspettato di non riuscire neppure ad avvicinarsi, di vedere quella scalinata e doversi allontanare correndo per non scoppiare in lacrime. Ma non era andata così. Si era avvicinato senza alcun problema. Aveva percorso il vialetto senza versare nemmeno una lacrima e si era seduto rassicurato del fatto che ormai il peggio era passato, ma si sbagliava. Era subito dopo che si era seduto che erano iniziati i problemi, i ricordi lo avevano investito senza alcun preavviso e certo l’arrivo di Elena non aveva migliorato la situazione.

Aveva deciso di ingorare la situazione “gravidanza” anche se sapeva che lei lo aveva chiamato proprio per quel motivo ma era da troppo che non la vedeva e il pancione che ora le spuntava sotto il seno era veramente impossibile da non notare.

Le lacrime stavano cercando in tutti i modi di uscire dai suoi occhi ormai lucidi. Il suo sogno era sempre stato Elena, avere Elena, essere amato da lei, e tutto quello che aveva ottenuto era che la donna che amava, che continuava ad amare e che avrebbe per sempre amato, se la spassava con suo fratello, che l’aveva messa incinta fingendo addirittura che una famiglia fosse diventato il suo sogno. Ma Stefan era convito che presto si fosse stancato di lei e del figlio che portava in grembo e tutto sarebbe ricaduto su di lui, perché, al contrario di Damon, lui ci sarebbe sempre stato per Elena.

Elena si fermò davanti a lui, in piedi. Era ancora bellissima, il viso magro come l’ultima volta che l’aveva vista, così come le gambe che erano nude, dato il mese caldo. L’unica cosa che era cambiata di lei era l’enorme pancia su cui cadeva continuamente l’occhio, la stessa che Stefan era abituato ad accarezzare durante le loro notti di passione.

-Allora, come mi trovi?- Chiese lei cercando di rompere il ghiaccio. Era evidente che fosse difficile anche per lei. Stette ancora per un po’ in piedi mostrandosi in tutta la sua bellezza.

-Sei…stupenda! Come sempre.- Sussurrò Stefan.

Il fatto che fosse arrivata dal vialetto e che non fosse semplicemente uscita dalla porta di casa Gilbert significava che si era trasferita da Damon, ma certo di questo Stefan non poteva essere sicuro. Lui se ne era andato già da un bel po’. Viveva nei boschi e ogni tanto, strano a dirsi, trovava un letto da Bonnie. Era presentandosi a casa sua una notte in cui pioveva a dirotto che aveva scoperto della gravidanza di Elena.

-Avrei dovuto farmi vedere prima.- Si scusò Elena sedendosi al fianco di Stefan, facendo così in modo che i ricordi riprendessero forma nella mente di entrambi.

-Si, avresti dovuto.- L’apostrofò Stefan.

-Ma probabilmente avrei reagito male. Diciamo che i mobili di Bonnie non sono molto felici di come lo sono venuto a sapere ma almeno la faccia di Damon è ancora intatta.- Continuò lui senza cercare di trattenere la rabbia quando pronunciò il nome del fratello.

Elena non capiva come Stefan riuscisse, a volte, a essere così ottuso. Lei aveva visto le lacrime di Damon e sapeva cosa significasse perdere un fratello, una sensazione che non avrebbe augurato a nessuno.

-Non capisco come puoi dire una cosa del genere. Hai mai visto tuo fratello dopo quella chiacchieratina al Grill?- Le chiese in preda ad una rabbia della quale non sapeva spiegare bene la provenienza.

-Io…no.- Si limitò a balbettare il vampiro sorpreso quanto lei della rabbia nella sua voce.

-Beh, dovresti. E’ difficile. Lo è per tutti. Tu…tu hai perso me. Ma io sono ancora qui. Lui ha perso Alarick e niente glielo darà indietro. E adesso, adesso ha perso anche te. Sebbene tu possa tornare da lui non vuoi farlo e questo lo distrugge.- Non aveva mai parlato così per nessuno, ma Damon la preoccupava parecchio, il solo fatto che avrebbe voluto chiamare loro figlio Rick faceva capire quanto l’amico di bevute gli mancasse.

