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Autore: Angelic_Girl    06/09/2013    1 recensioni
Questa ff è il seguito inventato da moi dell'ultimo libro, Città delle anime perdute. Riguarda i malec e... niente , spero vi piaccia! :)
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Presidente Miao
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Dobbiamo fare qualcosa!» Isabelle camminava avanti e indietro davanti a Jace, che era seduto sul suo letto «Jace, sono tre giorni che non esce dalla sua camera, abbiamo il dovere di aiutarlo. Non può continuare così per sempre.»
«Ora non mi apre neanche più per mangiare. Cosa possiamo fare?» Jace aveva le mani sul viso, le braccia poggiate sulle ginocchia.
«Non lo so. Va' a parlarci!» insistette lei «Sfondiamo la porta se necessario.»
Jace le lanciò un'occhiataccia, ma Isabelle rimase impassibile «Dico sul serio. Andiamo.»
Un attimo dopo Jace si ritrovò a camminare per il corridoio con Isabelle che lo tirava per un gomito. Giunsero di fronte alla porta della camera di Alec.
«Alec, apri. Ti prego!» disse Izzy con voce gentile. Niente.
Ci avevano provato già mille volte pensò Jace, ma non erano arrivati mai agli estremi rimedi. Ora però era troppo. Jace tirò fuori dalla tasca il suo stilo e cominciò a farlo scorrere sul legno. La runa di apertura brillò e la porta si schiuse cigolando, ma sembrava ci fosse qualcosa a spingerla da dietro e ad impedirle di aprirsi del tutto. Jace guardò Isabelle, che gli fece segno di entrare. Lei sarebbe rimasta dov'era. Il ragazzo infilò la testa nella stanza ma non c'era nessuno per quello che riusciva a vedere.
«Alec? Dove sei?» chiese Jace spingendo la porta quel che bastava per entrare. Jace si addentrò lentamente nella camera e scoprì che a bloccare l'entrata era Alec, seduto per terra davanti alla porta con le gambe strette al petto.
«Ehi, cosa fai?» Jace notò che il fratello aveva un cellulare tra le mani e guardava lo schermo con aria assente. Aveva il pollice esitante sul tasto di chiamata.
«Alec, sei tra noi?» chiese Jace agitandogli una mano davanti alla faccia. Alec non la notò nemmeno e premette il tasto. Poggiò il telefono sull'orecchio e lasciò passare qualche secondo dopodiché lo rimise davanti agli occhi e spense la chiamata.
«Cosa diavolo fai?» Jace chiuse la porta di scatto e tolse il cellulare dalle mani del fratello.
Jace rimase di stucco quando lesse sullo schermo del telefono “Magnus: 27 chiamate effettuate. Durata 00:02.”
Il ragazzo guardò Alec che non aveva battuto ciglio, lo sguardo rivolto al pavimento. «Alec... sono tre giorni che non esci da qui. Per favore, vuoi...»
L'altro si voltò e Jace notò che aveva le pupille dilatate. I suoi occhi sembravano neri ed erano velati, come se fossero finti. «Non posso continuare così. Non posso... vivere in questo modo.» disse Alec «Io non ce la faccio.»
Jace si sedette affianco a lui, continuando a fissarlo come se fosse un alieno «Lo so. Pensavamo che tu non te ne rendessi conto... ma allora perché fai così?»
«Jace, più penso di convincermi che è finita...» disse Alec senza rispondere alla domanda «...più non riesco ad accettarlo. Impazzirò se continuo così. Impazzirò...» ripetette scuotendo leggermente la testa «Jace, fallo tornare. Ti supplico.»
Gli occhi di Alec erano immobili su quelli di Jace. Se si fosse scostato, pensò lui, avrebbe scommesso che Alec avrebbe continuato a fissare quel punto.
«Lo farò tornare.»
«Me lo prometti?» Alec sembrava essere tornato in sé. Un pochino.
«Te lo prometto.» disse Jace «Tu invece promettimi che uscirai di qui e ti farai una bella passeggiata.» continuò «Sembri un...» non finì la frase, ma lasciò intendere che non doveva essere un bello spettacolo vederlo così.
Alec spalancò gli occhi, che ora erano puntati sulla porta, e annuì. «Si. Okay... ma tu vai, va bene?»
Jace si rialzò in piedi trascinando anche Alec. «Vado. Ora, forza, mettiti qualcosa di decente e prenditi una boccata d'aria.» disse indicando la felpa dell'altro, che aveva degli enormi buchi, come se Alec avesse passato il tempo a girarci le dita dentro per allargare i fori già esistenti. Probabilmente era così pensò Jace tristemente. Si chiuse la porta alle spalle e appena fuori Isabelle gli si appiccicò addosso.
«Allora?» chiese una decina di volte «Che ha detto? Che sta facendo?»
Jace aspettò che finisse di ripetere le domande e rispose, camminando velocemente verso il portone «Sembra uno zombie. Ha passato tutto il tempo a chiamare e chiudere il telefono in faccia a Magnus quando rispondeva. Mi ha detto che si rende conto di stare impazzendo e che non può vivere così.»
«Oh Raziel, cosa dobbiamo far...» si interruppe quando si accorse di star seguendo Jace fuori dall'Istituto «Ehi, ma dove stai andando?»
Jace camminava con lo sguardo fisso davanti a sé «Alec mi ha chiesto di far tornare Magnus.» fece una pausa «Cioè, in pratica mi ha implorato.»
Isabelle si fermò e lo guardò.
«Ah, ecco gli ho detto di uscire un po' per prendere aria. Assicurati che non l'abbia detto solo per assecondarmi.» Jace si voltò, alzò la mano per salutare la sorella e riprese a camminare verso il portone, che si aprì lentamente e si richiuse al passaggio di Jace.

Angolo dell'autrice
Macciao! Questo capitolo è un po' più corto dei precedenti, ma solo perchè il prossimo... diciamo che prenderà più spazio :3 Vi sta piacendo la mia storia? Spero di sì, fatemelo sapere :)
  
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