Stefan non aveva mai pensato che il fratello potesse avere una qualche debolezza. L’unica a cui aveva mai pensato era Elena, il suo amore per lei lo rendeva debole, lo rendeva umano, scalfibile e ricattabile; ma mai avrebbe pensato di poter assumere la stessa importanza per il fratello, eppure Damon glielo aveva dimostrato più volte, standogli vicino e salvandogli la vita nonostante il loro amore per la stessa ragazza.

-Non voglio parlare con lui e chiedergli scusa perché io ti amo ancora e sarebbe una bugia. Sono sicuro che ti tratterà male, che ti abbandonerà. Non vorrei pensarlo ma so che succederà!- Elena era seccata di sentirlo parlare così. Chiunque conoscesse era certo che Damon fosse un individuo da evitare, uno di quelli a cui stare alla larga. E perché mai? Vestiva totalmente di nero e beveva parecchio, ma questo non poteva incidere così tanto. Aveva avuto i suoi periodi no in cui uccideva gente a random per divertimento ma anche Stefan aveva passato il suo momento Ripah e se possibile ne era uscito molto peggio.

Elena si alzò dandosi forza appoggiando le mani sulle ginocchia.

-Bene, se è così che la pensi…- Non ottenendo nessuna risposta dal vampiro ancora seduto continuò –allora Damon non ha bisogno di te. Io e lui gli basteremo.- Disse mentre si portava istintivamente una mano sul ventre teso.

Lo guardò per un ultima volta mentre lo sguardo di lui era fisso sulla sua mano e sul significato che comportava; lentamente si girò e fece qualche passo verso il vialetto, quando sentì la mano di lui tirarle il braccio. La stava bloccando, le stava impedendo di proseguire, di andare avanti.

-Sappi che sarai di nuovo mia.- Le sussurrò  semplicemente all’orecchio per poi liberarla dalla presa ferrea che aveva esercitato su di lei. Invece di correre via in preda al panico di quella minaccia, le parole del ragazzo avevano bloccato ancora di più Elena che se ne stava lì a fissarlo seppur libera di andarsene.

Lui si limitò a sorridere, evidentemente sollevato che le sue parole avessero ottenuto il risultato voluto e si allontanò da lei a passo sicuro, mentre Elena se ne stava bloccata sul vialetto di casa sua a rimuginare su quelle parole.

Quella non era una minaccia, era una promessa.

 

***

 

Camminò decisa diretta verso il bosco. Questa volte non si sarebbe fatta raggirare da Klaus, glielo avrebbe chiesto chiaro e tondo. Voleva sapere cosa fosse successo a Tyler, dove fosse e cosa che la preoccupava più di tutte, perché non fosse ancora tornato.

Sembrava che lui non si fosse mai mosso da lì. Era ancora in piedi, la schiena appoggiata alla corteccia ruvida di un albero.

Un sorriso apparve sul suo volto non appena la vide. Solo dal passo leggero ma allo stesso tempo deciso aveva capito di chi si trattava ma vedendola non poteva che sorridere. La luce che portava con se illuminava quel bosco come non sarebbe riuscito mai a fare un raggio del sole e riscaldava il cuore di Klaus come nessun’altro prima d’ora.

-Hai deciso di scendere a patti?- Chiese lui, increspando poi le labbra per ricordarle cosa avevano pattuito.

Lei scosse la testa sorridendo, Klaus poteva avere tanti difetti ma sicuramente aveva le idee chiare e una volta che aveva deciso che avrebbe ottenuto qualcosa era deciso a prenderselo. Così come era decisa Caroline, avrebbe ricevuto delle risposte.

-No. Sono qui per sapere cosa è successo a Tyler, e il motivo per cui non torna.- Disse avvicinandosi a lui e fermandosi a qualche passo di distanza.

-E tu me lo dirai.- Continuò imperterrita sostenendo lo sguardo negli occhi dell’ibrido.

Klaus la fissò per qualche secondo per poi sorridere, fiero di lei.

-Certo che te lo dirò.- Riusciva a capire quanto lei volesse sapere la verità in quel momento.

-Tyler sta bene. Se ne è andato da un gruppo di licantropi a qualche miglio da qui. Lui crede che non sappia dov’è. Crede di essere al sicuro…- Klaus lasciò la frase in sospeso per qualche istante, facendo in modo che le parole aleggiassero nell’aria, che Caroline le capisse totalmente.

Solo quando vide spuntare sul viso della ragazza un’espressione di disgusto mista al terrore si preoccupò di continuare: -Non gli farò alcun male. Non mi interessa.- Scrollò semplicemente le spalle. Era la verità. E Caroline lo capiva bene.

-Tu…- La vampira cercò di mettere insieme i pensieri cercando di far combaciare ciò che Klaus le aveva appena rivelato.

-Tu sai dov’è, ma non lo vuoi uccidere e non hai mandato nessuno per farlo.- Sembrava sperduta, confusa.

-Esatto.- Rispose lui scuotendo il capo in un gesto affermativo.

-Perché?- Quella domanda uscì come un flebile sussurro dalle labbra di Caroline. Una parte di lei era desiderosa di avere una risposta ma l’altra la temeva come se da questo dipendesse il suo intero futuro.

-Mi avevano detto che avrei dovuto uccidere un certo numero di ibridi per poter avere la cura, ma fortunatamente l’ho trovata prima di trovare Tyler. Mi avevano detto una cosa sbagliata solo per fare in modo che uccidessi il mio esercito.- Spiegò Klaus con la sua voce calma e rilassata facendo intendere alla ragazza che chiunque gli avesse detto il falso ora l’aveva già pagata pesantemente, probabilmente con la morte.

-Perché hai tenuto Tyler per ultimo?- Caroline si sorprese a fare quella domanda, in realtà voleva una risposta precisa, la sua mente si aspettava una certa risposta e le sue orecchie si tesero pronte ad ascoltare quelle parole.

-Ho aspettato fino all’ultimo sperando che ci fosse un altro modo, un modo che non implicasse l’uccisione del mio primo ibrido, un modo che non implicasse che tu ce l’avessi con me per sempre per averti  portato via il tuo unico amore.- Klaus abbassò lo sguardo leggermente irritato del fatto che Caroline riuscisse sempre a tirargli fuori tutta la verità, sebbene questa fosse estremamente imbarazzante.

Lei non aspettava altro che sentire quelle parole, erano esattamente quelle che il suo cuore voleva sentire in quel momento. Annullò la distanza fra loro correndogli incontro e lo abbracciò. Un abbraccio di quelli che Klaus non aveva mai ricevuto in tutta la sua vita; non si era mai nemmeno lasciato toccare in quel modo da sua madre quando era un bambino. Suo padre gli aveva insegnato che l’amore estirpava la forza dall’animo e donare qualche battito del proprio cuore per qualcun altro significava sprecare tempo in qualcosa di inutile.

Ma questo abbraccio era diverso, non ero privo di forza, anzi ne sprigionava come il sole avvampa di luce. Era qualcosa che Klaus non si sarebbe mai aspettato, qualcosa che non conosceva.

-Grazie.- Sussurrò Caroline al suo orecchio rendendo così il momento ancora più intimo ma sempre più forte.

Lentamente si staccò da lui mentre si rendeva conto che aveva appena abbracciato l’uomo che aveva sterminato un intero esercito di ibridi che ama chiamare “famiglia”, uno così non era degno d’amore. Come non lo era Damon, anche se dopo che Elena gli aveva donato il proprio cuore era del tutto cambiato.

 L’amore lo aveva cambiato.

Forse poteva cambiare anche Klaus? O forse lui era destinato a vagare per sempre contemplando la solitudine della sua anima.

In quel momento sembrava che tutto si fosse bloccato come in uno strano incantesimo, lo sguardo di Klaus vagava sulle labbra della ragazza che continuava a tenere le mani sulle spalle di lui nonostante l’abbracciò fosse terminato.

I due si mossero come all’unisono, l’uno verso l’altro, attratti da una forza calamitante. Le loro labbra si toccarono in un piccolo dolce e umido bacio.

Caroline si stupì ancora di più di se stessa e si affrettò ad allontanarsi da lui di qualche passo per fare in modo che non accadesse nuovamente. Non solo aveva abbracciato un mostro ma ora lo aveva anche baciato.

Sul viso di Klaus si dipinse un sorriso beffardo al quale Caroline girò i tacchi pronta per allontanarsi.

-Fermati, dolcezza!- Le urlò Klaus facendo qualche passo verso di lei che sentendolo avvicinarsi e impaurita dall’idea che la scena che si era appena presentata si riproponesse, si fermò ben lontana da lui.

-Cosa vuoi adesso?- Chiese lei tentando con tutte le sue forze di assumere un’aria sprezzante incrociando le braccia al petto.

-Ho avuto quel bacio,- Sorrise Klaus passando poi la lingue sulle labbra, come se il sapore di quelle di lei vi fosse stato impresso sopra. –ora tu avrai le tue riposte sulla cura, sempre che tu le voglia ancora.-

Era un uomo di parola, di questo non si poteva assolutamente dubitare.

Caroline annuì con il capo sciogliendo le braccia e lasciandole rilassate lungo i fianchi.

-Come ti ho detto prima, sono riuscito a prendere la cura evitando tutti i massacri che mi erano stati proposti. L’ho nascosta. Ora, il mio intento era quello di non farla bere da Elena, o da uno dei miei ibridi, ma se mi dici che questa cura andrà al figlio di Salvatore allora posso anche dartela.- Klaus la guardava dritta negli occhi, non aveva finito, lei poteva sentirlo, aveva ancora altro da dire, qualcosa che voleva che lei ascoltasse bene.

-Devi promettermi che non la userai su di te, per nessun motivo.- Era egoista da parte di Klaus chiedere a Caroline di non invecchiare ne morire mai solo perché questa era la sua sorte, ma aveva fatto la parte del cattivo talmente tante volte che ormai non lo scalfiva più nulla.

-Se lo facessi non potrei passare l’eternità con Tyler.- Rispose lei, forse più dura di quanto avrebbe effettivamente voluto.

Klaus abbassò lo sguardo per qualche istante per poi riportarlo negli occhi di Caroline.

-Ci rivediamo qui tra qualche giorno e ti consegnerò quello che vuoi.- fece per allontanarsi quando la voce di lei lo interruppe.

-Perché così tanto tempo? Non puoi, che so darmela domani?- Sperava che la cosa si fosse potuta risolvere in meno tempo. Era determinata a vedere la parola “fine” in quella storia e soprattutto a poter scorgere della pura felicità nella vita di Elena e del piccolo.

-Vedi, l’ho nascosta. Non è proprio dietro l’angolo, ho bisogno di tempo per andare a prenderla e portartela.- Spiegò Klaus senza neanche l’accortezza di girarsi per guardare in volto la ragazza.

-Posso venire con te?- Era sicuramente una delle giornate più sorprendenti per Caroline che si trovava a far uscire di bocca parole che non le avevano neanche attraversato l’anticamera del cervello.

Klaus si voltò verso di lei e la scrutò per qualche secondo cercando di capire se stesse scherzando o se facesse sul serio.

-Certo.- Si limitò a dirle sorridendo prima di riprendere il suo viaggio verso la cura seguito da una dapprima esitate e poi sempre più decisa Caroline.

 

***

 

-Non dovresti stare là su!- La rimproverò Damon prendendola in braccio e portandola delicatamente giù dalla scala di legno.

-Anzi, cosa ci facevi lì?- Chiese nuovamente poggiandola finalmente a terra.

Elena era arrivata alla tenuta dei Salvatore dopo la chiacchierata con Stefan e il suo umore non era alle stelle come quando era partita convinta che il fratello del suo ragazzo,  nonché suo ex fidanzato volesse sapere se stavano bene e chiedere scusa per ciò che aveva detto. Ma non era andata esattamente così.

Una volta la casa si era stesa sul divano ma l’ozio la rendeva agitata, così era partita alla disperata ricerca di un qualche svago e passando davanti alle varie camere presenti nella tenuta una perplessità le era balenata in mente. Rick non aveva ancora una stanzetta. Mancava veramente poco alla sua nascita ma dai Salvatore non c’erano indizi che potessero far presumere un nuovo arrivo in famiglia. Così aveva scelto una stanza, una con una grande finestra da cui la mattina i raggi caldi del sole avrebbero svegliato dolcemente Rick, e si era messa a dipingere.

Aveva arrotolato in un angolo il grande tappeto antico e aveva tolto le pesanti tende lasciando che il pavimento di legno si colorasse grazie ai raggi del sole che vi si riflettevano contro.

Sarebbe stata davvero una bella camera per un bambino ma le pareti nere davano alla stanza un’aria lugubre e triste, quindi si era issata su una scala di legno per ridipingerle di un bel rosso, che non stonasse con l’antichità della casa ma che andasse bene anche per un bambino.

Quando Damon era tornato a casa dal suo giro per “non-si-sa-dove” si era subito all’armato nel vederla in bilico su una scala di legno con la pancia poggiata al muro da quanto ormai era tondeggiante.

Era da un po’ che Damon scompariva nei pomeriggi e quando tornava tentava di evitare l’argomento. Elena dal canto suo non aveva mai fatto troppe domande, notando, ogni volta che provava a parlargli, che questo incupiva Damon.

-Volevo solo dare una riverniciata. Ho pensato che potrebbe essere la stanzetta di Rick, ma quel nero era opprimente.- Spiegò lei dopo aver toccato terra e aver sciolto l’abbraccio.

-Lo avevo scelto io, il nero opprimente.- Obbiettò Damon con una smorfia.

-Era molto bello, solo che non andava bene per il bambino.- Tentò Elena, cercando di riparare ciò che aveva detto. Damon si limitò a scossare la testa sorridendo leggermente.

-Era il mio periodo dark, in cui bevevo, ero scontroso e uccidevo gente a caso per la strada.- Asserì lui alzando lo sguardo e portando all’altezza degli occhi di lei.

-Non che ora tu sia cambiato molto, ma almeno non uccidi persone innocenti.- Le sorrise lei sporgendosi per riuscire a baciarlo, dato che, a causa della gravidanza, i due erano divisi da un enorme pancione.

Damon ricambiò il bacio, grato di avere tutta quella felicità. Una cosa in cui non aveva mai sperato, non ci era abituato. Era solito ad affrontare problemi su problemi cercando di risolverli nel migliore dei modi, anche se alla fine ogni suo tentativo si rivelava un totale fallimento.

Forse avrebbe dovuto essere preparato al fallimento, ma una volta che aveva assaggiato la felicità si era dimenticato dell’essere miserabile che era stato perché tutto ciò a cui pensava era la vita serena che lo attendeva con la sua nuova famiglia.

Si era dimenticato della cura, così come Elena. Sapevano che Caroline era sulle sue tracce e erano certi che avrebbe trovato quello che cercavano.

Il loro futuro era spianato di fronte a loro, luminoso come non lo era mai stato.

Nessuno di loro aveva pensato che come in una normale giornata, il sole, prima o poi, deve tramontare.

 

 

 

 

Angolo autrice:
Buongiorno :)
Lo so, è da molto che non pubblico qualcosa ma spero che mi perdonerete con questo capitolo che, personalmente, mi piace parecchio.
Come promesso ho inserito una parte Delena e anche una parte Klaroline (che è un’altra ship che adoro in questo fandom).
Che altro dire, siamo vicini allo scoprire la cura e no, non seguirò l’andamento del telefilm, quindi aspettatevi l’inaspettabile.
Al prossimo capitolo e un grande ringraziamento a tutti voi. Sia chi recensisce, chi ha inserito questa storia tra le preferite/ricordate/seguite e un grazie anche ai lettori silenziosi.
Un abbraccione a tutti,
HollyMaster

 

 

 

 

   
 
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